lunedì 13 ottobre 2014

UN MAZZARRI PICCOLO PICCOLO

Immagine tratta da meltybuzz.it e modificata su befunky.com
Il curriculum di Walter Mazzarri parla chiaro, mai un esonero in tredici stagioni da allenatore. Ottimi risultati raggiunti con le squadre guidate: dalla promozione in A con il Livorno, al trittico di salvezze con la Reggina (di cui una con la zavorra del -11), al biennio alla Sampdoria dove "mata" Cassano e ottiene un 6° posto da qualificazione europea, ai successi napoletani, quattro anni in cui la squadra fa il salto di qualità, stazionando sempre nei primissimi posti di classifica, cominciando a ottenere buoni risultati anche in Europa.
Ma ora Mazzarri è in crisi. Forse la prima crisi della sua (ottima) carriera. Con l'Inter il feeling è stato traballante sin dal principio, il 5° posto della stagione scorsa è stato un risultato onesto, considerato il valore della squadra, ma non ha soddisfatto appieno. 
E l'esordio di questo campionato parla di 8 punti in 6 partite e due brutte sconfitte, larghe, con Cagliari in casa e Fiorentina fuori. 
Ha un po' perso la bussola, Mazzarri. La rosa messagli a disposizione dal duo Thohir-Ausilio è oggettivamente migliore dell'anno passato, ma manca di gioco e, soprattutto, convinzione nei propri mezzi.
E qui sta la difficoltà dell'allenatore. Trasferire la propria mentalità ai calciatori, che non dovrebbero sciogliersi come neve al sole alle prime difficoltà. 
WM è fragile. Come psicologia e motivazione. 
E' celebre il suo modo di "piangere" sempre e comunque sulle decisioni arbitrali, e il costante autoincensamento della sua carriera, del suo passato, della sua gavetta e delle sue origini.
E questo, paradossalmente, non è sintomo di forza ed egocentrismo, ma piuttosto di una certa insicurezza. Spiego meglio: Mazzarri ha sempre bisogno del riconoscimento "esterno" del suo lavoro, come una sorta di pacca sulle spalle per ricordargli che è bravo. E da qui trae la sua forza: si motiva, e motiva tutti quelli che ha attorno. Spesso per ammettere le sue sconfitte o tanti pareggi, ha invocato le decisioni arbitrali che hanno cambiato l'esito di una gara. E così quando gli si domanda se sia o meno un allenatore da "grande", comincia a sciorinare il suo curriculum, con i miracoli reggini su tutti. 
Per trovare gli stimoli, ha bisogno che tutti quelli attorno a lui gli dicano che è bravo, che fa miracoli, che fa sempre il meglio possibile. 
E probabilmente il corto circuito interista, ora, sta in queste pieghe. Una nuova dirigenza che non l'ha mai sostenuto "a priori", ma che ha pensato, e forse sta pensando tuttora, anche di sostituirlo. E WM sta soffrendo questa situazione, trasmettendo tali sensazioni ai calciatori. Che manifestano insicurezza e vanno nel pallone alle prime difficoltà.
Calciatori che, per inciso, dato il basso livello di questa Serie A, possono ancora disputare un'ottima annata, se convinti e ben guidati. 
Ora la critica sta cominciando a farlo friggere, sui giornali si legge di Zenga, di Mancini, di Thohir che chiama Moratti per un parere, e Mazzarri deve avere il colpo di reni decisivo, credere in se stesso e nel suo lavoro, senza bisogno di riconoscimenti esterni, e dare una scossa a questa stagione e alla sua carriera. Sennò rimarrà un allenatore di basso profilo, un Mazzarri piccolo piccolo.

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