Immagine tratta da gpone.com |
La realtà, dopo solo due prove
del motomondiale, è che la Ducati e Valentino Rossi proprio non vanno. La fantasia,
è vedere Rossi vincere il mondiale numero dieci della sua carriera. Oggi per il
centauro di Tavullia è fantasia anche salire sul podio.
Prima gara in Qatar, qualifiche grigie
da dodicesima posizione e gara passiva conclusa al decimo posto.
Seconda gara in Spagna, pista di Jerez de la Frontera. Qui Vale ha vinto 6 volte ma nel motomondiale la storia
su un circuito conta poco quando non hai due ruote, un motore e una voglia di
lottare che ti spingono.
La realtà è dura. Possono due
gare del motomondiale spegnere le speranze iridate della Ducati e di Valentino
Rossi? Si. A malincuore.
“Tu credi di dire la verità e invece dici soltanto la tua versione
della verità!”
Il pesarese non si è mai lamentato
delle moto che ha guidato come in questi due anni con la Ducati. Continui
accorgimenti tecnici, battute sottili hanno caratterizzato questa esperienza
Rossi-rossa. Tra i due non è sbocciato l’amore sperato e il feeling non è mai
stato a livello Rossi-Yamaha, forse l’unico amore del pilota italiano nella sua
gloriosa carriera. È impensabile che un nove volte campione del mondo arrivi
ultimo tra i quattro piloti ducati, guidando apparentemente la stessa moto. È
impensabile prendere due secondi netti di ritardo nelle ultime qualifiche in
Qatar dal tuo compagno di squadra Hayden, di certo non un mostro in velocità. È
impensabile sudare per tutta la gara per la nona posizione con l’altro compagno
di scuderia Barbera, non certo un mostro di esperienza. I dubbi sulla tenuta
psico-fisica di Rossi son legittimi.
La Ducati è dura da guidare ma
per Rossi sembra duro guidare.
“Tu hai già ucciso e sento che ucciderai ancora!”
Può essere letto così il Melandri
pensiero di giornata. Lo sfogo del ravennate viene da lontano. 4 anni fa anche
lui non riusciva a guidare la moto di Borgo Panigale. Criticato da tutti,
Ducati compresa, è scappato dalla rossa e ora vive un’altra carriera sportiva
in Superbike. La desmosedici italiana,
quindi, è abituata a fare vittime illustri. Una moto, un gioiello di
elettronica, difficile da guidare per molti, tranne che per Casey Stoner. L’australiano
in sella si trasformava in un razzo per tutti, su tutti i circuiti. Scattava ed
era utopia raggiungerlo. L’unico sopravvissuto.
L’ultima dichiarazione, nel post
gara del Qatar, proietta al 2013. “Ci sarà una rimescolata di piloti” segna già
oggi il divorzio Ducati-Rossi, lasciando il posto ad un’altra vittima.
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