lunedì 19 maggio 2014

#NOCAGLIARINOPARTY

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
E' uno strano fil-rouge quello che ha unito le ultime tre tristi partite di campionato del Cagliari. Una volta brindato alla salvezza nell'unico successo esterno della stagione contro il Genoa, nell'ultimo scorcio della competizione ci si è ridotti a fare da starring partner, da paggetti, da spettatori alle varie feste dei fortunati avversari di turno.
Alla 36esima giornata il Napoli infligge un magnanimo 3-0 ai sardi, festeggiando la Coppa Italia vinta tre giorni prima contro la Fiorentina. Un risultato che poteva essere ben più rotondo, con un rigore sbagliato dai partenopei e un secondo tempo giocato da entrambe le squadre al ritmo di un bradipo sonnecchiante.
Alla penultima di Serie A invece arriva dai 5000 temerari del Sant'Elia (o ciò che rimane di esso) il Chievo Verona, che con una vittoria sarebbe salvo. Il Cagliari a onor del vero nel primo tempo giochicchia, mentre i clivensi mostrano limiti tecnici e di fifa notevolissimi. Difatti per regalare una gioia ai gialloblù devono pensarci Avramov ed Eriksson a mettersi k.o. a vicenda su un calcio d'angolo avversario, consentendo a nonno Dainelli di depositare la sfera a porta sguarnita. Baci e abbracci per il Chievo, con l'ex di turno Agazzi a piangere di gioia (mai vista una lacrima in 4 stagioni, neppure sulla doppia paperaccia contro la Samp), con i rossoblù a guardare gli altri festeggiare. Amen.
E alla 38esima, maggiordomi designati della Juve dei 102 punti. Si va a Torino con le orecchie basse, con dichiarazioni della vigilia già rassegnate (che ricordavano l'Arrigoni da trasferta dei bei tempi andati). 3-0 con una ripresa non giocata. 
E' un po' svilente chiudere così la stagione, senza una rete nelle ultime tre partite, in maniera così molle e in infradito. Sentire poi Pulga sottolineare che dopo le fatiche di un campionato da 39 punti era logico tirare i remi in barca, perchè i giocatori avevano speso molto, fa cadere le braccia. Soprattutto perchè alla squadra sono mancate due componenti base per tutta la stagione: il gioco e la grinta. 39 punti piovuti dal cielo, i critici puntano il dito sulla stagione balbettante della punte (7 centri Pinilla con 4 rigori, 6 per Sau, 5 per Nenè, 4 per Ibarbo), ma gli attaccanti hanno segnato poco perchè poche sono state le azioni da rete costruite dal resto della squadra. Errori clamorosi sottoporta difatti non se ne ricordano. Poi la confusione è regnata sovrana, confusione di stadio, societaria e di giocatori. E' stata l'annata dei 4 portieri (Agazzi, Adan, Avramov e Silvestri), di Avelar e Tabanelli al Leeds e poi rispediti all'ultimo a Cagliari; di Pulga esonerato da allenatore in seconda e poi richiamato per sostituire Lopez (che, per inciso, con i suoi 32 punti a 7 giornate dalla fine si sarebbe salvato comunque).
E la confusione prosegue in sede di vendita. Cellino ha armi, bagagli e pensieri a Leeds, e vuol cedere quanto prima: sfida ed asta aperta tra Fluorsid (colosso della chimica, molto reclamizzato da Gazzetta e giornalisti negli ultimi giorni) e il misterioso fondo d'investimento americano capitanato dalla strana coppia Silverstone e Dan Meis, l'archi-star.
Le parole abbondano, al contrario dei fatti.
I tifosi rossoblù restano in attesa, sperando che prima o poi, a far festa siano loro.

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