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venerdì 14 febbraio 2014

MARCO PANTANI: UN MITO INDELEBILE, A 10 ANNI DALLA SCOMPARSA

Immagine tratta da redkiteprayer.com
14 febbraio 2004. Un San Valentino difficile da dimenticare, quello di 10 anni fa, soprattutto per l'Italia del ciclismo, che si è ritrovata all'improvviso a piangere uno dei suoi campioni più amati e forse più controversi di sempre. Dieci anni trascorsi in un attimo, ma c'era voluto molto meno per rovinare la carriera di un atleta, per distruggere la vita di un uomo, e portarlo a questa tragica fine.
L'uomo in questione era Marco Pantani, il Pirata, lo scalatore impavido e temerario, che ha sempre vissuto in salita, nel ciclismo come nel corso della sua purtroppo breve esistenza. Non aveva un carattere semplice, nella vita privata era una persona estremamente timida, insicura, fragile, ma quando inforcava la bicicletta si trasformava, i dubbi svanivano, e più la strada diventava ripida più lui l'affrontava con desiderio e convinzione. Una passione, quella per il ciclismo, che l'ha aiutato più volte a superare momenti duri, con la sfortuna che sembrava perseguitarlo e colpirlo proprio quando era ad un passo dall'affermarsi, dalla vittoria. Il grave incidente dell'ottobre 1995, dopo un terzo posto ai Mondiali che sembrava un trampolino di lancio, lo scontro con un fuoristrada che si immette contromano durante la Milano-Torino, la gamba sinistra che riporta serie fratture, una promettente carriera che potrebbe bruscamente interrompersi. Lo sfortunato ritiro nelle prime tappe del Giro d'Italia del 1997, dopo un anno passato a riprendersi e recuperare la forma migliore, a causa di una caduta provocata addirittura da un gatto che gli taglia la strada, e ancora una volta i sogni di gloria che sembrano andare in frantumi. Marco aveva reagito a tutto questo, da campione, aveva finalmente coronato i sogni di vittoria nel magico 1998, quando al Giro e al Tour aveva staccato tutti, soffrendo in cronometro, scalpitando in pianura, e dando il meglio di sé sulle montagne, tra ali di folla, osannato dai fan di tutto il mondo, personaggio come pochi ce n'erano stati e pochi ce ne saranno dopo di lui.
Poi, nell'anno successivo, quello che doveva aggiungere nuovi capitoli alla leggenda, arrivò invece la doccia fredda di Madonna di Campiglio, l'ematocrito più alto dell'1% rispetto al limite massimo consentito, la sospensione da un Giro che stava dominando, la successiva rinuncia al Tour de France. La discesa, quella vera, iniziò allora nella vita di Pantani, perché quell'accusa di doping fu un peso troppo grande, più di ogni incidente e della sfortuna, e dopo quell'episodio non tornò mai del tutto sé stesso. Stavolta era stata la psiche dell'uomo ad essere colpita, minata profondamente, e quella ferita non si sarebbe mai rimarginata del tutto, il vero Pirata non sarebbe più tornato dopo Madonna di Campiglio. Nel 2000 gli ultimi acuti, al Tour de France, i suoi scatti d'orgoglio oltre che di forza contro l'americano Lance Armstrong, colui che ironia della sorte all'epoca era considerato il simbolo del riscatto dalle disgrazie della vita e dello sport pulito e vincente. Poi, il lento declino, le vicende extrasportive, le cause per doping che non lo lasciarono tranquillo, gli impedirono di riprendere una preparazione seria alle corse, i Giri d'Italia da anonimo comprimario, e i freddi organizzatori del Tour che più volte lo rifiutarono, gli chiusero definitivamente la porta. Marco cadde sempre più in depressione, si allontanò da tutto e tutti, trovò conforto nell'alcol e soprattutto nella cocaina, triste compagna del periodo più triste della sua vita. Fino al tragico e controverso epilogo di quel 14 febbraio 2004, quando morì in circostanze misteriose per una presunta overdose di droga a Rimini, solo e abbandonato da tutti.
La sua fama però non è mai morta, la passione che ha lasciato nel cuore dei suoi vecchi tifosi vive e brucia tuttora, in tantissimi ancora si emozionano rivedendo i filmati dei suoi scatti e delle sue vittorie. Perché in fondo Pantani era ed è ancora il campione della gente, l'eroe solitario che va avanti per la sua strada, che si fa amare dal popolo proprio per il suo essere forte e al tempo stesso fragile, con un talento divino ed un animo tanto, troppo umano. Un vero simbolo del ciclismo, uno di quei personaggi che tanto mancano oggi, genuino come pochi, nel bene e nel male, un mito che neanche le accuse di doping, vere o presunte tali, sono riuscite a sbiadire. E che oggi più che mai resta nell'Olimpo del ciclismo italiano, perché di campioni ne possono nascere tanti, ma come Marco Pantani non nascerà più nessuno.

martedì 5 giugno 2012

5/06/1999: LA CADUTA DEL PIRATA

Immagine tratta da cyclingtime.it

5 giugno 1999, un giorno che tutti gli appassionati di ciclismo italiani ricordano da sempre con enorme dispiacere: fu proprio 13 anni fa, infatti, che si concluse di fatto la carriera di Marco Pantani, indimenticabile campione che aveva infiammato come pochi l'animo di tantissimi tifosi, e aveva riportato l'Italia della bicicletta in cima al Mondo.
E' la vigilia della penultima tappa del Giro d'Italia '99, che va da Madonna di Campiglio ad Aprica. Pantani ha vinto già 4 tappe nella corsa, tra cui le ultime due consecutive, e con l'inizio delle montagne si è prepotentemente impossessato della maglia rosa, che indossa con oltre 5 minuti di vantaggio su Paolo Savoldelli. Il Pirata è reduce dal suo anno magico, che l'ha visto arrivare in rosa a Milano e in giallo a Parigi, primo italiano a riuscire nel bis dai tempi di Fausto Coppi, ed è semplicemente inarrestabile. Gli anni giovanili con infortuni a ripetizione e tanta sfortuna sembrano definitivamente dimenticati, le strade sono piene di suoi fan, tutta l'Italia si stringe intorno al suo nuovo campione.
Poi, in quella maledetta mattina, tutte le agenzie ANSA battono l'incredibile notizia: Marco Pantani è stato escluso dal Giro. Da alcune analisi, risulta infatti che il livello di globuli rossi nel sangue del Pirata sia più alto del normale, con l'ematocrito che fa registrare un valore del 52%, oltre il margine di tolleranza dell'1% rispetto al limite consentito dal regolamento (50%). La pena è una sospensione di 15 giorni, il che significa addio Giro d'Italia, addio maglia rosa, e in un certo senso addio carriera. La reazione del Pirata è un misto di furore e delusione: spacca un vetro nell'albergo che lo ospita, e dichiara ai giornalisti che moralmente ha toccato il fondo e che "rialzarsi sarà molto difficile." Di fatto, non è condannato per doping (saranno altri in seguito a lanciare accuse di questo genere nei suoi confronti), ma la voce di un campione non-pulito si diffonde rapidamente e incrina la popolarità e l'immagine del ciclista, oltre a ferire profondamente l'animo complesso di un uomo difficile, dal carattere troppo fragile per sostenere il peso che gli cade addosso. C'è sempre il Tour per un pronto riscatto, ma Pantani non ha la forza per pensare di prendervi parte, si chiude in casa, accerchiato dai media e dai giornalisti, e mette da parte la bicicletta, che finora era sempre stata la sua più grande fonte di soddisfazioni. Preda della depressione, il vecchio campione comincia ad avvicinarsi pericolosamente al mondo della cocaina, che alla fine gli sarà fatale.
Il resto purtroppo è storia: alcuni tentativi di tornare grande, il più importante nell'estate del 2000, quando duella con Armstrong sulle strade del Tour e per qualche giorno sembra di nuovo il vecchio Pirata. Un'illusione, le prestazioni al Giro sono sempre deludenti, al Tour non lo vogliono più, nuove accuse si addensano sulla sua testa, nei processi viene dapprima condannato e poi assolto. Il morale di Pantani è sempre più basso, l'atleta di un tempo cade in depressione e si lascia andare all'alcol e alla cocaina, entrando in un vortice da cui nessuno riesce più a tirarlo fuori. Fino a quel tragico 14 febbraio 2004, quando viene ritrovato senza vita in un residence di Rimini, stroncato dalle conseguenze di un'overdose.
E' la triste conclusione di una carriera e di una vita tormentate, difficili, fatte di momenti esaltanti e di picchi di debolezza e dolore, di vittorie importanti e di cocenti sconfitte. In molti hanno sempre sostenuto che quel maledetto 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio, qualcuno tramò alle spalle di Pantani per metterlo fuori gioco, per punire un campione che stava diventando troppo ingombrante, o semplicemente per dare un segno nella lotta al doping, che in quegli anni stava emergendo con prepotenza e andava colpito con la massima severità. Tante parole, tutte teorie che finora non hanno trovato un riscontro sicuro, ombre che difficilmente potranno essere chiarite in futuro. L'unica cosa certa è che quel giorno qualcosa si ruppe nella testa di Pantani, che allora iniziò la sua lenta e dolorosa discesa nell'abisso. A Madonna di Campiglio, il Pirata svestì definitivamente i suoi panni da eroe, si riscoprì un uomo solo e nudo, alla mercé dei suoi nemici, e la sua vita si perse per sempre.