martedì 12 maggio 2015

JONAH LOMU, QUARANT'ANNI NELLA LEGGENDA

Immagine tratta da vogliosapere.org
Esiste da sempre, in tutti gli sport professionistici, un evento speciale, un momento inatteso, una data che viene ricordata come una sorta di spartiacque, un punto di svolta tra passato e futuro. Nel rugby, senza alcuna ombra di dubbio, la data che tutti ricordano da sempre è il 27 giugno del 1995. Coppa del Mondo in Sud Africa, semifinali, Nuova Zelanda contro Inghilterra. E' la partita che segna l'esplosione mediatica di un ragazzino, appena ventenne, che rompe tutti gli schemi di uno degli sport più antichi di sempre, e fa qualcosa che resterà per sempre nella leggenda: il suo nome è Jonah Lomu.
La storia di questo ragazzo è qualcosa di davvero speciale, un continuo mix di dolore e coraggio, un'eterna lotta contro un destino che non gli ha mai sorriso completamente, ponendolo sempre davanti a prove ardue e difficili da superare. Nato in Nuova Zelanda da una famiglia di origine tongana, Siona (questo il suo vero nome) non vive certamente una giovinezza facile, tra il quartiere pericoloso e pieno di isolani emarginati in cui cresce ed un padre alcolizzato e violento. A salvarlo dalla strada e da una vita pericolosa è l'ingresso, a quattordici anni, in un collegio di rigida disciplina anglicana, in cui il giovane si mette in mostra per il suo fisico davvero fuori dal comune: è alto quasi due metri e pesa oltre cento chili, eppure eccelle nel salto in alto ed è imbattibile sui 100 e 200 metri.
L'atletica sembra il suo futuro, ma un allenatore di rugby lo convince ad entrare nella sua squadra, e Lomu si distingue subito come uno dei migliori talenti emergenti, prima nei tornei a sette, e poi anche in quelli a quindici.
Le sue particolari doti fisiche gli permettono di cambiare ruolo, spostandosi dalla terza linea all'ala, posizione in cui la sua combinazione di potenza e rapidità si rivela strabiliante, rivoluzionando completamente il gioco. Esordiente in Nazionale ad appena diciannove anni, l'estate successiva è protagonista della Coppa del Mondo in Sud Africa. La Nuova Zelanda, in un torneo del genere, è ovviamente la grande favorita, dispone di campioni straordinari come Fitzpatrick, Zinzan Brooke, Mehrtens, Jeff Wilson, ma Lomu conquista presto l'attenzione di tutti a suon di mete. Contro l'Inghilterra, nella già citata semifinale, lascia definitivamente il segno nella storia del rugby, andando a segno quattro volte, la prima dopo aver "scavalcato" di prepotenza ben tre avversari. E' il suo momento di gloria, al quale però non seguirà la vittoria: di fronte al Sud Africa trascinato in campo da Ruan Pienaar e spiritualmente da un immenso Nelson Mandela, gli All Blacks cedono al termine di una durissima battaglia, nella quale neanche il talento di Jonah riesce a lasciare il segno.
Sembra l'inizio di una carriera lunga e strabiliante, paradossalmente rimane ad oggi il suo punto più alto, prima di un lento, sfortunato e impronosticabile declino. A fermare Lomu non è un avversario sul campo, ma un nemico subdolo, che si nasconde proprio in quel corpo che sembra fatto di un'altra materia. Già nel 1996 comincia a soffrire di problemi renali, i primi sintomi di una grave sindrome nefrosica che lentamente comincia ad indebolire e a minare il fisico del ragazzo. Riesce a giocare un'altra Coppa del Mondo, quella del 1999, in cui da ancora una volta spettacolo ma senza ottenere la sperata vittoria, poi all'inizio del 2003 la sua salute peggiora, e deve ricorrere prima alle dialisi e poi ad un trapianto. Torna in campo dopo oltre due anni, con risultati molto inferiori al periodo precedente, e alla fine annuncia per due volte il ritiro, l'ultima e definitiva nel 2010.
Da allora ad oggi, la sua lotta contro la malattia non si è mai fermata, ed è senza dubbio la sfida più difficile che un lottatore come lui potesse affrontare. Nonostante le sofferenze, però, Lomu continua ancora oggi a dimostrare grande dignità e voglia di combattere, e a quarant'anni resta una delle icone della storia del rugby e dello sport mondiale. Trentasette mete con la maglia degli All Blacks, di cui ben quindici in undici partite alla Coppa del Mondo, un record tuttora imbattuto, numeri che dicono tanto ma non raccontano abbastanza della carriera e dell'impatto di Jonah Lomu nel mondo della palla ovale. Ha portato una fisicità ed una potenza mai viste prima, è stato il mito e l'esempio di molti ragazzini che si sono avvicinati a questo sport, e ogni campione di origine isolana che nasce in Nuova Zelanda è inevitabilmente etichettato come "il nuovo Lomu". E anche oggi, quarantenne e lontano dalla gloria del campo, quasi vent'anni dopo aver sconvolto per sempre il modo di giocare a rugby, il gigante dai reni di cristallo ha ancora tanti, tantissimi tifosi che fanno il tifo per lui nella sua ultima, difficilissima battaglia.

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