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lunedì 19 novembre 2012

LA GIORNATA NERA DELLE FURIE ROSSE

Ci sono giorni in cui sembra che tutto giri decisamente al contrario, che la fortuna abbia deciso di voltare nettamente le spalle e che non ci sia verso per rimettere le cose a posto. Ieri in Spagna molti devono essersi chiesti se fosse venerdì 17, visto che nel giro di poche ore sono arrivate due cocenti sconfitte in due finali su cui le Furie Rosse puntavano tantissimo: quelle di Coppa del Mondo di Calcio a 5 e di Coppa Davis.
Si inizia intorno alle 13 e 30, quando a Bangkok la Nazionale spagnola di Futsal scende in campo contro gli storici avversari del Brasile per giocarsi il titolo mondiale e vendicare la sconfitta subita 4 anni prima, proprio contro i carioca, ai calci di rigore. La Spagna è una delle migliori squadre al mondo in questa disciplina, è Campione d'Europa in carica da quattro edizioni consecutive, ed è alla quinta finale di seguito in un Mondiale, con due vittorie all'attivo nel 2000 e 2004; in tre finali contro i brasiliani, le Furie Rosse hanno vinto una sola volta, ma il gruppo iberico sembra più completo e solido dei fuoriclasse carioca, meno uniti e con un campione come Falcao a mezzo servizio per un infortunio. Nel primo tempo, la Spagna gioca meglio e meriterebbe anche il gol, ma il Brasile si salva e mantiene il punteggio sullo 0-0, ma nella ripresa la partita si vivacizza. Falcao, non al meglio, entra in campo e da la scossa ai suoi, almeno a livello mentale, tanto che i verdeoro sbloccano la gara con Neto su schema da angolo. La Spagna accusa il colpo, soffre un po' ma reagisce, a metà tempo arriva il pareggio con Torras su una respinta corta del portiere, e un minuto dopo Aicardo sorprende l'estremo difensore brasiliano e porta i suoi addirittura in vantaggio. 
Immagine tratta da sportvideoplanet.com
Qui, la Spagna commette l'errore di non chiudere il match, con Torras che colpisce la traversa, e viene punita dalla classe di Falcao, che approfitta dell'uomo in più grazie al portiere di movimento per segnare con un sinistro imparabile il gol del pareggio. I tempi regolamentari finiscono, si va ai supplementari e la partita prosegue sempre sul filo dell'equilibrio, anche se i brasiliani hanno una clamorosa occasione con Rodrigo, che si fa parare un tiro libero dal portiere spagnolo Juanjo. Sembrano prossimi i rigori, proprio come 4 anni fa, invece a venti secondi dalla fine Neto con un guizzo scappa sull'esterno e incrocia di sinistro, realizzando il gol che decide la sfida. Spagna ancora seconda nei Mondiali di Calcio a 5, sconfitta per la terza volta dai brasiliani nell'atto conclusivo del torneo, a fronte di una sola vittoria nel lontano 2000: se non è una maledizione, poco ci manca.
Quasi in contemporanea, però, giungono buone notizie da Praga, dove è in corso la finale di Coppa Davis di tennis che vede gli spagnoli opposti ai padroni di casa della Repubblica Ceca. Dopo le prime due giornate gli iberici sono sotto 2 punti a 1, e devono vincere i due incontri di singolo in programma per riportare a casa il trofeo, già vinto un anno prima e per ben tre volte negli ultimi quattro anni. Manca l'indiscusso numero 1 delle Furie Rosse, Rafael Nadal, ma il gruppo è composto comunque da atleti di grandissimo livello, su tutti David Ferrer, che è nel suo anno migliore ed è numero 5 al Mondo. Contro un avversario sulla carta ostico come Tomas Berdych, lo spagnolo mette in mostra il suo miglior tennis, vince 3 set a 0 come aveva fatto venerdì contro Stepanek e consegna ai suoi il punto del pareggio, che rimanda il titolo al quinto e decisivo match. Qui scende in campo Nicolas Almagro, meno tecnico e più inesperto del compagno di squadra ma comunque tra i primi 15 al Mondo, che se la vede con il quasi trentaquattrenne Radek Stepanek, che è sceso in campo sia venerdì che sabato con alterne fortune.
Immagine tratta da globalnews.ca
Il match sembra ampiamente alla portata degli iberici, ma Stepanek non è per nulla intimorito dall'avversario, e lo mette subito in difficoltà con un tennis aggressivo e veloce. Almagro perde il primo set, nel secondo va in vantaggio di un break ma viene rimontato e, nel tiebreak, cede nettamente al ceco senza fare nemmeno un punto. Nel terzo set, lo spagnolo reagisce con orgoglio, come già aveva fatto venerdì contro Berdych, e ottiene il punto del 2-1 che sembra riaprire la partita. E' solo un'illusione, perché Stepanek si porta subito in vantaggio all'inizio del quarto set, e questa volta non concede più nulla al suo avversario. Finisce 3 set a 1, la Coppa Davis torna in Repubblica Ceca, 32 anni dopo la prima e unica volta quando c'era in campo un certo Ivan Lendl, e per la Spagna resta il rammarico per non aver ottenuto un titolo che sembrava ampiamente alla portata.
Così, nel pomeriggio di questo 18 novembre, i tifosi iberici sono passati dall'entusiasmo per una possibile, grande doppietta alla delusione per due secondi posti che, per quanto importanti, non soddisfano affatto. E gli è andata anche bene, perché viste le premesse sembrava potesse arrivare una terza, cocente sconfitta, con Alonso in difficoltà nel Gran Premio di Austin in Formula 1. Ma di questo vi parlerà, come sempre, il nostro Zoolander.

sabato 1 settembre 2012

SUPERPAGELLE DI COPPA

Immagine tratta da sport.sky.it
Vi proponiamo il nostro giudizio sulla partita di Supercoppa Europea di ieri sera tra Chelsea e Atletico Madrid, che ha visto il largo successo dei "colchoneros" spagnoli sui "blues" inglesi. Vediamo chi sono stati i protagonisti di questa sfida, in positivo e in negativo.
Radamel Falcao: Avevamo già parlato di lui, con enfasi, appena tre mesi fa, quando con una doppietta aveva messo la firma sul successo dell'Atletico in Europa League ai danni del Bilbao di Bielsa. Ieri si è confermato uno dei bomber più prolifici del panorama europeo, e uno dei giocatori meno marcabili in una gara secca. Tre reti, tutte diverse per come sono state costruite e realizzate con il piede teoricamente meno nobile per lui, il sinistro, più una traversa e un palo: il tutto nel solo primo tempo. El Tigre continua a ritoccare i suoi numeri da record, che parlano di trenta reti e due titoli di capocannoniere nelle ultime due edizioni di Europa League, e in generale di 42 gol in 53 partite da quando è a Madrid. Costato quaranta milioni di euro e il sacrificio di due pezzi da novanta come Forlan e Aguero, ha ampiamente ripagato il suo presidente a suon di reti, e adesso il suo valore sul mercato è alle stelle. Le squadre, anche italiane, che cercano un top player e hanno molti soldi da spendere adesso sanno chi cercare. Matador. Voto 9.
Fernando Torres: Sembra quasi una cattiveria fare il paragone tra il bomber del Chelsea, vecchio simbolo dell'Atletico Madrid e suo grande tifoso ancora oggi, e il suo sostituto Falcao. Al di là dei numeri, che parlano già da soli, resta negli occhi la prestazione a dir poco impalpabile del Nino, annullato dalla difesa dei colchoneros e mai in grado di creare problemi alla porta di Courtois. Non certo la partita sognata da Torres, cresciuto nella cantera del club madrileno e diventato in pochi anni il simbolo e il capitano della squadra, il tutto ad appena ventitre anni. Poi la partenza per Liverpool nell'estate del 2007, le stagioni positive con la maglia dei reds, e infine il trasferimento alla corte di Abramovic per una definitiva consacrazione, che però stenta ad arrivare. Anche in questo caso parlano i numeri: appena 15 gol in 71 partite con la maglia dei blues. Con la partenza di Drogba, il peso dell'attacco è tutto sulle sue spalle, ma il Nino sembra sempre la controfigura del bomber di qualche anno fa, e questa stagione potrebbe rappresentare la sua ultima chance per ritornare grande. Nino triste. Voto 4,5.
Arda Turan: Se Simeone gli ha assegnato la maglia numero 10 vuol dire che ha grande fiducia nelle sue qualità, e il giovane turco ha ripagato il suo tecnico con una prestazione molto convincente, fatta di corsa, dribbling e assist illuminanti per i compagni. Insieme a Koke e Adrian Lopez, fa letteralmente impazzire la lenta difesa del Chelsea, disegna passaggi illuminanti per tutti, non smette di correre nemmeno per un minuto, e riesce spesso a smarcare il bomber Falcao, come in occasione della terza rete dei colchoneros. Turan non è una sorpresa, già nel 2008 si era messo in luce con la sua Turchia durante gli Europei, arrivando ad una incredibile semifinale persa all'ultimo minuto contro la Germania; all'epoca aveva appena 21 anni, ma già si parlava di lui come di un talento nascente, che dopo alcuni anni un po' discontinui al Galatasaray sta definitivamente esplodendo a Madrid. Personalità da vendere, visione di gioco illuminata e piedi molto buoni, dimostra che quel numero 10 sulle spalle non gli pesa per niente. Genietto. Voto 7,5.
David Luiz: Vedendolo giocare ci siamo posti più di una domanda: come ha fatto il Chelsea a vincere la Champions League lo scorso anno con lui al centro della difesa? Quale demone si è impadronito di Abramovic quando lo ha comprato dal Benfica spendendo circa venticinque milioni di euro e rendendolo il secondo difensore più caro nella storia della Premier League dopo Rio Ferdinand? Come fa il nostro Di Matteo a dargli ancora una maglia da titolare, nonostante le molte assenze della sua squadra? Interrogativi che probabilmente non hanno una risposta. Resta il fatto che il venticinquenne brasiliano ieri non ne ha indovinata una: infilato a piacimento da Falcao e dai trequartisti dell'Atletico, colpevole sui primi due gol degli spagnoli, a fine gara rischia quasi l'autorete per evitare il quinto gol degli avversari. Il palo lo salva da quest'ultima umiliazione, ma rimane la sua pessima prestazione, oltre alle tante domande su di lui. Groviera. Voto 4.
Diego Pablo Simeone: Sognava questa vittoria per completare una specie di tripletta, visto che si era già aggiudicato il trofeo da calciatore con la Lazio nel 1999 e da "tifoso" nel 2010, quando l'Atletico aveva battuto l'Inter. Ieri ha vinto anche come allenatore, dimostrando ancora una volta tutte le sue qualità come tecnico e riconfermandosi un vincente. Secondo titolo portato a casa in pochi mesi dopo la conquista dell'Europa League a marzo, squadra schierata in modo quasi perfetto e con un ottimo gioco corale, fatto di velocità e possesso di palla, con verticalizzazioni rapide e improvvise e tanto movimento negli spazi. Il tecnico argentino ha deciso di costruire il gruppo intorno al bomber Falcao, puntando su molti giovani di talento e su alcuni elementi esperti che possono dare equilibrio e solidità nei momenti difficili. Dal suo arrivo l'Atletico ha cambiato marcia, è diventato una squadra molto concreta e competitiva, soprattutto in campo europeo, visto che ha vinto tutte le partite disputate dall'arrivo del Cholo. Lo scorso anno ha sfiorato la Champions League, quest'anno può fare ancora meglio, Barcellona e Real faranno bene a preoccuparsi e a non sottovalutare i colchoneros. Condottiero. Voto 8.
Roberto Di Matteo: Dopo la bellissima favola dello scorso anno, con un'avventura in panchina iniziata a febbraio quasi per caso e terminata con la conquista di F.A. Cup e Champions League, un brusco risveglio per il tecnico italiano. Dopo aver già perso il Community Shield, l'equivalente inglese della Supercoppa nazionale, contro il City di Roberto Mancini, arriva un'altra sconfitta per lui contro un altro ex giocatore della Lazio, Simeone, ma questa fa decisamente più male. Ha perso un pezzo importante come Drogba durante l'estate, ma ha rinforzato la rosa con giovani talentuosi come Azpilicueta, Oscar, Hazard, Moses e Marin, il che rendeva la sua squadra favorita per l'assegnazione di questo trofeo. Invece non c'è stata partita, l'Atletico ha dominato in lungo e in largo mettendo in luce tutti i limiti della squadra di Di Matteo: gioco lento e prevedibile, difesa statica e perforabile, pochissima fantasia in fase di costruzione e attacco spuntato, mai incisivo. L'anno scorso vinse con un gioco molto semplice, fatto di catenaccio e ripartenze, quest'anno sta provando a dare una mentalità più offensiva e propositiva ai suoi, ma i risultati non sembrano dargli ragione: chissà che non decida di tornare sui suoi passi...Disorientato. Voto 4.

giovedì 10 maggio 2012

EUROPA LEAGUE: GIUDIZI...FINALI!

Immagine tratta da bettingisland.it

Di seguito, ecco un breve e personale giudizio su alcuni dei protagonisti, in positivo e in negativo, della finale di Europa League che si è giocata ieri sera.
IL PERSONAGGIO: L'aveva detto il giorno in cui si era presentato alla sua nuova squadra:"Voglio arrivare alla finale di Bucarest e alzare la Coppa per i miei nuovi tifosi." Evidentemente, Radamel Falcao Garcia ha un feeling speciale con l'Europa League, ed era più che sicuro che anche quest'anno avrebbe lasciato il segno in questa competizione. Capocannoniere e uomo decisivo per il secondo anno consecutivo, dopo aver trascinato il Porto di Villas Boas si è ripetuto con l'Atletico Madrid di Simeone, segnando 12 gol e soprattutto una doppietta nella finalissima. E anche nella Liga ha fatto la sua parte: con 23 centri precede attaccanti forti come Higuain e Benzema, e senza i due marziani Messi e Cristiano Ronaldo sarebbe forse diventato Pichichi. Costato 40 milioni di euro ai colchoneros, ora il suo prezzo è salito a 50, e li vale davvero tutti. Bomber di razza.
IL DISASTRO: Questa finale ritornerà spesso nei suoi incubi peggiori, e più volte si ritroverà davanti Falcao e Diego che lo saltano e vanno a segnare. Non è stata decisamente la serata giusta per il povero Fernando Amorebieta, venezuelano di nascita ma basco per parte di padre. C'è il suo zampino, in negativo, in tutte le marcature dell'Atletico: sul primo gol lascia troppo spazio a Falcao, sul secondo perde il pallone che innesca il contropiede avversario, e sul terzo viene saltato da Diego come un birillo. Costretto a giocare più palloni del solito per colpa del pressing avversario sui compagni De Marcos e Herrera, dimostra di non avere i piedi adatti per farlo, e da forse la mazzata decisiva ai compagni con l'errore sul secondo gol. Calamità naturale.
LA RIVINCITA: Dopo la Juventus, anche il Wolfsburg si era liberato in tutta fretta di lui, e tanti pensavano che la sua carriera fosse già ad un bivio decisivo. Ma lui, Diego Ribas da Cunha, per tutti Diego, non si è fatto intimidire, e con il trasferimento a Madrid sembra aver ritrovato la condizione e la voglia dei tempi migliori, quando tutti vedevano in lui un futuro campione. Ha segnato di meno degli altri anni, ma i suoi gol sono sempre stati pesanti, come quello di ieri che ha chiuso la partita, e nel modulo di Simeone sembra aver trovato la sua posizione migliore in campo. Dopo la finale saltata e persa nel 2009 con il Werder Brema (era squalificato), si è riscattato alla grande. A volte ritornano.
IL TALENTINO: Ieri non è riuscito a lasciare il segno, ma tutti parlano di lui come di uno dei migliori talenti in circolazione. Iker Muniain ha disputato un'ottima stagione sia in Spagna che in Europa, segnando gol pesanti come quello in casa dello United e dello Schalke, e ha contribuito alla conquista della finale. Esterno offensivo dotato di un ottimo tocco di palla e di una classe cristallina, a nemmeno 20 anni ha già esordito in Nazionale, e tanti club europei hanno messo gli occhi addosso a lui. Grande promessa fin dal suo esordio in maglia basca ad appena 16 anni, sta a lui dimostrare tutte le sue qualità anche nei prossimi anni. Golden boy.
IL VINCITORE: Passare nel giro di un anno dalla salvezza in Italia alla conquista dell'Europa League. Il vero trionfatore ieri sera è stato lui, Diego Pablo Simeone, grande protagonista come giocatore nella nostra serie A e pronto ad una brillante carriera come allenatore. Diventato il tecnico dei colchoneros a dicembre dopo l'esonero di Manzano, ha condotto la squadra a questo grande successo e sta provando anche l'impresa di ottenere la qualificazione alla prossima Champions League. Terzo in assoluto a vincere la coppa sia da giocatore che da allenatore, ha saputo leggere la partita alla grande, bloccando le fonti di gioco avversario e dimostrandosi superiore al suo vecchio maestro Bielsa. In assoluto, il merito della rinascita di un gruppo che fino a dicembre sembrava allo sbaraglio è tutto del Cholo. Condottiero.
L'ETERNO SECONDO: Dopo Hector Cuper, ecco un altro argentino che delude le attese ogni volta che arriva il momento di vincere. Dopo aver perso una finale di Copa Libertadores e una Copa America, Marcelo Bielsa fallisce anche in questa Europa League, battuto dal suo giovane allievo Simeone, capitano quando lui era il c.t. della Seleccion ai tempi del deludente Mondiale del 2002. Sebbene sia stato accostato a molte grandi squadre, anche italiane, il Loco non riesce davvero a togliersi di dosso l'etichetta di perdente, a dispetto dell'ottimo gioco mostrato dalla sua squadra in questa competizione e nella stagione in genere. Ha un'altra occasione per rifarsi, la finale di Copa del Rey, ma di fronte ci sarà il Barcellona di Messi e Guardiola, non proprio l'avversario migliore per chi è in cerca di gloria. Raymond Poulidor.