martedì 24 settembre 2013

LA LAUREA QUADRIENNALE

Immagine tratta da f1grandprix.motorionline.com e modificata su befunky.com
3 mondiali (quasi 4) vinti, 33 vittorie, 56 podi, 41 pole position, 20 giri più veloci in gara, tutto questo in sole 114 apparizioni. Eppure ancora c'era qualcuno che storceva il naso sulla forza effettiva di Sebastian Vettel, e si chiedeva in che rapporto questi numeri fossero distribuiti tra i meriti della vettura fenomenale che ha sotto il sedere e la capacità effettiva del manico, del pilota che la guida.
Ma dopo la notte di Singapore, con una prestazione clamorosa del tedeschino, sembra essere cambiato decisamente qualcosa. Sin dalle prime battute Vettel è partito in fuga solitaria con una facilità disarmante, ma il meglio di sè l'ha dato dopo l'ingresso della Safety-Car per il cozzo del suo futuro compagno di box Daniel Ricciardo. Seb con gomme vecchie, alla ripartenza, ha piazzato dei giri da punto esclamativo, risultando costantemente più veloce di 2 secondi e mezzo ad ogni passaggio, rispetto alla ciurma che lo inseguiva. Il che gli ha consentito di effettuare la seconda sosta in totale tranquillità, tanto era il vantaggio che aveva sul secondo. E dopo la sosta, nuovo stint velocissimo che gli regala un distacco su Alonso, alla piazza d'onore per la terza volta consecutiva, di 32 secondi. 
  
Immagine tratta da formula1.com
Tutto questo è clamoroso, di schumacheriana memoria, dove in barba di tattiche conservative, si divideva la gara in 3 o 4 stint da qualifica in cui si tirava al massimo. Ecco, Vettel sembrava non dover badare alle Pirelli, ma solo spingere al massimo, mentre gli altri erano alle prese con la solita Formula-autista, dove il pilota non può spingere al limite per non degradare rapidamente gli pneumatici.
La prestazione di Seb è tanto più notevole se confrontata con la gara di Webber, che pure quando ha avuto pista libera, s'è beccato costantemente quei 2 secondini e mezzo al giro come tutti gli altri. E Webber, ok che è a fine carriera, ma non è proprio un fermo o un pivellino.
Il tedesco è un tutt'uno con la sua Red Bull, che gli è cucita addosso. 50% manico 50% macchina. E i fischi che rimedia sul podio ormai con costanza, sono solo di paura. Paura che continui a vincer sempre. 
E' come se dopo Marina Bay, tutto il mondo della F1 si sia accorto della forza del campione tedesco. All'alba della quarta corona iridata.
Insomma, non bastava la laurea quadriennale, ma serviva una prestazione da lode, ed Vettel l'ha servita. Solo la Safety Car riesce a mettergli le ruote davanti. E ora, come si batte? Ad Alonso, Raikkonen, Domenicali e forse, soprattutto, ai progettisti del Cavallino, l'ardua risposta.

Pagelline: 1°Vettel 10 e lode, 2°Alonso 9, 3°Raikkonen 9, 4°Rosberg 6, 5°Hamilton 5,5, 6°Massa 6, 7°Button 6,5, 8°Perez 6, 9°Hulkenberg 6,5, 10°Sutil 7, 11°Maldonado 6,5, 12°Gutierrez 6, 13°Bottas 5,5, 14°Vergne 5, 15°Webber 6, 16°VanDerGarde 6,5, 17°Chilton 6,5, 18°Bianchi 5, 19°Pic 5, RIT. DiResta 5, RIT.Grosjean 6, RIT.Ricciardo 4,5.

247Vettel, 187Alonso, 151Hamilton, 149Raikkonen, 130Webber.
377RedBull, 274Ferrari, 267Mercedes, 206Lotus, 76McLaren.

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