venerdì 10 gennaio 2014

STATO DI RASSEGNAZIONE

Immagine tratta da unionesarda.it
Un interessante servizio dell'emittente sarda Videolina (visibile qui), mostra lo stato attuale del fu Is Arenas di Quartu.
Costruito a tempo di record in un'estate dal Cagliari, ha ospitato solamente 13 partite di campionato e 1 di Coppa Italia, dopo le quali lo stadio bomboniera è stato travolto da inchieste, arresti, mancate autorizzazioni, aperture parziali e totali, e ha sbattuto ripetutamente il muso contro la burocrazia italiana vigente in termini di impianti sportivi. 
Insomma, un flop totale. Soldi buttati. Per poi tornare al Sant'Elia a capienza ai minimi storici, 5000 tifosi, in attesa di trovare un accordo Comune-Cagliari Calcio-enti vari ed eventuali, che tutto sembra, meno che semplice.
Dopo mesi si resta a giocare solo per qualche abbonato, non vengono neppure approvati i progettini per aumentare la capienza, nell'ormai solito stucchevole teatrino del rimbalzo delle colpe tra il Sindaco Zedda e la dirigenza del Cagliari. La speranza di veder approvato in tempi brevi il progetto per la ristrutturazione o il rifacimento del Sant'Elia sono ridotte al lumicino. E di chi siano le colpe non importa più a nessuno.
La cosa più triste è che ora lo stadio di Is Arenas, come mostrano chiaramente le immagini, è abbandonato, il terreno di gioco (perfetto e uno dei migliori della categoria l'anno passato) è incolto, le tribune smontate e portate al Sant'Elia, insomma uno stadio fantasma, rassegnato a morire.
Ricordiamo poi, che uno dei motivi dell'arresto di Cellino fu di non aver costruito uno stadio semovibile, come ai tempi della richiesta per la costruzione. 
Fa quasi tenerezza vedere Nainggolan esordire con la sua Roma, in uno stadio Olimpico, che in una partita degli Ottavi di Coppa Italia, di giovedì alle 18, contava 20493 spettatori, cosa mai accaduta nei suoi 5 anni sardi.
Ma siamo in Italia, dove se si toccano particolari lobby o se ci sono tensioni con enti o personaggi di spicco, hai le mani legate e trovi ostacoli su ostacoli.
E i tifosi, le vere vittime di questa infinita odissea, sono rassegnati. Accettano le decisioni prese (o non prese) dall'alto, senza aver più la forza di protestare. Stadio chiuso? Va bene. Stadio a 5000 posti? Va bene. Stadio a Trieste, a Quartu o a Cagliari? Va bene uguale, basta in qualche modo vedere giocare la squadra.
E in questa vicenda, come in molte delle vicende del nostro paese, dalla crisi finanziaria all'emergenza disoccupazione, alla rabbia si è sostituita una mesta rassegnazione.  Lo Stato vuole la rassegnazione.
E la rassegnazione, si sa, non cambia le cose. 

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