Visualizzazione post con etichetta Stramaccioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Stramaccioni. Mostra tutti i post

venerdì 29 marzo 2013

LE ULTIME SUL DERBY D'ITALIA

Immagine tratta da passioneinter.com
Inter-Juve è la Partita, con la P maiuscola. Lo è sempre stata per lunghissimi anni, simbolo di una rivalità mai diminuita tra due delle formazioni più titolate d'Italia. Negli ultimi quindici anni poi, da quell'ormai arcinoto contatto Iuliano-Ronaldo che di fatto decise lo scudetto del 1998, con tutti i successivi strascichi, il 5 maggio del 2002, lo scandalo di Calciopoli e tutto il veleno che ne è seguito, la tensione in queste sfide è tornata ai massimi livelli. Anche quest'anno Inter-Juve ha un sapore speciale, magari diverso da quello che ha accompagnato la sfida di andata, ma comunque speciale. 
Allora si era a inizio novembre, la Juventus non poteva avere il suo allenatore Conte in panchina, sostituito da Alessio per la squalifica successiva al Calcio-scommesse, e proseguiva con la sua lunghissima imbattibilità, avviata verso quella che sembrava una cavalcata solitaria in vetta alla classifica; di contro, l'Inter di Stramaccioni sembrava aver trovato la quadratura del cerchio, con un 3-4-3 consolidato e una serie incredibile di successi, soprattutto in trasferta, tanto che molti la vedevano una seria candidata per lo Scudetto. Lo scontro è emozionante, intenso, con le immancabili polemiche di condimento. La Juve segna subito, dopo una trentina di secondi, con un gol viziato da netto fuorigioco, ma l'Inter non molla e dimostra di tenere ottimamente il campo, mentre i bianconeri nonostante il vantaggio giocano con poca tranquillità. Nel secondo tempo, i nerazzurri capitalizzano la loro superiorità, prima ottenendo il pareggio con Milito su rigore, poi ribaltando il risultato con lo stesso Principe e chiudendo il discorso con Palacio. E' a detta di tutti la miglior partita della squadra con Stramaccioni in panchina, un 1-3 senza discussioni che significa prima sconfitta della Juve dopo un anno e mezzo e per di più nel suo stadio, che sembrava un fortino inespugnabile. L'Inter si avvicina a tre punti dal primo posto, vola sulle ali dell'entusiasmo, dietro anche Napoli e Lazio vedono questa partita come una conferma che i bianconeri possono essere battuti.
E' passato un girone da quella sfida, e sono cambiate tantissime cose. La Juve ha perso altre tre partite, contro Milan e Roma in trasferta e Sampdoria in casa, ha attraversato un periodo di flessione in inverno, ma rimane in vetta alla classifica con 9 punti di vantaggio sulla seconda, il Napoli di Mazzarri, ed è decisamente la favorita per la conquista di questo Scudetto. Anche in Champions il cammino dei bianconeri è stato più che positivo, con l'ingresso nelle migliori otto d'Europa e l'affascinante sfida contro il Bayern Munchen alle porte. Di contro, i nerazzurri sembrano quasi aver esaurito la carica dopo la grande vittoria dello Juventus Stadium: solo cinque vittorie nelle ultime diciassette partite di campionato, di cui appena una in trasferta, tantissimi problemi di infortunio che hanno minato la rosa, su tutti quello fino a fine stagione del centravanti Milito, e una cocente eliminazione in Europa League, dopo una rimonta sfiorata contro il Tottenham. Dalla possibile lotta per lo Scudetto, ora i nerazzurri si trovano a dover rincorrere la qualificazione in Champions, staccati di sette punti (con una partita in meno) dai cugini rossoneri che sembravano spacciati, e hanno bisogno di ritrovare presto il passo giusto per non rischiare di rimanere ancora fuori dall'Europa che conta.
Con queste premesse si attende dunque questo nuovo capitolo della sfida tra Juventus e Inter, in programma eccezionalmente di sabato pomeriggio per la Pasqua e per l'ormai prossimo impegno dei bianconeri in Germania per la Champions. I Campioni d'Italia arrivano carichi alla sfida dopo la convincente vittoria di Bologna, consapevoli che un successo in casa degli odiati rivali alzerebbe ancora di più il morale e potrebbe avvicinare ancora di più lo Scudetto numero 29 (o 31 sul campo che sia); Vucinic non sembra al meglio, difesa e centrocampo potrebbero essere oggetto di turnover con i giovani Marrone e Pogba che scalpitano per un posto da titolari. Sul fronte nerazzurro è inutile dire che un successo contro i bianconeri darebbe un nuovo entusiasmo al gruppo e lancerebbe nel modo migliore la volata verso la qualificazione in Champions e la conquista della Coppa Italia; Stramaccioni sembra deciso a confermare il 4-3-1-2 che ultimamente lo ha soddisfatto, con il possibile rientro del perno difensivo Samuel e l'inamovibile coppia Cassano-Palacio davanti. Come da prassi in queste grandi sfide, un pronostico appare quanto mai difficile. I nerazzurri non ottengono un doppio successo sui rivali dal lontano 2003-04: anche allora si imposero 3-1 a Torino per poi confermarsi 3-2 in casa al ritorno. Di quella partita sono ancora in campo Zanetti e Stankovic per l'Inter. Negli ultimi due campionati però i bianconeri sono sempre usciti imbattuti da San Siro, con un pari nel 2011 e una vittoria la scorsa stagione. L'ultima sconfitta risale al 2010, quando alla guida dell'Inter c'era Mourinho e la gara fu sostanzialmente risolta a pochi minuti dalla fine da una prodezza di Maicon.
Questa la presentazione della sfida più attesa di questo sabato di Serie A, oggi sono arrivate le conferenze-stampa dei due allenatori e le ultime indicazioni sullo stato fisico dei giocatori. Domani pomeriggio, parlerà solo il campo, e siamo sicuri che ci regalerà un altro grande capitolo della sfida infinita tra Juventus e Inter, il derby d'Italia per eccellenza.

lunedì 5 novembre 2012

PAGELLARIO SERIE A: UNDICESIMA GIORNATA

Immagine tratta da ecodellosport.it
Torna dopo alcune settimane di assenza la nostra rubrica sui migliori e i peggiori in campo di ogni singola giornata di campionato. Vediamo chi sono i personaggi scelti in questa undicesima, interessantissima giornata.
I MIGLIORI
Riccardo Montolivo: Nella roboante vittoria che potrebbe segnare la fine della crisi milanista e l'inizio di una stagione diversa c'è sicuramente il suo zampino. Coinvolto insieme ai compagni dall'inizio di campionato disastroso e poco convincente, sta diventando sempre più un giocatore fondamentale nella nuova creatura di Mister Allegri. Tanti mediani in campo non hanno sortito gli effetti sperati, c'era bisogno di più fantasia a centrocampo, e lui si sta rivelando importantissimo in questo. E poi nelle ultime due gare ha messo a segno gol pesanti, prima quello che ha avviato la rimonta a Palermo, poi questo che ha definitivamente indirizzato la sfida con il Chievo. Sicuro nelle giocate, cercato dai compagni, è il giocatore giusto per orchestrare la manovra della squadra e mettere in movimento l'attacco rossonero, che si sta lentamente riscoprendo con il nuovo modulo. Lui ed El Shaarawy possono essere i giocatori decisivi per capire che ne sarà di questa tribolata stagione milanista. Voto 7,5.
Andrea Stramaccioni: In campo il migliore è stato probabilmente Milito, ma non si può negare che il merito della grande vittoria interista a Torino è tutto del suo tecnico. Criticato a inizio anno per la mancanza di gioco e per alcuni risultati negativi, soprattutto in casa, sabato Strama ha dimostrato a tutti di non essere uno di quegli allenatori giovani che hanno ottenuto una panchina prestigiosa per moda o per raccomandazione. E' innegabile che se questa squadra, che solo un anno fa navigava in zona retrocessione, oggi può sognare in grande, il merito è suo, delle sue idee e della fiducia che ha ridato al gruppo storico e ai nuovi arrivati. Aveva promesso di non accontentarsi del pari, l'ha dimostrato schierando tre punte in campo e mettendo spesso in difficoltà la Juve con pressione e gioco veloce. Forse non è il nuovo Mourinho, ma di certo rispetto ai successori del portoghese è quello che più di tutti sta riscuotendo il favore della squadra e risvegliando l'entusiasmo dei tifosi. Chapeau. Voto 9.
Alejandro Gomez: Se in estate era seguito da tante grandi squadre un motivo ci dev'essere. Il folletto rossoblu continua a far vedere partite di grande qualità e sostanza, dimostrandosi anche piuttosto continuo sotto porta. Contro la Lazio è semplicemente immarcabile per tutti, scappa via agli avversari con irrisoria facilità, segna due gol e propizia il quarto e ultimo con il perfetto assist a Barrientos. Dopo i fasti dello scorso anno con Montella, il Catania continua a dimostrarsi un'ottima squadra, con una buona organizzazione di gioco e alcuni giocatori che sanno fare la differenza. Il Papu Gomez è sicuramente uno di questi, è cresciuto tantissimo in queste tre stagioni in Italia e su di lui sono fondate le speranze per un'altra grande stagione degli etnei. Poi magari arriverà la chiamata di una squadra importante, e sarebbe qualcosa di pienamente meritato. Voto 8.
Francesco Totti: La Roma di Zeman aveva bisogno di una scossa per tornare ad ambire a qualcosa d'importante, e la prima risposta importante è arrivata proprio dal capitano. Dopo aver difeso sempre il tecnico dalle critiche, ha dato l'esempio in campo con una grande prestazione, spronando i compagni a reagire e a ritrovare qualità e gioco. Contro il Palermo ha dimostrato una volta di più di essere in una condizione fisica eccellente, come non lo si vedeva da molti anni ormai: corsa continua a tutto campo, grinta e un dialogo splendido con i compagni d'attacco Lamela e Osvaldo. Il gol realizzato inoltre lo porta a quota 219 reti, una in più dell'indimenticabile Meazza e a poche lunghezze da Nordahl, secondo nella classifica di tutti i tempi della Serie A. Un'altra gemma in una carriera invidiabile. Voto 8.
I PEGGIORI
Fabiano Preti: Come sempre, non c'è Juve-Inter senza polemiche, e anche se il risultato finale ha un po' smorzato i toni, non si possono cancellare alcune sviste clamorose in favore dei padroni di casa nel primo tempo. A sbagliare è questo giovane guardalinee, considerato da molti una promessa nel suo ruolo, ma che a Torino incappa in una serata decisamente negativa. Dopo appena venti secondi, non vede il nettissimo fuorigioco di Asamoah nell'azione che da il vantaggio alla Juventus, poi non aiuta l'arbitro restando in silenzio su un fallo duro di Lichtsteiner, già ammonito, a pochi passi da lui, infine sbaglia almeno un altro paio di fuorigioco, in particolare uno segnalato a Giovinco e del tutto inesistente. Dopo Maggiani, adesso è toccato a lui finire sulla graticola, e per fortuna l'Inter ha vinto salvandolo parzialmente dalla pubblica umiliazione. Torniamo a ripeterlo: piuttosto che mettere in campo 4 o 6 uomini, non sarebbe meglio la moviola in queste situazioni? Voto 3.
Stephan Lichtsteiner: La sua partita contro l'Inter dura soltanto 36 minuti, ma sarebbe stata anche più breve se Tagliavento e Preti non fossero stati magnanimi con lui. Nervoso e impacciato, forse non al meglio della sua condizione fisica, fatica a dialogare con i compagni del reparto avanzato, vanificando alcune ghiotte occasione di contropiede. Soprattutto, non è in grado di gestire energia e lucidità nel modo giusto, visto che si fa ammonire per un contrasto con Cambiasso e, pochi minuti dopo, stende Palacio con un intervento duro e inutile. Graziato dall'arbitro, viene sostituito subito da Alessio, che preferisce giocarsi un cambio piuttosto che rischiare di rimanere con un uomo in meno. In involuzione rispetto all'anno scorso e all'inizio di stagione, nonostante il turnover con cui è stato gestito finora, fatica a ritrovare condizione e spunto migliore. Serve il vero Lichtsteiner per tornare a volare anche sulle fasce. Voto 4,5.
Salvatore Aronica: Chissà cosa gli è passato per la testa quando, all'ultimo minuto della gara contro il Torino, ha letteralmente regalato a Sansone il pallone che è valso il pareggio definitivo. Pupillo di mister Mazzarri, che l'aveva già avuto nella sua Reggina dei miracoli e che poi se l'è portato anche a Napoli, nelle scorse stagioni aveva spesso ricoperto il ruolo di titolare, anche per via delle assenze e degli infortuni delle sue alternative, su tutti Britos. Con l'arrivo di Gamberini e per alcune prestazioni poco convincenti, si è dovuto adattare al ruolo di riserva, pronto a rispondere presente quando veniva chiamato in causa dall'allenatore. Ieri è subentrato a Dossena per coprire maggiormente la fascia, ma ha clamorosamente disatteso i compiti e anzi il suo errore è costato due punti preziosi ai partenopei. Difficilmente rivedrà il campo senza la giusta concentrazione. Voto 4.
Le genovesi: Per una domenica, il calcio unisce nello sconforto e nella tristezza le due anime di una città. A Genova dopo questo inizio di stagione non ride più nessuno, anzi qualcuno comincia a fare gli scongiuri e a temere il peggio. Il Genoa continua a balbettare, a Siena subisce una sconfitta che complica ulteriormente le cose, la terza in altrettante gare per il nuovo mister Delneri, e resta nei bassifondi della classifica. Non sta meglio la Samp di Ferrara, che con l'Atalanta perde addirittura la sesta gara consecutiva e dall'entusiasmo iniziale passa alla rabbia e allo sconforto. Un sottile filo unisce le due acerrime rivali: pochissimo gioco, tanta fragilità nel reparto arretrato, riserve non all'altezza dei titolari, attacchi abulici. Tra due partite ci sarà il derby, che ora più che mai potrebbe rivelarsi già decisivo per l'una o per l'altra squadra. Al momento, di certo, nessuna delle due può dirsi tranquilla. Voto 4.

lunedì 24 settembre 2012

PAGELLARIO SERIE A: QUARTA GIORNATA

Immagine tratta da goal.com
Dopo il grande spettacolo della Champions League e dell'Europa League, torna il campionato di Serie A, e con lui il nostro pagellario sui migliori e i peggiori di ogni giornata. Vediamo chi abbiamo scelto in questo quarto turno.
I MIGLIORI
Fabio Quagliarella: Passare in pochi giorni da quinta punta della rosa ad attaccante titolare e decisivo della squadra: è proprio quello che è successo al centravanti della Juventus, che dopo il gol al Chelsea si è ripetuto sabato con la doppietta che ha steso il Chievo. Dato per partente in estate, poco considerato da Conte e Carrera, teoricamente chiuso dai vari Giovinco, Vucinic e Matri e dal nuovo arrivato Bendtner, Fabio alla fine è rimasto a Torino e ha deciso di giocarsi le sue carte sul campo. Chiamato in causa, ha risposto a modo suo, ovvero con due gol da campione, tanto movimento e una presenza costante in fase d'attacco, il che sicuramente gli ha fatto guadagnare punti nelle gerarchie della squadra. Chissà che il top player tanto cercato dalla Juve, alla fine, non possa essere proprio lui...Voto 8.
Ivan Pelizzoli: Essere chiamato in causa all'improvviso e diventare il protagonista della giornata con una sola parata, ma decisiva. Il rigore neutralizzato nella trasferta del Pescara a Bologna, oltre a regalare il primo punto del torneo agli abruzzesi, riporta tra i protagonisti una ex promessa del calcio italiano, considerato a inizio carriera un portiere molto promettente. Poi, per Pelizzoli era iniziato un lento ma inesorabile declino, che ormai l'aveva trasformato in una riserva d'esperienza, utile più a scaldare la panchina che a compiere parate in campo. Oggi ha avuto la sua grande chance e l'ha sfruttata, entrando a freddo dopo l'espulsione del collega Perin e respingendo il tiro dal dischetto di Diamanti. Nella prossima partita sarà ancora titolare, e chissà che un'altra buona prestazione non gli possa valere una conferma tra i pali anche per il resto della stagione. Voto 7,5.
Mathias Ranegie: Quando è stato acquistato dall'Udinese, nelle ultime ore del mercato estivo, in tanti hanno pensato a lui come ad uno dei tanti stranieri semisconosciuti che arrivano in serie A, giocano un paio di spezzoni di partita e vengono presto rispediti a casa, senza lasciare traccia. Invece questo ragazzo svedese di origine guadalupense ha dimostrato di poter essere un buon attaccante anche in Italia, dopo il buon numero di reti realizzate in patria nelle ultime stagioni. Non più giovanissimo visti i suoi ventotto anni compiuti, Ranegie è esploso piuttosto tardi come realizzatore, ma in questa settimana ha fatto vedere le sue qualità e si è candidato a giocarsi un ruolo da titolare con le altre punte della rosa. Ieri contro il Milan ha realizzato un gol da opportunista e si è procurato il rigore che ha deciso la sfida, meritandosi gli applausi del Friuli. Qualcuno ha azzardato un paragone piuttosto improbabile con il suo illustre connazionale Ibrahimovic, a lui va già bene non essere avvicinato a Goitom, un altro svedese che non ha lasciato un gran ricordo dalle parti di Udine. Voto 7,5.
Gianluca Pegolo: Parlando di portieri che sembravano avviati ad una brillante carriera ma non sono mai esplosi davvero, merita senza dubbio una citazione l'estremo difensore del Siena. Considerato una grande promessa quando era a Verona, questo portiere sembrava aver perso l'occasione dopo tanti anni trascorsi in serie B senza mai compiere il vero salto di qualità. In Toscana era arrivato per fare la riserva, ma il buon girone di ritorno disputato lo scorso anno gli è valso una maglia da titolare in questa stagione, e lui sta rispondendo bene. Ieri a San Siro ha letteralmente stregato gli attaccanti dell'Inter, compiendo alcune parate importantissime e decisive per la vittoria della sua squadra. La strada per la salvezza è ancora durissima, anche a causa della penalizzazione per il calcio-scommesse, ma Pegolo e il Siena hanno dimostrato di esserci e di voler lottare fino alla fine. Voto 8.
I PEGGIORI
Stevan Jovetic: Per una volta, dopo un inizio di stagione scoppiettante e in grande spolvero, il giovane talento montenegrino finisce dietro la lavagna dei cattivi. A Parma è scesa in campo la brutta copia del talento viola, che in tutta la partita non è mai riuscito a lasciare il segno con una giocata degna di nota. Per di più, sul suo giudizio pesa l'errore commesso dal dischetto, quando si è fatto respingere da Mirante il rigore che avrebbe di certo chiuso la partita, tirando male e senza la giusta convinzione. Risultato: in pieno recupero il Parma ha trovato il pareggio e ha tolto due punti che sembravano ormai certi alla Fiorentina. Una giornata storta può capitare a tutti, martedì ci sarà la grande sfida contro la Juventus per reagire subito e dimostrare che questa squadra ha i numeri e il talento per essere la vera rivelazione di questa stagione. Voto 4,5.
Massimo Cellino: Per una volta, siamo costretti a dare un brutto voto al protagonista di una partita che non è stata nemmeno disputata. La querelle del presidente del Cagliari con la Federcalcio sta diventando una vicenda grottesca, a tratti ridicola, visto che il problema dello stadio nel capoluogo sardo è una questione che già da molti anni andava risolta. Dopo l'ennesimo intervento della Prefettura, che obbligava i sardi a disputare la loro seconda partita casalinga consecutiva a porte chiuse, Cellino ha deciso di rifiutarsi di obbedire,  invitando i tifosi di casa a recarsi ugualmente allo stadio. Così, lo stesso Prefetto si è visto costretto a rinviare la sfida per evitare disordini, e adesso il Cagliari rischia anche la sconfitta a tavolino e una penalizzazione. Capiamo la rabbia di Cellino per questa situazione paradossale, ma sfidare la FIGC in questo modo e prendere tanto alla leggera la sicurezza delle persone ci sembra una mossa davvero sconsiderata. Speriamo che per la prossima sfida interna con il Pescara tutto sia finalmente a posto. Voto 3.
Kamil Glik: Domenica a dir poco difficile per il roccioso difensore polacco del Toro, che probabilmente cercherà di dimenticarsi della sfida contro la Sampdoria al più presto. Sarà stato l'orario insolito della partita, disputata alle dodici e mezza, sarà stata semplicemente una giornata storta, fatto sta che il povero Kamil non ne ha indovinata neanche una. Nel primo tempo ha perso un banalissimo pallone mentre era ultimo uomo, e solo una prodezza del portiere Gillet ha impedito il peggio. Nella ripresa poi, con la squadra in vantaggio, Glik ha pensato bene di stendere in area Eder e provocare il rigore del pareggio avversario. Insomma, una partita davvero insufficiente per lui, che già normalmente fatica a mettersi in mostra visto che gioca in coppia con un fenomeno come Ogbonna. Mercoledì a Torino arriverà l'Udinese, e tutti sperano che il polacco non ripeta la prestazione di ieri. Voto 5.
Le due milanesi: Vedere le due tifoserie che esultavano più per i gol di Udinese e Siena che per la prestazione delle rispettive squadre fa un po' tristezza. Abituata a dominare il calcio negli ultimi anni, prima con i nerazzurri e recentemente con i rossoneri, quest'anno Milano rischia davvero di rimanere a bocca asciutta. Due squadre con problemi piuttosto evidenti e con tanti dubbi ancora irrisolti: quella di Stramaccioni  cerca il modulo e gli uomini giusti e un po' di concretezza in più sotto porta, quella di Allegri ha bisogno di nuove idee e grinta per non far rimpiangere le partenze illustri dell'estate e restare grande. Una brutta domenica per entrambe le squadre meneghine, e non basta parlare di "maledizione San Siro" o di cattiva sorte per nascondere la realtà dei fatti: servono tempo e lavoro per rendere nuovamente competitive queste due formazioni, così diverse eppure così uguali in questi momenti di difficoltà. Insomma, come ha fatto giustamente notare qualcuno, se Atene piange Sparta di certo non ride. Voto 4.

martedì 21 agosto 2012

CASSANO-PAZZINI: A CHI CONVIENE?

Immagine tratta da leggo.it
E' lo scambio del momento, l'affare di mercato che negli ultimi giorni ha occupato stabilmente le prime pagine di tutti i giornali nazionali: gli ex-gemelli del gol della Sampdoria, Cassano e Pazzini, sono sempre più sul punto di "scambiarsi" le casacche. Fantantonio, dopo un anno e mezzo in rossonero vissuto più fuori che dentro il campo per via del problema al cuore, sembra ben felice di indossare i colori nerazzurri e raggiungere la squadra per cui tifava da bambino; il Pazzo dal canto suo è in cerca di riscatto, dopo essersi trasformato da salvatore della patria per l'Inter a riserva e giocatore non più utile alla causa, pare convinto nel cercare il riscatto proprio presso i rivali cittadini del Milan. Mentre la trattativa sembra sempre più prossima alla conclusione, noi ci poniamo una domanda: a chi conviene davvero questo scambio? 
Partiamo dal Milan. I rossoneri sono reduci da una stagione al di sotto delle aspettative, dopo le premesse di un grande ritorno tra le grandi d'Europa; tra infortuni a ripetizione, qualche evidente lacuna nell'organico e un mercato di gennaio che, anziché Tevez, ha portato Mesbah e Muntari, la squadra di Allegri si è vista sfuggire una dopo l'altra Champions, Coppa Italia e Campionato, e l'allenatore che sembrava sul punto di aprire un ciclo si trova improvvisamente in discussione. Il mercato attuale, più che un rinnovamento, sembra più che altro una sorta di piccola smobilitazione: affari solo in prestito o con giocatori a parametro zero, e tante cessioni illustri. Via Ibra e Thiago Silva in direzione Paris Saint Germain, addio a tante vecchie glorie, Gattuso, Nesta, Seedorf e Inzaghi su tutti, ma anche Zambrotta, Oddo e Van Bommel, giocatori come Aquilani e Maxi Lopez non confermati; di contro ben pochi arrivi, Acerbi in comproprietà, Constant e Zapata in prestito, Montolivo e Traoré a costo zero, con una rosa che appare nettamente impoverita in difesa e in attacco. In nome del tanto decantato "fair play finanziario", il Milan sembra aver puntato soprattutto a fare cassa, risparmiare il più possibile sugli ingaggi e trascorrere una stagione di transizione, per far crescere qualche giovane elemento e gettare le basi per un nuovo gruppo vincente, magari aggiungendo qualche altro campione a gennaio.
In quest'ottica, il malumore di Cassano per la partenza di tanti campioni sembra piuttosto evidente. Il barese è arrivato in rossonero per vincere tutto il possibile, ha una gran fame di campo dopo i problemi dello scorso anno, e vuole un gruppo competitivo, perché sa che la sua carriera volge alla fine e non avrà più molte chance di successo. Inoltre, avendo compiuto trent'anni a luglio, non può ricevere il rinnovo pluriennale che chiedeva, perché il Milan da sempre offre ai giocatori ultratrentenni un rinnovo annuale. Allegri ha più volte chiesto una prima punta di fisico, come Matri che ben conosce, perché Pato non ha dato sufficienti garanzie negli ultimi due anni, e Cassano, Robinho ed El Shaarawy non hanno le caratteristiche che piacciono a lui. La società, a questo punto, è disposta a rinunciare ad un altro contratto oneroso, cedendo l'attaccante più anziano della rosa e un giocatore scontento e poco motivato, Cassano appunto, per arrivare a quella punta che il mister chiede, e che ha proprio le caratteristiche di Pazzini.
Passiamo all'Inter. Anche i nerazzurri sono reduci da una stagione poco positiva, ancor più deludente di quella dei "cugini", visto che per la prima volta dopo 10 anni non disputeranno la Champions. Il periodo della grande incertezza in panchina successiva all'addio a Mourinho, con l'alternarsi dei vari Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri, sembra finalmente conclusa con la fiducia al giovane Stramaccioni, autore di un finale di stagione convincente e ben visto da dirigenza e spogliatoio. Ringiovanire è la parola d'ordine che riguarda anche il resto della squadra: addio ad alcuni protagonisti della vecchia guardia, con nuovi campioni motivati e desiderosi di vittorie pronti a prendere il loro posto. Lasciati andare i flop dello scorso anno Forlan, Zarate e Palombo, salutati l'eterno Orlandoni, l'amato Cordoba e il "traditore" Lucio, i nerazzurri hanno aggiunto alla rosa pedine importanti come Handanovic, Silvestre, Mudingayi e Palacio, oltre a riscattare Guarin e confermare la fiducia al giovane Coutinho. Il rinnovamento sembra a buon punto, l'assenza dal grande palcoscenico della Champions può servire per concentrarsi sul campionato e dare esperienza a questo gruppo nuovo, su cui costruire un futuro di nuovi successi. Con un altro paio di cessioni importanti, come quella di Julio Cesar o di Maicon, e qualche altro tassello (De Jong?) a centrocampo, la squadra sembra quella che vuole Stramaccioni.
In questa situazione, Pazzini ha già capito di non essere più al centro del progetto del giovane allenatore, che punta spesso su un solo centravanti supportato da due-tre giocatori tecnici alle sue spalle; il prescelto per questo ruolo è chiaramente Milito, e il Pazzo a ventotto anni non può più permettersi di fare la riserva, si è già giocato l'Europeo per questo. In questa Inter, lui non ha più spazio, mentre nel Milan tutto l'attacco ruoterebbe intorno a lui, e quindi potrebbe finalmente ritagliarsi quel ruolo da protagonista che sta cercando per rilanciarsi. Via un giocatore scontento e non indispensabile, dunque, dentro un altro tipo di attaccante, meno fisico ma più tecnico, utile per dare qualità e fantasia all'attacco e completare il reparto con Sneijder, Coutinho, Palacio e Alvarez. Cassano da questo punto di vista è un giocatore che può far bene nell'Inter, anche grazie alle sue motivazioni, ma restano dei dubbi sulla sua tenuta fisica e sull'equilibrio della squadra, che con troppi giocatori offensivi rischia di scoprirsi troppo in difesa; l'innesto di un ulteriore giocatore come De Jong, un lottatore che corre e copre in tutto il campo, sembra proprio dettato da questo bisogno di maggiore copertura a centrocampo.
In sintesi dunque, chi ci guadagna di più da questo scambio? In teoria, il Milan anche se di poco, perché come detto prende il tipo di giocatore ritenuto indispensabile dal suo allenatore e si libera di un contratto oneroso e di un atleta che sembra aver già dato il meglio di sé. Occhio però alla voglia di Fantantonio, che con la maglia nerazzurra ha sempre sognato di giocarci e per questo potrebbe smentire tutti, contribuendo a riportare in alto l'Inter con la sua classe e i suoi preziosi passaggi sotto porta. In realtà, sarà come sempre il campionato il vero giudice di queste trattative e di queste scelte, per cui mettiamoci comodi e aspettiamo di vedere chi dei due ex-gemelli del gol saprà stupirci di più.

mercoledì 28 marzo 2012

STRAFALCIONI NERAZZURRI VOL.2- TUTTA COLPA DI GASP



E la proverbiale signorilità di Moratti andò ad aggiungersi agli strafalcioni nerazzurri di quest' anno.
In un' intervista odierna il patron dell' Inter riserva un trattamento speciale al primo allenatore di questa stagione, Gian Piero Gasperini.
Probabilmente irritato dalle precedenti dichiarazioni del tecnico piemontese, che dichiarò alla Gazzetta dello Sport dei dissapori sia in sede di mercato, che di modulo e di vedute sulla rosa, il primo tifoso nerazzurro si è così espresso: "La colpa per il disastro di questa stagione è di Gasperini, ha rovinato tutto, ha tolto la grinta all'ambiente e si lamentava in continuazione contro i giocatori, davvero pessimo".
Critiche che francamente paiono eccessive, specie di fronte a una disfatta totale, che non si è frenata neppure con l' avvento del mite Ranieri. Gasperini nasce come cultore del 3-4-3 e ciò era di dominio pubblico, le sue squadre facevano della duttilità, dello scambio di posizioni in campo e del pressing forsennato, il loro marchio di fabbrica. Ed invece fu accolto come soluzione di ripiego, terza scelta dopo Villas Boas e Bielsa, in una squadra, secondo quanto riferì in quella intervista il Gasp, considerata dalla stessa società con "giocatori logori che formano però una grande squadra, se giocano come hanno sempre fatto".
Pare conseguenza logica che il 4-2-3-1 di stampo mourinhano ed il 4-3-1-2 della premiata ditta Benitez-Leonardo, poco si sposassero con un tecnico devoto alla difesa a tre, all' attacco a tre con le ali, e al continuo movimento senza palla dei calciatori in campo, specie considerando i componenti della rosa calciatori oramai logori.
Scaricare la colpa su Gasperini può essere giusto se non si conosceva Gasperini, se fosse stato imposto da un' entità superiore, ma non dopo averlo scelto liberamente, dopo averlo seguito ed aver raccolto informazioni e resoconti sulla suo profilo lavorativo.
Per quanto riguarda la grinta dell' ambiente, non è stata tolta da Gasperini, ma piuttosto è derivante dalla dipartita madridista dello Special One, ed è scemata giorno dopo giorno, sino all' incapacità di reagire alle avversità tipica del 2012 targato Ranieri.
E' giusto non riconoscere le scelte sbagliate di una dirigenza, in sede di tecnici e di mercato, di scelte in generale e gettare la croce addosso al povero Gasperini, che ha trovato l' ambiente più ostile possibile alle sue idee di gioco?
Sarebbe giusto e corretto nei confronti dei tifosi nerazzurri, che sempre saranno grati al patron nerazzurro per i successi di questi anni, ammettere di aver sbagliato, che la stagione è storta non solo per colpa del fato, e ricostruire da questi errori.
Meno riconoscenza, un progetto e un' impronta di gioco precisa.
Di questo ha bisogno l' Inter, e l' augurio sia che parta da Stramaccioni, uno che pare avere le idee chiare.



martedì 27 marzo 2012

STRAFALCIONI NERAZZURRI


Da poche ore, il patron dell' Inter Massimo Moratti, ha dato il benservito a Claudio Ranieri, colpevole di un girone di ritorno orribile (6 punti sinora), il giorno dopo la sconfitta contro la rivale storica della Juventus per 2-0.
E' il terzo cambio di allenatore per la squadra nerazzurra in questa stagione, sintomo di totale confusione nel progetto tattico e di una squadra ormai svuotata e difficile da rivitalizzare.
Dopo Mourinho il nulla: una squadra che è invecchiata progressivamente, un ricambio generazionale fallito o abortito (basti pensare alle cessioni di Santon e Balotelli, un Ranocchia in piena involuzione, Coutinho spedito all' Espanyol a maturare). Un undici di base molto simile a quello del triplete, con i soli Nagatomo al posto di Chivu (ancora in rosa), e Pazzini o Forlan al posto di Eto'o, che già nel magnifico 2010 sarebbe stato più debole di quello titolare, e in più con due anni sul groppone.
Non è Sneijder il problema, è un problema generale, di concentrazione, di fame, di una difesa che si imbambola troppo spesso, di un centrocampo che rincorre a vuoto gli avversari, di attaccanti dalle polveri bagnate.
Il problema non era Gasperini, anche se con il suo 3-4-3 mal digerito dalla squadra ci ha messo molto di suo, e non è neppure Ranieri, che con il suo fare da gentleman non è riuscito a dare uno straccio di gioco nè di anima ai nerazzurri.
L'Inter si avvia stancamente alla fine di questa stagione, e la ricostruzione dovrà partire da un progetto tattico convincente, e da una rosa che non dovrà risentire della riconoscenza agli eroi del passato recente. Molti giocatori sono oltre i 30, bisognerà ridare linfa vitale a giocatori ormai sconsolati e demoralizzati, che al primo gol subito non sanno più reagire.
E dovranno restare solo calciatori integri e convinti dal progetto, non disposti ad abbandonare la nave alla prima offerta milionaria araba o francese.
Ora arriva il tecnico della Primavera, neo-campione della Champions giovanile, che gode della stima di tutti, ma quel che potrà fare non sarà niente più che traghettare la squadra a fine stagione. Miracoli all' orizzonte non se ne vedono. Come le idee chiare di ricostruzione.
Senza basi solide si rischiano di ripetere gli errori di fine anni novanta.
Per Stramaccioni si preannuncia un arduo compito. Le referenze sono ottime da più parti, è portatore sano di 4-2-3-1 (Mourinho docet), vedremo come potrà adeguarsi ad una rosa con calciatori coetanei o quasi (J.Zanetti, Castellazzi, Orlandoni più anziani di lui, Cordoba del '76 come il neo allenatore nerazzurro).
E l' unico triplete di questa stagione sarà quello degli allenatori, con il rischio per Stramaccioni di essere l' ennesimo degli strafalcioni nerazzurri di questa stagione.