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domenica 16 febbraio 2014

NUOVI PREGI, SOLITI DIFETTI

Immagine tratta da leggo.it
Il match: Subito dopo la rimonta subita a Verona, la Juve deve vedersela con l'altra formazione veronese, il Chievo, a secco di vittorie dai primi di dicembre e reduce da due sconfitte consecutive. Assenze importanti da entrambe le parti, ma di peso specifico differente viste le rose a disposizione. Juve con Barzagli, Chiellini, Vucinic e lo sfortunatissimo Pepe infortunati, e Pogba e Tevez in panchina per scelta tecnica. Titolari Caceres e Ogbonna in difesa, Marchisio in mezzo al campo e Giovinco, che solo poco tempo fa sembrava un desaparecido, in avanti al fianco di Llorente. Anche il Chievo ha problemi di formazione, in particolare dietro, dove mancano l'infortunato Dainelli e lo squalificato Cesar, mentre in mezzo al campo pesa l'assenza di Rigoni, influenzato. In porta debutta Agazzi, preso a gennaio dal Cagliari dove era finito fuori rosa, il modulo è il 3-5-2 con Stoian preferito davanti come spalla di Thereau a Paloschi e Pellissier.
La cronaca: Partita sempre in mano alla Juve, che nel primo tempo non viene praticamente impensierita e padroneggia campo e ritmo a proprio piacimento. La partita la sblocca Asamoah intorno alla mezz'ora, con un gran tiro dal limite dell'area dopo essersi accentrato, poi Marchisio sembra chiuderla con un tap-in da corta distanza su una punizione di Pirlo ribattuta centralmente da Agazzi. Ma come ormai capita da troppe domeniche a questa parte, si ripropone il solito difetto dei bianconeri, che si rilassano troppo e lasciano prendere campo e fiducia a un avversario più deciso nella ripresa. A riaprire il match ci pensa un comico autogol di Caceres, che si vede schizzare sulla gamba un rinvio forte ma troppo frettoloso, e da quel momento per alcuni minuti lo Juventus Stadium tace, temendo un nuovo 2-2 dopo quello di domenica scorsa. A scacciare le paure ci pensano Llorente e soprattutto Agazzi, che manda in angolo una punizione che andava abbondantemente fuori di Pirlo, e sul successivo corner esce maluccio sullo spagnolo, che senza saltare mette dentro il 3-1. Gara finita, c'è tempo per assistere agli ormai soliti, ingenerosi fischi per un Giovinco volenteroso ma poco concreto, che provocano la giusta e rabbiosa reazione di Conte.
La chiave tattica: Pur giocando una gara poco brillante, la Juve mantiene l'ormai solita concretezza, sfruttando le occasioni che le vengono concesse per segnare e indirizzare la sfida. Se in passato molte sfide rimanevano bloccate per le troppe occasioni sprecate, ora sembra che la Juve abbia imparato ad essere, all'occorrenza, cinica e spietata nelle gare tatticamente complicate.
Il migliore in campo: Che la sua forma fisica fosse in crescita era evidente, oggi Asamoah ha suggellato un'ottima partita con la prima rete del campionato. La fascia sinistra sarà al sicuro finché lui manterrà questo livello di gioco.
La conferma: Con quella al Chievo diventano 10 le sue marcature in campionato. Fernando Llorente ormai è una sicurezza davanti, neanche la concorrenza di Osvaldo sembra averlo distratto dalla sua impressionante regolarità.
La delusione: La rete del Chievo è in buona parte colpa di Lichtsteiner, che non legge una situazione abbastanza tranquilla e si affretta nel rinvio, colpendo però Caceres e causando un'autogol da "Mai dire..." Una macchia in una partita poco brillante rispetto a quelle più recenti.
La sorpresa: Unico titolare superstite dietro, Bonucci da sicurezza al reparto e in un paio di occasioni è decisivo nel respingere conclusioni che potrebbero mantenere in bilico la partita.
La classifica: Dodicesimo successo in altrettante sfide casalinghe per la Juve, che resta in testa con 63 punti, con 12 lunghezze sulla Roma (in ritardo di 2 gare) e 13 sul Napoli.
Prossime partite: 20 febbraio, Juventus-Trabzonspor (Europa League); 23 febbraio, Juventus-Torino; 27 febbraio, Trabzonspor-Juventus (Europa League).

lunedì 3 febbraio 2014

IL FIORETTO E LA SPADA

Immagine tratta da gazzetta.it
Il match: allo Juventus Stadium va in scena il Derby d'Italia contro l'Inter, una delle sfide più sentite per i tifosi bianconeri, soprattutto dopo le recenti polemiche e dichiarazioni in seguito allo scambio Vucinic-Guarin saltato all'ultimo. I padroni di casa non possono disporre di Buffon, squalificato, e dell'influenzato Quagliarella, ma ripropongono Pirlo in regia e Chiellini a sinistra nella difesa a tre, con il solito 3-5-2 e il duo terribile Tevez-Llorente davanti. Inter senza l'infortunato Cambiasso, una grave perdita in mezzo al campo, e con Guarin non convocato, Mazzarri propone anche lui il 3-5-2, anche se è più un 3-5-1-1 con Alvarez a sostegno dell'unica punta Palacio. In tribuna i rispettivi colpi del mercato di gennaio, Osvaldo per la Juve, Hernanes per l'Inter.
La partita: ritmo e partita in mano alla Juve, che lascia gestire il pallone all'Inter solo per attaccarla quando si scopre e sfruttare al massimo il suo potenziale offensivo. Dopo un doppio miracolo di Handanovic su Tevez, al quarto d'ora Pirlo sfodera il fioretto e traccia l'assist per il taglio vincente di Lichtsteiner, che sblocca la sfida. I bianconeri gestiscono abbastanza serenamente per tutto il primo tempo, anche se rischiano sul solito errore di Bonucci a metà campo che da inizio ad un tre contro due sprecato malamente da Palacio. A inizio ripresa, deposte le armi di fino la Juve attacca a spada tratta e piazza l'uno-due che chiude i conti: colpiscono due gladiatori della squadra, prima Chiellini su una carambola in area dopo un angolo, poi Vidal che risolve un'altra mischia con la difesa avversaria che gioca alle belle statuine. Chiuso il match, i bianconeri rallentano il ritmo per gestire la gara, forse troppo perché l'Inter trova il gol sugli sviluppi di un corner con Rolando e spreca il possibile 2-3 con Palacio, davvero in serata no. Nel finale, manca solo il lieto fine per il figliol prodigo Vucinic, promesso sposo poi rifiutato proprio dall'Inter, che vede l'urlo del gol fermarsi sul palo.
La chiave tattica: ciò che colpisce è la tanta, troppa libertà concessa a Pirlo, che inventa il gol del vantaggio senza neanche un minimo di pressione addosso e per tutto il primo tempo distribuisce palloni a destra e a manca. La precisione e il cinismo sottoporta di inizio ripresa chiudono poi una sfida mai seriamente in discussione.
Il migliore: stasera merita il premio l'intero centrocampo bianconero, che sotto la guida del suo barbuto direttore d'orchestra mette in scena una sinfonia perfetta. Nota di merito in particolare a Lichtsteiner, il più in forma di tutti nell'ultimo mese.
La conferma: ciò che si è visto nell'ultima mezz'ora di gioco ribadisce ancora una volta che la Juve ultimamente fatica a gestire il ritmo una volta acquisito il risultato. Contro Samp e Inter è andata bene, ma in futuro non sarà sempre così.
La delusione: nell'anno nuovo Carlitos Tevez sembra aver smarrito la via del gol. Intendiamoci, il suo lavoro per la squadra e l'impegno sono encomiabili, e stasera ha trovato di fronte un Handanovic in gran fornma ma a una punta si chiede comunque, e principalmente, di buttarla dentro...
La sorpresa: in negativo, stupisce la pessima serata di Palacio, che si mangia almeno due grandi occasioni da rete, la prima sull'1-0. L'anno scorso aveva fatto centro sia all'andata che al ritorno contro i bianconeri, stavolta il Trenza ha clamorosamente steccato la partita.
La classifica: 59 punti e vetta solitaria per la Juve, che in casa mantiene il 100% di vittorie e continua a viaggiare ad un ritmo incredibile, con 9 lunghezze sulla Roma che deve recuperare la sfida contro il Parma e ben 15 sul Napoli.
Prossime partire: 9 febbraio, Verona-Juventus; 16 febbraio, Juventus-Chievo; 20 febbraio, Juventus-Trabzonspor (Europa League).

domenica 26 gennaio 2014

OLIMPICO AMARO

Immagine tratta da tuttomercatonews.com
I match: doppia esibizione juventina all'Olimpico di Roma, la prima in settimana contro i giallorossi per i quarti di finale di Coppa Italia, la seconda ieri in campionato contro i biancocelesti della Lazio. In Coppa, i bianconeri sono reduci dal comodo 3-0 casalingo sull'Avellino, e danno spazio a molte riserve, lasciando in panca portiere, esterni di centrocampo e punte titolari, riproponendo Pirlo in mezzo al campo al posto di Pogba. Gli avversari schierano la formazione tipo, con le uniche varianti di Torosidis per Dodo e il neo arrivato Nainggolan per Pjanic. In campionato, tornano tutti i titolari per la Juve, che rinuncia al solo Chiellini squalificato e ripropone Marchisio come regista, con Pirlo nuovamente in panchina, per dare la caccia alla tredicesima vittoria consecutiva. Lazio con diverse assenze per squalifica (Lulic, Onazi, Mauri) e infortunio (Ederson, Radu), alcuni titolari non ancora al 100%, ma carica dopo i 7 punti in 3 gare della nuova gestione Reja.
Le cronache: fondamentale per entrambi i match è stato probabilmente un singolo episodio, che in un caso ha deciso la sfida, nell'altra l'ha accesa e resa godibile e spettacolare. Andiamo con ordine. In Coppa Italia la Juve non corre grossi rischi, in un match tattico, pieno di errori e poco spettacolare. Si rende pericolosa due volte, una per tempo, prima con Giovinco fermato fallosamente in 1 contro 1 da Benatia (giusto il giallo, la chiara occasione da rete non c'era), e poi con Peluso che segna il gol del vantaggio ma con la palla che esce dal campo sul cross di Isla, giusto fermare tutto. La Roma cerca di approfittare dei tanti errori dei bianconeri, e ci riesce con la mossa giusta di Garcia, ovvero l'innesto di Pjanic in mezzo al campo. Sua la palla rubata che innesca l'azione assistita da Strootman e finalizzata da Gervinho, che brucia sul taglio Bonucci e segna a porta spalancata. Reazione debole e sterile della Juve, vincono i giallorossi e così sfuma anche la Coppa Italia, con l'ennesima sconfitta all'Olimpico (era accaduto anche nel 2012 in Finale contro il Napoli e lo scorso anno in semifinale contro la Lazio). In campionato le cose non vanno molto meglio, anzi dopo 25 minuti sonnacchiosi arriva l'episodio che potrebbe decidere il match. Filtrante di Konko per Klose, che passa indisturbato tra Ogbonna e Asamoah e viene steso da Buffon in disperata uscita. Rigore e rosso per il portiere, Candreva trasforma e la Lazio è avanti. Conte passa al 4-3-2, la Juve inizia ad alzare il ritmo e crea la prima occasione con Llorente (girata debole, facile parata di Berisha). Ripresa con i bianconeri un po' più decisi che riequilibrano il match al quarto d'ora: Tevez inizia l'azione difendendo palla, scarico a Lichtsteiner che dal fondo pesca la testa di Llorente, implacabile di testa. Pochi minuti dopo l'Apache ha l'occasione addirittura del vantaggio, è bravo Berisha a dirgli di no. Poi, la Lazio viene fuori dal guscio e prova a vincere la sfida, forte dell'uomo in più, con Storari che diventa protagonista alzando sulla traversa il colpo di testa ravvicinato di Klose. Quando non arriva lui, è il palo a pochi minuti dalla fine a salvare la sua porta dal destro a giro di Keita. Finisce 1-1, risultato prezioso per come si era messa la sfida.
La chiave tattica: sia Roma che Lazio hanno avuto la stessa idea di gioco contro la Juve, ovvero squadra corta e arretrata pronta a rubar palla a centrocampo e ripartire veloce con i contropiede. In Coppa Italia il gol di Gervinho nasce così, in campionato la Lazio non ha approfittato a sufficienza degli spazi concessi dai bianconeri in cerca del pari.
I man of the match: difficile trovarne uno in Coppa Italia, segnaliamo Vidal per il solito lavoro in mezzo al campo, anche se non brilla come in altre giornate. Ieri invece il riconoscimento va senz'altro a Llorente, al nono gol di 18 partite di campionato, tutti decisivi per il risultato delle partite. Sui palloni alti in area lui c'è sempre, è lui il riferimento offensivo in questo momento della stagione.
Le sorprese: in Coppa segnaliamo quella negativa di Pirlo, che nonostante il riposo in campionato soffre le pene dell'inferno, sempre pressato da Nainggolan e mai in grado di fare una giocata delle sue. In Campionato citiamo Storari, che si fa trovare pronto sulla zuccata ravvicinata di Klose, e in generale si dimostra sempre sicuro e affidabile quando viene chiamato in causa.
Le delusioni: contro la Roma, Bonucci regala il solito svarione a partita, stavolta doppio perché si fa anticipare da Pjanic e non contento lascia tagliare Gervinho restando fermo in mezzo all'area. Ogbonna lo imita contro la Lazio, giocando alle belle statuine con Asamoah mentre Klose passa in mezzo a loro e si procura il rigore che cambia la sfida.
Le conferme: Giovinco e Quagliarella confermano il loro status di riserve, soprattutto il secondo che in tutta la partita non si vede mai. Lichtsteiner invece da continuità alle ultime prove, sforna l'assist per Llorente e corre per 90 minuti su tutta la fascia.
La classifica: Interrotta la striscia di vittorie, la Juve mantiene 9 punti di vantaggio sulla Roma (che ha una gara in meno) e 12 sul Napoli. Secondo pari in campionato, con 17 successi e 1 sola sconfitta, miglior attacco con 51 reti e seconda miglior difesa con 15 gol subiti.
Prossimi impegni: 2 febbraio Juventus-Inter, 9 febbraio Verona-Juventus, 16 febbraio Juventus-Chievo.

lunedì 5 novembre 2012

PAGELLARIO SERIE A: UNDICESIMA GIORNATA

Immagine tratta da ecodellosport.it
Torna dopo alcune settimane di assenza la nostra rubrica sui migliori e i peggiori in campo di ogni singola giornata di campionato. Vediamo chi sono i personaggi scelti in questa undicesima, interessantissima giornata.
I MIGLIORI
Riccardo Montolivo: Nella roboante vittoria che potrebbe segnare la fine della crisi milanista e l'inizio di una stagione diversa c'è sicuramente il suo zampino. Coinvolto insieme ai compagni dall'inizio di campionato disastroso e poco convincente, sta diventando sempre più un giocatore fondamentale nella nuova creatura di Mister Allegri. Tanti mediani in campo non hanno sortito gli effetti sperati, c'era bisogno di più fantasia a centrocampo, e lui si sta rivelando importantissimo in questo. E poi nelle ultime due gare ha messo a segno gol pesanti, prima quello che ha avviato la rimonta a Palermo, poi questo che ha definitivamente indirizzato la sfida con il Chievo. Sicuro nelle giocate, cercato dai compagni, è il giocatore giusto per orchestrare la manovra della squadra e mettere in movimento l'attacco rossonero, che si sta lentamente riscoprendo con il nuovo modulo. Lui ed El Shaarawy possono essere i giocatori decisivi per capire che ne sarà di questa tribolata stagione milanista. Voto 7,5.
Andrea Stramaccioni: In campo il migliore è stato probabilmente Milito, ma non si può negare che il merito della grande vittoria interista a Torino è tutto del suo tecnico. Criticato a inizio anno per la mancanza di gioco e per alcuni risultati negativi, soprattutto in casa, sabato Strama ha dimostrato a tutti di non essere uno di quegli allenatori giovani che hanno ottenuto una panchina prestigiosa per moda o per raccomandazione. E' innegabile che se questa squadra, che solo un anno fa navigava in zona retrocessione, oggi può sognare in grande, il merito è suo, delle sue idee e della fiducia che ha ridato al gruppo storico e ai nuovi arrivati. Aveva promesso di non accontentarsi del pari, l'ha dimostrato schierando tre punte in campo e mettendo spesso in difficoltà la Juve con pressione e gioco veloce. Forse non è il nuovo Mourinho, ma di certo rispetto ai successori del portoghese è quello che più di tutti sta riscuotendo il favore della squadra e risvegliando l'entusiasmo dei tifosi. Chapeau. Voto 9.
Alejandro Gomez: Se in estate era seguito da tante grandi squadre un motivo ci dev'essere. Il folletto rossoblu continua a far vedere partite di grande qualità e sostanza, dimostrandosi anche piuttosto continuo sotto porta. Contro la Lazio è semplicemente immarcabile per tutti, scappa via agli avversari con irrisoria facilità, segna due gol e propizia il quarto e ultimo con il perfetto assist a Barrientos. Dopo i fasti dello scorso anno con Montella, il Catania continua a dimostrarsi un'ottima squadra, con una buona organizzazione di gioco e alcuni giocatori che sanno fare la differenza. Il Papu Gomez è sicuramente uno di questi, è cresciuto tantissimo in queste tre stagioni in Italia e su di lui sono fondate le speranze per un'altra grande stagione degli etnei. Poi magari arriverà la chiamata di una squadra importante, e sarebbe qualcosa di pienamente meritato. Voto 8.
Francesco Totti: La Roma di Zeman aveva bisogno di una scossa per tornare ad ambire a qualcosa d'importante, e la prima risposta importante è arrivata proprio dal capitano. Dopo aver difeso sempre il tecnico dalle critiche, ha dato l'esempio in campo con una grande prestazione, spronando i compagni a reagire e a ritrovare qualità e gioco. Contro il Palermo ha dimostrato una volta di più di essere in una condizione fisica eccellente, come non lo si vedeva da molti anni ormai: corsa continua a tutto campo, grinta e un dialogo splendido con i compagni d'attacco Lamela e Osvaldo. Il gol realizzato inoltre lo porta a quota 219 reti, una in più dell'indimenticabile Meazza e a poche lunghezze da Nordahl, secondo nella classifica di tutti i tempi della Serie A. Un'altra gemma in una carriera invidiabile. Voto 8.
I PEGGIORI
Fabiano Preti: Come sempre, non c'è Juve-Inter senza polemiche, e anche se il risultato finale ha un po' smorzato i toni, non si possono cancellare alcune sviste clamorose in favore dei padroni di casa nel primo tempo. A sbagliare è questo giovane guardalinee, considerato da molti una promessa nel suo ruolo, ma che a Torino incappa in una serata decisamente negativa. Dopo appena venti secondi, non vede il nettissimo fuorigioco di Asamoah nell'azione che da il vantaggio alla Juventus, poi non aiuta l'arbitro restando in silenzio su un fallo duro di Lichtsteiner, già ammonito, a pochi passi da lui, infine sbaglia almeno un altro paio di fuorigioco, in particolare uno segnalato a Giovinco e del tutto inesistente. Dopo Maggiani, adesso è toccato a lui finire sulla graticola, e per fortuna l'Inter ha vinto salvandolo parzialmente dalla pubblica umiliazione. Torniamo a ripeterlo: piuttosto che mettere in campo 4 o 6 uomini, non sarebbe meglio la moviola in queste situazioni? Voto 3.
Stephan Lichtsteiner: La sua partita contro l'Inter dura soltanto 36 minuti, ma sarebbe stata anche più breve se Tagliavento e Preti non fossero stati magnanimi con lui. Nervoso e impacciato, forse non al meglio della sua condizione fisica, fatica a dialogare con i compagni del reparto avanzato, vanificando alcune ghiotte occasione di contropiede. Soprattutto, non è in grado di gestire energia e lucidità nel modo giusto, visto che si fa ammonire per un contrasto con Cambiasso e, pochi minuti dopo, stende Palacio con un intervento duro e inutile. Graziato dall'arbitro, viene sostituito subito da Alessio, che preferisce giocarsi un cambio piuttosto che rischiare di rimanere con un uomo in meno. In involuzione rispetto all'anno scorso e all'inizio di stagione, nonostante il turnover con cui è stato gestito finora, fatica a ritrovare condizione e spunto migliore. Serve il vero Lichtsteiner per tornare a volare anche sulle fasce. Voto 4,5.
Salvatore Aronica: Chissà cosa gli è passato per la testa quando, all'ultimo minuto della gara contro il Torino, ha letteralmente regalato a Sansone il pallone che è valso il pareggio definitivo. Pupillo di mister Mazzarri, che l'aveva già avuto nella sua Reggina dei miracoli e che poi se l'è portato anche a Napoli, nelle scorse stagioni aveva spesso ricoperto il ruolo di titolare, anche per via delle assenze e degli infortuni delle sue alternative, su tutti Britos. Con l'arrivo di Gamberini e per alcune prestazioni poco convincenti, si è dovuto adattare al ruolo di riserva, pronto a rispondere presente quando veniva chiamato in causa dall'allenatore. Ieri è subentrato a Dossena per coprire maggiormente la fascia, ma ha clamorosamente disatteso i compiti e anzi il suo errore è costato due punti preziosi ai partenopei. Difficilmente rivedrà il campo senza la giusta concentrazione. Voto 4.
Le genovesi: Per una domenica, il calcio unisce nello sconforto e nella tristezza le due anime di una città. A Genova dopo questo inizio di stagione non ride più nessuno, anzi qualcuno comincia a fare gli scongiuri e a temere il peggio. Il Genoa continua a balbettare, a Siena subisce una sconfitta che complica ulteriormente le cose, la terza in altrettante gare per il nuovo mister Delneri, e resta nei bassifondi della classifica. Non sta meglio la Samp di Ferrara, che con l'Atalanta perde addirittura la sesta gara consecutiva e dall'entusiasmo iniziale passa alla rabbia e allo sconforto. Un sottile filo unisce le due acerrime rivali: pochissimo gioco, tanta fragilità nel reparto arretrato, riserve non all'altezza dei titolari, attacchi abulici. Tra due partite ci sarà il derby, che ora più che mai potrebbe rivelarsi già decisivo per l'una o per l'altra squadra. Al momento, di certo, nessuna delle due può dirsi tranquilla. Voto 4.