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martedì 16 dicembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /15

Immagine tratta da facebook.com
- E la Juve rallenta. Pareggio contro la Samp, preceduto da quello a Firenze, e prima ancora la sofferta vittoria nel recupero nel derby di Torino. E' crisi? No, semplicemente i bianconeri pagano le fatiche fisiche e mentali derivanti dalla qualificazione agli ottavi di Champions. Ed essendo ancora primi, a +1 e lo scontro diretto a favore, è un dazio pagato volentieri. La Roma espugna Genova e tiene la scia, in attesa di ritrovare quella freschezza di gioco che contraddistinse la stagione passata.
- Dietro le due contendenti c'è il vuoto. In termini di continuità di risultati e di gioco. Il terzo posto passa di mano a ogni giornata, chi inanella due o tre risultati buoni, poi va a impantanarsi. Ora è il turno del trio Lazio-Genoa-Samp a 26. Si aspettano l'un l'altra e nel gruppone son tornati su il Milan a 24, la Fiorentina a 23, e seppur alla lontana, anche l'Inter a 20.
- Sfatiamo il mito del bel gioco che molti critici attribuiscono a Sassuolo e Palermo. Hanno grossi risultati, perchè i 19 e i 21 punti delle due, sono veramente tanti a dicembre, ma non offrono un calcio propositivo. Il Sassuolo sfrutta il suo potenziale d'attacco con folate offensive da contropiede, e il Palermo ha costruito un'architettura difensiva basata sul consegnare palla a Vazquez e Dybala e vedere cosa succede. Per carità, Di Francesco e Iachini vanno ultra lodati, perchè stanno ottenendo il massimo dalla loro rosa, adattando gli schemi agli uomini, ma per il bel gioco propositivo è meglio guardare ad Empoli.
- Anche questa giornata conferma come le sei posizioni di coda siano assolutamente meritate. A 14 Atalanta e Torino sono le squadre che segnano meno, e hanno un gioco sonnecchiante, lontano parente di quello degli anni scorsi. A 13 c'è il Chievo che con Maran un po' si è rialzato, ma ha dei limiti tecnici evidenti, c'è difficoltà a fare 3 passaggi "puliti" tra compagni di squadra. A 12 il Cagliari di Zeman, che non segna da 3 partite e che quindi proprio di Zeman non è. Senza Ibarbo e Sau è una squadra piccola piccola, con giocatori non da Serie A. Lo spettacolo dello 0-0 di Parma-Cagliari è stato raccapricciante. A 8 il Cesena ha cambiato la panca, ma non la rotta. Qui il deficit maggiore è dato da una rosa globalmente scarsa, che neppure con Guardiola o Ancelotti si salverebbe. Triste, solitario y final il Parma dei 50 mln di debiti di Ghirardi (ma nessuno si è reso conto in tempo della "stranezza" delle 200 operazioni di mercato di due estati fa?), che domenica scorsa ha presentato in campo 11 fantasmi. Svogliati, impauriti, abbandonati al proprio destino. Che pare colare a picco. 

mercoledì 10 dicembre 2014

ITALIETTA NELLE COPPE

Immagine tratta da Ilfattoquotidiano.it
Non siamo tra le Nazioni dominanti in Europa. Lo sapevamo già da tempo, dopo le prestazioni deludenti degli ultimi anni, dopo l'umiliazione del Mondiale brasiliano, dopo la diaspora di campioni attratti da soldi e ambizioni che la nostra serie A non riesce più a proteggere. Questa Champions League sentenzia definitivamente la nostra crisi calcistica, il nostro ufficiale ridimensionamento nel panorama europeo del pallone. E non si può più parlare di sfortuna, di casualità, di campi impraticabili o arbitri contrari: si tratta di scuse, punto e basta.
Roma e Juventus, di gran lunga le migliori formazioni del nostro campionato, escono sconfitte o comunque ridimensionate dopo questi gironi che hanno sancito un'eliminazione amara per i giallorossi e una qualificazione risicata e striminzita per i bianconeri. La squadra di Garcia, più che la qualità, paga la quantità di talento inferiore rispetto ad un Manchester City capace di qualificarsi senza tre elementi come Aguero, Kompany e Yaya Touré, tutti e tre assenti nella sfida di stasera. Ma paga soprattutto il sanguinoso pari di Mosca, molto più doloroso delle sette scoppole prese in casa dal Bayern, che avrebbe sicuramente dato meno pressione ai romanisti. Resta l'impressione positiva di un gruppo in crescita e che, con la giusta esperienza europea, può fare sicuramente progressi e presentarsi alla prossima Champions con maggiori ambizioni.
Gli uomini di Allegri lottano, rischiano e alla fine devono accontentarsi di un punto contro l'Atletico Madrid, strappando all'ultimo il pass per gli ottavi di finale, in un girone in cui secondo molti si poteva quasi ambire al primo posto. L'impressione, in casa o in trasferta, è sempre quella di una squadra che fatica terribilmente, non riesce a imporre il suo gioco o a gestire con serenità un vantaggio acquisito. Contro teste di serie quali Real Madrid, Bayern, Chelsea e Barcellona non si va da nessuna parte, questo è sicuro.
La realtà evidente e lampante è sempre la stessa, senza i mezzi giusti non si va da nessuna parte. Non è solo una questione di soldi o stadi, l'Italia sembra proprio mancare di programmazione e idee per sopperire alle varie mancanze trovando le risorse necessarie in altri modi. In Inghilterra e in Francia si punta molto sul marketing e sui grandi investitori stranieri, in Germania stadi e vivai hanno fatto da traino per la vittoria di un Mondiale, in Spagna le big continuano a rimanere tali senza mai conoscere crisi, e una "piccola" come l'Atletico ha rischiato il clamoroso double Champions-Liga senza avere capitali ingenti o campioni acclamati. Noi non abbiamo nulla di tutto ciò, siamo indietro anni luce con gli stadi, ci stiamo aprendo da pochissimo ad acquirenti stranieri, in quanto a marketing e vivai poi sembriamo letteralmente preistorici.
Se dodici delle sedici ammesse agli ottavi provengono dai quattro Paesi appena citati non possiamo più appellarci al caso. Smettiamola di fingerci grandi, abbandoniamo definitivamente i sogni di grandi risultati internazionali, chiniamo la testa con umiltà e mettiamoci al lavoro per cambiare le cose. Meno chiacchiere e più fatti, per una volta.

martedì 11 novembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /11

Immagine tratta da ilgiorno.it e modificata su befunky.com
- Prosegue la marcia di testa di Juventus e Roma, che passeggiano allegramente su quel che resta del ricordo del Parma e del Toro della scorsa stagione. Avversari impauriti, arrendevoli e sempre più rassegnati ad ogni rete subita. E le big di casa nostra ne approfittano. Interessante il cambio di modulo di Allegri, che pare aver rivitalizzato le punte bianconere: da verificare con avversari più probanti. La retroguardia parmigiana è sembrata realmente troppo molle per essere vera.
- Il Napoli ha ingranato. La vittoria a Firenze può lanciare con forza le ambizioni partenopee per il terzo posto. Non perde da 8 partite, ma rimane a -4 dalla Roma e a -7 dalla Juve, distanze ancora proibitive per coltivare speranze tricolori. E' la squadra più forte alle spalle del duo di testa, l'unica ad aver vinto nel gruppetto degli inseguitori.
- Milano anche in questa 11a giornata resta incompiuta. Sulla sponda rossonera si esulta per il 2-2 ottenuto con la Sampdoria, si sono esaltati progressi di gioco rispetto alla disfatta del k.o. contro il Palermo. La realtà è distante, anche nel match di Genova si è segnato in contropiede e senza dimostrare "pulizia" o chiarezza di gioco. Bisogna trovare qualcosa di diverso, un'idea che renda più compatti e più squadra gli undici di Inzaghi. A Mazzarrilandia invece si è sempre sulle montagne russe. Ormai il barometro è impostato sul rosso di "esonero", e galleggia ogni gara un po' di più e un po' di meno, ma sempre su quella fascia. Nessuno riuscirebbe a lavorare in una situazione del genere, e men che meno Mazzarri, che soffre la pressione e lo stress più del normale. O lo si tenga, esponendosi pubblicamente in tal senso, senza ultimatum, o lo si mandi via, ma subito. Probabilmente riuscire bene o male a tenere questa situazione a galla, veleggiando comunque in zona europea, è una nota di merito per l'allenatore. Che avrà grandi colpe, magari tattiche e di gestione degli uomini, ma che almeno da un mese e mezzo sembra abbandonato alla deriva anche dalla sua dirigenza.
- Si legge che il Cesena pensa di sostituire Bisoli. Va bene che non vince dal 30 agosto, e che la squadra romagnola si è adagiata in zona B a -3 dalla salvezza, ma non penso che qualsiasi altro allenatore possa far meglio di così. La squadra c'è, lotta, riesce a rimontare dagli svantaggi, è tatticamente accorta e preparata. Paga un deficit di uomini: è una squadra da Serie B. La società la scorsa estate era sull'orlo del fallimento, e in questa stagione è riuscita a chiudere solo prestiti e parametri zero discretamente vecchiotti. Questo è il materiale a disposizione, e con Bisoli sta lottando, vende cara la pelle a ogni gara e non ha mai preso imbarcate, segno che lo spogliatoio è compatto e sul pezzo. Hai voglia di dare la scossa in panchina, ma se la rosa è questa, anche Guardiola non riuscirebbe a fare miracoli.

lunedì 27 ottobre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' /8

Immagine tratta da quotidiano.net e modificata su befunky.com
- Tornano ad essere tre i punti di vantaggio della Juve sulla Roma. I bianconeri trovano il solito avversario remissivo in Italia, e regolano per 2-0 il Palermo. I giallorossi impattano a Genova contro la Samp, giocando comunque un match propositivo. E' stato importante non affondare dopo la scoppola contro il Bayern. Il duello prosegue, dato che nessun altra squadra dopo 8 giornate si dimostra all'altezza della lotta scudetto.
- Dal terzo posto in poi c'è lotta agguerrita. Continua la sua bella marcia l'Udinese di Strama e DiNatale (copertina per lui), e così la Samp solidissima e ancora imbattuta di Mihajlovic. La Lazio e il Milan si stanno consolidando gara dopo gara. Pioli vince da 4 partite, gioca bene, poi una volta in vantaggio cerca di controllare i match senza affondare. Inzaghi sta mettendo un mattone alla volta, senza mai fare il passo più lungo della gamba. E conserva ancora la palma di miglior attacco con 17 reti.
- Le deluse e convalescenti di inizio stagione, Napoli e Inter, vincono entrambe contro Verona e Cesena. Sei gol fatti e il ritorno al gol Higuain sono le note liete in casa partenopea; l'obiettivo ora è dar seguito alla striscia di 5 risultati utili consecutivi. Sulla sponda nerazzurra si abbatte l'ultimatum di due partite di Thohir a Mazzarri. L'impressione è che, palesandosi questo dubbio della proprietà sull'allenatore, i giocatori possano nascondersi dietro al momento di difficoltà di Mazzarri, per mascherare le proprie lacune caratteriali e motivazionali.
- In una serie A povera di gioco e schemi offensivi, questo Cagliari ondivago di Zeman (leone fuori casa e piccolo piccolo al Sant'Elia) può dire la sua in chiave salvezza. Il coraggio di attaccare sta pagando, così come quello di vincere schierando un '93 (Crisetig), un '94 (Cragno) e un '96 (Donsah) dal primo minuto.
- Atalanta, Cesena e Palermo perdono e sono sull'orlo della zona B. Per il livello di gioco dimostrato sinora, probabilmente è una zona rossa meritata. L'Atalanta non segna (3 gol in 8 partite), il Cesena lotta ogni gara, ma è tecnicamente inferiore a tutti gli altri e il Palermo paga una difesa per nulla affidabile. Necessario un cambio di rotta per non crollare.
- Parma e Chievo continuano nel loro periodo-no. Preoccupanti le costanti amnesie difensive degli uomini di Donadoni, in caduta libera da 5 turni anche contro avversari teoricamente del proprio livello. Il Chievo si fa rimontare in casa dal Genoa, la cura Maran non ha avuto ancora effetti immediati, nonostante un primo tempo incoraggiante.

martedì 21 ottobre 2014

PERDERE PER CRESCERE

Immagine tratta da lettera43.it
Dal sogno all'incubo, il passaggio è stato davvero breve, lo spazio di una trentina di minuti al fischio d'inizio. Di sicuro questa rimarrà una pagina amara nella storia europea della Roma e del calcio italiano, come accaduto del resto con tutti i tonfi pesanti delle nostre portabandiere in passato. Da qui, però, a iniziare con i soliti disfattismi e con i titoloni catastrofici tipici dei giornalisti nostrani, mi sembra che sia decisamente eccessivo.
E' vero, i giallorossi oggi sono usciti tremendamente ridimensionati e bastonati dal confronto con una delle migliori formazioni europee, il Bayern Monaco di Guardiola. E' vero, la stessa serie A con i suoi massimi dirigenti e organismi deve farsi qualche domanda se la formazione che ha espresso, a mio modo di vedere, il miglior calcio nella penisola dall'inizio della stagione è sembrata una provinciale al cospetto dei potenti del Continente. Tutto vero, ma come da tutte le sconfitte non bisogna abbattersi o andar giù pesante con le critiche, al contrario è molto più costruttivo incassare il colpo e trarre nuova energia per migliorare e andare avanti nel calcio che conta. Mi sembra piuttosto evidente stasera i tedeschi abbiano giocato la partita perfetta o quasi, mentre al contrario la Roma è sprofondata in un vortice negativo che l'ha trascinata sempre più in basso. I veri valori non sono certamente questi, non ci stanno sei gol tra le due squadre, devono esserne consapevoli tutti, in primis Garcia e i suoi ragazzi, che stanno portando avanti un processo importante di crescita e qualità. Non dimentichiamo poi che solo qualche settimana fa tutti incensavano i giallorossi per l'ottimo pareggio conquistato a Manchester contro il City, che teoricamente è un'altra potenza del calcio europeo, per di più con il vantaggio del fattore campo. Totti e compagni hanno cercato di riproporre lo stesso spirito questa sera, non hanno fatto barricate davanti ad una corazzata ma hanno cercato comunque di giocare il loro calcio. E' andata male, e dieci minuti di completo blackout hanno aumentato le dimensioni della sconfitta, ma l'idea era ed è giusta.
Non è snaturando il proprio gioco che si fa strada in Europa, le italiane vincenti hanno sempre avuto un'idea di calcio che hanno portato avanti fino alla fine, magari passando per sconfitte dolorose prima di centrare grandi obiettivi. I margini di miglioramento ci sono e sono evidenti, ma la base è altrettanto solida, ed è quindi giusto imparare la lezione, chinare il capo e andare avanti per questa strada.  E' da queste considerazioni che la Roma dovrà ripartire in Europa, ed è quella la mentalità che deve avere anche la Juventus, uscita anche lei sconfitta nel confronto con quella che è in teoria la più forte del suo gruppo, e chiamata domani ad un'importante risposta in Grecia. Anche i bianconeri devono dare un segnale forte, dimostrare all'Europa che non sono forti solo in Italia, che sono degni di tornare davvero tra le big del continente. C'è bisogno di questo, perché è vero che il nostro campionato non è più quello ricco, spettacolare e vincente di una volta, ma forse è proprio da esempi di gioco e programmazione che si può tornare ad ottenere risultati.
Tra l'altro, c'è un precedente che potrebbe essere esemplare più di tante altre parole: nel 2007, la Roma subì un altro pesante 7-1, in casa del Manchester United di Rooney e Cristiano Ronaldo, anche in quel caso esagerato e bugiardo per il reale valore delle due squadre. I ragazzi di Ferguson sebravano destinati a spazzar via chiunque, ma al turno seguente si trovarono di fronte il Milan, e tutti si ricordano chi fu a vincere e, a fine anno, ad alzare al cielo la Coppa dalle grandi orecchie...

giovedì 2 ottobre 2014

IL DIFETTO DELL'ESPERIENZA

Immagine tratta da canalejuve.it e modificata su befunky.com
La Juventus ha pensato troppo, la Roma ha giocato. 
E' qui la differenza tra la sconfitta bianconera in casa dell'Atletico Madrid e il brillante pareggio esterno giallorosso con il Manchester City. La squadra di Allegri ha tenuto palla, in modo ridondante e con scopi prettamente difensivi. Come svelato dal mister livornese, è stata una mossa studiata per tenere lontani gli avversari e controllare meglio le loro ripartenze. La Roma ha cercato di proporre in Europa il proprio gioco, il proprio marchio di fabbrica.
La Juventus è stata impaurita, la Roma è stata sfrontata.
Un possesso della sfera del 61% ha prodotto zero tiri in porta, e si è costruita la partita sul timore della forza degli avversari. Così la Vecchia Signora ha snaturato un po' il suo essere dominante che caratterizza il suo triennale monologo in Italia. Stavolta era lei ad aver paura, e non gli avversari, come normalmente succede. La Roma, ritrovatasi in svantaggio dopo soli 4', ha macinato le sue classiche giocate, accettando, seppur in trasferta di mostrarsi a viso aperto.
La Juventus ha basato il suo gioco sugli altri, la Roma su se stessa.
L'Atletico Madrid campione della Liga e vicecampione della Champions è una squadra difficile da affrontare, scorbutica, fallosa, indemoniata. E la Juve ha pensato prima a limitare i pregi degli avversari piuttosto che a esaltare i propri. La Roma invece ha giocato come sa, nel tipico stile che le ha insegnato Garcia. E con la forza dei suoi schemi è andata a sorprendere un Manchester City che è apparso spesso in apprensione.
La Juve in Europa è stata troppo "italiana", la Roma più "europea".
Ha ragione Arrigo Sacchi quando fa notare ad Allegri come la Juventus sembrava esser entrata in campo per il pari. E la risposta di Max non è stata convincente, ammettendo di fatto di aver preparato la gara sul miglior modo di contenere i colchoneros. Non è abituata la Juve a scendere in campo per limitare gli altri, alla vecchia maniera "italiana", e si è visto. 0 tiri in porta e ha perso. La Roma, di contro, quando si trova di fronte una squadra che prova a giocarsi la partita e non a chiudersi in area a riccio, mostra ancor di più il suo bel calcio. E Gervinho diventa devastante. L'eterno Totti può inventare più liberamente, e Pjanic può creare gioco senza marcature soffocanti. In Europa, Atletico Madrid a parte, tutti giocano a viso aperto. Per questo la Roma in queste due partite del girone è apparsa scintillante. Come e più che in campionato.
E forse la Juve (e anche Allegri) ha avuto il limite dell'esperienza, di averne avute troppe deludenti in Europa negli ultimi anni, e la Roma il vantaggio dell'inesperienza, del non aver nulla da perdere. Anche da qui si può partire per spiegare il diverso atteggiamento delle due uniche big italiane nell'Europa che conta.

lunedì 29 settembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /5

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
- Copertina per Zdenek Zeman. Vincere per 4-1 a San Siro contro l'Inter, guidando il Cagliari, non è impresa da tutti i giorni. Nel momento più inaspettato, gli undici rossoblù riescono a mettere in pratica i dettami tattici del boemo, e frantumano un'Inter ai minimi termini. Ciò che ha colpito di più è stato l'harakiri totale di Mazzarri dopo l'espulsione di Nagatomo sull'1-1. La squadra si è smarrita, la difesa a 4 d'emergenza è stata tagliata con un grissino da Ibarbo, Ekdal e Sau. Tatticamente sembrava uno scontro tra un Maestro e un allievo alle prime armi.
- Udinese e Samp viaggiano in terza e quarta posizione. Bella la partita di Udine, combattuta quella di Marassi. E sono sempre Strama e Miha a sorridere. Sugli scudi l'eterno Di Natale, già capocannoniere del campionato. Degni di nota in casa doriana Okaka, centravanti parecchio cresciuto, e Soriano, raffinata mezzala.
- Attenzione al Parma, ma in negativo. Una vinta e quattro perse. Una difesa fragilissima, da 14 gol subiti, che si perde le marcature in area che è un piacere. Sembra quasi una squadra inglese. Senza Paletta, Cassani e Biabiany fuori causa, Parolo, Amauri e Schelotto ceduti, gli emiliani in questa stagione stanno faticando parecchio. Urge ricompattarsi e cominciare a macinare punti.
- Il Milan è uscito malconcio da questo trittico di gare in una settimana. Una sconfitta contro la Juve difendendosi a pieno regime, e due deludenti pareggi contro le neopromosse Empoli e Cesena. C'è molto da lavorare, sulla fase difensiva in primis. Il Milan da contropiede visto sino al big match contro la Juve è piaciuto, poi i dettami presidenziali l'hanno richiamato a un atteggiamento più offensivo, e qua sono emerse tutte le lacune anche a livello di costruzione della manovra. E gli avversari erano Empoli e Cesena. 
- Juve e Roma viaggiano a braccetto. Sicure e decise, in vista della gara che le vedrà contrapposte domenica alle 18. Sono chiaramente le due migliori squadre viste fino ad ora, anche considerando la paura che incutono agli avversari.
- AAA Fiorentina cercasi. Un pareggio a Torino con Babacar imbeccato da una delizia di Bernardeschi, ma lo spettacolo latita. Montella deve dare la scossa a questa squadra, soprattutto sul piano del gioco, marchio distintivo del tecnico campano. 

lunedì 22 settembre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' /3

Immagine tratta da repubblica.it e modificata su befunky.com
- La copertina va al Verona, un Hellas di lotta di sofferenza, che dopo 3 gare è terzo in solitudine. Non fa le bollicine come la passata stagione, ma si difende in maniera veramente efficace, sfruttando tutta l'esperienza e la leadership di Rafa Marquez. La squadra non si è imbolsita, e dà battaglia su ogni pallone sprizzando umiltà da tutti i pori, nonostante un 2013/14 esaltante. E' anche matura nell'approfittare di una "Padellata" e di un rigore sbagliato dal Toro. Bravo Mandorlini, che a Verona ha trovato la sua dimensione.
- Juve e Roma viaggiano a braccetto, 9 punti, 0 gol subiti. Continuando la saga del "primo, non prenderle". Incontrano un Milan e un Cagliari ugualmente intimoriti psicologicamente dalla forza degli avversari. Quest'anno va così in Campionato. Gli avversari hanno paura, e bianconeri e giallorossi vanno sul velluto. La Roma sta vincendo anche con il turnover, la Juve pare un gradino più autoritaria e consapevole rispetto all'era Conte. Pare questo il merito di Allegri: la Vecchia Signora quest'anno sa di essere forte, e non ha bisogno di dimostrarlo correndo impazzita al 110%. Gestisce, subisce meno, si diverte. E tutto senza Pirlo, Barzagli e Vidal.
- Capitolo Milan. Pippo Inzaghi è uno che in carriera ha sempre vissuto per il gol, per segnare. Ma il suo Diavolo è senza punte, gioca con un tridente mascherato (El Shaarawy-Menez-Honda) e contro la Juve si è difeso senza pudore a tutto spiano. Nel suo Milan lui non avrebbe trovato spazio. E avrebbe detestato un tecnico così "difensivista". Come mai questa metamorfosi da tecnico? Ok la coscienza dei propri limiti e il voler giocare in contropiede, ma contro i rossoneri sembravano una squadra che si difendeva senza alcun piano a breve termine. Mal congegnate le ripartenze, si soffre moltissimo il centrocampo muscolare e poco creativo. Servirebbe un piede educato per lanciare le tre frecce offensive. Ora Pippo non deve perdere la bussola, nè farsi prendere dall'ansia. E continuare a costruire, e a crescere lui stesso, per osare ogni partita un po' di più.
- L'Inter in trasferta non vince. Pari a Torino e pari a Palermo. Le prime due fanno un Campionato a parte, quindi l'Inter è in media punti perfetta per il terzo posto. Niente allarmismi. Probabilmente si è risentito delle fatiche europee di giovedì, specie in alcuni uomini (Icardi e D'Ambrosio in primis). Nei nerazzurri è esploso Kovacic, per la gioia dell'ego di Mazzarri, ma allo stesso tempo Hernanes sembra vivere la parabola implosiva di Guarin. Il brasiliano, come il colombiano, è atteso partita dopo partita, e si sta dimostrando uno che "potrebbe, ma...". Peccato, perchè nelle prime stagioni italiane sembrava un giocatore veramente bravo. Ma si sa, i brasiliani all'improvviso diventano svogliati.  
- Benitez ricorda Tafazzi, l'autolesionista protagonista di Mai dire Gol di qualche anno fa. Il turnover non ha mai funzionato da quando siede sulla panchina del Napoli. Ieri presenta un terzetto dietro Higuain francamente impresentabile: Zuniga (fuori ruolo), Michu (un fantasma) e Insigne. 2 sconfitte con Chievo e Udinese su 3 gare. E capolinea in vista.
- Ventura e Zeman sono i decani della Serie A (66 e 67 anni) e viaggiano insieme sul fondo della classifica. In attesa di Cagliari-Torino di mercoledì. Potrebbe essere già un primo crocevia stagionale. Il problema è il gol: per il Toro sono 0 su 3 partite, con 2 rigori sbagliati e uno 0-0 in Europa League; per il Cagliari 1 rete su azione in 3 gare. I due predicano calma, ma a Torino già si sentono i primi fischi, e a Cagliari il boemo sta constatando che "i giocatori non lo capiscono". In bocca al lupo!

giovedì 18 settembre 2014

L'ATTEGGIAMENTO DEGLI ALTRI

Immagine tratta da sky.it e modificata su befunky.com
Titoli festanti per l'Italia da Champions.
I nostri migliori prodotti calcistici da esportazione, il 3-5-2 della Juventus e il 4-3-3 della Roma, hanno furoreggiato contro Malmoe e Cska Mosca. 
Due belle vittorie, nette e parse addirittura facili, tanto semplici da consentire uno sguardo ottimistico sui prossimi impegni europei.
Finalmente il calcio italiano è tornato, si sussurra. 
Le nostre squadre sono forti, giocano bene, hanno l'atteggiamento giusto per questa Champions, aggiungono altri.
Beh, non avremo un gran livello medio, ma Juve e Roma hanno grandi giocatori, che in Europa sono tra i migliori, Tevez, Totti, Pirlo, Gervinho, sogghignano gli esperti.
La chiave di lettura del 2-0 bianconero e forse soprattutto del 5-1 giallorosso sta però negli avversari.
Non tanto nella loro forza, poichè era risaputo che non fossero tra le top del torneo (ma in anni passati si è toppato anche contro club meno blasonati, basti chiedere a Conte), quanto piuttosto nel loro atteggiamento.
Si faccia mente locale sulle ultime due gare di campionato di Juve e Roma, contro Udinese e Empoli. E si pensi a come il Malmoe e il Cska Mosca hanno affrontato le nostre squadre.
Udinese ed Empoli erano ad un passo dal catenaccio. Si entra in campo, ci si chiude, in 11 dietro la linea della palla, e si spera nella difesa "a muro" e in qualche sporadico contropiede condotto con 2-3 uomini non di più, per paura di scoprirsi.
Tutti dietro, densità a mille. Il che produce ritmi blandi e lunghi tratti di palleggio senza sbocco da parte delle big. 
In Europa no. Hai più spazio, le marcature sono meno serrate, e fioccano i colpi di tacco in area di Asamoah, le fughe a campo aperto di Gervinho.
In Champions le avversarie, essendo squadre abituate a vincere in patria, ti affrontano in maniera più "easy", più a viso aperto.
Permettono a Juve e Roma di giocare a ritmi più elevati, proprio in virtù del concetto del "giocarsi la partita". In Italia si parte sapendo già il canovaccio della gara, la squadra piccola si chiude, tutti a protezione della porta, e per segnare si fa una fatica incredibile. Il ritmo si rallenta, e il match spesso si fa soporifero. Tutto per evitare i 7-0 a San Siro del Sassuolo contro l'Inter o le celebri imbarcate della difesa di Zeman. Meglio catenaccio e magari si rimedia il punticino, che andare da "scavezzacollo" a cercare di giocarsela.
Non è tanto un problema di intensità o ritmo, quanto piuttosto dell'atteggiamento degli avversari. Ecco la chiave dei trionfi della prima giornata di Coppa.

martedì 16 settembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /2

Immagine tratta da tuttocalcio24h.com e modificata su befunky.com
- Menez svetta nella 2a di campionato. In copertina va il suo gol di tacco, ma nella trasferta di Parma sciorina tutto il suo repertorio. Le domande sono due: 1) reggerà tutta la stagione, o vivrà di lampi come nel periodo romanista? 2) ma se questo Menez è lo stesso visto in Italia tra il 2008 e il 2011 e di colpo ci pare così forte, è merito della sua maturazione o della deriva tecnico-tattica della nostra Serie A?
- Primo non prenderle. In Italia va così. E non a caso Roma e Juve viaggiano a braccetto con 0 reti subite su due gare. E anche l'Inter è imbattuta e inviolata. Come ha notato Evra nel dopogara, rispetto alla sua esperienza inglese, in Italia si bada alla tattica a discapito dell'intensità. Roma e Juve spesso addormentano le partite una volta in vantaggio, sfruttando anche una sorta di soggezione psicologica che infondono sugli avversari. In Champions non potranno permettersi di giochicchiare senza piani a breve termine. Bisogna aumentare l'intensità. 
- Sempre relativamente alla diatriba tattica/intensità di gioco. Il modello deve essere l'Atletico Madrid. Aggressione e tattica perfetta. E come interpreti non sono richiesti fenomeni strapagati. Così si batte il Barcellona e il Real in campionato, si arriva in finale di Champions, e si batte di nuovo il Real sia in Supercoppa di Spagna che nella Liga al Bernabeu. Basta cambiare canale il sabato per notare come le partite di Premier e Liga si giochino a una velocità doppia rispetto alla nostra Serie A. Durante la Serie A puoi intavolare discorsi impegnativi, mandare sms o alzarti a prendere una birra, nelle partite degli altri campionati non puoi permettertelo. Dobbiamo lavorare sull'intensità, per essere competitivi in Europa. E l'Atletico dimostra che si può essere estremamente tattici correndo a 200 all'ora.
- Il Napoli sta per esplodere. Un'ondata di tiri rimbalza contro Bardi, e il Chievo compie l'impresa di giornata. E i malumori stanno venendo a galla, la tifoseria ha perso la pazienza, Benitez stesso pare non troppo convinto. Per lui tira un'aria stile Inter post-Mou, mercato insoddisfacente, primi risultati di stagione storti, e in più l'eliminazione dalla Champions. Giorni contati?
- Napoli, Fiorentina e Cagliari in casa tirano tanto in porta, ma non vincono. Partenopei e sardi perdono miseramente, la Viola impatta contro il Genoa. Fanno un figurone i tre portieri nostrani Bardi (Chievo), Perin (Genoa) e Sportiello (Atalanta). In gare del genere occorre analizzare a mente fredda e non fare drammi su sconfitte o pareggi. Sono le classiche gare che se giochi 10 volte così, 8 le vinci.
- Bene le milanesi. Per il Milan la prova del nove sarà la gara di sabato sera contro la Juve. I contropiedi pazzi con Honda, Menez e El Shaarawy (o Bonaventura) potranno creare imbarazzi ad Allegri? L'Inter deve mantenere equilibrio e continuità, Icardi-Osvaldo bella coppia, Kovacic sta sbocciando.
- Male male Parma e Toro, rivelazioni dell'anno passato. La squadra di Donadoni è lontana parente di quella della scorsa stagione: contro il Chievo domenica sarà importante non perdere ancora. Il gol subito da De Jong è abominevole. E così il Torino balbetta parecchio, messo completamente sotto dalla Samp. E da Okaka versione Caterpillar.

martedì 2 settembre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' / 1

Immagine tratta da angolodellamicizia.forumfree.it e modificata su befunky.com
Parte la critica del lunedì, eccezionalmente di martedì per aspettare la chiusura del mercato di ieri notte.
- Il campionato riparte da dove si era interrotto. La Juve e la Roma ripartono a mille. Domano e dominano Chievo e Fiorentina, forse frenate più da una sorta di "sudditanza psicologica" che altro. Fanno già capire di essere le squadre da battere.
- Il Napoli sembra, a una prima occhiata, lo stesso Napoli dell'anno passato. Grandi spaventi, gran gioco offensivo, sciupone in Insigne, più concreto in Mertens. E con le amnesie difensive troppo frequenti, come la marcatura larga di Koulibaly su Pinilla nella rete genoana. Insomma, il solito Napoli da montagne russe con partite esteticamente molto godibili.
- Il Milan è umile e gioca in contropiede. E' conscio di evidenti limiti nella costruzione del gioco a centrocampo, e cerca di essere il più concreto possibile. Molto sveglio Pippo Inzaghi a costruire un impianto di gioco che pare adatto alle caratteristiche dei suoi uomini. 
- Senza Balotelli, El Shaarawy torna fenomeno. Tutto corsa e tecnica, si lancia dalla sinistra per accentrarsi, senza l'ingombrante presenza priva di un ruolo definito di Super Mario. L'ambiguità tattica di Balo (il vagare per il campo senza una posizione precisa), mandava a monte le sue giocate. E ora, appena il 45 è andato a Liverpool, è rinato.
- Il Cesena fa simpatia. Bisoli dovrà arrabattarsi con due centravanti del calibro di Alejandro Rodriguez e Milan Djuric. Ma intanto ha vinto contro un Parma abulico e imbolsito, dando l'anima dal 1' al 90'. Mantenendo questa intensità, potrà sopperire alle carenze tecniche. Forse.
- In una domenica dove tutti hanno notato i tanti stranieri in campo, un plauso va a Sassuolo-Cagliari. Sui 22 che hanno iniziato la gara, solo tre erano gli stranieri: Avelar, Ekdal e Farias. E di questo trittico, Ekdal è in Italia dal 2008, e Farias dal 2005. Belle anche le intenzioni di DiFrancesco e Zeman e dei loro 4-3-3. Entrambe le squadre sono da seguire.
- L'Inter ha steccato a Torino. 0-0 e un rigore parato da Handanovic. Mazzarri recrimina sull'arbitraggio e cose varie, come al solito. Sta il fatto che già insegue. Poche parole, testa bassa e molto lavoro. 

venerdì 29 agosto 2014

COME PARTE LA SERIE A

Immagine tratta da pronosticicalcioscommesse.com. CLICCANDO SULL'IMMAGINE E' POSSIBILE INGRANDIRLA:
Da domani via alla Serie A. Ecco come si schierano sulla griglia le squadre, con il mercato che, ricordiamo, chiude lunedì:
1a FILA: Juventus. Via Conte e il 3-5-2, dentro Allegri e il 4-3-1-2. Una scommessa, ma la rosa è la stessa dello scorso anno, con Evra, Romulo, Pereyra e Morata in più. Pogba può essere la stella nel nuovo schema.
Napoli. L'uscita di scena preliminare dalla Champions, potrebbe rendere l'obiettivo Scudetto più concreto. Benitez perde Reina e Behrami e inserisce Koulibaly, DeGuzman e Michu. Migliorando di poco può vincere. Se si tengono i nervi saldi dopo Bilbao. Mertens esploderà?
2a FILA: Inter. Possibile sorpresa dell'anno. Vidic, Dodò, Medel, Mvila e Osvaldo offrono l'opportunità di un salto di qualità. Sta a Mazzarri ottenere risultati solidi. E' sulla buona strada. Kovacic nuovo crack?
Roma. Potrebbe pagare la cessione di Benatia e gli impegni di Champions, in un girone di ferro. Astori e Manolas valgono il marocchino? Iturbe si consacrerà? Se le risposte sono affermative, la Roma sarà da Scudetto. Sennò, sarà dura ripetersi per Garcia.
3a FILA: Fiorentina. Si punta alla Champions, con riti scaramantici anti infortuni. Rivedremo Rossi-Gomez con continuità? Al 100% in tutti i suoi uomini, è da podio. Montella spera e si coccola Bernardeschi, gran qualità in rampa di lancio.
Milan. A fari spenti. Ma senza Balo e Coppe, Inzaghi può essere la sorpresa stile Roma 2014. La saggezza suggerisce contropiedi a mille all'ora per esaltare El Shaarawy, che senza Mario tornerà a giocar bene. Honda e Menez potrebbero essere piacevoli riscoperte.
4a FILA: Lazio. Una mina vagante in mano a Pioli. De Vrij, Basta, Parolo e Djordjevic rafforzano le Aquile, che con il 4-3-3 potrebbero volare. Occhio a Keita, che si candida come rivelazione dell'anno.
Atalanta. Si sceglie la continuità dalle parti di Zingonia. Colantuono e il suo classico 4-4-1-1, con nuovi ragazzi da lanciare: su tutti D'Alessandro, Boakye e Zappacosta, che macina chilometri sulla fascia destra. Biava e Bianchi aggiungono esperienza.
5a FILA: Genoa. Tornato all'ovile, Gasperini è una garanzia. Con il 3-4-3 si naviga sempre in acque tranquille. Rosi e Perotti sono perfetti per il suo gioco, ma molto dipenderà dalle condizioni fisiche di Matri e Pinilla, che da anni non brillano per una stagione intera.
Parma. L'anno scorso ha stupito. Quest'anno è iniziato con le bizze di Cassano. Il solito boomerang. Tenendo in mano lo spogliatoio, gli innesti di Lodi e Belfodil compensano la partenza di Parolo. E ci si potrebbe ripetere. Se FantAntonio farà il bravo.
6a FILA: Samp. Vulcano Ferrero fa simpatia, e con Mihajlovic è in una botte di ferro. Viviano e Bergessio danno esperienza, ma le sorprese potrebbero essere Soriano, e la consacrazione di Eder o Okaka. Che nel girone di ritorno dell'anno scorso han meravigliato.
Torino. Si salutano Cerci e Immobile. Ergo, ripetersi sarà tostissima. Si dicono meraviglie di Sanchez Mino, ma le certezze saranno Molinaro, Nocerino e Quaglia. Se l'Europa non prosciugherà le forze, Ventura metterà in campo ancora un bel Toro da combattimento.
7a FILA: Udinese. Rischio Strama in panca. Strano mercato con gli arrivi stagionati di Konè e Thereau. Ma DiNatale resta una certezza assoluta, pure a 36 anni. Occhio a Widmer, Gabriel Silva e BrunoFernandes. E Muriel? Siamo sempre in attesa del suo anno buono.
Verona. Ha stupito l'anno scorso, ha rivoluzionato la rosa. Rodriguez, Rafa Marquez, Luna, Martic, Obbadi, Chrostodoulopoulos, Ionita, Valoti, Chanturia, Nenè, quasi tutti stranieri. Riuscirà Mandorlini a proporre un 4-3-3 aggressivo come l'anno passato?
8a FILA: Cagliari. Giulini porta Zeman. E Zeman porta la solita infornata di giovani. O la va, e sarà spettacolo, o la spacca, e sarà esonero. ZZ è così. Sau con il boemo non farà meno di 15 gol. Ibarbo potrà esaltare. Ceppitelli difensore da 5-6 gol di testa. Ma se Zeman non ingrana?
Chievo. Bardi, Gamberini, Biraghi, Izco, Birsa, Schelotto, Botta e MaxiLopez sono ottimi arrivi per Corini. Che dovrà trovare in fretta l'amalgama tra vecchi e nuovi. Ma la rosa sembra più competitiva del recente passato. Ed è proprio da Botta che ci si aspetta qualcosa in più.
9a FILA: Sassuolo. Restano uomini e mister della rimonta. Con Vrsaljko e Peluso in più. DiFrancesco non dovrà partir male come la scorsa stagione. Ma ha la squadra più italiana di tutte (solo tre stranieri) e un attacco Berardi-Zaza-Sansone che stuzzica e non poco.
Palermo. Cantiere aperto. La rosa attuale è nettamente sotto tutte le aspettative. Buon regista Rigoni, buon difensore il Pipo Gonzalez, ma il resto? In attacco ci sono solo Vazquez, Belotti e Dybala. Gli esterni sono Pisano e Lazaar. Ci sarà da soffrire per Iachini, o per chi lo sostituirà.
10a FILA: Empoli. Sarri è buon allenatore. Mille giovani e Moro, Tavano e Maccarone. I ragazzi son interessanti: Tonelli, Rugani, Hysaj, Verdi, Vecino, Laxalt, Aguirre. Ma saranno pronti per la A? La difesa in particolare avrebbe bisogno di almeno un uomo esperto.
Cesena. Senza un soldo, si punta tutto su Bisoli e il gruppo. La rosa non è da A. In difesa vecchi lupi di mare come Lucchini, Perico e Capelli. A centrocampo gli over30 Cascione-Coppola-DeFeudis non entusiasmano. In attacco si prega Marilungo o nonno Brienza. Aiuto.

venerdì 30 maggio 2014

DI BARTOLOMEI: VENT'ANNI DALLA MORTE DEL CAPITANO SILENZIOSO

Immagine tratta da Wikipedia.it
30 maggio 1994, ore 8 del mattino circa. Uno sparo turba improvvisamente la tranquillità di Castellabate, poi il silenzio torna a regnare, non solo sulla città. Termina così, in modo traumatico e del tutto inatteso, la vita di Agostino Di Bartolomei, una delle bandiere della storia della Roma, un simbolo della squadra che, nei primi anni Ottanta, ha conteso alla Juventus il predominio nel campionato italiano. E' la tragica fine di un campione amatissimo dai tifosi, un antidivo per tutta la sua carriera, un personaggio che forse è stato dimenticato troppo presto dai dirigenti e da quel mondo che per molti anni aveva rappresentato la sua vita.
Romano e romanista di nascita, "Ago" abbraccia fin da subito i colori giallorossi, arrivando presto in prima squadra e diventando in poco tempo una pedina insostituibile a centrocampo. Regista difensivo di buona tecnica, poi reinventato anche come libero nella parte finale della carriera, dotato di un tiro violentissimo, capace di sopperire con tempismo e ottima visione di gioco ai suoi limiti fisici, freddo e sempre lucido nei momenti decisivi, è il capitano e il leader naturale di una squadra che lentamente emerge dall'anonimato e diventa protagonista in serie A. Intorno a lui e ad altri grandi protagonisti come Tancredi, Pruzzo, Bruno Conti, Falcao e Ancelotti, sotto la guida serena ed esperta di Nils Liedholm, la Roma è protagonista di ottime annate, su tutte l'indimenticabile 1983, con la conquista del secondo scudetto della sua storia al termine di una cavalcata trionfale. L'anno successivo, i giallorossi hanno l'occasione di scrivere la storia: la finale di Coppa dei Campioni si disputerà proprio nella Capitale, è un occasione irripetibile per centrare il trionfo davanti ai suoi tifosi. Gli sforzi dei capitolini vengono premiati, Di Bartolomei e compagni arrivano all'ultimo atto del torneo, ma si trovano davanti un Liverpool forte e cinico, che non si fa condizionare dall'ambiente a dir poco rovente, e ai rigori porta a casa il trofeo. E' il 30 maggio del 1984, ed è una delle ultime apparizioni di Agostino con la "sua" maglia, quella che ha indossato per quindici anni, la maggior parte dei quali da capitano.
Con l'addio di Liedholm e l'arrivo del nuovo allenatore Eriksson, per la vecchia bandiera non c'è più spazio, il rapporto con la società dopo la finale persa non è più lo stesso, e così dopo una vita in giallorosso Di Bartolomei fa le valigie e se ne va. Segue il suo vecchio mister al Milan, una squadra giovane e ambiziosa, che vuole tornare grande dopo due retrocessioni in B e annate molto deludenti. Rimane a Milano per tre stagioni mantenendosi su buoni livelli e segnando anche il classico gol dell'ex alla "sua" Roma, con tanto di esultanza polemica. Nell'estate del 1987, con l'arrivo in panchina di Arrigo Sacchi, il vecchio e lento centrocampista è tra i primi a partire, inadatto com'è al calcio veloce e innovativo del mago di Fusignano. Dopo un'ultima stagione in A con il Cesena, Di Bartolomei scende in serie C, nella Salernitana, squadra della provincia di cui è originaria la moglie, e disputa gli ultimi due campionati della carriera, coronando il sogno dei campani di tornare in serie B dopo 23 anni. E' la sua ultima impresa sul campo, nell'estate del 1990 Ago dice basta, e a 35 anni si ritira dal calcio giocato.
E' da questo momento che inizia la lenta, inesorabile discesa che porta Di Bartolomei sempre più in basso, che ingigantisce il tarlo nella mente di un vecchio campione che sente di aver perso qualcosa, prova un vuoto profondo nel suo animo. Vorrebbe aprire una scuola calcio per bambini, ma incontra mille difficoltà burocratiche e sociali, fa degli investimenti nel mondo dell'imprenditoria che si rivelano fallimentari. Soprattutto, aspetta invano una chiamata dalla sua Roma, da quella squadra che ha sempre amato anche dopo il doloroso addio, e che nonostante tutto lo ignora, sembra averlo dimenticato. Il 30 maggio 1994, dieci anni dopo quella finale persa contro il Liverpool, il peso dei ricordi e della nostalgia diventa insostenibile, e Agostino Di Bartolomei decide che così non può più vivere. Il capitano silenzioso e razionale, l'uomo freddo che non ha mai avuto un eccesso, un gesto fuori dalle regole, fa quello che nessuno si aspetta, e compie l'estremo gesto del suicidio.
Gli onori postumi non cancellano la lunga e immotivata assenza di chi ha dimenticato troppo in fretta quello che l'uomo e il calciatore hanno regalato alla città e ai colori giallorossi. Da quel tragico 30 maggio 1994, la Roma piange due volte, ricordando queste due grandi perdite, la prima sportiva, l'altra umana. E oggi, a vent'anni da quel gesto tremendo e che ancora qualcuno non riesce a perdonarsi, si stringe commossa nella celebrazione del capitano del magico Scudetto del 1983, il leader silenzioso e lontano dalle cronache, che solo quando se n'è andato ha fatto davvero capire quanto fosse grande la sua presenza.

lunedì 19 maggio 2014

TIRIAMO LE SOMME - PUNTATA FINALE

Immagine tratta da nerazzurriworld.com
Ora che anche l'ultimo verdetto, ovvero l'assegnazione del sesto posto con conseguente ultimo pass per l'Europa, è stato emesso, possiamo cimentarci nel dare il voto finale a questa Serie A 2013-14 e a tutte le sue protagoniste.
LA STAGIONE: Oltre che per i record della Juve e la grande annata di Roma e Napoli, questa Serie A 2013-14 sarà ricordata come la prima che non porta squadre di Milano in Champions dopo 13 anni. Livello medio migliore dello scorso anno, ma resta il problema degli stadi e l'impressione che le altre leghe europee siano ancora troppo distanti da noi. Voto finale 7.

ATALANTA: Dopo l'inizio altalenante, un girone di ritorno alla grande, sfiorando perfino il sogno Europa. Terza salvezza consecutiva mai in discussione per Colantuono e i suoi, a modo suo anche la Dea ha vinto per tre volte di fila il suo personalissimo scudetto. Voto 6,5.
BOLOGNA: La cessione di Diamanti è stata la cessione definitiva per un organico debole e addirittura peggiorato dopo gennaio. Solo 8 gol dalla partenza di Alino, la retrocessione è più che meritata, ora toccherà raccogliere i cocci per cercare di ricostruire qualcosa di buono. Voto 4,5.
CAGLIARI: Stagione senza infamia e senza lode, nonostante l'addio ad Agazzi e Nainggolan e la solita querelle stadio i sardi si guadagnano la permanenza in A con un torneo tutto sommato regolare. L'anno prossimo, senza il presidentissimo Cellino, è ancora tutto da pianificare. Voto 6.
CATANIA: Dal sogno europeo sfiorato ad una retrocessione meritata. La squadra etnea ha reagito tardi per sperare di recuperare una classifica difficile, con un ruolino esterno da brividi (appena 5 punti su 57). La speranza è di tenere i migliori e ripartire subito alla grande, seguendo l'esempio dei "cugini" palermitani. Voto 5.
CHIEVOVERONA: Pur tra mille difficoltà, i clivensi anche quest'anno strappano il pass per restare tra i migliori, soffrendo più del passato e rischiando fino alla fine. Occorreranno un po' di qualità e gioventù per migliorare un gruppo che sembra ormai aver dato tutto. Voto 5,5.
FIORENTINA: Esistesse un premio alla sfortuna, i viola lo meriterebbero a pieni voti. Se i tuoi attaccanti di punta, Rossi e Gomez, passano più tempo infortunati che in campo, arrivare quarti è già un ottimo risultato. Occorrerà tenere Cuadrado, vero fiore all'occhiello di quest'annata. Voto 7.
GENOA: Il cavallo di ritorno Gasperini e i gol di Gilardino hanno regalato una stagione finalmente tranquilla ai genoani dopo i patemi dello scorso anno. Se Preziosi non farà la sua solita rivoluzione estiva, ci saranno buone basi da cui ripartire a settembre. Voto 6,5.
INTER: Partenza sprint, rallentamento a metà anno e conclusione incerta di stagione, almeno l'obiettivo europeo per Mazzarri è stato centrato. Con il saluto agli ultimi eroi del "triplete" si riparte quasi da 0, ci vorrà un mercato all'altezza per migliorarsi il prossimo anno. Voto 6,5.
JUVENTUS: 102 punti in classifica, 19 vittorie su 19 in casa, miglior attacco e miglior difesa, 17 punti di vantaggio sulla seconda. Possono bastare i numeri per far capire che stagione è stata per Conte e i suoi. L'estate porterà chiarezza sulla permanenza del tecnico e i cambiamenti in rosa, ma quest'annata resterà per sempre nei libri di storia del calcio italiano. Voto 9,5.
LAZIO: Neanche il passaggio di consegna da Petkovic a Reja ha salvato i biancolesti da una stagione brutta e incolore. Candreva è la nota lieta dopo l'addio ad Hernanes, il giovane Keita può essere l'investimento futuro visto il calo di Klose, ma ci vorrà un mercato di livello. Voto 5,5.
LIVORNO: Dopo qualche illusione iniziale, il mesto ritorno alla realtà, con un ultimo posto che rispecchia il livello di una rosa inadatta alla categoria. Paulinho è stata l'unica vera nota lieta, la sua cessione può essere fondamentale per ricostruire il gruppo e cercare una pronta risalita. Voto 5.
MILAN: Dopo 15 anni, i rossoneri saranno costretti a guardare l'Europa dalla TV. Risultato inevitabile alla luce di una stagione contraddittoria e difficile di cui si è già detto e scritto tanto, anche troppo. La palla adesso passa alla società, che deve dare un segnale per avviare la rinascita e cancellare presto questo torneo dalla memoria. Voto 4,5.
NAPOLI: Contro questa Juve il sogno scudetto è apparso presto un miraggio, tuttavia qualcosa in più ci si poteva aspettare da una rosa migliorata molto e decisamente qualitativa. La Coppa Italia corona una stagione comunque importante e positiva, ora a Benitez si chiede di coronare quel sogno scudetto a lungo inseguito. Voto 7,5.
PARMA: Dopo otto anni, i ducali riassaporeranno il gusto dell'Europa, seppur partendo prestissimo con i preliminari. Cassano, Parolo e Paletta sono stati i migliori nei vari ruoli in campo, ma il merito di questo risultato va soprattutto a un tecnico come Donadoni, rivalutato dopo qualche insuccesso di troppo. Voto 7.
ROMA: Tenere vivo un campionato così è il merito maggiore dei giallorossi, che hanno giocato un gran calcio risorgendo dalle ceneri di due stagioni disgraziate. Garcia ha portato idee, convinzione e un mercato mirato e preciso nelle scelte. La Champions costringerà a rinforzare la rosa, ma le premesse per migliorare ancora e arrivare al successo ci sono tutte. Voto 8,5.
SAMPDORIA: Il condottiero Mihajlovic ha dato una scossa ad un gruppo abulico e poco sereno, ottenendo un piazzamento tranquillo in classifica. La permanenza del serbo sarà la chiave per un gruppo con giovani interessanti ma che necessita di rinforzi per ambire a traguardi migliori. Voto 6.
SASSUOLO: Non è sbagliato dire che, senza la sciagurata parentesi Malesani, la salvezze sarebbe potuta arrivare prima. Dopo il disastroso avvio di campionato, la squadra ha reagito benissimo e si è meritata la permanenza nella massima serie, con i giovani Berardi, Zaza e Sansone sugli scudi. Voto 6.
TORINO: La beffa del rigore fallito da Cerci nel recupero dell'ultima giornata non cancella una grande stagione, con i granata splendidi protagonisti. Immobile, capocannoniere, e lo stesso Cerci hanno esaltato al massimo il modulo di Ventura, se resteranno entrambi il sogno Europa potrà continuare anche l'anno prossimo. Voto 7.
UDINESE: Niente Europa stavolta per i ragazzi di Guidolin, che per una volta disputano un campionato normale senza particolari talenti messi in mostra. A parte uno forse, quel Di Natale che a 37 anni sa ancora regalare magie. Voto 6.
VERONA: Una neopromossa che sfiora l'Europa non si vede tutti i giorni. Onore ai ragazzi di Mandorlini, calati nel girone di ritorno ma che meritano solo applausi per quanto mostrato. Toni a Verona ha vissuto una seconda giovinezza, è lui il punto fermo da cui ripartire. Voto 7.

domenica 26 gennaio 2014

OLIMPICO AMARO

Immagine tratta da tuttomercatonews.com
I match: doppia esibizione juventina all'Olimpico di Roma, la prima in settimana contro i giallorossi per i quarti di finale di Coppa Italia, la seconda ieri in campionato contro i biancocelesti della Lazio. In Coppa, i bianconeri sono reduci dal comodo 3-0 casalingo sull'Avellino, e danno spazio a molte riserve, lasciando in panca portiere, esterni di centrocampo e punte titolari, riproponendo Pirlo in mezzo al campo al posto di Pogba. Gli avversari schierano la formazione tipo, con le uniche varianti di Torosidis per Dodo e il neo arrivato Nainggolan per Pjanic. In campionato, tornano tutti i titolari per la Juve, che rinuncia al solo Chiellini squalificato e ripropone Marchisio come regista, con Pirlo nuovamente in panchina, per dare la caccia alla tredicesima vittoria consecutiva. Lazio con diverse assenze per squalifica (Lulic, Onazi, Mauri) e infortunio (Ederson, Radu), alcuni titolari non ancora al 100%, ma carica dopo i 7 punti in 3 gare della nuova gestione Reja.
Le cronache: fondamentale per entrambi i match è stato probabilmente un singolo episodio, che in un caso ha deciso la sfida, nell'altra l'ha accesa e resa godibile e spettacolare. Andiamo con ordine. In Coppa Italia la Juve non corre grossi rischi, in un match tattico, pieno di errori e poco spettacolare. Si rende pericolosa due volte, una per tempo, prima con Giovinco fermato fallosamente in 1 contro 1 da Benatia (giusto il giallo, la chiara occasione da rete non c'era), e poi con Peluso che segna il gol del vantaggio ma con la palla che esce dal campo sul cross di Isla, giusto fermare tutto. La Roma cerca di approfittare dei tanti errori dei bianconeri, e ci riesce con la mossa giusta di Garcia, ovvero l'innesto di Pjanic in mezzo al campo. Sua la palla rubata che innesca l'azione assistita da Strootman e finalizzata da Gervinho, che brucia sul taglio Bonucci e segna a porta spalancata. Reazione debole e sterile della Juve, vincono i giallorossi e così sfuma anche la Coppa Italia, con l'ennesima sconfitta all'Olimpico (era accaduto anche nel 2012 in Finale contro il Napoli e lo scorso anno in semifinale contro la Lazio). In campionato le cose non vanno molto meglio, anzi dopo 25 minuti sonnacchiosi arriva l'episodio che potrebbe decidere il match. Filtrante di Konko per Klose, che passa indisturbato tra Ogbonna e Asamoah e viene steso da Buffon in disperata uscita. Rigore e rosso per il portiere, Candreva trasforma e la Lazio è avanti. Conte passa al 4-3-2, la Juve inizia ad alzare il ritmo e crea la prima occasione con Llorente (girata debole, facile parata di Berisha). Ripresa con i bianconeri un po' più decisi che riequilibrano il match al quarto d'ora: Tevez inizia l'azione difendendo palla, scarico a Lichtsteiner che dal fondo pesca la testa di Llorente, implacabile di testa. Pochi minuti dopo l'Apache ha l'occasione addirittura del vantaggio, è bravo Berisha a dirgli di no. Poi, la Lazio viene fuori dal guscio e prova a vincere la sfida, forte dell'uomo in più, con Storari che diventa protagonista alzando sulla traversa il colpo di testa ravvicinato di Klose. Quando non arriva lui, è il palo a pochi minuti dalla fine a salvare la sua porta dal destro a giro di Keita. Finisce 1-1, risultato prezioso per come si era messa la sfida.
La chiave tattica: sia Roma che Lazio hanno avuto la stessa idea di gioco contro la Juve, ovvero squadra corta e arretrata pronta a rubar palla a centrocampo e ripartire veloce con i contropiede. In Coppa Italia il gol di Gervinho nasce così, in campionato la Lazio non ha approfittato a sufficienza degli spazi concessi dai bianconeri in cerca del pari.
I man of the match: difficile trovarne uno in Coppa Italia, segnaliamo Vidal per il solito lavoro in mezzo al campo, anche se non brilla come in altre giornate. Ieri invece il riconoscimento va senz'altro a Llorente, al nono gol di 18 partite di campionato, tutti decisivi per il risultato delle partite. Sui palloni alti in area lui c'è sempre, è lui il riferimento offensivo in questo momento della stagione.
Le sorprese: in Coppa segnaliamo quella negativa di Pirlo, che nonostante il riposo in campionato soffre le pene dell'inferno, sempre pressato da Nainggolan e mai in grado di fare una giocata delle sue. In Campionato citiamo Storari, che si fa trovare pronto sulla zuccata ravvicinata di Klose, e in generale si dimostra sempre sicuro e affidabile quando viene chiamato in causa.
Le delusioni: contro la Roma, Bonucci regala il solito svarione a partita, stavolta doppio perché si fa anticipare da Pjanic e non contento lascia tagliare Gervinho restando fermo in mezzo all'area. Ogbonna lo imita contro la Lazio, giocando alle belle statuine con Asamoah mentre Klose passa in mezzo a loro e si procura il rigore che cambia la sfida.
Le conferme: Giovinco e Quagliarella confermano il loro status di riserve, soprattutto il secondo che in tutta la partita non si vede mai. Lichtsteiner invece da continuità alle ultime prove, sforna l'assist per Llorente e corre per 90 minuti su tutta la fascia.
La classifica: Interrotta la striscia di vittorie, la Juve mantiene 9 punti di vantaggio sulla Roma (che ha una gara in meno) e 12 sul Napoli. Secondo pari in campionato, con 17 successi e 1 sola sconfitta, miglior attacco con 51 reti e seconda miglior difesa con 15 gol subiti.
Prossimi impegni: 2 febbraio Juventus-Inter, 9 febbraio Verona-Juventus, 16 febbraio Juventus-Chievo.

lunedì 23 dicembre 2013

SERIE A 2014: TIRIAMO LE SOMME - SECONDA PUNTATA

Immagine tratta da hdtimes.it
Il derby della Madonnina ha chiuso ufficialmente il 2013 calcistico, con appena due partite per sancire il titolo di campione d'Inverno e il giro di boa ufficiale del campionato. Noi approfittiamo di questa sosta per fare un primo bilancio della situazione e dare i nostri voti alle squadre.
ATALANTA: Stagione fino a questo momento altalenante per i nerazzurri di Bergamo, in calo soprattutto nelle ultime partite. Denis è sempre il punto di riferimento, l'impressione è che qualche rinforzo sia più che necessario per gennaio. Voto 6.
BOLOGNA: Resta l'impressione di inizio anno, Diamanti è l'unica luce in una squadra con pochissima qualità e ancor meno idee. Pioli è in bilico, il nome di Baggio è sempre più insistente, ma la vera svolta deve arrivare anche dal mercato. Voto 5.
CAGLIARI: Dopo le peregrinazioni di inizio anno, il ritorno sofferto al Sant'Elia ha portato qualche punto e un po' di morale in più. Il gioco è un po' alterno, il mercato rischia di portar via qualche pezzo pregiato, la forza in più può venire da un vivaio sempre produttivo. Voto 6,5.
CATANIA: La vera delusione di inizio campionato. Delle due ottime annate precedenti non è rimasto quasi nulla, il cambio Maran-De Canio non ha portato miglioramenti, mancano geometria a centrocampo e solidità in difesa. Urgono rinforzi per ribaltare la difficile situazione. Voto 4,5.
CHIEVOVERONA: Il ritorno di Corini ha dato un po' di respiro dopo la deludente gestione Sannino, ma la strada verso la salvezza è lunghissima. Attacco arido, solo quello del Catania segna meno, e centrocampo poco solido, tutte cose su cui lavorare a gennaio. Voto 5.
FIORENTINA: L'acquisto di Gomez non ha avuto impatto, ma Giuseppe Rossi ci ha messo poco a diventare il nuovo idolo della Fiesole. Gioco e qualità non mancano, la corsa a quella Champions sfuggita lo scorso anno stavolta potrebbe concretizzarsi. Voto 7.
GENOA: Il ritorno di Gasperini ha rivitalizzato la squadra, portando punti e un po' di gioco al gruppo, oltre ad un'importante risalita in classifica. Con degli adeguamenti in rosa a gennaio la salvezza può essere meno sofferta delle ultime stagioni. Voto 6.
INTER: Il derby vinto ha rilanciato il gruppo di Mazzarri, un po' in calo nelle ultime uscite. Difesa da perfezionare visti i troppi gol subiti di recente, Thoir porterà soldi e idee per crescere, in attesa di Milito la vera arma in più in attacco è Palacio. Basterà per agguantare la Champions? Voto 6,5.
JUVENTUS: Capolista non per caso, i numeri parlano per lei. 15 vittorie su 17 partite, dalla sconfitta a Firenze nove successi di fila e un solo gol subito. Tevez-Llorente è una coppia d'attacco micidiale, che innestata in un gruppo solido e rodato può guidare i bianconeri al terzo scudetto di fila. Voto 8.
LAZIO: Se si guarda la sua classifica dello scorso anno non si può che rimanere delusi. L'effetto Petkovic sembra essersi esaurito, il gioco latita, Hernanes sembra un fantasma e Klose da solo non può bastare. Urgono rinforzi e immediati cambi di rotta, anche al timone se necessario. Voto 5.
LIVORNO: Dopo un buon inizio, i toscani stanno vivendo un periodo di calo preoccupante, che li ha riportati pericolosamente in zona retrocessione. La rosa va migliorata soprattutto in difesa e nel gioco, perché Paulinho e Siligardi non possono bastare per la salvezza. Voto 5,5.
MILAN: Il derby perso è la ciliegina sulla torta amara di questo inizio stagione. Gioco deficitario, difesa troppo leggera e centrocampo senza qualità che non supporta bene l'attacco. Rami e Honda daranno una mano in questi settori, ma per ripetere il miracolo dello scorso anno servirà molto di più. Voto 5,5.
NAPOLI: Per la rosa e il gioco espresso è ancora una pretendente allo scudetto, ma deve migliorare contro le piccole e magari adattare di più il modulo alle esigenze delle partite. Per gennaio sono annunciati rinforzi in difesa e a centrocampo, basteranno per cercare la rimonta-scudetto? Voto 7.
PARMA: Avvio stentato e lenta ripresa per i ragazzi di Donadoni, con un ottimo Parolo e un Cassano in forma per centrare finalmente un Mondiale. Il potenziale per salvarsi subito c'è, bisogna dare continuità al gioco e ritrovare i veri Amauri e Biabiany. Voto 6,5.
ROMA: Dopo i pareggi sono tornate le vittorie pesanti, il ritorno di Totti e Destro può aiutare una squadra che continua a far bene e resta l'unica imbattuta del campionato. A gennaio si aprirà con la sfida alla Juve a Torino, un risultato positivo riaprirebbe tutto in chiave scudetto. Voto 7,5.
SAMPDORIA: La cura Mihajlovic sta funzionando, sono tornate grinta e voglia di lottare, anche se si ha ancora l'impressione che manchi un vero bomber in squadra. Natale potrebbe portare una punta in regalo sotto l'albero, e magari qualche rinforzo di qualità a centrocampo. Voto 5,5.
SASSUOLO: L'inizio disastroso sembra un ricordo lontano, ma la strada per la salvezza è ancora molto lunga per la squadra emiliana. La fase difensiva va ancora registrata, contro le grandi si soffre sempre tanto, ma con le vittorie negli scontri diretti si può centrare l'obiettivo. Voto 6.
TORINO: La vera sorpresa del torneo insieme al Verona. I granata giocano bene e rendono soprattutto in casa, dopo Cerci anche Immobile sta esplodendo e convincendo sempre di più. Il gruppo c'è, e sembra lecito puntare a qualcosa di più della semplice salvezza. Voto 6,5.
UDINESE: L'impressione è che rispetto agli anni passati manchi qualcosa, e che il miracolo Europa questa volta non si possa ripetere. Di Natale non è eterno, la rosa sembra inferiore a quelle precedenti, sembra più realistico puntare alla salvezza che ad altro. Voto 5,5.
VERONA: Essere al sesto posto da neopromossa è un risultato strepitoso. Mandorlini sta rivitalizzando Toni e ha scoperto giocatori interessanti come Iturbe e Jorginho. Forse calerà nell'anno nuovo, ma finora è la rivelazione di questo campionato. Voto 7.

venerdì 1 novembre 2013

"MAGICA" COME NON MAI

Immagine tratta da laguidadelcalcio.it
Dieci vittorie su dieci partite disputate, record assoluto per la serie A a girone unico, 24 reti realizzate ed appena una subita, porta di casa ancora inviolata e ben 11 giocatori diversi a segno. Basterebbero solo questi pochi numeri per dare un'idea di quanto sia impressionante quello che sta facendo la Roma in questa nuova stagione di serie A. Un inizio spaventoso, imprevedibile alla vigilia e ancor più strabiliante se si pensa al gioco espresso e all'autorità mostrata in campo. Un exploit che ha sorpreso un po' tutti e sta scaldando sempre di più una piazza e una città in cerca di rivincite e risultati dopo una serie di annate deludenti, e che ha radici proprio nel recente passato, tutt'altro che positivo.
La scorsa stagione era stata altalenante e troppo discontinua, con un cambio di allenatore (da Zeman ad Andreazzoli) a campionato in corso, la seconda esclusione consecutiva dalle Coppe Europee e, ciliegina sulla torta amara, la sconfitta nella Finale di Coppa Italia ad opera degli acerrimi rivali della Lazio, che ha ulteriormente inasprito gli animi e incendiato la piazza. Così, per la terza estate consecutiva in casa Roma si è resa necessaria una rivoluzione, in primis nella dirigenza e in panchina, e poi nella rosa di giocatori. Salutato Franco Baldini, con conseguente cessione dei pieni poteri a Walter Sabatini, e dopo qualche no da parte di nomi eccellenti (Mazzarri, Allegri, Blanc), alla fine si è scelto di puntare su un allenatore semisconosciuto in Italia, ma decisamente apprezzato nel suo paese: Rudi Garcia. Francese di chiare origini spagnole, 49 anni, questo tecnico ha al suo attivo un double Scudetto-Coppa nazionale realizzato con il Lilla nel 2011, e come marchio di fabbrica un gioco offensivo e veloce, con tocchi rapidi e di prima e tanto pressing per interrompere sul nascere le manovre avversarie. Carattere forte e idee molto chiare nella testa, Garcia si è subito presentato ai nuovi tifosi come un allenatore sicuro di sé e in grado di fronteggiare un ambiente ostile e ancora scottato per le ultime delusioni. Le sue indicazioni sono state molto utili per ricostruire e sistemare la squadra, con operazioni di mercato chiaramente ispirate alle sue idee tattiche e tecniche. Così è partita la seconda fase della rivoluzione romana, con tante cessioni, qualcuna anche un po' dolorosa, e acquisti in grado di sostituire e possibilmente non far rimpiangere i partenti.
Gli effetti di questo cambiamento, tecnico e di uomini, sono adesso visibili agli occhi. La difesa, l'anello debole degli anni passati, adesso è uno dei fiori all'occhiello del lavoro di Garcia, con un solo gol incassato, peraltro in trasferta. Merito di alcuni acquisti praticamente a costo zero, come il portiere De Sanctis e il terzino Maicon, e un solo investimento oneroso ma ben giustificato come Benatia. Anche centrocampo e attacco sono stati rinforzati secondo il suo credo calcistico, con la geometria di Strootman e la verve e pericolosità di Ljajic e Gervinho, quest'ultimo considerato una punta di livello modesto in Premier e letteralmente rifiorito in Italia. I gol non sono più a carico dei soli attaccanti, sono andati a segno undici marcatori diversi, e soprattutto nessuno è esonerato dal sacrificarsi e dal lavorare per il gruppo. La vera abilità del tecnico francese però è stata quella di rigenerare e ridare fiducia a giocatori che erano in crisi, criticati dalla piazza o addirittura invitati espressamente ad andarsene. Balzaretti è tornato quello di Palermo dopo un anno in cui è stato praticamente assente, De Rossi è di nuovo Capitan Futuro, il leader e l'esempio in mezzo al campo, Pjanic da nemico per la sua (presunta) cena con il laziale Lulic è il regista e l'uomo in più nella costruzione del gioco, Borriello ha ritrovato continuità, si sacrifica e lotta come mai per la squadra, ed è stato decisivo nella decima vittoria, quella di ieri contro il Chievo. Il resto l'ha fatto l'abile regia di Sabatini, che ha sì sacrificato pedine giovani e importanti come Marquinhos e Lamela, oltre agli odiati e ormai indesiderati Stekelemburg e Osvaldo, ma così facendo ha potuto operare meglio sul mercato, chiudendo per la prima volta con un attivo nonostante i tanti cambiamenti in rosa.
Da tutti questi movimenti e cambiamenti, e non solo, sono scaturite queste dieci vittorie consecutive, un record assoluto per la serie A, e soprattutto una mentalità vincente e una convinzione sempre più grande, che candida questa Roma ad essere una seria pretendente per lo Scudetto. L'assenza dalle coppe potrebbe essere un ulteriore vantaggio nel periodo caldo della stagione, quando le rivali saranno ancora in corsa in Europa e potrebbero perdere energie e uomini preziosi. Il futuro è ancora tutto da scrivere, ma di certo con la guida sicura di Garcia e la leadership di simboli come l'eterno, inimitabile Francesco Totti possono mantenere la squadra con i piedi per terra e far sognare ancora a lungo i tifosi, per rendere questa Roma più "magica" che mai.

martedì 8 ottobre 2013

SERIE A 2014: TIRIAMO LE SOMME - PRIMA PUNTATA

Immagine tratta da juventiknows.com
Con la pausa dovuta agli impegni delle Nazionali ci concediamo di dare un primo voto alle squadre di questa serie A 2013-14. E' vero, siamo a mala pena al secondo mese di questa stagione, ma si può già dare qualche giudizio per quanto visto finora.
ATALANTA: Malino all'inizio, in risalita nelle ultime partite. Squadra praticamente identica allo scorso anno, se anche i suoi leader (Denis, Cigarini, Bonaventura) si confermano la salvezza è più che alla portata. Voto 6,5.
BOLOGNA: Il genio di Diamanti e la barba del nuovo idolo del web Moscardelli non sembrano sufficienti a questa squadra, colabrodo in difesa e alla disperata ricerca di un vero bomber. Gilardino aveva lasciato il segno lo scorso anno, Bianchi lo sta facendo molto di meno. Voto 4,5.
CAGLIARI: Meriterebbe 10 di stima per quello che sta passando da un anno e mezzo per la querelle sullo stadio, in campo la squadra è un po' altalenante (una sola vittoria alla prima di campionato) ma ha i margini per migliorare. Voto 6.
CATANIA: Ripetersi per tre anni di fila avrebbe del miracoloso, gli addii di Lodi e Gomez hanno inciso in questo avvio poco convincente, anche se le ultime partite fanno vedere una reazione. Voto 5,5.
CHIEVOVERONA: Il successo contro l'Udinese è l'unico lampo di un inizio di stagione pessimo, con un attacco stitico e una difesa poco attenta, due cose assolutamente inconciliabili per una squadra sempre votata alla solidità e alla concretezza. Voto 4,5.
FIORENTINA: Discreto inizio per i viola, colpiti dagli infortuni nel reparto offensivo e in cerca del salto di qualità dopo la Champions sfiorata, con il rientro di Gomez e un Rossi così le premesse per fare bene ci sono tutte. Voto 6,5.
GENOA: L'avventura di Liverani è durata poco e ha portato solo alla gioia del derby vinto, il ritorno di Gasperini è una scommessa ma la squadra deve ancora ritrovarsi dopo l'ennesima rivoluzione estiva, e prepararsi ad un'altra stagione di passione. Voto 5.
INTER: La batosta appena subita contro la Roma non cancella i netti progressi rispetto allo scorso anno, Mazzarri sta rigenerando giocatori come Jonathan e Alvarez e l'assenza dalle Coppe può far bene a questa squadra in cerca di riscatto. Voto 7.
JUVENTUS: Confermarsi in vetta non è mai facile, in casa bianconera qualche partenza non è stata ben gradita e la grinta dei due anni passati a volte sembra mancare, ma la voglia di vincere è intatta, e Tevez e Pogba possono essere i valori aggiunti per il tris. Voto 7,5.
LAZIO: Un anno fa Petkovic era la sorpresa, ora la squadra sembra decisamente più in difficoltà, con Klose ancora a secco e il peso di un derby perso sulle spalle, forse il mercato non ha portato i rinforzi che ci si aspettava. Voto 5,5.
LIVORNO: Per essere una neopromossa non se la passa male, squadra solida che non gioca male e porta a casa punti pesanti, magari subisce troppo contro le grandi ma se vince le partite giuste salvarsi non è un'utopia. Voto 6.
MILAN: Va bene i tanti infortuni, ma il gioco non può dipendere solo dalla vena di Balotelli e da qualche episodio, squadra con limiti evidenti in difesa e anche a centrocampo, si spera nella sosta per recuperare idee e uomini. Voto 5.
NAPOLI: Via Cavani, dentro Mertens, Albiol, Reina, Callejon e soprattutto Higuain, un affare che può garantire il definitivo salto di qualità, Benitez punta sulla serenità e sulle idee per vincere, l'Europa può essere croce e delizia, staremo a vedere. Voto 7,5.
PARMA: Inizio poco positivo, poi la netta ripresa nelle ultime giornate anche se i margini per migliorare ancora ci sono, Cassano in provincia si è spesso esaltato e di certo farà di tutto per conquistarsi il suo primo Mondiale. Voto 6.
ROMA: Dopo due anni di passione, Garcia sembra aver cambiato finalmente qualcosa nella Capitale, Totti sembra tornato un ragazzino, i nuovi acquisti funzionano e la squadra gioca bene e diverte, in più dopo 7 vittorie su 7 sognare è più che lecito. Voto 8.
SAMPDORIA: Il progetto di Rossi sembra già arrivato al capolinea, squadra con poche idee ed evidenti limiti nella costruzione del gioco, con un centrocampo senza fantasia e un attacco che ancora rimpiange il pupillo Icardi. Voto 4,5.
SASSUOLO: Dopo le goleade subite nelle prime partite c'è stato qualche passo avanti, il duo di giovani punte Zaza-Berardi è promettente, ma la difesa e il centrocampo devono migliorare parecchio per sperare in una salvezza. Voto 5.
TORINO: Buon inizio per la squadra di Ventura, che però ancora rimpiange le due vittorie sfumate negli ultimi secondi di partita, Cerci si sta confermando il faro della squadra, Ogbonna e Bianchi sono un ricordo, le premesse per far bene ci sono tutte. Voto 6,5.
UDINESE: Partenza così così per i friulani, che finora mettono fieno in cascina in casa e vanno in bianco in trasferta, Di Natale è l'eterna luce la davanti, Muriel e gli altri giovani le speranze per continuare questo incredibile progetto vincente. Voto 6.
VERONA: Se la parte di città clivense piange, quella di sponda Hellas gongola per l'incredibile inizio di stagione, belle prestazioni e punti importanti portati a casa, Toni e Iturbe sono il mix di esperienza e novità che ben rappresentano questa squadra. Voto 7.