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mercoledì 14 gennaio 2015

LA CRITICA ROSSOBLU DEL MERCOLEDI' DI COPPA

Immagine tratta da tuttosport.com e modificata su befunky.com
Parma-Cagliari 2-1 (45'Paletta, 69'Sau, 84'Rispoli)
E via, meritatamente fuori dalla Coppa Italia. Il Parma è parso di un'altra categoria, quantomeno per aggressività e propositività, qualità assolutamente sconosciute al Cagliari.
La scusante generica è l'aver schierato le cosiddette seconde linee, i vari Benedetti, Murru e Dessena, gli esordienti Gonzalez, Husbauer e Cop e i giovanissimi Barella e Capello, ma mister Zola ci mette molto del suo, mischiando le carte e disponendo in campo i suoi in un pessimo 3-4-1-2.
Pessimo non tanto nell'idea e nell'esperimento di Conti centrale difensivo e Farias esterno fluidificante, ma piuttosto nell'interpretazione.
Difesa bassa, centrocampisti centrali al limite della propria area, inutile palleggio tra il trio difensivo e i mediani, che consegnavano la sfera ai fluidificanti che non trovavano di meglio che sparacchiare in avanti verso il nulla cosmico. Tutti schiacciati dietro.
Husbauer e Cop si sono evidentemente chiesti in che mondo calcistico fossero capitati: i due hanno giocato costantemente a un tocco, in velocità, ma nel farlo erano soli, tanto erano mal supportati dal resto della squadra. Ma è sembrato che la stoffa ci fosse, per entrambi, e Cop ha messo deliziosamente lo zampino nell'azione dell'immeritato 1-1, smarcando Farias.
E il pressing? Inesistente. Una volta perso il possesso si restava fermi, a camminare. 
Murru è francamente impresentabile, anche nella gara odierna ha sciorinato solo il repertorio dei suoi ben noti limiti, oscillanti tra una propulsione offensiva inesistente e una capacità in marcatura degna del peggior Ronaldinho. Il ragazzo va mandato a giocare in una squadra media di B, dove non potrà far danni e imparare a difendere e offendere. E non restare un'eterna promessa.
Capello è stata la nota più negativa, non è riuscito a fare nulla, leggerino e sempre anticipato. Donsah invece è fenomenale, oggi con un recupero su un'offensiva emiliana ha ricordato i bei tempi di Nainggolan. 
Barella ha confermato i resoconti più che positivi, ha grande personalità per i suoi 18 anni e un'ottima visione di gioco. Va seguito con attenzione, e non mandato a girare nelle serie inferiori, pena di perdere un talento vero con prestiti sbagliati come successe ai tempi di Ragatzu.
Insomma, è stata una brutta partita, e Zola con un 3-4-1-2 e atteggiamento ultradifensivo, è parso aver sbagliato parecchio. E qua tempo di esperimenti ed errori non ce n'è più. Si è terzultimi, virtualmente in B.

giovedì 4 dicembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL GIOVEDI' /COPPA ITALIA

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Cagliari-Modena 4-4 dts, 5-4 rig. (7'aut.Cragno, 60'Conti rig., 69'Luppi, 90'+4'Longo, 98'Granoche, 100'Longo, 109'Granoche, 119'Farias).
Già dal tabellino si legge un certo affanno continuo da rincorsa, un pirotecnico 4-4 in cui si è andati sotto per ben 4 volte. E per non farsi mancare nulla, si era sotto pure durante i calci di rigore per l'errore iniziale di Conti. E ce ne son voluti 7 di rigori per decidere la sfidante del Parma negli ottavi di Coppa Italia.
In due partite in casa si son subiti 8 gol. Un'enormità. Che possa venire al Sant'Elia la Fiorentina e farne quattro, bene o male lo si può mandare giù, ma che lo faccia il Modena, che in B naviga 10° con 16 gol fatti su 15 gare, lo si accetta di meno.
Cragno, Balzano, Rossettini, Ceppitelli, Conti, Farias, Cossu e Ibarbo erano in campo dall'inizio: non si stava giocando con una squadra "riserve". 
Qualcosa non va, in ordine sparso:
- Cragno avrà pure parato i due rigori decisivi, ma ancora una volta su 4/5 tiri in porta avversari, ha subito 4 gol. E nell'azione dello 0-1 ha lasciato colpevolmente scoperto il primo palo. Il ragazzo non fa una parata, ogni tiro scoccato verso di lui è una rete. E' un classe '94 e va bene, ma la cosa ora è acclarata, c'è un problema portiere.
- Balzano è in riserva, dopo un inizio di campionato molto convincente è da 2-3 partite che sta sprofondando in errori e nella mediocrità. Con la Fiorentina ci poteva stare, perchè schierato a sinistra. Ma contro il Modena era nella sua posizione, e ha sofferto pure qui.
- La batteria dei terzini è in crisi: Pisano non ha mai convinto, Balzano è in fase calante, Avelar è sparito nei meandri di un infortunio, Murru è un brodino: è insipido in attacco, e largamente insufficiente in difesa a causa di marcature troppo "larghe" e permissive. Anche oggi.
- Ceppitelli sta facendo qualche errore di troppo: da un suo appoggio agli avversari è nata la rete del 3-4 di Granoche. Forse Capuano o Benedetti sarebbero da provare.
- Dessena e Joao Pedro sono fuori spartito. Da matita rossa gli errori nello stoppare la palla e nel calibrare i passaggi. Continui e indisponenti. Non da calciatori di Serie A.
- Farias ha segnato, dopo essersi divorato un'occasione colossale nel primo tempo. Magari il gol al 120' gli avrà insegnato che nell'area piccola non deve stoppare, ma tirare di prima e basta.
- Cossu corre, si danna, e bla bla. Ma ha giocato attaccante centrale e ha tirato zero volte verso la porta. Zero. E allora non è più un 4-3-3 se uno di questi tre non tira mai.
- Non si sa tirare un calcio d'angolo. Nessuno ha una battuta potente e precisa, si tirano sfetecchie che a malapena arrivano in direzione primo palo. Aiuto.
Poi c'è anche qualcosa che va:
- Longo finalmente ha segnato. Due volte! E anche due belle reti. Zeman e il Cagliari hanno bisogno come l'aria di un attaccante vero. Si sarà sbloccato?
- C'è carattere nel rimontare per quattro volte e per due volte all'ultimo secondo. 
Stop.

domenica 26 gennaio 2014

OLIMPICO AMARO

Immagine tratta da tuttomercatonews.com
I match: doppia esibizione juventina all'Olimpico di Roma, la prima in settimana contro i giallorossi per i quarti di finale di Coppa Italia, la seconda ieri in campionato contro i biancocelesti della Lazio. In Coppa, i bianconeri sono reduci dal comodo 3-0 casalingo sull'Avellino, e danno spazio a molte riserve, lasciando in panca portiere, esterni di centrocampo e punte titolari, riproponendo Pirlo in mezzo al campo al posto di Pogba. Gli avversari schierano la formazione tipo, con le uniche varianti di Torosidis per Dodo e il neo arrivato Nainggolan per Pjanic. In campionato, tornano tutti i titolari per la Juve, che rinuncia al solo Chiellini squalificato e ripropone Marchisio come regista, con Pirlo nuovamente in panchina, per dare la caccia alla tredicesima vittoria consecutiva. Lazio con diverse assenze per squalifica (Lulic, Onazi, Mauri) e infortunio (Ederson, Radu), alcuni titolari non ancora al 100%, ma carica dopo i 7 punti in 3 gare della nuova gestione Reja.
Le cronache: fondamentale per entrambi i match è stato probabilmente un singolo episodio, che in un caso ha deciso la sfida, nell'altra l'ha accesa e resa godibile e spettacolare. Andiamo con ordine. In Coppa Italia la Juve non corre grossi rischi, in un match tattico, pieno di errori e poco spettacolare. Si rende pericolosa due volte, una per tempo, prima con Giovinco fermato fallosamente in 1 contro 1 da Benatia (giusto il giallo, la chiara occasione da rete non c'era), e poi con Peluso che segna il gol del vantaggio ma con la palla che esce dal campo sul cross di Isla, giusto fermare tutto. La Roma cerca di approfittare dei tanti errori dei bianconeri, e ci riesce con la mossa giusta di Garcia, ovvero l'innesto di Pjanic in mezzo al campo. Sua la palla rubata che innesca l'azione assistita da Strootman e finalizzata da Gervinho, che brucia sul taglio Bonucci e segna a porta spalancata. Reazione debole e sterile della Juve, vincono i giallorossi e così sfuma anche la Coppa Italia, con l'ennesima sconfitta all'Olimpico (era accaduto anche nel 2012 in Finale contro il Napoli e lo scorso anno in semifinale contro la Lazio). In campionato le cose non vanno molto meglio, anzi dopo 25 minuti sonnacchiosi arriva l'episodio che potrebbe decidere il match. Filtrante di Konko per Klose, che passa indisturbato tra Ogbonna e Asamoah e viene steso da Buffon in disperata uscita. Rigore e rosso per il portiere, Candreva trasforma e la Lazio è avanti. Conte passa al 4-3-2, la Juve inizia ad alzare il ritmo e crea la prima occasione con Llorente (girata debole, facile parata di Berisha). Ripresa con i bianconeri un po' più decisi che riequilibrano il match al quarto d'ora: Tevez inizia l'azione difendendo palla, scarico a Lichtsteiner che dal fondo pesca la testa di Llorente, implacabile di testa. Pochi minuti dopo l'Apache ha l'occasione addirittura del vantaggio, è bravo Berisha a dirgli di no. Poi, la Lazio viene fuori dal guscio e prova a vincere la sfida, forte dell'uomo in più, con Storari che diventa protagonista alzando sulla traversa il colpo di testa ravvicinato di Klose. Quando non arriva lui, è il palo a pochi minuti dalla fine a salvare la sua porta dal destro a giro di Keita. Finisce 1-1, risultato prezioso per come si era messa la sfida.
La chiave tattica: sia Roma che Lazio hanno avuto la stessa idea di gioco contro la Juve, ovvero squadra corta e arretrata pronta a rubar palla a centrocampo e ripartire veloce con i contropiede. In Coppa Italia il gol di Gervinho nasce così, in campionato la Lazio non ha approfittato a sufficienza degli spazi concessi dai bianconeri in cerca del pari.
I man of the match: difficile trovarne uno in Coppa Italia, segnaliamo Vidal per il solito lavoro in mezzo al campo, anche se non brilla come in altre giornate. Ieri invece il riconoscimento va senz'altro a Llorente, al nono gol di 18 partite di campionato, tutti decisivi per il risultato delle partite. Sui palloni alti in area lui c'è sempre, è lui il riferimento offensivo in questo momento della stagione.
Le sorprese: in Coppa segnaliamo quella negativa di Pirlo, che nonostante il riposo in campionato soffre le pene dell'inferno, sempre pressato da Nainggolan e mai in grado di fare una giocata delle sue. In Campionato citiamo Storari, che si fa trovare pronto sulla zuccata ravvicinata di Klose, e in generale si dimostra sempre sicuro e affidabile quando viene chiamato in causa.
Le delusioni: contro la Roma, Bonucci regala il solito svarione a partita, stavolta doppio perché si fa anticipare da Pjanic e non contento lascia tagliare Gervinho restando fermo in mezzo all'area. Ogbonna lo imita contro la Lazio, giocando alle belle statuine con Asamoah mentre Klose passa in mezzo a loro e si procura il rigore che cambia la sfida.
Le conferme: Giovinco e Quagliarella confermano il loro status di riserve, soprattutto il secondo che in tutta la partita non si vede mai. Lichtsteiner invece da continuità alle ultime prove, sforna l'assist per Llorente e corre per 90 minuti su tutta la fascia.
La classifica: Interrotta la striscia di vittorie, la Juve mantiene 9 punti di vantaggio sulla Roma (che ha una gara in meno) e 12 sul Napoli. Secondo pari in campionato, con 17 successi e 1 sola sconfitta, miglior attacco con 51 reti e seconda miglior difesa con 15 gol subiti.
Prossimi impegni: 2 febbraio Juventus-Inter, 9 febbraio Verona-Juventus, 16 febbraio Juventus-Chievo.

giovedì 23 gennaio 2014

In Semifinale con Sofferenza

Immagine tratta da firenzeviola.it
La Fiorentina è in semifinale di Coppa Italia, dopo aver battuto un Siena che si è rivelato un avversario più ostico del previsto; non per niente si trattava di un Derby. Nel primo tempo la squadra allenata da Vincenzo Montella ha trovato presto il vantaggio con Ilicic, andando poi molto vicina al raddoppio in diverse altre occasioni; il Siena sembrava domo. Al rientro dagli spogliatoi, però, la partita è cambiata, diventando più equilibrata e spettacolare dal punto di vista tecnico, con risultato il goal del pareggio di Giacomazzi, su schema da punizione dal limite; soltanto un episodio ha potuto decidere il match: il colpo di testa vincente di Compper, che trova il primo goal in maglia viola. Il Siena ci prova fino alla fine, ma i palleggiatori di Montella sono bravi ad amministrare il vantaggio.

|| Pagellino ||  

Borja Valero: molto ispirato questa sera. Compie diverse giocate di alto livello tecnico che mettono in crisi la difesa del Siena; nel secondo tempo è il primo ad uscire, per rifiatare in attesa del match di campionato contro il Genoa ed è da quel momento che la Viola inizia a soffrire. Voto: 7.5

Ilicic: in assenza di Matri tocca a lui guidare il reparto offensivo e lo fa bene, segnando il primo goal del match e servendo l'assist per il goal di Compper; esce per un infortunio alla spalla, anche se le prime indiscrezioni fanno pensare che non sia nulla di grave. Voto: 7.5

Neto: dopo un primo tempo in cui serve solo a decorare la porta, quando si sveglia il Siena è costretto ad alcuni miracoli che tengono saldo il risultato; incolpevole sul goal, torna a mettersi in mostra su un potente sinistro di Rosina nel finale. Voto: 7.5

Aquilani: bene davanti alla difesa, molto peggio come interno. Nella prima frazione, infatti, riesce a contenere molto bene i centrocampisti avversari, consentendo sempre ottime ripartenze, poi, quando viene spostato, sbaglia tanti passaggi, anche semplici, risultando alla fine uno dei peggiori del centrocampo Viola. Voto: 5.5

Roncaglia: tanta fatica dalla sua parte, contro un Giannetti in serata; viene ammonito. Man mano che il match va avanti si innervosisce sempre più, rischiando anche il rosso. Voto: 5

Dellafiore: il brutto pasticcio iniziale che porta al goal di Ilicic condiziona la sua gara; gli attaccanti viola passano spesso e facilmente dalla sua parte. Brutta prestazione per uno della sua esperienza. Voto: 4.5

giovedì 20 giugno 2013

IMBATTIBILE SIENA

Immagine tratta da gonews.it
Chiamatela anche l'invincibile. Sono ormai sette anni che la stagione si conclude con la stessa scena: gli avversari che piangono e si disperano, e Siena al centro del campo che alza al cielo l'ennesimo scudetto. Anche quest'anno è finita così, nonostante lo scetticismo e i dubbi che avevano accompagnato la stagione dei toscani, nonostante il ridimensionamento del budget e la partenza di tanti giocatori importanti.
La bravura del nuovo allenatore Luca Banchi, una vita come secondo di Pianigiani e ora per la prima volta al timone della squadra, è stata quella di mischiare bene l'esperienza dei "superstiti" del gruppo precedente con il talento e la voglia di vincere dei nuovi arrivati. Impegnata su più fronti, Siena è sembrata a tratti inadeguata per vincere il confronto con rivali agguerrite e che erano apparse superiori durante la stagione. Ma i toscani hanno nove vite, anche quando sembrano morti sanno sempre trovare nuove energie ed affidarsi ad un protagonista diverso se una delle stelle non è in giornata. La Coppa Italia aveva già dimostrato che Siena restava una squadra temibile anche senza i campioni delle stagioni precedenti: pur partendo da sfavorita, aveva sconfitto prima Sassari e poi Varese, le squadre che stavano dominando la stagione regolare, aggiudicandosi il primo trofeo della stagione. Si era detto allora che i senesi erano più esperti e abituati degli altri a giocarsi tutto nella partita secca, e che in una serie di playoff non sarebbe stata la stessa storia. Il calo fisico inevitabile, causato dall'impegno in contemporanea in campionato ed Eurolega, aveva alimentato le voci di quanti credevano che fosse davvero arrivata la fine del dominio dei biancoverdi in Italia. Invece, pur eliminata dolorosamente dalla più prestigiosa competizione europea per club, Siena ne ha approfittato per recuperare le energie, ritrovare la forma e la concentrazione migliore e giocarsi tutto nei playoff scudetto.
Il primo segno di riscossa l'hanno lanciato contro Milano, dopo essere stati sotto 2-0 e 3-2 e aver rischiato seriamente un'eliminazione precoce: espugnando il campo avversario in gara 7 e aggiudicandosi la serie, i toscani hanno ribadito che non era così facile buttarli fuori. Contro Varese in semifinale è arrivata la seconda dimostrazione di forza dei senesi, che sono andati sul 3-1, hanno subito la rimonta avversaria perdendo gara 6 in casa con un canestro beffardo a 62 centesimi di secondo dalla fine, ma hanno vinto la sfida decisiva ancora in trasferta chiudendo la serie e guadagnandosi la finale. Qui si è compiuto l'ultimo capolavoro, contro Roma, a cui è stata imposta la superiorità fisica e la maggiore abilità nel gestire gli ultimi decisivi possessi, che ha consentito di vincere in cinque partite la serie e conquistare quello che è il settimo scudetto consecutivo, record assoluto per il Campionato Italiano di basket. Tanti i giocatori meritevoli di una citazione per l'impegno e l'impatto nelle varie serie, ma tre nomi spiccano su tutti gli altri: Bobby Brown, David Moss e Daniel Hackett. Il primo, l'abbiamo già detto più volte, non è sicuramente Bo McCalebb o Terrell McIntyre, non eccelle forse come playmaker, ma ha tanti punti nelle mani, e sa prendersi le sue responsabilità nei momenti caldi delle partite, riuscendo in un attimo a trasformarsi da oggetto misterioso ad uomo decisivo; il secondo è una delle anime di Siena, difensivamente ormai è uno dei migliori se non il migliore in Italia, ha una grande intelligenza cestistica e se è anche in giornata con il tiro da 3 è un'arma fondamentale nell'attacco senese; il terzo, al suo primo palcoscenico importante, è stato a lungo l'uomo decisivo nei playoff, prendendo spesso in mano la squadra nei momenti di difficoltà e mostrando una maturità incredibile, che gli è valsa il titolo di MVP della Finale, che va ad aggiungersi a quello già vinto in Coppa Italia, entrambi meritatissimi.
Condottiero e artefice della vittoria è, indubbiamente, anche l'allenatore Luca Banchi, che ha raccolto una difficile eredità ed è riuscito nonostante tutto a ripetere il prestigioso double Scudetto-Coppa Italia, convincendo anche i più scettici delle sue capacità. Partito con una rosa ridimensionata e molto scetticismo, ha saputo correggere in corsa la rotta mantenendo sempre alta la concentrazione della squadra e confermando alcuni principi fondamentali della gestione precedente, come la difesa dura e la capacità di giocare per creare tiri aperti per il giocatore meglio piazzato. Le scommesse Hackett e Brown si sono rivelate vincenti, il gruppo storico con Moss e gli italiani Carraretto e Ress ha fatto il suo, il resto della rosa è riuscito a turno a fare la sua parte, e così si è costruito l'ennesimo trionfo della gestione Minucci. Ieri è scattata ancora una volta la festa nella città del Palio, mai sazia di successi e di vittorie, e che ha visto nello sport un riscatto dopo un'annata difficile e tante polemiche che non hanno nulla a che fare con lo sport. Permettetemi di concludere facendo un appunto al comportamento pessimo dei tifosi, o presunti tali, di alcune squadre, che non hanno saputo accettare il verdetto del campo reagendo in modo violento e a volte incomprensibile, come a Varese quando hanno sommerso di oggetti e insulti i senesi, e anche ieri a Roma purtroppo si è avuto qualche momento difficile, anche se poi la premiazione si è svolta nella massima tranquillità. Considerando i problemi finanziari e l'evidente calo di qualità a cui va incontro il nostro basket, sarebbe bello che almeno lo spirito sportivo rimanesse inalterato e che certe scene non si vedessero più nei palazzetti italiani. Sarebbe quello il primo passo per rilanciare un movimento che ha grande bisogno di aria nuova, e che merita decisamente un seguito e una visibilità maggiori. Adesso iniziano le vacanze estive, ma tutti aspettiamo con ansia l'inizio di una nuova, entusiasmante stagione, e vediamo se si confermerà ancora il finale di questi ultimi anni: Siena vince, e tutti gli altri stanno a guardare.

martedì 28 maggio 2013

PAGELLINE SERIE A

Immagine tratta da theracionalpie.com
Con la finale di Coppa Italia di domenica pomeriggio si è ufficialmente conclusa la stagione di serie A 2012-13, un'annata come sempre avvincente e ricca di sorprese, piacevoli novità e qualche delusione. Diamo i voti al rendimento delle squadre secondo il nostro personale giudizio.
ATALANTA: Confermarsi dopo l'ottima stagione dello scorso anno, con tanto di penalizzazione recuperata in breve, non era facile. I ragazzi di Colantuono ce l'hanno fatta con un'altra bella stagione, facendo a meno di pedine come Schelotto e Peluso, ceduti a gennaio, e appoggiandosi ancora su un ottimo Denis. La conferma che il progetto c'è e va sostenuto fino in fondo. Voto 6,5.
BOLOGNA: Ceduti alcuni pezzi importanti come Ramirez e Di Vaio, la squadra felsinea si è appoggiata sull'estro di Diamanti, sui gol del nuovo arrivato Gilardino e sulle capacità del tecnico Pioli. E' arrivata un'altra salvezza piuttosto tranquilla, senza eccessive sofferenze, anche se alcune sconfitte sono state pesanti. In generale, una stagione più che sufficiente. Voto 6+.
CAGLIARI: Molto bravi i sardi, partiti male e costretti al cambio di allenatore in corsa, con la strana coppia Lopez-Pulga a prendere in mano la squadra. L'esperienza di alcuni pezzi pregiati e l'appoggio su un gruppo di ragazzi cresciuti in casa come Cossu, Pisano, Murru e la sorpresa Sau hanno fruttato una grande rimonta coronata da una salvezza tranquilla. Il tutto nonostante il problema dello stadio che li ha costretti a giocare quasi sempre fuori casa. Chapeau. Voto 7-.
CATANIA: Riuscire a ripetersi ad alti livelli dopo una grande stagione come quella passata, o addirittura a far meglio, sembrava un'utopia. Maran non ha fatto rimpiangere Montella, confermare i pezzi pregiati della rosa ha aiutato a non snaturare il gioco, il resto l'hanno fatto l'innesto di qualche nuovo talento e il calore del pubblico di casa. A lungo in zona Europa, i siciliani hanno meritato i complimenti di tutti. Voto 7+.
CHIEVOVERONA: La squadra veronese si conferma una delle realtà di questo campionato, riuscendo a ottenere sempre la salvezza nonostante il gruppo non appaia mai tra i più competitivi. Il cambio di allenatore e la stagione no di Pellissier non hanno inciso troppo sui clivensi, che con il loro gioco magari poco spettacolare ma estremamente pratico hanno centrato l'ennesima salvezza. Bravi loro. Voto 6.
FIORENTINA: In estate, vedendo il mercato fatto dai viola, molti avevano ipotizzato una stagione positiva per loro. Le aspettative sono state superate, per gioco i ragazzi di Montella sono stati a tratti i migliori d'Italia, la mancata qualificazione in Champions sa di beffa per quanto fatto vedere, ma l'Europa è comunque un grandissimo traguardo. Se i pezzi pregiati rimarranno, si potrà solo migliorare. Voto 8.
GENOA: Del progetto iniziato qualche anno fa da Gasperini e Preziosi ormai non è rimasto più nulla. Squadra costruita senza alcuna idea seria, stravolta in corsa e con tre tecnici che hanno cercato di prendere in mano la situazione. Annata pessima, per un po' la retrocessione sembrava inevitabile, poi la salvezza è arrivata in qualche modo, per il secondo anno di fila. Meglio evitare un tris il prossimo anno. Voto 5.
INTERNAZIONALE: A novembre sembrava la rivelazione dell'anno, ha concluso la stagione come la vera delusione della stagione. Tanti fattori hanno inciso, dalle strategie di mercato poco chiare agli infortuni a catena, dalla preparazione iniziata presto alle idee confuse dell'allenatore, che ha cambiato moduli e uomini troppe volte. Fuori dall'Europa, con il progetto Stramaccioni finito dopo appena un anno, ora arriva Mazzarri per dare una scossa a una squadra svuotata e in piena ricostruzione. Voto 4,5.
JUVENTUS: Vincere lo scorso anno è stata una sorpresa per alcuni aspetti, confermarsi è sembrato il minimo vista la rosa a disposizione. Conte ha rinforzato il gruppo con pedine importanti come Pogba e Asamoah, tenendo in pugno il torneo dalla prima all'ultima partita. Buona anche la stagione del ritorno in Europa, ora serve un campione vero per dare la svolta e puntare davvero alla Champions. Voto 8,5.
LAZIO: Per buona parte della stagione ai vertici del torneo, calata nella seconda parte per la cronica assenza di seconde linee in grado di sopperire all'assenza e al calo di forma dei titolari. La squadra di Petkovic ha comunque ottenuto una meritata qualificazione europea con la Coppa Italia, ora dovrà tenere alcune pedine importanti e lavorare bene sul mercato per fare un ulteriore salto di qualità. Voto 6,5.
MILAN: Partenza da zona retrocessione, girone di ritorno da scudetto. I rossoneri hanno ricostruito tutto dalle macerie di un'estate di fuoco, l'esplosione di El Shaarawy e l'aggiunta di Balotelli a gennaio hanno ricreato un gruppo competitivo che ha strappato la qualificazione alla Champions all'ultimo respiro. Allegri ha tante qualità e meriterebbe una riconferma, per tornare davvero ai vertici però ci vorranno altre manovre in sede di mercato. Voto 7+.
NAPOLI: Accreditata come una delle favorite per lo scudetto, la squadra di Mazzarri si è in effetti dimostrata la vera rivale della Juve in tutta la stagione. Alcuni punti persi per strada e il calo di rendimento nel finale hanno allontanato il titolo, ma gli uomini di Mazzarri hanno concluso con un ottimo secondo posto, nonostante l'addio a un campione come Lavezzi e con Cavani versione monster per il terzo anno di fila. Al mercato e al nuovo allenatore il compito di fare l'ultimo passo verso la gloria. Voto 8-.
PALERMO: L'altra grande delusione della stagione, non tanto per la rosa perché evidentemente inferiore rispetto a quella degli scorsi anni, quanto per la scarsa o pressoché inesistente programmazione e chiarezza della società. Allenatori assunti e cacciati come niente, una squadra stravolta completamente a gennaio in cerca del miracolo, in sintesi poco da salvare in un'annata pessima, conclusa con la retrocessione. Voto 4+.
PARMA: Positiva la stagione degli emiliani, che hanno dato continuità al lavoro di Donadoni continuando sulla falsa riga dell'anno scorso. Partito Giovinco, sono stati il rientrante Amauri e il nucleo già consolidato a fare la differenza, portando presto la squadra in una posizione di classifica tranquilla. Salvezza brillantemente raggiunta, e buone aspettative per la prossima stagione. Voto 6,5.
PESCARA: Alzi la mano chi ha visto una squadra peggiore in serie A negli ultimi anni. Pochissime idee, giocatori chiaramente di categoria inferiore, e soprattutto zero voglia e zero grinta, elementi fondamentali per chi si vuole salvare. Andata quasi sorprendente per certi versi, ritorno da dimenticare e condito da sconfitte e umiliazioni in serie. La B sembra la dimensione migliore per una squadra così. Voto 3.
ROMA: Altra stagione deludente per la formazione giallorossa, che da due anni cambia in corsa piani e idee per il suo progetto ma continua a mancare la qualificazione in Europa. La scommessa Zeman non ha pagato, il suo sostituto Andreazzoli ha fatto del suo meglio ma perdendo la finale di Coppa Italia il saldo rimane negativo. I giovani e i soldi per il futuro ci sono, bisogna farli fruttare nel modo giusto. Unica certezza, intramontabile: Francesco Totti. Voto 5-.
SAMPDORIA: Inizio di stagione balbettante, poi l'arrivo di Delio Rossi ha cambiato il volto della squadra e l'ha guidata verso un bel campionato, condito dalla salvezza e tante giovani promesse lanciate nel panorama italiano. Icardi è sicuramente il nome più altisonante, anche Poli è tornato ad alti livelli, sarà difficile tenere questi ragazzi, ma il progetto di Garrone Jr. ha buone basi. Voto 6,5.
SIENA: Lottare per la salvezza fino alla fine pur partendo penalizzati, e con un mercato di gennaio che stravolge completamente la squadra, è un comportamento che merita i nostri applausi. E' mancata un po' la brillantezza dello scorso anno, sono mancati i gol delle punte e alcuni risultati nelle partite chiave, nel complesso è la squadra che si è comportata meglio tra le tre retrocesse. Voto 5,5.
TORINO: Annata interlocutoria per la formazione di Ventura, che alla fine chiude un torneo senza infamia e senza lode, dimostrandosi una squadra quadrata e con un'idea di gioco ma incline a troppi cali che hanno rallentato la corsa alla salvezza. Cerci è stata la rivelazione positiva, Ogbonna è l'obiettivo di tutti i grandi club, occorrerà lavorare molto sul mercato per confermarsi il prossimo anno. Voto 6.
UDINESE: Applausi e solo applausi per questa squadra, che ancora una volta perde pezzi in estate ma riesce a sostituirli e, con un brillante finale di stagione, si conquista nuovamente l'Europa a discapito delle grandi o presunte tali. Di Natale è l'eterno leader, Muriel la sua valida spalla, Guidolin il condottiero perfetto per un gruppo modello di progettazione e investimenti mirati. Davvero complimenti. Voto 7-.

martedì 15 gennaio 2013

PALLA A SPICCHI AL GIRO DI BOA

Immagine tratta da outdoorblog.it
Con il posticipo di ieri sera tra Sassari e Siena si è concluso ufficialmente il girone di andata di questo appassionante campionato di basket 2012-13. E' il momento giusto per tirare un po' le somme, vedere quali sono state finora le sorprese positive e negative del campionato, e fare alcune valutazioni in vista delle Final Eight di Coppa Italia e della successiva corsa allo Scudetto.
Cominciamo a scorrere la classifica dall'alto, e troviamo subito la grande sorpresa di quest'anno: Varese. La squadra lombarda era sicuramente considerata un'ottima formazione alla vigilia del torneo, e l'imbattibilità durante le amichevoli di preparazione sembrava confermare queste previsioni, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovarla in cima alla classifica a questo punto del torneo, soprattutto con appena due sconfitte, l'ultima in casa proprio nell'ultimo turno da parte di Venezia. Il merito di quest'ottimo inizio di stagione va ricercato sicuramente nel roster, che ha nella guardia Banks e nel centro Dunston due punti di forza notevoli, ma che vanta anche la presenza di due bei prospetti italiani, il play De Nicolao e l'ala grande Polonara, entrambi classe '91, che si stanno mettendo in mostra. Il vero segreto di questa squadra, però, è sicuramente l'allenatore Frank Vitucci, reduce da due buone stagioni ad Avellino, che sta guidando autorevolmente il suo gruppo e ha impresso grande energia positiva alla squadra. E' altrettanto innegabile l'influenza dell'allenatore su un'altra squadra che si sta dimostrando una grande di questa stagione, ed insegue da vicino Varese: si tratta di Sassari, allenata da Meo Sacchetti. Rinforzata dall'esperto Bootsy Thornton, e sempre forte dei due cugini Diener, la squadra sarda ha un attacco stellare, come dimostra la vittoria schiacciante di ieri su Siena, e un pubblico che in casa da davvero una marcia in più. Dopo due stagioni ottime, la Dinamo sembra pronta a fare il grande salto e a competere fino alla fine con tutte le rivali nella corsa al titolo.
Dietro di loro, ma non di molto, troviamo due formazioni che sono partite con i favori del pronostico, ma che ancora non hanno dato il massimo, complice anche l'Eurolega: Siena e Cantù. La prima in realtà sta facendo un lavoro eccellente, se consideriamo il ridimensionamento del budget e lo stravolgimento che ha subito il roster in estate, con la partenza dell'allenatore Pianigiani e di quasi tutti i suoi giocatori storici. Con una squadra pressoché nuova e Luca Banchi che ha lasciato il ruolo di vice per prendere in mano le redini del gruppo, Siena è partita con qualche balbettio, ma adesso ha fatto gruppo ed è risalita al terzo gruppo in classifica, rimanendo anche l'unica italiana in corsa nell'Eurolega. Reduce da sei scudetti consecutivi, siamo sicuri che non cederà lo scettro tanto facilmente. A differenza dei toscani, Cantù ha confermato il coach Trinchieri e buona parte del roster, ma ha iniziato molto presto la stagione per accedere all'Eurolega, e ha pagato il doppio impegno concedendo qualcosa in campionato. Il gioco della squadra brianzola è sempre convincente, soprattutto in casa, e sta prendendo sempre più fiducia Pietro Aradori, una promessa del nostro basket che finora non aveva trovato continuità e spazio, e adesso invece comincia a diventare un punto fermo anche per la Nazionale. Entrambe le squadre possono sicuramente dire la loro nelle prossime Final Eight di Coppa Italia, e anche nella corsa allo Scudetto rimangono due delle grandi favorite.
Quinto posto per Roma, che ha costruito una buona squadra intorno al neo capitano Gigi Datome e sta disputando una stagione positiva, anche se forse non potrà aspirare al titolo. Ottime le prestazioni di Reggio Emilia e di Brindisi, rispettivamente sesta e settima: entrambe le squadre sono neopromosse dalla Legadue, ma giocano con grande personalità e dimostrano di possedere un ottimo gruppo, oltre ai due capocannonieri della serie A, rispettivamente Taylor e Gibson, il che dovrebbe garantire a tutte e due una tranquilla salvezza, e forse anche un posto nei playoff per lo scudetto. All'ottavo posto c'è la vera sorpresa negativa di questo inizio di stagione, vale a dire Milano, partita come la favorita numero 1 per il titolo anche quest'anno ma arrivata alle Final Eight di Coppa Italia solo per il rotto della cuffia. La squadra di Sergio Scariolo è uscita malamente dall'Eurolega, ha sostituito ben tre giocatori di recente, tra cui il play e capitano Cook e il centro Hendrix, che era arrivato in estate con grandi aspettative, il che dimostra una cerca confusione a livello dirigenziale. Il gruppo ha un enorme potenziale, ma il gioco stenta ad arrivare, e finora lo scudetto sembra un sogno per questa squadra, ma da adesso a maggio tante cose possono cambiare, e la Coppa Italia in casa potrebbe aiutare Milano a risorgere. 
Discreta la stagione di Caserta, che sta conducendo un campionato tranquillo e viaggia a metà classifica senza grossi patemi. Non bene invece Venezia, che in estate ha rinforzato il roster dopo l'ottima stagione scorsa, ma non ha ottenuto grandi miglioramenti, con una percentuale di vittorie interne davvero bassa e un gioco che va ancora migliorato. Malino anche la Virtus Bologna, decimata anche da una serie di infortuni, ma lontana dalle zone nobili della classifica e con qualche buco da riempire nella formazione. Soffre ma lotta Cremona, che ha perso in estate il suo leader Marko Milic e sta cercando di ottenere un'altra importante salvezza. Stesso obiettivo per Montegranaro, guidata dal vecchio Charlie Recalcati, e per Avellino, squadre dal passato recente più che positivo ma che ultimamente hanno affrontato problemi di budget e hanno ridimensionato le loro aspettative. Sorprende un po' trovare ultima Pesaro, ridimensionata per ragioni economiche: solo un anno fa lottava per lo scudetto, e ora invece viene da una bruttissima serie di sconfitte, interrotta solo nell'ultimo turno. A condividere con lei il fondo della classifica è Biella, altra squadra dal buon passato nella serie A ma in grave crisi di risultati e di gioco. Per entrambe si prospetta una dura lotta per riuscire a ottenere la salvezza ed evitare quell'ultimo posto che comporterebbe la retrocessione in Legadue.
Questa è la situazione della nostra serie A di basket al termine di un interessante e combattuto girone di andata. Tra un mesetto, come detto, si disputeranno a Milano le Final Eight di Coppa Italia, che assegneranno il primo titolo dell'anno e forse chiariranno ancora di più le gerarchie nella lotta per il titolo di Campione d'Italia. La strada verso lo Scudetto è ancora lunghissima, e molte cose possono cambiare nel corso della stagione e durante i playoff, quindi mettiamoci comodi e godiamoci questo girone di ritorno, sicuri che alla fine vinceranno i migliori, come sempre, e che lo spettacolo non mancherà.

giovedì 10 gennaio 2013

JUVE - MILAN: PAGELLINE DI COPPA

Immagine tratta da ecodellosport.it
Ecco le nostre pagelle su alcuni dei protagonisti della sfida di ieri tra Juventus e Milan in Coppa Italia.
Marrone, voto 6,5: Mettetevi voi nei panni di un ragazzo a cui viene detto che oggi, al posto di un certo Andrea Pirlo, tocca a lui prendere in mano le redini del centrocampo. Inizia un po' timido, e bada di più a contenere gli avversari che a creare, poi con il passare dei minuti prende sicurezza e fa vedere alcune buone giocate e passaggi interessanti per i compagni. Sfinito, lascia il campo al maestro poco prima dei supplementari. Centrale nella difesa a tre o in mezzo al campo, di sicuro è l'uomo del futuro per Conte. Promettente.
Ambrosini, voto 6,5: Essere il capitano del Milan non è cosa da poco, lui dimostra ancora una volta di avere le qualità e il carisma per meritarsi quella fascia. Vecchietto in mezzo ai giovani con i suoi 36 anni e rotti, Ambro si carica sulle spalle il centrocampo quando vede che la pressione bianconera rischia di mandare in tilt i compagni. Si piazza davanti alla linea difensiva e fa scudo, bloccando più di un'azione e cercando di far ripartire la squadra. Vittima dei crampi, deve lasciare il campo poco prima dei supplementari. Anima.
Vucinic, voto 7: C'è poco da fare, quando il montenegrino decide di scendere in campo con le scarpette anziché in pantofole è davvero un signor giocatore. Entra al posto di Giovinco e fa subito capire di essere in palla con alcune ottime giocate per i compagni e cercando con insistenza l'azione da gol. Poi, proprio come un anno fa si fa trovare pronto durante i supplementari, nell'occasione che decide la sfida per i bianconeri. Della serie "ancora tu, ma non dovevamo vederci più?". Killer.
Mexes-Acerbi, voto 5: E pensare che questi due ragazzi dovrebbero essere rispettivamente il presente e il futuro della retroguardia rossonera. Il francese cerca in tutti i modi di andare sotto la doccia in anticipo, prima con un'entrataccia su Giovinco, poi con una carica al portiere assolutamente inutile. Dulcis in fundo, manca il pallone che manda in porta Vucinic. Il suo compagno di reparto non è da meno, visto che procura ingenuamente la punizione del pareggio bianconero, e che nel confronto con la Formica Atomica vede più volte i sorci verdi. Insomma, se loro due sono i pilastri su cui costruire la squadra, ci vorrà un architetto da premio Nobel. Giganti d'argilla.
Matri, voto 5: La sua partita sembra tutta un "vorrei, ma non posso." Il centravanti si impegna, si sbatte, lotta, ma a conti fatti non indovina mai la giocata giusta. Si mangia un gol quando Giovinco gli pennella sulla testa un pallone d'oro in piena area di rigore, appare sempre in ritardo o in anticipo nei movimenti rispetto alle idee dei compagni, e con stanchezza e nervosismo non fa che perdere di lucidità. L'anno scorso segnava gol pesanti, ed era stato decisivo per portare lo scudetto a Torino, adesso sembra veramente un corpo estraneo a questa squadra. Fuori dal coro.
El Shaarawy, voto 6,5: Un anno fa, era una promessa per un futuro lontano e non ben definito, oggi è una delle poche certezze di questo Milan in continuo rinnovamento. In attacco è l'uomo più pericoloso della squadra, non solo per il gol segnato, ma per il continuo movimento con cui tiene in apprensione la difesa bianconera. Quando poi lo vedi nella sua area, a chiudere su Lichtsteiner solo davanti al portiere, non puoi far altro che alzarti in piedi ed applaudirlo. Cala nel finale, quando gli avversari per fermarlo lo raddoppiano e i compagni non riescono più ad aiutarlo. Faraonico.
Bonucci, voto 6: Con questo ragazzo non sai proprio come comportarti, una volta vorresti stringergli la mano per la bravura, un attimo dopo vorresti mandarlo a quel paese senza rimpianti. Il centrale della difesa bianconera fa un'ottima partita in fase difensiva, annullando prima Pazzini e poi il suo sostituto Niang. Allo stesso tempo, però, è sempre lui che spesso da il là ai contropiedi rossoneri sbagliando l'appoggio con i centrocampisti, e che proprio a tempo scaduto regala una punizione al limite con un fallo piuttosto ingenuo. Il ragazzo è così, prendere o lasciare. Due facce.
Traoré, voto 6: Da assoluta meteora, a quasi eroe per una notte. Il centrocampista maliano, che doveva essere uno dei rinforzi a parametro zero dell'estate rossonera, finora aveva visto il campo solo una volta in campionato, e secondo molti ha già le valigie pronte. Nondimeno, Allegri decide di mandarlo in campo quando capitan Ambrosini alza bandiera bianca. Il ragazzo non si tira indietro, gioca discretamente durante i tempi supplementari, e ha addirittura sui piedi la palla del clamoroso pareggio. Peccato per lui che Storari gli neghi il gol che, forse, gli avrebbe permesso di lasciare un piccolo segno negli annali del Milan. Carneade.

sabato 25 agosto 2012

ANCORA UNA VOLTA, JUVENTUS-PARMA...

Immagine tratta da jcmassa.it
Nel corso degli anni è diventata quasi una classica del nostro calcio, una sfida che si è ripetuta decine di volte, spesso con in palio trofei o piazzamenti importanti, negli ultimi anni soprattutto come occasione di svolta, in positivo o in negativo, per un'intera stagione. Proprio come un anno fa, la prima partita di campionato della Juventus vedrà come avversario il Parma, rivale da sempre ostica per i bianconeri, che in passato sono stati protagonisti di sfide epiche con gli emiliani, che sono entrate nella storia del calcio italiano.
Che queste due squadre avessero un particolare feeling si è visto fin dalla prima sfida tra loro, nell'ormai lontano 1990: il 9 settembre di quell'anno, il neopromosso Parma di Scala esordisce in serie A al Tardini contro la nuova Juventus di Maifredi e Roberto Baggio. Dopo la rete del terzino Napoli, è proprio il "divin codino" a mettere la sua firma alla sfida, su rigore, mentre nel finale arriva anche il primo gol nella massima serie per i parmensi, sempre dal dischetto, con il bomber Alessandro Melli. La gara di ritorno è meno combattuta, la Juve si impone con un sonoro 5-0, ma a fine stagione a sorridere è il Parma, che finisce quinto e si qualifica alla Coppa U.E.F.A., una vera impresa per un'esordiente assoluta; i bianconeri invece arrivano settimi, nonostante le grandi premesse di inizio stagione sono fuori dall'Europa, e si avviano all'ennesima rifondazione.
La sfida tra le due squadre si ripete anche negli anni successivi, con il Parma che continua a dimostrarsi un avversario durissimo per i bianconeri, battuti per la prima volta nel 1993 per 2-1, con una doppietta di Osio per i ducali a ribaltare il vantaggio iniziale del solito Roby Baggio. Gli emiliani continuano a crescere come squadra, non sono più una sorpresa, e la loro sfida con la Juventus nella stagione 1994-95 assume un'altra dimensione: in palio ci sono Scudetto, Coppa Italia e Coppa U.E.F.A. I primi due trofei vengono vinti dalla squadra di Lippi, al suo primo anno a Torino, con Ravanelli grande protagonista e a segno 5 volte tra campionato e coppa; in Europa invece il successo arride al Parma di Scala, trascinato da Dino Baggio, un ex dal dente avvelenatissimo, che segna sia nella finale di andata che in quella di ritorno. Passano un paio di anni, ma le due squadre sono ancora protagoniste di grandi incontri con lo Scudetto in palio: nel 1996-97 gli emiliani hanno un nuovo allenatore, Carlo Ancelotti, e una punta emergente, Hernan Crespo, e contendono nuovamente il titolo alla squadra di Lippi. Un gol di Chiesa decide la gara d'andata al Tardini, e rende il Parma la vera rivale della Juve nella corsa al titolo, anche se i torinesi mantengono un buon vantaggio in classifica; al ritorno, un'autorete di Zidane illude il Parma, che con un successo riaprirebbe il campionato, poi un rigore contestato di Amoruso chiude la sfida in parità e consegna di fatto lo Scudetto ai bianconeri. Altri due anni, e nel 1999 la sfida tra Parma e Juve si rivela ancora importante, anche se stavolta non per la corsa-scudetto: già battuti al Tardini per 1-0, i bianconeri subiscono nella gara di ritorno la prima sconfitta casalinga contro gli emiliani, un pesante 2-4 con tripletta di Crespo, che segna l'ultimo gol di tacco. E' la fine del primo ciclo di Lippi, che al termine della gara rassegna le dimissioni.
Nella stagione 2000, lo scontro tra le due squadre è ancora una volta avvincente, e condizionato da grandi polemiche. Nella sfida di andata, la Juve del grande ex Ancelotti va in vantaggio, sfiora più volte il raddoppio ma non chiude la partita, subendo il pari di Crespo all'ultimo minuto e prolungando l'astinenza di vittorie contro i parmensi. L'incantesimo lo rompe Del Piero, a segno nella gara di ritorno a Torino, condizionata anche dall'arbitro, che annulla in maniera misteriosa il pareggio di Fabio Cannavaro; la stagione si chiude male per entrambe, con la Juve che perde il titolo all'ultima giornata nel pantano di Perugia, e il Parma che perde la Champions nello spareggio con l'Inter, deciso ancora una volta da Roberto Baggio. Anche nel 2002 il Parma sembra condizionare i bianconeri nella loro corsa verso il titolo: a poche giornate dalla fine, i bianconeri del rientrante Lippi cedono 1-0 al Tardini e sembrano tagliati fuori dalla vittoria; alla fine, lo scudetto arriverà nel rocambolesco 5 maggio 2002, ma il Parma darà un altro dispiacere ai bianconeri, strappandogli la Coppa Italia con un'altra vittoria casalinga, sempre per 1-0.
Nelle stagioni successive, complice la crisi societaria del Parma e il ridimensionamento della squadra emiliana, le sfide con i bianconeri perdono in parte questo grande fascino, e anzi molti protagonisti del grande Parma passano proprio alla Juventus: su tutti, il portierone Buffon e i difensori Thuram e Cannavaro, che vanno a costituire le colonne della formazione di Lippi prima e di Capello poi. Entrambe le formazioni conoscono la retrocessione in serie B, i bianconeri d'ufficio nel 2006, i gialloblu sul campo nel 2008, e subiscono un notevole ridimensionamento, ma le loro sfide in serie A rimangono comunque accese, soprattutto le ultime. Nel 2010-11, con i bianconeri teoricamente ancora in corsa per il titolo, il Parma si impone con un perentorio 1-4 a Torino, aprendo la prima crisi della squadra di Del Neri; grande protagonista un altro ex, Sebastian Giovinco, che segna una doppietta e deciderà anche la gara di ritorno con un suo gol. Arriviamo così ad un anno fa, all'esordio di campionato, con i bianconeri che inaugurano lo Juventus Stadium proprio contro il Parma. Stavolta il 4-1 è in favore della squadra di Conte, con Pirlo scatenato come uomo-assist, Del Piero in campo come capitano, e Giovinco a segno ancora una volta, stavolta su rigore e a partita già finita. Al ritorno, i bianconeri sono costretti sullo 0-0 al Tardini dalla squadra di Donadoni, in un'altra partita segnata dalle polemiche per alcuni rigori non concessi ad entrambe le squadre.
Oggi dunque si riparte, e ancora una volta si rinnoverà la sfida tra queste due squadre. Rispetto a un anno fa sono cambiate molte cose in casa bianconera: stavolta la Juve si presenta all'esordio stagionale da campione in carica, anche se per la prima volta dopo 19 stagioni non avrà con sé il capitano Del Piero, che ha lasciato la squadra; a sostituirlo ci proverà proprio Giovinco, che dal Parma è tornato a Torino per dimostrare finalmente di essere un grande giocatore e affermarsi anche in Europa. Prepariamoci ad un'altra sfida avvincente, perché anche se in palio non ci sono più scudetti e trofei, Juve-Parma mantiene sempre il suo grande fascino e la sua storia importante.

sabato 19 maggio 2012

PrOnOsTiCaNdO le finali ...






 Questa settimana nel nostro "PrOnOsTiCaNdO" analizziamo le due finali più importanti e più attese del weekend calcistico, l'ultimo con qualcosa in palio. Poi sarà solo calciomercato, e pare, ancora una volta, calcio-scommesse. Ma non dimentichiamo l'Europeo tra meno di un mese, e Calciopoli nel 2006 portò i nostri ragazzi a una grande, inaspettata impresa...

BAYERN MONACO - CHELSEA
La fortuna di giocare una finale in casa è capitata a poche squadre nella storia della Champions o Coppa dei Campioni, e questa è una di quelle occasioni. Questo è quindi il primo, grande punto a vantaggio dei padroni di casa tedeschi, che partono da favoriti ( 1-0 ).
In fatto di "tituli" poi, il Bayern non ha nulla da invidiare alle grandi d'Europa: assieme ad Ajax e Juventus è l'unica squadra che in Europa ha vinto tutti i trofei internazionali ( 2-0 ).
Robben, Ribery & c. devono assolutamente riscattare la finale persa nettamente due anni fa contro la grande Inter di Mourinho, quando nei 90 minuti furono completamente dominati dai nerazzurri assetati di vittoria ( 3-0 ).
E' pur vero che, se il Bayern 2 anni fa perse nettamente la finale, fu anche merito come dicevamo di un'Inter che voleva vincere a tutti i costi, vista la lunga attesa durata addirittura 45 anni (come ricordò Balotelli ai tempi, con quel numero 45 sulle spalle). Anche in questa finale si ritroverà di fronte una squadra affamata, una delle inglesi tornate da anni nell'olimpo del calcio che conta, ma che non ha ancora in bacheca la Coppa dalle grandi orecchie, il Chelsea plurimilionario di Roman Abramovich ( 3-1 ).
Gli inglesi hanno disputato un'unica finale, contro gli eterni rivali del Manchester United, finale persa ai rigori, con quello decisivo di Terry che ciabattò a lato. Riscatto pronto quindi anche per loro, e visto che gente come Cech, Drogba, Malouda, Cole, Lampard non avrà forse un'altra possibilità di coronare questo sogno, di certo tutti venderanno cara la pelle per assicurarsi un titolo che solo pochi mesi fa, con Villas Boas in panchina, sembrava un miraggio... Di Matteo ha rispolverato la grinta in giocatori che sembravano persi, e non dimentichiamo che sono stati loro a fermare la corazzata di Guardiola in semifinale, quando sembrava già pronto il tris per Messi e compagnia ( 3-2 ).

JUVENTUS - NAPOLI 
Negli ultimi anni spesso abbiamo detto che questo Napoli del trio delle meraviglie qualcosa avrebbe vinto, e addirittura l'anno scorso per una parte di campionato ha lottato per lo scudetto, o meglio così sembrava.
I partenopei ora hanno due possibilità di portare a casa un trofeo (Coppa Italia e Supercoppa) che manca dai tempi di Maradona, e far felice una popolazione intera ( 0-1 ). Le voci di cessioni imminenti di Lavezzi e Cavani di certo non aiutano l'ambiente, ma magari possono avere un effetto positivo: loro, se dovessero davvero partire, vorranno lasciare ancor di più il segno, e daranno tutto in campo proprio per quell'attaccamento che c'è con i tifosi azzurri ( 0-2 ).
Di certo il Napoli ha uno scoglio duro, difficile, addirittura quasi impossibile da affrontare. Si ritrova di fronte infatti chi, terza stella o no, l'anno prossimo avrà sul petto il tricolore dei Campioni d'Italia, imbattuti in questa stagione, e vittoriosi in campionato nell'ultimo, recente scontro a Torino. ( 1-2 ).
La Juventus sarà stanca rispetto al solito visto anche il tormentone Del Piero, le feste continue, e un pò disturbata dalle voci di un presunto coinvolgimento nel nuovo scandalo scommesse (ai tempi del Siena) che nelle ultime ore ha toccato l'allenatore Antonio Conte, simbolo di questa rinascita bianconera. I Campioni d'Italia vorranno assolutamente conquistare un secondo titolo, che sarebbe anche questo inaspettato, e aprirebbe altri dibattiti ancora più belli per un'eventuale quarta stella, visto che questa sarebbe la decima Coppa Italia conquistata nella storia bianconera. ( 2-2 ).


Se volete dilettarvi nei primi marcatori :
Schweinsteiger, Robben o Mario Gomez per i tedeschi.
Drogba, Lampard, e attenzione a David Luiz sugli angoli per il Chelsea.

Pepe, Del Piero e il solito Marchisio fra i bianconeri.
Dzemaili, Pandev se parte titolare, e naturalmente Cavani  fra i partenopei.