Visualizzazione post con etichetta juventus. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta juventus. Mostra tutti i post

giovedì 24 settembre 2015

FMF PUB - BIRRA NUMERO 5


Un pub, due amici e due birrette. E le immancabili chiacchiere sul campionato. Vietati i non lo so e i buonismi, la regola numero uno del FMF Pub è esporsi, una risposta netta e ben motivata.
Oggi rispondono alle nostre domande «lavandinØ» (L) e Scarface1732 (S).

1) Che birra ti ordino? 
L: Una Bavaria, media.
S: Una Tennent's, grazie.

2) L'Inter è in fuga. Voglio una percentuale per ogni componente del suo primato tra: gioco, fortuna / episodi a favore, calendario, forza dei singoli.
L: Direi un 40% il calendario, 30% la fortuna e gli episodi favorevoli, un 20% la forza dei singoli e un 10% il gioco.
S: Sicuramente, come dicono in molti, l'Inter non sta esprimendo un gran calcio, ma quello che conta sono i tre punti e indubbiamente i nerazzurri stanno mostrando carattere. La fortuna non esiste, semmai esiste la ricerca continua dell'episodio, e in questo senso l'Inter sta giocando dal primo al novantesimo senza mai mollare. Quindi per me la percentuale si divide in ugual maniera!

3) Milan, Lazio, Roma, Napoli e Juve inseguono con distacchi già importanti. Voglio un nome tra Mihajlovic, Pioli, Garcia, Sarri e Allegri: chi tra questi mister ha le maggiori colpe nel ritardo della propria squadra dall'Inter, e per quale ragione?
L: Penso che le responsabilità più grosse le abbia Garcia: da qualche anno la Roma parte come possibile contendente al titolo e per ora non sta riuscendo ad essere un'antagonista pericolosa. Consideriamo inoltre che quest'anno la rosa è ancora più forte rispetto alla scorsa stagione: con una vera punta là davanti come Dzeko, mi sarei aspettato un inizio migliore.
S: Di primo acchito direi sicuramente Garcia, visto quanto pesantemente ha investito quest'anno la sua società e visto il perdurare dei difetti tecnici e tattici già emersi nella scorsa stagione. Gli altri allenatori, a mio parere, pagano perlopiù scelte di mercato piuttosto discutibili operate dalle loro dirigenze nel corso dell'ultima campagna acquisti.

4) Quale squadra sinora ritieni abbia mostrato il miglior gioco?
L: Da quel che ho potuto vedere, penso che il Torino stia esprimendo un buon calcio: i granata potranno rivelarsi una squadra molto insidiosa per le contendenti alla zona europea, inclusa la più importante.
S: Come godibilità della partita, direi il Torino, visto che Ventura è un mago in tal senso; ma sinceramente ho avuto anche il piacere di apprezzare a livello di gioco il Napoli e, a tratti, la Juve: entrambe pagano l'inesperienza e il poco cinismo sotto porta.

5) Anche la media borghesia degli ultimi anni mostra qualche difficoltà, con Verona, Udinese e Genoa che hanno marcato solamente 3 punti in 5 giornate. Chi tra queste vedi più in crisi e perchè?
L: Il Genoa dopo le partenze di Iago Falque, Bertolacci, Kucka e il rientro per fine prestito di Niang, dubito fortemente possa ripetere la brillante stagione fatta lo scorso anno. Individuo proprio in queste cessioni la motivazione del loro inizio deludente.
S: Udinese e Genoa pagano lo scotto dei tanti acquisti e delle tante cessioni a cui sono sottoposte ogni anno, mentre il Verona ha mantenuto la squadra che la scorsa stagione ha faticato a mantenere la categoria. Probabilmente tutte e tre le società resteranno in Serie A, data la scarsezza mostrata dalle rivali. Se dovessi scegliere quella più in difficoltà indicherei l'Udinese: i giovani scelti non danno garanzie adeguate e Di Natale è abbastanza opaco. Hanno bisogno di una svolta!

6) Ora due nomi, un calciatore che ti ha sorpreso in questo avvio di stagione e uno che ti sta deludendo.
L: Da tifoso juventino ero preoccupato circa il prestito di Cuadrado, pensavo che non avrebbe combinato granchè. Invece vederlo in campo è una gioia per i miei occhi: un ragazzo pieno di fantasia, che è tornato ai livelli del secondo anno alla Fiorentina, quello che ha spinto il Chelsea a sborsare 33 milioni cash e Salah in prestito, pur di averlo in squadra. Sta dando tanta qualità alla manovra offensiva, oltre che una maggiore rapidità di esecuzione. Sono molto contento che la Juve possa esercitare un riscatto molto più basso rispetto a quanto la Fiorentina avrebbe chiesto prima di cedere a caro prezzo il "pacco" al Chelsea. Il prezzo del riscatto fissato a 20 milioni potrà rivelarsi un affare! Per quanto riguarda la delusione, nomino Bertolacci. Il centrocampista romano dovrà fare molto di più per il Milan, e anche se le partite giocate sono state solo due, il suo inizio non è stato così positivo.
S: Seguendo prevalentemente la Juventus, come delusione direi Pogba, che sta dimostrando l'impossibilità nel sostenere le responsabilità che gli sono state messe sulle spalle dopo le cessioni di Pirlo, Tevez e Vidal. Chi mi ha sorpreso, invece, è Carlos Bacca. Il colombiano si è subito adattato al nostro campionato, smentendo così gli esperti che sostengono quanto sia facile andare in gol con le difese spagnole rispetto a quelle italiane!

7) Carpi e Frosinone sembrano le Cenerentole designate del campionato. E' così anche per te, e tra le due, chi vedi meglio?
L: A livello di organico Carpi e Frosinone sono molto indietro rispetto alle altre squadre. Mentre il Carpi può però contare su un attaccante di esperienza come Borriello, il Frosinone non può fare altrettanto. Per cui vedo più avvantaggiati i biancorossi perchè l'attacco per le piccole è fondamentale e Borriello è una punta che se trova il giusto ritmo va tranquillamente in doppia cifra. Sono certo che potrà essere decisivo per un'eventuale lotta salvezza.
S: Sicuramente Carpi e Frosinone non sono come il Sassuolo che esordì in Serie A qualche stagione fa, ma confido che nel prosieguo del campionato possano dire la loro. In particolar modo i due pareggi ottenuti nell'ultimo turno potrebbero dar loro una grossa spinta. Se dovessi scegliere tra le due, vedo meglio il Carpi.

8) Chi tra Fiorentina, Sassuolo, Chievo, Sampdoria e Torino ritieni possa restare nei piani alti della classifica per più tempo?
L: La Fiorentina ha più attitudine a rimanere in alto rispetto alle altre, quindi penso sia sbagliato includerla tra queste squadre. Escludendo i toscani, ritengo che il Toro, come ho già accennato in precedenza, abbia le carte in regola per restare in alto anche sino a maggio.
S: Il Chievo farà il suo classico campionato volto ad ottenere la salvezza, la Fiorentina invece punterà all'Europa, mentre Toro, Samp e finalmente il Sassuolo, sfrutteranno le possibili cadute delle favorite al piazzamento nelle zone europee. Purtroppo, rispetto ai viola, l'organico di queste tre squadre è meno competitivo, ma come sappiamo, il campionato può offrire sempre diverse sorprese!

9) Vuoi salutare qualcuno da casa?
L: Saluto Greggio e la Hunziker, molto più calorosamente la Hunziker, ovviamente! :asd:
S: No! :D

In collaborazione con FMF- Football Manager Forum

martedì 16 dicembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /15

Immagine tratta da facebook.com
- E la Juve rallenta. Pareggio contro la Samp, preceduto da quello a Firenze, e prima ancora la sofferta vittoria nel recupero nel derby di Torino. E' crisi? No, semplicemente i bianconeri pagano le fatiche fisiche e mentali derivanti dalla qualificazione agli ottavi di Champions. Ed essendo ancora primi, a +1 e lo scontro diretto a favore, è un dazio pagato volentieri. La Roma espugna Genova e tiene la scia, in attesa di ritrovare quella freschezza di gioco che contraddistinse la stagione passata.
- Dietro le due contendenti c'è il vuoto. In termini di continuità di risultati e di gioco. Il terzo posto passa di mano a ogni giornata, chi inanella due o tre risultati buoni, poi va a impantanarsi. Ora è il turno del trio Lazio-Genoa-Samp a 26. Si aspettano l'un l'altra e nel gruppone son tornati su il Milan a 24, la Fiorentina a 23, e seppur alla lontana, anche l'Inter a 20.
- Sfatiamo il mito del bel gioco che molti critici attribuiscono a Sassuolo e Palermo. Hanno grossi risultati, perchè i 19 e i 21 punti delle due, sono veramente tanti a dicembre, ma non offrono un calcio propositivo. Il Sassuolo sfrutta il suo potenziale d'attacco con folate offensive da contropiede, e il Palermo ha costruito un'architettura difensiva basata sul consegnare palla a Vazquez e Dybala e vedere cosa succede. Per carità, Di Francesco e Iachini vanno ultra lodati, perchè stanno ottenendo il massimo dalla loro rosa, adattando gli schemi agli uomini, ma per il bel gioco propositivo è meglio guardare ad Empoli.
- Anche questa giornata conferma come le sei posizioni di coda siano assolutamente meritate. A 14 Atalanta e Torino sono le squadre che segnano meno, e hanno un gioco sonnecchiante, lontano parente di quello degli anni scorsi. A 13 c'è il Chievo che con Maran un po' si è rialzato, ma ha dei limiti tecnici evidenti, c'è difficoltà a fare 3 passaggi "puliti" tra compagni di squadra. A 12 il Cagliari di Zeman, che non segna da 3 partite e che quindi proprio di Zeman non è. Senza Ibarbo e Sau è una squadra piccola piccola, con giocatori non da Serie A. Lo spettacolo dello 0-0 di Parma-Cagliari è stato raccapricciante. A 8 il Cesena ha cambiato la panca, ma non la rotta. Qui il deficit maggiore è dato da una rosa globalmente scarsa, che neppure con Guardiola o Ancelotti si salverebbe. Triste, solitario y final il Parma dei 50 mln di debiti di Ghirardi (ma nessuno si è reso conto in tempo della "stranezza" delle 200 operazioni di mercato di due estati fa?), che domenica scorsa ha presentato in campo 11 fantasmi. Svogliati, impauriti, abbandonati al proprio destino. Che pare colare a picco. 

mercoledì 10 dicembre 2014

ITALIETTA NELLE COPPE

Immagine tratta da Ilfattoquotidiano.it
Non siamo tra le Nazioni dominanti in Europa. Lo sapevamo già da tempo, dopo le prestazioni deludenti degli ultimi anni, dopo l'umiliazione del Mondiale brasiliano, dopo la diaspora di campioni attratti da soldi e ambizioni che la nostra serie A non riesce più a proteggere. Questa Champions League sentenzia definitivamente la nostra crisi calcistica, il nostro ufficiale ridimensionamento nel panorama europeo del pallone. E non si può più parlare di sfortuna, di casualità, di campi impraticabili o arbitri contrari: si tratta di scuse, punto e basta.
Roma e Juventus, di gran lunga le migliori formazioni del nostro campionato, escono sconfitte o comunque ridimensionate dopo questi gironi che hanno sancito un'eliminazione amara per i giallorossi e una qualificazione risicata e striminzita per i bianconeri. La squadra di Garcia, più che la qualità, paga la quantità di talento inferiore rispetto ad un Manchester City capace di qualificarsi senza tre elementi come Aguero, Kompany e Yaya Touré, tutti e tre assenti nella sfida di stasera. Ma paga soprattutto il sanguinoso pari di Mosca, molto più doloroso delle sette scoppole prese in casa dal Bayern, che avrebbe sicuramente dato meno pressione ai romanisti. Resta l'impressione positiva di un gruppo in crescita e che, con la giusta esperienza europea, può fare sicuramente progressi e presentarsi alla prossima Champions con maggiori ambizioni.
Gli uomini di Allegri lottano, rischiano e alla fine devono accontentarsi di un punto contro l'Atletico Madrid, strappando all'ultimo il pass per gli ottavi di finale, in un girone in cui secondo molti si poteva quasi ambire al primo posto. L'impressione, in casa o in trasferta, è sempre quella di una squadra che fatica terribilmente, non riesce a imporre il suo gioco o a gestire con serenità un vantaggio acquisito. Contro teste di serie quali Real Madrid, Bayern, Chelsea e Barcellona non si va da nessuna parte, questo è sicuro.
La realtà evidente e lampante è sempre la stessa, senza i mezzi giusti non si va da nessuna parte. Non è solo una questione di soldi o stadi, l'Italia sembra proprio mancare di programmazione e idee per sopperire alle varie mancanze trovando le risorse necessarie in altri modi. In Inghilterra e in Francia si punta molto sul marketing e sui grandi investitori stranieri, in Germania stadi e vivai hanno fatto da traino per la vittoria di un Mondiale, in Spagna le big continuano a rimanere tali senza mai conoscere crisi, e una "piccola" come l'Atletico ha rischiato il clamoroso double Champions-Liga senza avere capitali ingenti o campioni acclamati. Noi non abbiamo nulla di tutto ciò, siamo indietro anni luce con gli stadi, ci stiamo aprendo da pochissimo ad acquirenti stranieri, in quanto a marketing e vivai poi sembriamo letteralmente preistorici.
Se dodici delle sedici ammesse agli ottavi provengono dai quattro Paesi appena citati non possiamo più appellarci al caso. Smettiamola di fingerci grandi, abbandoniamo definitivamente i sogni di grandi risultati internazionali, chiniamo la testa con umiltà e mettiamoci al lavoro per cambiare le cose. Meno chiacchiere e più fatti, per una volta.

martedì 11 novembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /11

Immagine tratta da ilgiorno.it e modificata su befunky.com
- Prosegue la marcia di testa di Juventus e Roma, che passeggiano allegramente su quel che resta del ricordo del Parma e del Toro della scorsa stagione. Avversari impauriti, arrendevoli e sempre più rassegnati ad ogni rete subita. E le big di casa nostra ne approfittano. Interessante il cambio di modulo di Allegri, che pare aver rivitalizzato le punte bianconere: da verificare con avversari più probanti. La retroguardia parmigiana è sembrata realmente troppo molle per essere vera.
- Il Napoli ha ingranato. La vittoria a Firenze può lanciare con forza le ambizioni partenopee per il terzo posto. Non perde da 8 partite, ma rimane a -4 dalla Roma e a -7 dalla Juve, distanze ancora proibitive per coltivare speranze tricolori. E' la squadra più forte alle spalle del duo di testa, l'unica ad aver vinto nel gruppetto degli inseguitori.
- Milano anche in questa 11a giornata resta incompiuta. Sulla sponda rossonera si esulta per il 2-2 ottenuto con la Sampdoria, si sono esaltati progressi di gioco rispetto alla disfatta del k.o. contro il Palermo. La realtà è distante, anche nel match di Genova si è segnato in contropiede e senza dimostrare "pulizia" o chiarezza di gioco. Bisogna trovare qualcosa di diverso, un'idea che renda più compatti e più squadra gli undici di Inzaghi. A Mazzarrilandia invece si è sempre sulle montagne russe. Ormai il barometro è impostato sul rosso di "esonero", e galleggia ogni gara un po' di più e un po' di meno, ma sempre su quella fascia. Nessuno riuscirebbe a lavorare in una situazione del genere, e men che meno Mazzarri, che soffre la pressione e lo stress più del normale. O lo si tenga, esponendosi pubblicamente in tal senso, senza ultimatum, o lo si mandi via, ma subito. Probabilmente riuscire bene o male a tenere questa situazione a galla, veleggiando comunque in zona europea, è una nota di merito per l'allenatore. Che avrà grandi colpe, magari tattiche e di gestione degli uomini, ma che almeno da un mese e mezzo sembra abbandonato alla deriva anche dalla sua dirigenza.
- Si legge che il Cesena pensa di sostituire Bisoli. Va bene che non vince dal 30 agosto, e che la squadra romagnola si è adagiata in zona B a -3 dalla salvezza, ma non penso che qualsiasi altro allenatore possa far meglio di così. La squadra c'è, lotta, riesce a rimontare dagli svantaggi, è tatticamente accorta e preparata. Paga un deficit di uomini: è una squadra da Serie B. La società la scorsa estate era sull'orlo del fallimento, e in questa stagione è riuscita a chiudere solo prestiti e parametri zero discretamente vecchiotti. Questo è il materiale a disposizione, e con Bisoli sta lottando, vende cara la pelle a ogni gara e non ha mai preso imbarcate, segno che lo spogliatoio è compatto e sul pezzo. Hai voglia di dare la scossa in panchina, ma se la rosa è questa, anche Guardiola non riuscirebbe a fare miracoli.

venerdì 31 ottobre 2014

LA CRITICA DEL VENERDI' /9

Immagine tratta da it.eurosport.yahoo.com e modificata su befunky.com
- L'ultimo minuto croce e delizia del turno di campionato: al 90' lo sciagurato intervento di Romagnoli regala il rigore vittoria all'Inter nel match contro la Samp, al 94' Antonini obbliga la Juve alla prima sconfitta in campionato, regalando orizzonti europei al Genoa, al 92' Higuain fallisce il rigore che poteva significare la svolta nel torneo del Napoli, costringendo i partenopei all'1-1 di Bergamo. Si sono spostati molti punti in pochi istanti: qualcuno più di altri potrebbe rimpiangere o ringraziare la zona Cesarini di questo turno a fine campionato.
- La Juve si è fermata a Genova. Come si fermò ad Atene e prima ancora a Madrid, sponda Atletico. Sono già 3 le sconfitte stagionali. In campo si paga meno aggressività e un minor ritmo tambureggiante, che si traducono in poca cattiveria sotto porta. Fuori dal campo, da quel che emerge da parole e atteggiamenti di Allegri nelle interviste, il tecnico livornese si sta mettendo sulla graticola da solo, auto-creandosi una pressione più interna che esterna. E' irrequieto il buon Max, insoddisfatto, sembra essere un po' in difficoltà, più di quanto in realtà sia. Per la corsa Scudetto, seppur pari, la Juve è ancora prima, ed è in piena corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions nonostante i due stop. Ci vuole calma e sangue freddo, e Allegri deve cominciare a trasmettere forza, consapevolezza e sicurezza anche fuori dal campo. 
- La bagarre per il terzo posto risente delle trasferte nel campo delle cosiddette "provinciali": Milan, Lazio e Napoli finiscono per impattare contro Cagliari, Verona e Atalanta. Al mega ingorgo per la zona Champions si sono aggiunte il Genoa di Gasp e la Fiorentina di Montella, che in casa sta trovando una discreta continuità.
- Empoli, Cesena, Chievo e Parma stanno passando un bruttissimo periodo. Tecnicamente e mentalmente. L'Empoli sta avendo momenti di blackout che rovinano partite alla portata, il Chievo ha cambiato allenatore senza risultati immediati, il Parma è assalito dalla rassegnazione e nelle prossime due gare incontrerà Inter e Juve. Discorso diverso per il Cesena: i ragazzi di Bisoli son gagliardi e combattivi, ma pagano pecche tecniche piuttosto grosse. La volontà, l'applicazione e la tattica difficilmente basterà in Serie A.

lunedì 20 ottobre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /7

Immagine tratta da daringtodo.com e modificata su befunky.com
- Allegri legge male la gara contro il Sassuolo: il 4-3-3 proposto nella ripresa dal tecnico livornese è il momento chiave, in negativo, del match. Nel momento in cui i neroverdi padroni di casa crollano fisicamente, alla Juve mancano le certezze di posizioni e movimenti del suo solito 3-5-2, e va in confusione. Risultato: 1-1 e Roma tritatutto che si avvicina a -1.
- Salta la prima panca, Corini al Chievo. Ok, han perso male, dopo mezz'ora erano già sotto di 3 gol a Roma, ma si giocava contro una squadra di un altro pianeta. E' pretestuoso esonerarlo per una sconfitta all'Olimpico, tanto valeva cacciarlo prima della sosta, dando a Maran due settimane in più per ambientarsi con la rosa a disposizione. Negli ultimi 3 anni il Chievo ha sempre cambiato allenatore a campionato in corso, Campedelli sta prendendo la via del mangia-allenatori. Non arrivare a mangiare il pandoro sta diventando un'abitudine. Comunque, tutto molto strano, specie perchè solo questa estate Corini aveva firmato un triennale.
- Inter e Napoli. La partita è stata indecente per 79', con due squadre timide che parevano aver paura di segnare. Poi scatta qualcosa, e la sarabanda di gol è servita. Finisce addirittura 2-2. Le difese qualcosa di inguardabile, la sagra della perdita delle marcature. Finisce con un pareggino-brodino che lascia entrambe le squadre sulla graticola. Da notare come sui 28 giocatori entrati in campo, gli italiani siano stati solo due: Ranocchia e Insigne. 
- Lazio, Atalanta e Torino puntellano la classifica con i tre punti. Laziali e granata stanno trovando continuità e buone trame di gioco, specie nel caso dei biancocelesti nel primo tempo di Firenze. I bergamaschi vincono all'ultimo respiro contro il Parma, ma potrebbe essere la classica vittoria che dà tranquillità a giocatori e ambiente.
- Il Milan va. E va in contropiede. Subisce parecchio (il referto conterà 22 tiri, 8 in porta per il Verona e solo 12, 5 in porta, per i rossoneri), ma quando lancia i suoi nelle ripartenze è micidiale. La natura della creatura di Inzaghi è questa: chiudersi e ripartire. Quando prova a fare la partita, si incarta. 
- La Fiorentina continua a non convincere. Perde in casa, approccia la gara nel modo sbagliato, regala il primo tempo alla Lazio. Montella non sta riuscendo a trovare qualcosa di diverso, la squadra sembra giocare troppo lontano dalla porta, anche Babacar dà il meglio di sè rientrando e tirando dal limite dell'area. Domenica ha fatto il 59% di possesso per 2 soli tiri in porta. Molti ricami, poca concretezza, e le 5 reti in 7 partite sono lì a dimostrarlo.

giovedì 2 ottobre 2014

IL DIFETTO DELL'ESPERIENZA

Immagine tratta da canalejuve.it e modificata su befunky.com
La Juventus ha pensato troppo, la Roma ha giocato. 
E' qui la differenza tra la sconfitta bianconera in casa dell'Atletico Madrid e il brillante pareggio esterno giallorosso con il Manchester City. La squadra di Allegri ha tenuto palla, in modo ridondante e con scopi prettamente difensivi. Come svelato dal mister livornese, è stata una mossa studiata per tenere lontani gli avversari e controllare meglio le loro ripartenze. La Roma ha cercato di proporre in Europa il proprio gioco, il proprio marchio di fabbrica.
La Juventus è stata impaurita, la Roma è stata sfrontata.
Un possesso della sfera del 61% ha prodotto zero tiri in porta, e si è costruita la partita sul timore della forza degli avversari. Così la Vecchia Signora ha snaturato un po' il suo essere dominante che caratterizza il suo triennale monologo in Italia. Stavolta era lei ad aver paura, e non gli avversari, come normalmente succede. La Roma, ritrovatasi in svantaggio dopo soli 4', ha macinato le sue classiche giocate, accettando, seppur in trasferta di mostrarsi a viso aperto.
La Juventus ha basato il suo gioco sugli altri, la Roma su se stessa.
L'Atletico Madrid campione della Liga e vicecampione della Champions è una squadra difficile da affrontare, scorbutica, fallosa, indemoniata. E la Juve ha pensato prima a limitare i pregi degli avversari piuttosto che a esaltare i propri. La Roma invece ha giocato come sa, nel tipico stile che le ha insegnato Garcia. E con la forza dei suoi schemi è andata a sorprendere un Manchester City che è apparso spesso in apprensione.
La Juve in Europa è stata troppo "italiana", la Roma più "europea".
Ha ragione Arrigo Sacchi quando fa notare ad Allegri come la Juventus sembrava esser entrata in campo per il pari. E la risposta di Max non è stata convincente, ammettendo di fatto di aver preparato la gara sul miglior modo di contenere i colchoneros. Non è abituata la Juve a scendere in campo per limitare gli altri, alla vecchia maniera "italiana", e si è visto. 0 tiri in porta e ha perso. La Roma, di contro, quando si trova di fronte una squadra che prova a giocarsi la partita e non a chiudersi in area a riccio, mostra ancor di più il suo bel calcio. E Gervinho diventa devastante. L'eterno Totti può inventare più liberamente, e Pjanic può creare gioco senza marcature soffocanti. In Europa, Atletico Madrid a parte, tutti giocano a viso aperto. Per questo la Roma in queste due partite del girone è apparsa scintillante. Come e più che in campionato.
E forse la Juve (e anche Allegri) ha avuto il limite dell'esperienza, di averne avute troppe deludenti in Europa negli ultimi anni, e la Roma il vantaggio dell'inesperienza, del non aver nulla da perdere. Anche da qui si può partire per spiegare il diverso atteggiamento delle due uniche big italiane nell'Europa che conta.

lunedì 22 settembre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' /3

Immagine tratta da repubblica.it e modificata su befunky.com
- La copertina va al Verona, un Hellas di lotta di sofferenza, che dopo 3 gare è terzo in solitudine. Non fa le bollicine come la passata stagione, ma si difende in maniera veramente efficace, sfruttando tutta l'esperienza e la leadership di Rafa Marquez. La squadra non si è imbolsita, e dà battaglia su ogni pallone sprizzando umiltà da tutti i pori, nonostante un 2013/14 esaltante. E' anche matura nell'approfittare di una "Padellata" e di un rigore sbagliato dal Toro. Bravo Mandorlini, che a Verona ha trovato la sua dimensione.
- Juve e Roma viaggiano a braccetto, 9 punti, 0 gol subiti. Continuando la saga del "primo, non prenderle". Incontrano un Milan e un Cagliari ugualmente intimoriti psicologicamente dalla forza degli avversari. Quest'anno va così in Campionato. Gli avversari hanno paura, e bianconeri e giallorossi vanno sul velluto. La Roma sta vincendo anche con il turnover, la Juve pare un gradino più autoritaria e consapevole rispetto all'era Conte. Pare questo il merito di Allegri: la Vecchia Signora quest'anno sa di essere forte, e non ha bisogno di dimostrarlo correndo impazzita al 110%. Gestisce, subisce meno, si diverte. E tutto senza Pirlo, Barzagli e Vidal.
- Capitolo Milan. Pippo Inzaghi è uno che in carriera ha sempre vissuto per il gol, per segnare. Ma il suo Diavolo è senza punte, gioca con un tridente mascherato (El Shaarawy-Menez-Honda) e contro la Juve si è difeso senza pudore a tutto spiano. Nel suo Milan lui non avrebbe trovato spazio. E avrebbe detestato un tecnico così "difensivista". Come mai questa metamorfosi da tecnico? Ok la coscienza dei propri limiti e il voler giocare in contropiede, ma contro i rossoneri sembravano una squadra che si difendeva senza alcun piano a breve termine. Mal congegnate le ripartenze, si soffre moltissimo il centrocampo muscolare e poco creativo. Servirebbe un piede educato per lanciare le tre frecce offensive. Ora Pippo non deve perdere la bussola, nè farsi prendere dall'ansia. E continuare a costruire, e a crescere lui stesso, per osare ogni partita un po' di più.
- L'Inter in trasferta non vince. Pari a Torino e pari a Palermo. Le prime due fanno un Campionato a parte, quindi l'Inter è in media punti perfetta per il terzo posto. Niente allarmismi. Probabilmente si è risentito delle fatiche europee di giovedì, specie in alcuni uomini (Icardi e D'Ambrosio in primis). Nei nerazzurri è esploso Kovacic, per la gioia dell'ego di Mazzarri, ma allo stesso tempo Hernanes sembra vivere la parabola implosiva di Guarin. Il brasiliano, come il colombiano, è atteso partita dopo partita, e si sta dimostrando uno che "potrebbe, ma...". Peccato, perchè nelle prime stagioni italiane sembrava un giocatore veramente bravo. Ma si sa, i brasiliani all'improvviso diventano svogliati.  
- Benitez ricorda Tafazzi, l'autolesionista protagonista di Mai dire Gol di qualche anno fa. Il turnover non ha mai funzionato da quando siede sulla panchina del Napoli. Ieri presenta un terzetto dietro Higuain francamente impresentabile: Zuniga (fuori ruolo), Michu (un fantasma) e Insigne. 2 sconfitte con Chievo e Udinese su 3 gare. E capolinea in vista.
- Ventura e Zeman sono i decani della Serie A (66 e 67 anni) e viaggiano insieme sul fondo della classifica. In attesa di Cagliari-Torino di mercoledì. Potrebbe essere già un primo crocevia stagionale. Il problema è il gol: per il Toro sono 0 su 3 partite, con 2 rigori sbagliati e uno 0-0 in Europa League; per il Cagliari 1 rete su azione in 3 gare. I due predicano calma, ma a Torino già si sentono i primi fischi, e a Cagliari il boemo sta constatando che "i giocatori non lo capiscono". In bocca al lupo!

giovedì 18 settembre 2014

L'ATTEGGIAMENTO DEGLI ALTRI

Immagine tratta da sky.it e modificata su befunky.com
Titoli festanti per l'Italia da Champions.
I nostri migliori prodotti calcistici da esportazione, il 3-5-2 della Juventus e il 4-3-3 della Roma, hanno furoreggiato contro Malmoe e Cska Mosca. 
Due belle vittorie, nette e parse addirittura facili, tanto semplici da consentire uno sguardo ottimistico sui prossimi impegni europei.
Finalmente il calcio italiano è tornato, si sussurra. 
Le nostre squadre sono forti, giocano bene, hanno l'atteggiamento giusto per questa Champions, aggiungono altri.
Beh, non avremo un gran livello medio, ma Juve e Roma hanno grandi giocatori, che in Europa sono tra i migliori, Tevez, Totti, Pirlo, Gervinho, sogghignano gli esperti.
La chiave di lettura del 2-0 bianconero e forse soprattutto del 5-1 giallorosso sta però negli avversari.
Non tanto nella loro forza, poichè era risaputo che non fossero tra le top del torneo (ma in anni passati si è toppato anche contro club meno blasonati, basti chiedere a Conte), quanto piuttosto nel loro atteggiamento.
Si faccia mente locale sulle ultime due gare di campionato di Juve e Roma, contro Udinese e Empoli. E si pensi a come il Malmoe e il Cska Mosca hanno affrontato le nostre squadre.
Udinese ed Empoli erano ad un passo dal catenaccio. Si entra in campo, ci si chiude, in 11 dietro la linea della palla, e si spera nella difesa "a muro" e in qualche sporadico contropiede condotto con 2-3 uomini non di più, per paura di scoprirsi.
Tutti dietro, densità a mille. Il che produce ritmi blandi e lunghi tratti di palleggio senza sbocco da parte delle big. 
In Europa no. Hai più spazio, le marcature sono meno serrate, e fioccano i colpi di tacco in area di Asamoah, le fughe a campo aperto di Gervinho.
In Champions le avversarie, essendo squadre abituate a vincere in patria, ti affrontano in maniera più "easy", più a viso aperto.
Permettono a Juve e Roma di giocare a ritmi più elevati, proprio in virtù del concetto del "giocarsi la partita". In Italia si parte sapendo già il canovaccio della gara, la squadra piccola si chiude, tutti a protezione della porta, e per segnare si fa una fatica incredibile. Il ritmo si rallenta, e il match spesso si fa soporifero. Tutto per evitare i 7-0 a San Siro del Sassuolo contro l'Inter o le celebri imbarcate della difesa di Zeman. Meglio catenaccio e magari si rimedia il punticino, che andare da "scavezzacollo" a cercare di giocarsela.
Non è tanto un problema di intensità o ritmo, quanto piuttosto dell'atteggiamento degli avversari. Ecco la chiave dei trionfi della prima giornata di Coppa.

martedì 16 settembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /2

Immagine tratta da tuttocalcio24h.com e modificata su befunky.com
- Menez svetta nella 2a di campionato. In copertina va il suo gol di tacco, ma nella trasferta di Parma sciorina tutto il suo repertorio. Le domande sono due: 1) reggerà tutta la stagione, o vivrà di lampi come nel periodo romanista? 2) ma se questo Menez è lo stesso visto in Italia tra il 2008 e il 2011 e di colpo ci pare così forte, è merito della sua maturazione o della deriva tecnico-tattica della nostra Serie A?
- Primo non prenderle. In Italia va così. E non a caso Roma e Juve viaggiano a braccetto con 0 reti subite su due gare. E anche l'Inter è imbattuta e inviolata. Come ha notato Evra nel dopogara, rispetto alla sua esperienza inglese, in Italia si bada alla tattica a discapito dell'intensità. Roma e Juve spesso addormentano le partite una volta in vantaggio, sfruttando anche una sorta di soggezione psicologica che infondono sugli avversari. In Champions non potranno permettersi di giochicchiare senza piani a breve termine. Bisogna aumentare l'intensità. 
- Sempre relativamente alla diatriba tattica/intensità di gioco. Il modello deve essere l'Atletico Madrid. Aggressione e tattica perfetta. E come interpreti non sono richiesti fenomeni strapagati. Così si batte il Barcellona e il Real in campionato, si arriva in finale di Champions, e si batte di nuovo il Real sia in Supercoppa di Spagna che nella Liga al Bernabeu. Basta cambiare canale il sabato per notare come le partite di Premier e Liga si giochino a una velocità doppia rispetto alla nostra Serie A. Durante la Serie A puoi intavolare discorsi impegnativi, mandare sms o alzarti a prendere una birra, nelle partite degli altri campionati non puoi permettertelo. Dobbiamo lavorare sull'intensità, per essere competitivi in Europa. E l'Atletico dimostra che si può essere estremamente tattici correndo a 200 all'ora.
- Il Napoli sta per esplodere. Un'ondata di tiri rimbalza contro Bardi, e il Chievo compie l'impresa di giornata. E i malumori stanno venendo a galla, la tifoseria ha perso la pazienza, Benitez stesso pare non troppo convinto. Per lui tira un'aria stile Inter post-Mou, mercato insoddisfacente, primi risultati di stagione storti, e in più l'eliminazione dalla Champions. Giorni contati?
- Napoli, Fiorentina e Cagliari in casa tirano tanto in porta, ma non vincono. Partenopei e sardi perdono miseramente, la Viola impatta contro il Genoa. Fanno un figurone i tre portieri nostrani Bardi (Chievo), Perin (Genoa) e Sportiello (Atalanta). In gare del genere occorre analizzare a mente fredda e non fare drammi su sconfitte o pareggi. Sono le classiche gare che se giochi 10 volte così, 8 le vinci.
- Bene le milanesi. Per il Milan la prova del nove sarà la gara di sabato sera contro la Juve. I contropiedi pazzi con Honda, Menez e El Shaarawy (o Bonaventura) potranno creare imbarazzi ad Allegri? L'Inter deve mantenere equilibrio e continuità, Icardi-Osvaldo bella coppia, Kovacic sta sbocciando.
- Male male Parma e Toro, rivelazioni dell'anno passato. La squadra di Donadoni è lontana parente di quella della scorsa stagione: contro il Chievo domenica sarà importante non perdere ancora. Il gol subito da De Jong è abominevole. E così il Torino balbetta parecchio, messo completamente sotto dalla Samp. E da Okaka versione Caterpillar.

martedì 2 settembre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' / 1

Immagine tratta da angolodellamicizia.forumfree.it e modificata su befunky.com
Parte la critica del lunedì, eccezionalmente di martedì per aspettare la chiusura del mercato di ieri notte.
- Il campionato riparte da dove si era interrotto. La Juve e la Roma ripartono a mille. Domano e dominano Chievo e Fiorentina, forse frenate più da una sorta di "sudditanza psicologica" che altro. Fanno già capire di essere le squadre da battere.
- Il Napoli sembra, a una prima occhiata, lo stesso Napoli dell'anno passato. Grandi spaventi, gran gioco offensivo, sciupone in Insigne, più concreto in Mertens. E con le amnesie difensive troppo frequenti, come la marcatura larga di Koulibaly su Pinilla nella rete genoana. Insomma, il solito Napoli da montagne russe con partite esteticamente molto godibili.
- Il Milan è umile e gioca in contropiede. E' conscio di evidenti limiti nella costruzione del gioco a centrocampo, e cerca di essere il più concreto possibile. Molto sveglio Pippo Inzaghi a costruire un impianto di gioco che pare adatto alle caratteristiche dei suoi uomini. 
- Senza Balotelli, El Shaarawy torna fenomeno. Tutto corsa e tecnica, si lancia dalla sinistra per accentrarsi, senza l'ingombrante presenza priva di un ruolo definito di Super Mario. L'ambiguità tattica di Balo (il vagare per il campo senza una posizione precisa), mandava a monte le sue giocate. E ora, appena il 45 è andato a Liverpool, è rinato.
- Il Cesena fa simpatia. Bisoli dovrà arrabattarsi con due centravanti del calibro di Alejandro Rodriguez e Milan Djuric. Ma intanto ha vinto contro un Parma abulico e imbolsito, dando l'anima dal 1' al 90'. Mantenendo questa intensità, potrà sopperire alle carenze tecniche. Forse.
- In una domenica dove tutti hanno notato i tanti stranieri in campo, un plauso va a Sassuolo-Cagliari. Sui 22 che hanno iniziato la gara, solo tre erano gli stranieri: Avelar, Ekdal e Farias. E di questo trittico, Ekdal è in Italia dal 2008, e Farias dal 2005. Belle anche le intenzioni di DiFrancesco e Zeman e dei loro 4-3-3. Entrambe le squadre sono da seguire.
- L'Inter ha steccato a Torino. 0-0 e un rigore parato da Handanovic. Mazzarri recrimina sull'arbitraggio e cose varie, come al solito. Sta il fatto che già insegue. Poche parole, testa bassa e molto lavoro. 

venerdì 29 agosto 2014

COME PARTE LA SERIE A

Immagine tratta da pronosticicalcioscommesse.com. CLICCANDO SULL'IMMAGINE E' POSSIBILE INGRANDIRLA:
Da domani via alla Serie A. Ecco come si schierano sulla griglia le squadre, con il mercato che, ricordiamo, chiude lunedì:
1a FILA: Juventus. Via Conte e il 3-5-2, dentro Allegri e il 4-3-1-2. Una scommessa, ma la rosa è la stessa dello scorso anno, con Evra, Romulo, Pereyra e Morata in più. Pogba può essere la stella nel nuovo schema.
Napoli. L'uscita di scena preliminare dalla Champions, potrebbe rendere l'obiettivo Scudetto più concreto. Benitez perde Reina e Behrami e inserisce Koulibaly, DeGuzman e Michu. Migliorando di poco può vincere. Se si tengono i nervi saldi dopo Bilbao. Mertens esploderà?
2a FILA: Inter. Possibile sorpresa dell'anno. Vidic, Dodò, Medel, Mvila e Osvaldo offrono l'opportunità di un salto di qualità. Sta a Mazzarri ottenere risultati solidi. E' sulla buona strada. Kovacic nuovo crack?
Roma. Potrebbe pagare la cessione di Benatia e gli impegni di Champions, in un girone di ferro. Astori e Manolas valgono il marocchino? Iturbe si consacrerà? Se le risposte sono affermative, la Roma sarà da Scudetto. Sennò, sarà dura ripetersi per Garcia.
3a FILA: Fiorentina. Si punta alla Champions, con riti scaramantici anti infortuni. Rivedremo Rossi-Gomez con continuità? Al 100% in tutti i suoi uomini, è da podio. Montella spera e si coccola Bernardeschi, gran qualità in rampa di lancio.
Milan. A fari spenti. Ma senza Balo e Coppe, Inzaghi può essere la sorpresa stile Roma 2014. La saggezza suggerisce contropiedi a mille all'ora per esaltare El Shaarawy, che senza Mario tornerà a giocar bene. Honda e Menez potrebbero essere piacevoli riscoperte.
4a FILA: Lazio. Una mina vagante in mano a Pioli. De Vrij, Basta, Parolo e Djordjevic rafforzano le Aquile, che con il 4-3-3 potrebbero volare. Occhio a Keita, che si candida come rivelazione dell'anno.
Atalanta. Si sceglie la continuità dalle parti di Zingonia. Colantuono e il suo classico 4-4-1-1, con nuovi ragazzi da lanciare: su tutti D'Alessandro, Boakye e Zappacosta, che macina chilometri sulla fascia destra. Biava e Bianchi aggiungono esperienza.
5a FILA: Genoa. Tornato all'ovile, Gasperini è una garanzia. Con il 3-4-3 si naviga sempre in acque tranquille. Rosi e Perotti sono perfetti per il suo gioco, ma molto dipenderà dalle condizioni fisiche di Matri e Pinilla, che da anni non brillano per una stagione intera.
Parma. L'anno scorso ha stupito. Quest'anno è iniziato con le bizze di Cassano. Il solito boomerang. Tenendo in mano lo spogliatoio, gli innesti di Lodi e Belfodil compensano la partenza di Parolo. E ci si potrebbe ripetere. Se FantAntonio farà il bravo.
6a FILA: Samp. Vulcano Ferrero fa simpatia, e con Mihajlovic è in una botte di ferro. Viviano e Bergessio danno esperienza, ma le sorprese potrebbero essere Soriano, e la consacrazione di Eder o Okaka. Che nel girone di ritorno dell'anno scorso han meravigliato.
Torino. Si salutano Cerci e Immobile. Ergo, ripetersi sarà tostissima. Si dicono meraviglie di Sanchez Mino, ma le certezze saranno Molinaro, Nocerino e Quaglia. Se l'Europa non prosciugherà le forze, Ventura metterà in campo ancora un bel Toro da combattimento.
7a FILA: Udinese. Rischio Strama in panca. Strano mercato con gli arrivi stagionati di Konè e Thereau. Ma DiNatale resta una certezza assoluta, pure a 36 anni. Occhio a Widmer, Gabriel Silva e BrunoFernandes. E Muriel? Siamo sempre in attesa del suo anno buono.
Verona. Ha stupito l'anno scorso, ha rivoluzionato la rosa. Rodriguez, Rafa Marquez, Luna, Martic, Obbadi, Chrostodoulopoulos, Ionita, Valoti, Chanturia, Nenè, quasi tutti stranieri. Riuscirà Mandorlini a proporre un 4-3-3 aggressivo come l'anno passato?
8a FILA: Cagliari. Giulini porta Zeman. E Zeman porta la solita infornata di giovani. O la va, e sarà spettacolo, o la spacca, e sarà esonero. ZZ è così. Sau con il boemo non farà meno di 15 gol. Ibarbo potrà esaltare. Ceppitelli difensore da 5-6 gol di testa. Ma se Zeman non ingrana?
Chievo. Bardi, Gamberini, Biraghi, Izco, Birsa, Schelotto, Botta e MaxiLopez sono ottimi arrivi per Corini. Che dovrà trovare in fretta l'amalgama tra vecchi e nuovi. Ma la rosa sembra più competitiva del recente passato. Ed è proprio da Botta che ci si aspetta qualcosa in più.
9a FILA: Sassuolo. Restano uomini e mister della rimonta. Con Vrsaljko e Peluso in più. DiFrancesco non dovrà partir male come la scorsa stagione. Ma ha la squadra più italiana di tutte (solo tre stranieri) e un attacco Berardi-Zaza-Sansone che stuzzica e non poco.
Palermo. Cantiere aperto. La rosa attuale è nettamente sotto tutte le aspettative. Buon regista Rigoni, buon difensore il Pipo Gonzalez, ma il resto? In attacco ci sono solo Vazquez, Belotti e Dybala. Gli esterni sono Pisano e Lazaar. Ci sarà da soffrire per Iachini, o per chi lo sostituirà.
10a FILA: Empoli. Sarri è buon allenatore. Mille giovani e Moro, Tavano e Maccarone. I ragazzi son interessanti: Tonelli, Rugani, Hysaj, Verdi, Vecino, Laxalt, Aguirre. Ma saranno pronti per la A? La difesa in particolare avrebbe bisogno di almeno un uomo esperto.
Cesena. Senza un soldo, si punta tutto su Bisoli e il gruppo. La rosa non è da A. In difesa vecchi lupi di mare come Lucchini, Perico e Capelli. A centrocampo gli over30 Cascione-Coppola-DeFeudis non entusiasmano. In attacco si prega Marilungo o nonno Brienza. Aiuto.

venerdì 15 agosto 2014

IL CONTE PUMA

Immagini tratte da sportmarketingnews (logo Puma), spaziojuve.it (viso Conte) e modificate con Paint
Conte accetta la mega-offerta di Tavecchio, Puma and co. e diventa per i prossimi due anni il C.t. e coordinatore unico della Nazionale italiana.
Alè. Tre considerazioni.
1. Antonio Conte era l'unica scelta possibile da parte di Tavecchio per acquistare un briciolo di credibilità agli occhi del mondo calcistico. Una scelta da portare a termine a ogni costo e a ogni prezzo. Far sedere il migliore allenatore italiano sulla panchina azzurra, di più non poteva fare. E un domani potrà rivendicare che Conte in Nazionale ce l'ha portato lui.
2. Conte si gioca una carriera. Dopo tre scudetti di fila con la Juve (presa dopo due agonizzanti settimi posti) è nel suo miglior momento. Poteva probabilmente ambire ad altri lidi, piazzarsi in una squadra ricca, sfruttare i suoi successi per puntare a una panchina internazionale (la buttiamo lì, il Paris SG) e invece sceglie la Nazionale. E si "blocca" per i prossimi due anni. Se non dovesse conseguire risultati di primissimo piano, la sua carriera subirà un brusco stop e non potrà che mirare a una big italiana o a un classico Galatasaray. Un bel rischio, o la va o la spacca, stile Juve 2011.
3. Secondo le ultime notizie (fonte Gianluca DiMarzio), il contratto di Conte sarebbe così composto: 2 milioni dalla Federazione (che gli garantirà quanto percepito da Prandelli e Sacchi assieme, C.t. e coordinatore), 2 milioni dalla Puma, sponsor tecnico, 1 milione in caso di qualificazione all'Europeo (girone con Croazia, Norvegia, Bulgaria, Azerbaigian e Malta, ne passano due e la terza spareggia), 500 mila euro in caso di miglioramento del ranking Fifa di 5 posizioni (Italia attualmente 14esima), 500 mila euro in caso di finale europea. Presupponendo la domanda "Sacchi prendeva 1 milione di euro per fare il coordinatore? Ma materialmente cosa diavolo faceva?", è stata la Puma a fare la differenza in questa trattativa. Creando un pericoloso legame tra scelta dell'allenatore e sponsor. Conte diventerà uomo immagine Puma. Ma dando questo potere allo sponsor, un domani potremo assistere ad allenatori graditi o sgraditi, assunti o licenziati dallo sponsor, perchè è lo sponsor a mettere i soldi. Un altro intreccio pericoloso di interessi e di soldi. Nella storia della Nazionale mai si era passato attraverso uno sponsor per scegliere il mister. Ora sì. E' il primo atto pratico di Tavecchio. 

mercoledì 13 agosto 2014

LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DI CARLETTO

Immagine tratta da ajetun.com e modificata su befunky.com
Una Coppa Italia, uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, una Community Shield, una Premier League, una FA Cup, una Ligue 1, una Coppa del Re, una Coppa Intertoto, tre Champions League, tre Supercoppe Europee, un Mondiale per Club.
E' un infinito elenco quello delle vittorie da allenatore di Carletto Ancelotti, che a suon di successi è entrato con autorevolezza nella schiera dei migliori allenatori della storia del calcio.
Ha vinto in Italia, in Inghilterra, in Francia e in Spagna, ha alzato per ben tre volte la Coppa dei Campioni, unico tri-campione assieme a Bob Paisley, storico mister del Liverpool di fine anni '70.
Non è reclamizzato come Mourinho, non è considerato un guru come Guardiola o un santone come VanGaal, ma Ancelotti sarà un mito e un modello per le generazioni a venire. E' il nostro prodotto calcistico d'esportazione per eccellenza.
Un uomo paziente, molto intelligente e che fa dell'ottimo rapporto con i propri calciatori la solida base del suo lavoro.
Un uomo che ha saputo crescere professionalmente in maniera esponenziale.
L'Ancelotti che esordiva sulle panchine di Reggiana e Parma era profondamente diverso dall'attuale: un integralista sacchiano del 4-4-2, pronto a sacrificare un talento come Gianfranco Zola sull'altare della sacra tattica. Prima il modulo, poi i giocatori.
Con l'approdo sulla panchina della Juventus, Carletto compie il passo inverso. Di fronte all'immenso talento di Zidane, decide di cucire la squadra addosso al numero 21 francese, passando al 3-4-1-2.
E così poi al Milan, con il 4-3-1-2 e il celebre 4-3-2-1, al servizio di Kakà e Seedorf nell'"albero di Natale".
Negli anni, maturando esperienza, si è particolarmente distinto per riuscire a schierare contemporaneamente tutti i giocatori di talento presenti in squadra, tenendo saldo l'equilibrio tattico. Anche nel Chelsea, partito con il 4-3-2-1, per sfruttare al meglio Lampard, decise di spostare largo il trequartista (nel modulo base) Malouda, permettendo così gli inserimenti centrali di Frank. A Parigi invece schierò, ad esempio, un 4-4-2.
E ora al Real si permette un 4-2-3-1 come quello di ieri sera che ha passeggiato comodamente sul Siviglia, schierando contemporaneamente Modric, Kroos, Ronaldo, Rodriguez, Bale e Benzema. Senza perdere equilibrio.
E' un allenatore con una marcia in più. Ora costruisce il modulo sui giocatori che ha a disposizione, e con l'esperienza è diventato infallibile e vincente. Alla faccia del perdente di successo, etichetta che gli venne affibbiata dopo due secondi posti alla Juventus.
Ha saputo cambiare e cambia continuamente, senza proclami e senza troppa pubblicità. In un angolo della foto ricordo dei vincitori, c'è sempre Ancelotti. Mai al centro della scena. E' la rivoluzione silenziosa di Carletto.

lunedì 11 agosto 2014

IL MONDO ALLA ROVESCIA

Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su befunky.com
"Ha vinto la democrazia!" esclama soddisfatto Tavecchio, al termine della (scontata) elezione a Presidente della Figc. 
Democrazia? E che c'entra il popolo e il governo del popolo, con tutte queste lotte di potere intestine alla Federazione? Niente, zero. Nessuna voce in capitolo. Tav è piena espressione dei poteri forti, è un governo dei vecchi, ma non dei più saggi.
Il popolo, quello vero, quello che va allo stadio, che perde tempo nei bar a parlare di pallone, a Tavecchio non voleva vederlo manco in cartolina, e neppure per scherzo.
Ma ora è lì, e ci starà per due anni. E le riforme del sistema calcio e dei campionati sono in mano a lui e a chi ha lottato strenuamente per farlo eleggere, anche a fronte di un'evidente inadeguatezza.
"Con le parole non sono mai stato a mio agio" proclama nel discorso di ringraziamento. Miglior base per eleggere un Presidente che deve cambiare tutto non può esserci!
Una rivoluzione che deve partire dalla Nazionale per scendere a cascata sui giovani, le riforme dei campionati e deve respingere l'invasione degli stranieri scarsi. 
Eleggere un 71enne, con varie condanne, non a suo agio con le parole, per cambiare tutto è quantomeno bizzarro. A meno che non sia un pupazzo e venga mosso da un ventriloquo.
Un ventriloquo o sedici ventriloqui, dato che 16 squadre su 20 di Serie A hanno scritto Tavecchio al momento della terza votazione, come sogghigna sornione Galliani (fonte Gazzetta). 
Sorprende infine la Juventus. Una volta era il centro decisionale del calcio. Tutto passava per gli Agnelli e i Moggi della situazione. E ora? Andrea Agnelli è stato uno dei pochi sempre rimasti a fianco di Albertini, megafono principe del dissenso anti Tav. Ma quasi nessuno lo ha seguito, non ha smosso voti. Anzi, è stato pure deriso da Preziosi, che forte della sua lobby pro Tav, ha sparato che "Agnelli si è presentato in ginocchio per chiedere un posto in Consiglio Federale". 
Un Agnelli dalla parte del popolo e non del Palazzo, che non comanda in Federazione, che non sposta voti tra i suoi colleghi Presidenti, che si schiera apertamente per il cambiamento e contro le lobby di potere, fa davvero riflettere. 
Associamo questo a un 71enne eletto per cambiare tutto. 
In Italia il mondo sta davvero andando al contrario. 

martedì 22 luglio 2014

INFORTUNI ALLEGRI

Immagine tratta da juventus.com e modificata su befunky.com
Arriva Morata, strette di mano, frizzi e lazzi. Tutti felici, va in campo e...crac.
Rotto. Trauma distorsivo al ginocchio sinistro. In attesa di ulteriori esami, si parla già di 30-40 giorni di stop.
Sfortunato Allegri eh?
Uhm, Allegri. Già, anche al Milan un sacco di infortuni sotto la sua gestione. 
Nel 2011/12 si contarono qualcosa come 71 degenti nell'infermeria rossonera. La colpa venne dirottata sullo sprint scudetto, molto stressante a livello fisico. Nel 2012/13 nelle primissime partite dell'anno salutarono la compagnia Pato e Robinho stirati ad agosto e Montolivo k.o. a settembre. E nella scorsa stagione? Ricordate il ritorno di Kakà? Esordio per 70' con il Toro e problema muscolare che lo tenne fuori un mese. A metà settembre il buon Max contava già 10 sventurati alla voce "infermeria".
Anche Seedorf, appena subentrato dichiarò di aver ereditato una squadra in "non buone condizioni fisiche".
Negli ultimi anni al Milan hanno avuto infortuni lunghi o fastidiose ricadute, un gran numero di calciatori: Boateng, Flamini, Pato, Robinho, Bonera, DeJong, Muntari, ElShaarawy, Silvestre, DeSciglio, Abate, Abbiati, Montolivo, Pazzini. 
Acciacchi piuttosto pesanti e frequenti, a volte di natura muscolare, ma anche di natura traumatica, tutti capitati sotto la guida del mister livornese.
Arrivati nonostante la presenza del celebre "MilanLab", struttura che dovrebbe costantemente monitorare le condizioni dei calciatori e ridurre al minimo il rischio di infortuni.
Emblematica la sequenza di guai muscolari capitati a Pato, che passò in poco tempo dallo status di "ragazzo prodigio" a quello di "desaparecido".
E ora, alla Juventus, pronti via, e già Morata va k.o. dopo pochi allenamenti.
Possibile che sia solo sfortuna questa di Allegri o, a questo punto, ci sia qualcosa di errato nel modo di condurre la preparazione fisica (specie quella iniziale) da parte sua o del suo staff?
Molto spesso la maledizione degli infortuni è stata (paradossalmente) la salvezza del tecnico al Milan, un parafulmine con il quale difendersi dalle partenze a rilento in campionato, e dalle carenze di gioco degli ultimi tempi. Ma alla Juve non potrà e non dovrà essere così.
Sperando che il buongiorno non si veda dal mattino...

venerdì 18 luglio 2014

I COCCI DEL MATRIMONIO

Immagine tratta da ilblogdialessandromagno.it e modificata su befunky.com
Ancora Conte-Juventus. Perchè quando il matrimonio finisce, più o meno consensualmente, è il momento dei cocci.
Spuntano retroscena (quanto credibili?) di una volontà di Conte di passare al Milan nel maggio scorso, di una campagna acquisti non all'altezza delle aspettative del tecnico e attualmente semivuota (Evra e Morata), di un mister svogliato, senza stimoli e quant'altro.
Dunque meglio lasciarsi, se l'entusiasmo non è più quello dei tempi migliori, se gli sguardi dentro la casa (juventina) si fanno improvvisamente torvi.
Ma da questo matrimonio finito, chi ci ha guadagnato di più? Antonio Conte o la Juventus?
Il tecnico leccese arrivò alla Juve nel 2011 da tecnico emergente, con un palmares di due promozioni in A (Bari e Siena), un cocente esonero all'esordio (da subentrato) nella massima serie con l'Atalanta, e una retrocessione viziata da penalizzazione ad Arezzo. 
Annotiamo come raggiunta la A con il Bari e con il Siena, Conte abbia lasciato entrambe le squadre. Una volta che raggiunge il massimo, molla. 
Vuoi per incomprensioni con la dirigenza per il rafforzamento (così a Bari e forse a Torino), o per altre offerte ricevute (come a Siena). Ma è già la terza volta.
E la Juventus di Agnelli e Marotta dove stava prima di Conte?
Stagione 2010/11. Viene scelto Gigi Delneri in panchina. Sarà un deludente 7° posto. Per nulla soddisfacente considerando anche certi investimenti, su tutti i 12 milioni per Martinez e i 15 per Krasic (che dopo un bagliore iniziale, scomparve in una parabola degna di una meteora calcistica), ma anche i 15,5 per Bonucci, 5 per Motta, 10 totali (tra prestito e riscatto) per Pepe, 14,5 per Quagliarella, 18 (tra prestito e riscatto) per Matri a gennaio. Un passivo notevole, in virtù di 30-35 milioni incassati dalle varie cessioni. 
Una dirigenza che usciva con le ossa rotte da una stagione fallimentare. 
E poi l'incontro con Conte, il colpo di fulmine. Si intuiva la grandezza dell'accoppiata anche solo dalla gara d'esordio. Juventus-Parma 4-1 allo Juventus Stadium con un gioco e un possesso palla da stropicciarsi gli occhi.
Ora restano i cocci.
Da una parte Conte, che ha più volte sottolineato la grandezza del proprio lavoro nel triennio juventino, confortato da risultati clamorosi in campo nazionale.
Dall'altra la dirigenza bianconera, che ha supportato il tecnico e costruito una squadra nei 3 anni che è andata a scovare talenti come Pogba e Vidal, che attualmente valgono oro e parametri zero come Pirlo e Llorente, pilastri delle vittorie. 
Ma Conte senza la Juventus, sarebbe arrivato al tris di Scudetti?
E la Juventus senza Conte, avrebbe scritto la storia del calcio italiano negli ultimi 3 anni?
Chi era il coniuge più forte? Il tempo fornirà le risposte.

giovedì 17 luglio 2014

IL CUORE E L'AZIENDA

Immagine tratta da tuttosport.com e modificata su befunky.com
In 24 ore si capovolge tutto. Da Conte a Max Allegri. Video su YouTube, conferenza stampa, primo allenamento. E via alla stagione della Juventus. Con Allegri.
E' un risveglio brusco quello dei tifosi della Vecchia Signora, ancora increduli per tempistiche e modalità d'addio del loro condottiero. Vaghe frasi quelle pronunciate da Conte, "sensazioni", "stimoli", niente di sufficientemente chiaro. Niente che potesse tramutare la conferma di metà maggio, nell'addio di mezzo luglio.
Ora Allegri. Max l'"aziendalista". Quello che restò al Milan dopo un 1° e un 2° posto, nonostante avesse perso tra cessioni milionarie, ritiri e svincoli improvvidi i vari Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, Aquilani, Gattuso, Seedorf, Van Bommel, Cassano, Ibra, Inzaghi, Pato. Quello che non abbandonò la nave dopo che il Presidentissimo Silvio lo apostrofò con un simpatico "No el capisse un ca***", e galleggiò con uno spogliatoio in rivolta negli anni.
Max non chiede di blindare i suoi campioni, non chiede la Luna in fase di mercato. Fa il sarto con la stoffa che ha in casa. Ha i suoi punti di forza e i suoi contro.
Spesso ha inventato ruoli, come Boateng o Nocerino sulla trequarti, e ha lanciato per mezza stagione stellare El Shaarawy. Ha campato un girone intero con Niang titolare. Ha battuto pure 2-0 il Barcellona di Guardiola in Champions. L'arrivo di Balotelli ha coinciso con il suo definitivo tramonto al Milan, tattico e gestionale-professionale. Da quando SuperMario ha calcato i campi di Milanello, addio bel gioco. L' ingombrante presenza del suo classico equivoco tattico, ha mandato a monte qualsiasi idea di gioco (si cerchi negli annales una squadra che riesce a sviluppare un bel gioco d'attacco con Balotelli in campo).
Prima e dopo di lui al Milan solo gente che non aveva mai allenato (Leonardo, Seedorf, Inzaghi).
Il contro maggiore di Allegri è stato il rapporto, pessimo e conflittuale, con i Grandi Vecchi dello spogliatoio rossonero, più volte emerso in libri, interviste e dichiarazioni ufficiali e ufficiose. Che nell'estate 2012 abbandonarono il Diavolo in massa. Gli stessi con cui, però, vinse anche uno Scudetto all'esordio.
Max è chiara espressione dell'azienda Juventus. Di gestori (Agnelli e Marotta) che cercavano un profilo non troppo esigente, diverso da Conte, che non creasse troppe aspettative nei tifosi e che fosse un tassello, una costola filo-dirigenziale. Non deve piacere a tutti, ma vincere.
Conte era il cuore bianconero, era quello che si schierava strenuamente contro le cessioni dei suoi gioielli, quello che voleva sempre alzare l'asticella della competizione, quello che lo Scudetto non bastava, quello dei 102 punti. Quello che in questa lista della spesa per cambiare modulo in un 4-3-3 aveva inserito nomi come DiMaria, Sanchez, Iturbe.
Max è quello che quando arriva fa aprire i giornali su Candreva, Savic, Astori e Pastore, tanto per intenderci. 

lunedì 28 aprile 2014

NOW, ONLY THE BEST!

Immagine tratta da gazzetta.it
Ora ci siamo davvero. Una sola vittoria, o in alternativa due pareggi, nelle ultime tre sfide di questo campionato 2013-14 e per la Juve lo Scudetto sarà aritmetico. Il giorno della festa potrebbe essere già lunedì 5 maggio, nella sfida interna contro l'Atalanta, o in alternativa domenica 4, nel caso in cui la Roma non uscisse con i 3 punti dal campo di Catania.
Nella sfida del Mapei Stadium, a Reggio Emilia, i bianconeri ci hanno messo un tempo e molta sofferenza per indirizzare la partita nella direzione giusta, ma alla fine sono state ancora una volta le giocate dei campioni ad avere la meglio sulla volontà e la grinta degli avversari. Zaza, una delle tante giovani promesse di proprietà juventina sparse in Italia, fa passare una brutta mezz'ora alla sua società di provenienza (aiutato da un Ogbonna forse alla peggior prestazione con la maglia della Signora). L'inizio è in pratica lo stesso della sfida di Lisbona contro il Benfica: gol incassato presto, squadra poco presente in campo, reazione tardiva e poco convinta. Poi arriva ancora lui, Carlitos Tevez, l'Apache, appena sbloccatosi dal lungo digiuno europeo, e la sua prodezza basta a riequilibrare il risultato e restituire certezze e sicurezze a un gruppo apparso decisamente in affanno. Nel secondo tempo, è ancora Tevez a propiziare il vantaggio, quando sporca un pallone con la sua proverbiale grinta, quindi ci pensa il sublime direttore d'orchestra Pirlo, con uno splendido tocco di prima, a mandare in porta Marchisio. A chiudere la pratica, l'invenzione di Pogba, il cross del subentrante Lichtsteiner e il tacco, inatteso, di Llorente, quasi assente fino a quel momento, ma ancora una volta spietato e decisivo quando si tratta di fare gol. 3-1 finale, con grande esultanza di squadra e staff sotto la curva dei tantissimi supporters bianconeri, e titolo che è praticamente ad un passo, da ratificare solo con l'ausilio della matematica.
Di fronte a tutte queste certezze in positivo, anche una in negativo: la Juve, almeno in questo finale di stagione, ha bisogno di tutti i suoi titolari, in ogni occasione. Isla e Ogbonna, scelti oggi per dare un po' di respiro a Lichtsteiner e Bonucci, sono stati tra i peggiori in campo, tant'è vero che entrambi sono stati richiamati in panchina. Pur giocando bene in diverse occasione quando chiamate in causa, le riserve stanno mancando in questo finale di stagione, avvalorando la tesi di chi considera la rosa bianconera ancora poco qualitativa e incompleta per il definitivo salto di qualità. A parte Marchisio, e un po' Caceres e Giovinco in questa fase dell'anno, tutti gli altri giocatori appaiono troppo distanti dal livello dei titolari per poter concedere a questi un reale riposo. Anche per questo l'ingresso in campo nel finale di Vidal è un'ottima notizia per il ritorno di giovedì contro i lusitani, visto che il centrocampo è stato il reparto che meno ha beneficiato del turnover dall'inizio dell'anno. Contro i portoghesi ci vorrà una gara diversa, perfetta e precisa in tutti gli aspetti, e stavolta non ci sarà spazio per il Vucinic della scorsa settimana o l'Ogbonna di questa sera. Ci vorrà insomma una Juve al suo massimo, pronta a dare tutto per 90 minuti e conquistarsi quella finale europea che manca da 12 anni. In attesa di lunedì prossimo, quando almeno lo Scudetto, forse, sarà in cassaforte.