mercoledì 10 dicembre 2014

ITALIETTA NELLE COPPE

Immagine tratta da Ilfattoquotidiano.it
Non siamo tra le Nazioni dominanti in Europa. Lo sapevamo già da tempo, dopo le prestazioni deludenti degli ultimi anni, dopo l'umiliazione del Mondiale brasiliano, dopo la diaspora di campioni attratti da soldi e ambizioni che la nostra serie A non riesce più a proteggere. Questa Champions League sentenzia definitivamente la nostra crisi calcistica, il nostro ufficiale ridimensionamento nel panorama europeo del pallone. E non si può più parlare di sfortuna, di casualità, di campi impraticabili o arbitri contrari: si tratta di scuse, punto e basta.
Roma e Juventus, di gran lunga le migliori formazioni del nostro campionato, escono sconfitte o comunque ridimensionate dopo questi gironi che hanno sancito un'eliminazione amara per i giallorossi e una qualificazione risicata e striminzita per i bianconeri. La squadra di Garcia, più che la qualità, paga la quantità di talento inferiore rispetto ad un Manchester City capace di qualificarsi senza tre elementi come Aguero, Kompany e Yaya Touré, tutti e tre assenti nella sfida di stasera. Ma paga soprattutto il sanguinoso pari di Mosca, molto più doloroso delle sette scoppole prese in casa dal Bayern, che avrebbe sicuramente dato meno pressione ai romanisti. Resta l'impressione positiva di un gruppo in crescita e che, con la giusta esperienza europea, può fare sicuramente progressi e presentarsi alla prossima Champions con maggiori ambizioni.
Gli uomini di Allegri lottano, rischiano e alla fine devono accontentarsi di un punto contro l'Atletico Madrid, strappando all'ultimo il pass per gli ottavi di finale, in un girone in cui secondo molti si poteva quasi ambire al primo posto. L'impressione, in casa o in trasferta, è sempre quella di una squadra che fatica terribilmente, non riesce a imporre il suo gioco o a gestire con serenità un vantaggio acquisito. Contro teste di serie quali Real Madrid, Bayern, Chelsea e Barcellona non si va da nessuna parte, questo è sicuro.
La realtà evidente e lampante è sempre la stessa, senza i mezzi giusti non si va da nessuna parte. Non è solo una questione di soldi o stadi, l'Italia sembra proprio mancare di programmazione e idee per sopperire alle varie mancanze trovando le risorse necessarie in altri modi. In Inghilterra e in Francia si punta molto sul marketing e sui grandi investitori stranieri, in Germania stadi e vivai hanno fatto da traino per la vittoria di un Mondiale, in Spagna le big continuano a rimanere tali senza mai conoscere crisi, e una "piccola" come l'Atletico ha rischiato il clamoroso double Champions-Liga senza avere capitali ingenti o campioni acclamati. Noi non abbiamo nulla di tutto ciò, siamo indietro anni luce con gli stadi, ci stiamo aprendo da pochissimo ad acquirenti stranieri, in quanto a marketing e vivai poi sembriamo letteralmente preistorici.
Se dodici delle sedici ammesse agli ottavi provengono dai quattro Paesi appena citati non possiamo più appellarci al caso. Smettiamola di fingerci grandi, abbandoniamo definitivamente i sogni di grandi risultati internazionali, chiniamo la testa con umiltà e mettiamoci al lavoro per cambiare le cose. Meno chiacchiere e più fatti, per una volta.

Nessun commento:

Posta un commento

Che ne pensi?