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martedì 6 gennaio 2015

LA CRITICA ROSSOBLU DEL MARTEDI' /17

Immagine tratta da unionesarda.it e modificata su befunky.net
Palermo-Cagliari 5-0 (6'Morganella, 10'Munoz, 33'rig.Dybala, 72'Dybala, 85'Barreto).
Kaputt. 
Zeman o non Zeman, Zola o chiunque altro, qua la situazione è nera, tendente al marrone intenso. E si resta in zona retrocessione, con la salvezza lontana 4 punti, anzi 5 dato lo scontro diretto sfavorevole contro l'Atalanta.
E' una resa. Totale. Braghe calate, senza carattere, senza attenzione e concentrazione. I nuovi che entrano in campo hanno più paura di chi giocava (male) prima: Pisano sull'1-0 concede un cross dalla sinistra stando a tre metri dall'avversario, Colombi si fa passare sotto la mano il tiro deviato di Morganella, nella seconda rete è poco reattivo, nella terza procura il rigore. 
Insomma, il tanto celebrato patto tra i senatori e il nuovo mister Zola naufraga prima di iniziare. La vecchia guardia ha fatto il suo tempo. E' chiaro. Conti, che di primavere ne farà 36 tra tre giorni, ha finito la benzina, e riesce a farsi cacciare dopo 25 minuti come il primo dei pivellini e non come il Capitano di una squadra in chiara difficoltà. Pisano è preda di una involuzione perenne, che non cessa di peggiorarlo, specie nella marcatura: un tempo era il suo punto forte, ora è diventata una sconosciuta. Cossu corre, trotterella, tiene palla, ma la luce non la accende più come qualche anno fa, anzi la lampadina è fulminata da tempo: 34 anni e mezzo si fanno sentire. E se i senatori alzano bandiera bianca chi resta? I carneadi di turno: il morbido Ceppitelli, l'acerbo Crisetig, l'enigmatico Joao Pedro, l'uomo che non vede la porta Farias, e il costantemente impalpabile Longo. Dove si va? 
Qui non è un patto tra vecchi e giovani. Qua è una convivenza tra quasi vecchie glorie e gente da Serie B. Ragazzi che potrebbero esplodere con il tempo, ma che attualmente in Serie A non ci stanno. 
Dispiace per Zola, che si trova tra le mani una patata bollente, ustionante. 
Di quelli andati in campo oggi, sarebbero da tenere Ekdal, forse Avelar e Rossettini e poi repulisti generale. 
Dato che non si può fare, Magic Box si trova davanti a un dramma sportivo a tutto tondo. La squadra oltre ad andare psicologicamente e tecnicamente in difficoltà al primo episodio che va storto, è "leggerina". Nei contrasti, nell'aggressione, nella convinzione. Si cammina, si corricchia a vuoto. Si fanno i falli e si prendono le ammonizioni, ma non si "mena" per niente.
I problemi sono dunque a più livelli: dal parco giocatori, a quello psicologico, passando da quello della "fame" e della grinta. Riusciranno un presidente e un allenatore all'esordio in Serie A a risolvere tutti questi problemi?
E intanto sotto le ceneri cova il coro dell'"arredatece Zeman", e quello ancor più clamoroso del "quando c'era Cellino si stava meglio". 
Adios.

venerdì 19 dicembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL VENERDI' /16

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Cagliari-Juventus 1-3 (3'Tevez, 15'Vidal, 50'Llorente, 65'Rossettini).
Brutto segno uno Zeman che rinuncia al 4-3-3 per proporre il 4-4-2. Nell'ultima parentesi romana, quando provò il 3-5-2 in Coppa Italia contro la Fiorentina, da lì a poco fu esonerato.
Il Cagliari non è forte, e non ha il giusto atteggiamento mentale per affrontare la Juve con il suo (in teoria) arrembante 4-3-3 . E Zeman l'ha capito e ha schierato la squadra con 4 difensori centrali e 2 terzini, con il solo obiettivo di limitare gli avversari.
Mossa non andata a buon fine, il solito uno-due da knock out nel primo quarto d'ora consente alla Juventus di passeggiare bellamente a velocità di crociera.
Niente più di un allenamento è stata la morbida trasferta del Sant'Elia per gli uomini di Allegri. Cragno, duole dirlo, sta offrendo un rendimento non all'altezza della Serie A. Ieri ha avuto colpe evidenti su 2 dei 3 gol bianconeri. Non è un'eresia affermare che con un portiere decente il Cagliari avrebbe sicuramente qualche punto in più.
Nel secondo tempo tornando a schemi più conosciuti i rossoblu sono sembrati un pochino meglio: netta la differenza in numero di tocchi palla, di movimenti e di atteggiamento dei giovanissimi Donsah e Caio Rangel rispetto agli imbolsiti senatori.
Che metto sul banco degli imputati. Conti, Cossu, che giocano sempre, ma anche Dessena, Pisano e Murru: da loro sta mancando la svolta, non tanto per impegno e corsa, ma proprio come numero di tocchi palla, di movimenti e di atteggiamento.
Lo zoccolo duro non ha digerito la rivoluzione in termini di mentalità. E si gioca in maniera offensiva spingendosi avanti, ma con una mentalità impaurita, difensiva e provinciale. Insomma, il papocchio degli ultimi turni.
Sarà un caso che con Crisetig regista siano arrivati 8 punti in 5 partite (e le uniche due vittorie), mentre con Conti solo 4 pareggini e 11 sconfitte?
Dopo aver visto il Cagliari per 16 partite + 2 di Coppa, il miglior 4-3-3 da mettere in campo sarebbe: Colombi in porta, Balzano, Rossettini, Ceppitelli e Avelar in difesa, Donsah, Crisetig e Ekdal a centrocampo, Ibarbo, Sau e Caio Rangel in attacco. Con Cossu fuori, non perchè non corra o non ripieghi in difesa o non si impegni, ma semplicemente perchè è fuori ruolo, perchè non fa i tagli e i passaggi giusti per giocare in quel modo e perchè non sa tirare in porta. 
Ma una rivoluzione del genere vorrebbe dire mettere i senatori in panchina, tutti. Cosa che creerebbe una guerra interna. La scelta doveva essere fatta in estate, dando una squadra completamente nuova a Zeman, senza strascichi di mentalità o testimoni di stagioni precedenti in cui si vivacchiava di rendita. E invece si è optato per un minestrone per paura di rischiare troppo, e ci troviamo con questo ibrido zemaniano. Pieno di contraddizioni e senza coraggio. 
E chi pagherà? L'allenatore? La vecchia guardia? Ci si tufferà sul mercato, alimentando ancora il minestrone? Risolvere questa situazione sarà il primo duro banco di prova per Giulini e i suoi uomini. E bisogna sbrigarsi, perchè il 6 gennaio è già dietro l'angolo.

martedì 9 dicembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL MARTEDI' /14

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Cagliari-Chievo 0-2 (4'Meggiorini, 9'Paloschi).
E se questo è il Cagliari dopo 5 mesi di cura Giulini-Zeman, ci sarebbe da stringere le mani a tutti, ringraziare per aver partecipato, e retrocedere d'ufficio in una categoria inferiore.
Il Chievo non ha fatto nulla di trascendentale, non ha messo in mostra individualità di rilievo o trame di passaggi esaltanti, ma nei 9 minuti iniziali si è portato sul letale 0-2 e ha sfiorato più volte la terza segnatura. Il Chievo ha corso, ha lottato, raddoppiato e triplicato sui portatori di palla avversari, con aggressività e falli che hanno mandato in tilt i rossoblu.
E a un certo punto non si capisce bene sino a dove arrivino le colpe della società, quelle del tecnico e quelle dei giocatori.
Vero è che a un certo punto, riflettendo dove giocassero lo scorso anno i giocatori messi in campo dal Cagliari, trovavamo in porta Cragno, guardiano del Brescia 13° in B, in difesa Balzano, capitano del Pescara 15° in B, Benedetti, difensore del Padova 20° e retrocesso in C, Crisetig regista del Crotone 6° in B, Farias che nel Sassuolo di Di Francesco collezionava 11 presenze in tutta la stagione, e ancora: i subentrati Donsah, che nella passata stagione giocava nella Primavera del Verona, e Longo, che ha diviso l'annata tra fare la riserva di nonno Toni a Verona e di Larrivey al Rayo.
Insomma, non è un parco giocatori di primissimo piano, quello messo su dal trio Giulini-Marroccu-Zeman. Anzi. 
Si puntava tutto sulla crescita dei giocatori, vecchi e nuovi.
Ma da inizio stagione chi è cresciuto dei nuovi? Nessuno. Farias anche ieri ha avuto un'occasione limpida, puntualmente sbagliata. Crisetig quando c'è da tirare fuori il carattere si nasconde. E dei vecchi solo Avelar (che è sparito dai radar per infortunio da un mese), Ekdal e Ibarbo hanno mostrato progressi.
Limiti evidenti tecnici li hanno mostrati i vari Dessena, Pisano e Murru. Cossu appare sempre fuori ruolo, o porta troppo palla o si eclissa dalla partita per interi quarti d'ora. Conti non riesce a prendere in mano la squadra, ieri trotterellava sul campo, senza spronare gli altri o guidare la rimonta: appariva rassegnato.
Si giura che lo spogliatoio sia compatto, che si rema tutti nella stessa direzione. E allora perchè Zeman spiega che in allenamento la squadra gioca solo a due tocchi, mentre in partita non avviene mai? Ieri non c'era una squadra in campo: mai più di due passaggi di fila, Ibarbo e Farias partivano in azioni solitarie.
La rosa è tecnicamente di basso livello, e se non si sopperisce con un solido gioco di squadra, si merita l'attuale terzultimo posto, equivalente alla retrocessione. E qua si richiama il problema di mentalità denunciato dal mister: ma come si acquista la mentalità se dopo 5 mesi siamo ancora a questo punto? Si è vista solo a tratti, e solo quando la squadra è passata in vantaggio o ha segnato con un gol "alla Zeman", come se acquisisse fiducia. Fiducia che svanisce puntualmente alle prime difficoltà.
In una situazione così, anche la prossima trasferta di Parma, dai ducali ultimi e reduci da 12 k.o. su 14 partite, fa paura. Anzi, terrore.

domenica 30 novembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DELLA DOMENICA /13

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Cagliari-Fiorentina 0-4 (17'Fernandez, 55'Fernandez, 69'Gomez, 74'Cuadrado).
Se Farias in carriera ha segnato 24 gol su 135 partite, se Cossu ne ha fatti 12 su 234 gare, se Ibarbo ne ha messi dentro 21 su 215 apparizioni, se Longo ha messo 3 volte il suo nome a referto nelle 36 da professionista, vorrà pur dire qualcosa.
La matematica non è un'opinione, Farias la butta dentro ogni 5,6 partite, Cossu ogni 19,5, Ibarbo ogni 10,2 e Longo ogni 12.
Quindi ci sta che in una giornata vadano a sbagliare di tutto e di più. 
E si perde, e amen. E si prendono gol a ripetizione in contropiede. E quattro gol di scarto.
Farias si è mangiato l'inverosimile, Ibarbo si addormenta davanti al portiere, Cossu e i tiri in porta parlano due lingue diverse, e Longo ha preso un palo da zero metri. Le occasioni ci sono state e sono state buttate tutte al vento.
Poi.
Poi abbiamo Cragno, che sarà pure bravo con i piedi, ma qualcuno gli ha mai visto fare una parata che sia una? Per davvero. E perchè ogni tiro da lontano è magicamente gol? Sono più di una le reti incassate che fanno storcere la bocca, come la punizione odierna di Mati Fernandez. Forse è il caso di riprovare Colombi.
E Cossu è troppo innamorato del pallone. Rallenta il gioco e manda tutti in fuorigioco e si perde il tempo della giocata.
Nel primo tempo è stato sbagliato spesso l'ultimo passaggio, e i tagli di Cossu e Farias sono stati in continuazione errati. 
La situazione è preoccupante. 
La zona B si avvicina sempre più e questo non è una cosa buona. Specie perchè c'è un deficit di personalità evidente, emerso anche oggi dopo la seconda rete viola. L'emblema è Ibarbo, che sullo 0-2 ha spedito in campo il suo solito gemello diverso. Quello che prende palla senza mai passarla e va a sbattere contro i difensori avversari. E la Fiorentina è andata a nozze.
E comunque senza che stiamo a raccontarci balle. La squadra non è forte. Diventa forte nel momento in cui riesce a giocare, a indovinare la partita e mettere la palla in rete. Sennò, per cambiare le cose chi si fa alzare dalla panchina? Longo? Farias? Donsah? Dessena? Caio Rangel? Capello? Mah.

giovedì 30 ottobre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL GIOVEDI' /9

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
Cagliari-Milan 1-1 (24'Ibarbo, 34'Bonaventura).
- Con il pareggio casalingo di ieri sera, possiamo dire che il Cagliari ha inanellato una buona serie di risultati e, soprattutto, prestazioni: dalla trasferta a San Siro contro l'Inter, passando dall'immeritata sconfitta di Verona, al pareggio interno con la Samp, alla vittoria a Empoli e ieri l'1-1 con il Milan. La chiave pare essere stata la consapevolezza della bontà del gioco offensivo derivata dalla goleada contro i nerazzurri: da lì in poi le trame di gioco sono state più convincenti, e si è giocato da squadra, con movimenti e combinazioni che rispecchiano le richieste di Zeman.
- E l'1-1 contro il Milan va pure stretto. Le occasioni avute dai rossoblu sono state nitide, oltre alla rete di Ibarbo (al solito in vetrina contro le grandi), in altre tre azioni si è messo un uomo solo davanti ad Abbiati, lo stesso colombiano, Sau e Farias sul finale. Si concretizza poco rispetto alle azioni create. Ma è un punto che fa morale e allontana a 3 punti la zona retrocessione.
- La difesa, contando l'avversario, ha sofferto poco. La rete di Bonaventura è arrivata da un tiro-cross che ha pescato Cragno impreparato. La sfera si è insaccata in maniera beffarda, e il giovane portiere toscano non ha fatto una gran figura. Per il resto ottimi Rossettini e Ceppitelli, con Balzano e Avelar sempre pronti a serrare le maglie difensive nel momento del bisogno.
- Conti strepitoso. Il rientro del Capitano è stato da incorniciare. Nonostante le 35 primavere ha svettato a centrocampo, di fisico e di tecnica. E' bene integrato anche lui nei nuovi schemi: basti osservare come, una volta ricevuta la palla, non la scarichi mai indietro, ma la passi sempre in profondità. 
- Per l'ennesima volta Balzano merita grandi elogi. Non ha ancora conquistato la copertina, come accaduto al suo opposto Avelar, ma sta fornendo prestazioni di grandissimo livello. Fa la fase difensiva e offensiva in maniera impeccabile: DeSciglio, terzino da Nazionale, da quella parte è stato preso spesso in mezzo dalle triangolazioni tra lui, Crisetig e Ibarbo, senza capirci molto.
- Un neo? Il solito enigma-Cossu. Un esterno d'attacco zemaniano, dovrebbe lanciarsi negli spazi o puntare il difensore e tirare, mentre il cagliaritano tende a lanciare gli altri, avanzare orizzontalmente e giocare lontano dalla porta. E' come se si giocasse con un attaccante in meno e un regista in più. Considerando che Ibarbo si è dimostrato tutto tranne che un goleador, alla lunga si potrebbe pagare la presenza nel trio offensivo di una sola punta vera, Marco Sau.

lunedì 27 ottobre 2014

LA CRITICA DEL LUNEDI' /8

Immagine tratta da quotidiano.net e modificata su befunky.com
- Tornano ad essere tre i punti di vantaggio della Juve sulla Roma. I bianconeri trovano il solito avversario remissivo in Italia, e regolano per 2-0 il Palermo. I giallorossi impattano a Genova contro la Samp, giocando comunque un match propositivo. E' stato importante non affondare dopo la scoppola contro il Bayern. Il duello prosegue, dato che nessun altra squadra dopo 8 giornate si dimostra all'altezza della lotta scudetto.
- Dal terzo posto in poi c'è lotta agguerrita. Continua la sua bella marcia l'Udinese di Strama e DiNatale (copertina per lui), e così la Samp solidissima e ancora imbattuta di Mihajlovic. La Lazio e il Milan si stanno consolidando gara dopo gara. Pioli vince da 4 partite, gioca bene, poi una volta in vantaggio cerca di controllare i match senza affondare. Inzaghi sta mettendo un mattone alla volta, senza mai fare il passo più lungo della gamba. E conserva ancora la palma di miglior attacco con 17 reti.
- Le deluse e convalescenti di inizio stagione, Napoli e Inter, vincono entrambe contro Verona e Cesena. Sei gol fatti e il ritorno al gol Higuain sono le note liete in casa partenopea; l'obiettivo ora è dar seguito alla striscia di 5 risultati utili consecutivi. Sulla sponda nerazzurra si abbatte l'ultimatum di due partite di Thohir a Mazzarri. L'impressione è che, palesandosi questo dubbio della proprietà sull'allenatore, i giocatori possano nascondersi dietro al momento di difficoltà di Mazzarri, per mascherare le proprie lacune caratteriali e motivazionali.
- In una serie A povera di gioco e schemi offensivi, questo Cagliari ondivago di Zeman (leone fuori casa e piccolo piccolo al Sant'Elia) può dire la sua in chiave salvezza. Il coraggio di attaccare sta pagando, così come quello di vincere schierando un '93 (Crisetig), un '94 (Cragno) e un '96 (Donsah) dal primo minuto.
- Atalanta, Cesena e Palermo perdono e sono sull'orlo della zona B. Per il livello di gioco dimostrato sinora, probabilmente è una zona rossa meritata. L'Atalanta non segna (3 gol in 8 partite), il Cesena lotta ogni gara, ma è tecnicamente inferiore a tutti gli altri e il Palermo paga una difesa per nulla affidabile. Necessario un cambio di rotta per non crollare.
- Parma e Chievo continuano nel loro periodo-no. Preoccupanti le costanti amnesie difensive degli uomini di Donadoni, in caduta libera da 5 turni anche contro avversari teoricamente del proprio livello. Il Chievo si fa rimontare in casa dal Genoa, la cura Maran non ha avuto ancora effetti immediati, nonostante un primo tempo incoraggiante.

lunedì 29 settembre 2014

LA CRITICA DEL MARTEDI' /5

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
- Copertina per Zdenek Zeman. Vincere per 4-1 a San Siro contro l'Inter, guidando il Cagliari, non è impresa da tutti i giorni. Nel momento più inaspettato, gli undici rossoblù riescono a mettere in pratica i dettami tattici del boemo, e frantumano un'Inter ai minimi termini. Ciò che ha colpito di più è stato l'harakiri totale di Mazzarri dopo l'espulsione di Nagatomo sull'1-1. La squadra si è smarrita, la difesa a 4 d'emergenza è stata tagliata con un grissino da Ibarbo, Ekdal e Sau. Tatticamente sembrava uno scontro tra un Maestro e un allievo alle prime armi.
- Udinese e Samp viaggiano in terza e quarta posizione. Bella la partita di Udine, combattuta quella di Marassi. E sono sempre Strama e Miha a sorridere. Sugli scudi l'eterno Di Natale, già capocannoniere del campionato. Degni di nota in casa doriana Okaka, centravanti parecchio cresciuto, e Soriano, raffinata mezzala.
- Attenzione al Parma, ma in negativo. Una vinta e quattro perse. Una difesa fragilissima, da 14 gol subiti, che si perde le marcature in area che è un piacere. Sembra quasi una squadra inglese. Senza Paletta, Cassani e Biabiany fuori causa, Parolo, Amauri e Schelotto ceduti, gli emiliani in questa stagione stanno faticando parecchio. Urge ricompattarsi e cominciare a macinare punti.
- Il Milan è uscito malconcio da questo trittico di gare in una settimana. Una sconfitta contro la Juve difendendosi a pieno regime, e due deludenti pareggi contro le neopromosse Empoli e Cesena. C'è molto da lavorare, sulla fase difensiva in primis. Il Milan da contropiede visto sino al big match contro la Juve è piaciuto, poi i dettami presidenziali l'hanno richiamato a un atteggiamento più offensivo, e qua sono emerse tutte le lacune anche a livello di costruzione della manovra. E gli avversari erano Empoli e Cesena. 
- Juve e Roma viaggiano a braccetto. Sicure e decise, in vista della gara che le vedrà contrapposte domenica alle 18. Sono chiaramente le due migliori squadre viste fino ad ora, anche considerando la paura che incutono agli avversari.
- AAA Fiorentina cercasi. Un pareggio a Torino con Babacar imbeccato da una delizia di Bernardeschi, ma lo spettacolo latita. Montella deve dare la scossa a questa squadra, soprattutto sul piano del gioco, marchio distintivo del tecnico campano. 

domenica 21 settembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL LUNEDI' /3

Immagine tratta da asroma.it e modificata su befunky.com
Roma-Cagliari 2-0 (10'Destro, 12'Florenzi)
- Non è tanto la sconfitta, ma è il concetto. L'allenatore ha chiesto al Cagliari di andare e giocarsi la partita, anche di perderla e prender schiaffi, ma di giocarla. La squadra è entrata in campo e si è fatta piccola piccola, timorosa e rannicchiata. Quasi come se un destino incombesse su di lei, che fosse tutto già scritto. Non ci siamo.
- E il problema sollevato da Zeman nelle interviste, quello del "non capirsi" è piuttosto grosso. Significa che la squadra non recepisce le idee del tecnico. E l'unico gol su azione su tre partite è un bel campanello d'allarme. Se lo zoccolo duro non entra nell'ottica di idee che si deve attaccare sfrontatamente, qua saranno guai.
- In campo non si salva nessuno. Anche perchè dopo l'uno-due iniziale la Roma non ha infierito, si è riposata e ha controllato i piccoli rossoblu. E' diventata poco più di un'amichevole. E questo è triste. 
- Un tiro in porta. Venuto da Longo, forse il più sfrontato, anzi, l'unico sfrontato, dei cagliaritani. Ma vari ectoplasmi in campo. Pisano sbaglia il solito fuorigioco e si prende gol, come da anni gli accade. Rossettini non la guida la difesa, non decide se farla salire o andare indietro, e gli altri nell'indecisione vanno a nozze, come ha già fatto l'Atalanta. Ekdal vaga. Sau si nasconde. Dessena è fuori forma. Joao Pedro e Farias sono oggetti misteriosi. Il quadro è allarmante.
- Ci vuole tempo e va bene. Ma bisogna provarci. E' la mentalità il problema. E' un Cagliari schierato da Zeman, ma con la mentalità dei vari Arrigoni, Ficcadenti, Lopez, Pulga ed esperimenti vari. Con il Sassuolo ci si accontenta dell' 1-1 perchè si è in trasferta. Con l'Atalanta si fa i leoni e si attacca perchè si gioca in casa. A Roma si sa già che si perde, quindi si parte già ad handicap. Non va bene. E l'equilibrio diventa difficile da trovare. Non si può lasciare fuori tout-court la vecchia guardia, si creerebbe una frattura insanabile. Ma Zeman il meglio l'ha sempre dato con una squadra totalmente nuova. Cambiare la mentalità è dura, durissima. Quanto tempo ci vorrà? Mercoledì arriva al Sant'Elia il Torino, poi si va a San Siro dall'Inter. E intanto si è ultimi. Se si rema tutti dalla stessa parte essere ultimi alla 3a giornata è una barzelletta. Se più di uno non è convinto, la strada è in salita. Ripida, ripidissima.

mercoledì 3 settembre 2014

LA CRITICA ROSSOBLU DEL MARTEDI' / 1

Immagine tratta da cagliaricalcio.net e modificata su befunky.com
E parte anche la critica rossoblu del martedì, slittata di un giorno per la chiusura del calciomercato. Sassuolo-Cagliari 1-1 (42' Zaza, 44' Sau).
- E' molto positivo il risultato. Non si è perso, si è riusciti a resistere e restare in partita nel primo tempo, dove le sbandate sono state piuttosto frequenti. Preparazione pesante e tre esordienti assoluti in Serie A (Colombi, Ceppitelli, Crisetig) a parziale scusante.
- Qualche sprazzo del gioco di Zeman c'è stato. Terzini che fluidificavano come non si vedevano da tempo in maglia cagliaritana, idee (rimaste solo tali) di scambi rapidi tra i piccoletti d'attacco, centrocampo aggressivo volto a recuperare palla e scaricarla velocemente in proiezione offensiva. Serve affinare l'intesa.
- La difesa alta ha ballato per un tempo, roba da spaventi ogni cinque minuti. E' mancata sicurezza, capacità di leggere bene le situazioni di gioco e coraggio di spazzare o metter in fallo laterale la sfera per non rischiare. Ceppitelli e Rossettini sono da rivedere. Il primo è andato benino, ma sono suoi i due errori che hanno concesso la rete a Zaza: ha prolungato all' indietro di testa la sfera sul rilancio di Pomini, lanciando l'azione del Sassuolo, e sul cross al centro ha perso la marcatura sull'ariete di Policoro. Poteva "sentire" l'avversario con la mano, con un po' di malizia, per non distanziarsi troppo da lui. Che, con lo spazio gentilmente concessogli, ha avuto tempo di coordinarsi e colpire al volo, siglando una rete molto bella.
- Colombi bene tra i pali, e da rivedere quando è uscito al limite dell'area. Anche qua il difetto sta nella sicurezza da acquisire. Esser sicuri nella lettura dell'azione e uscire senza balbettii o timidezze è fondamentale. Un'uscitaccia stava per consentire a Zaza la rete, poi annullata da Valeri. Ma tra i pali è sembrato un veterano. 
- Ave Avelar. Dopo due stagioni abuliche, nè carne nè pesce, e una semi-partenza a Leeds, finalmente piazza una partita convincente. Forse la migliore da quando è in Sardegna. Fluidifica come dovrebbe, tira, taglia in area, e riesce anche a difendere efficacemente. 
- Balzano a destra è un treno. Da una sua iniziativa è venuta la rete di Sau. Sembra più completo di Pisano: una piacevole scoperta. 
- Capitolo attacco: Sau si sblocca subito, senza dover fare chissà cosa. Cossu un po' spaesato e Farias ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare. Da rivedere i movimenti, Ibarbo sarà fondamentale per eludere le marcature avversarie.
- Lode a Conti, che è uscito alla distanza, dimostrando fisico, classe e carisma. Ha dominato il centrocampo. Crisetig è un classe '93. La rete di Sau è nata da un suo recupero palla. Anche in Coppa Italia sul gol di Farias è stato decisivo nel pressing e nel passaggio. Il ragazzo si farà. Ha fisico, pressa bene e ha qualità. C'è ancora qualche imprecisione e mancanza di continuità nei '90, ma è un ottimo acquisto.

domenica 20 luglio 2014

LA CARTA ZEMAN

Immagine tratta da tiscali.it e modificata su befunky.com
E' l'anno giusto per calare la carta Zeman.
Vuoi per il nuovo corso targato Giulini, vuoi perchè il livello della Serie A sta clamorosamente calando, specie dalla decima posizione in giù. Lo scorso campionato è stato una pena, guardando al calcio giocato dalle cosiddette "pericolanti". E facciamo pure i nomi: Livorno, Bologna, Catania, Chievo, Cagliari. E' bastato poco per salvarsi, il Sassuolo ha giocato un po' bene dal ritorno di Di Francesco e tanto ha consentito di mantenere la categoria. 33 punti erano sufficienti per restare in A.
Il Cagliari si è salvato esprimendo un calcio brutto. Lento, orizzontale. Per svariate partite non si è tirato in porta. Si partiva battuti, non si è mai sfruttato il potenziale offensivo dei vari Sau, Ibarbo e Pinilla. 
I "grandi vecchi" dello spogliatoio sardo son sembrati vivere di rendita rispetto agli anni precedenti. Il 4-3-1-2 ben sfruttato da Ballardini, Allegri e Donadoni è scemato via via passando nelle mani di Ficcadenti, poi Lopez e ancora Pulga. Senza nerbo, si è giochicchiato, imboccando serie positive e serie negative di risultati, senza un preciso senso o merito. In balìa del vento e degli eventi. 
Il rischio Zeman si può correre. Il 4-3-1-2 stava morendo di morte naturale, spegnendosi man mano. Sempre peggio. Rischiando sempre di più la Serie B.
E se di morte naturale tristi e rassegnati si doveva morire, allora meglio un infarto quando si sta sorridendo, magari dato proprio dal modo di giocare del boemo.
Si giocherà per fare un gol, per fare una rete più degli avversari. Finalmente, perchè nell'ultimo biennio si entrava in campo e si aspettava. Non si sa bene cosa.
Vedremo giocatori che correranno (incredibile ripensando alle ultime gestioni), che verticalizzeranno, che attaccheranno all'arma bianca e che subiranno un bel po'. Se devi salvarti, tanto vale farlo con i fuochi d'artificio e risultati eclatanti, in bene e in male. Meglio degli sbadigli e della noia atroce, tristi compagni di viaggio degli ultimi campionati.
E ben vengano i giovani. Zeman potrà essere criticato e potrà stare antipatico, ma di certo gli si riconoscerà che non ha paura di lanciare ragazzi. Abbiamo visto Larrivey, Cabrera, Nenè, Oikonomou, Avelar, Eriksson, ThiagoRibeiro, Ibraimi. 
Peggio di così non sarà di certo. 
E tre squadre che ti arrivano dietro in questa povera Serie A si possono trovare, pure con Zeman e il suo integralismo.

martedì 11 dicembre 2012

PAGELLARIO SERIE A: SEDICESIMA GIORNATA

Immagine tratta da jbfl.blogspot.com
Le vacanze di Natale si avvicinano, e con loro la fine del girone di andata. Siamo arrivati alla sedicesima giornata di campionato, vediamo chi sono stati i migliori e i peggiori di questo turno.
MIGLIORI
Zdenek Zeman: Dopo alcune critiche a inizio stagione e qualche dubbio sulla reale efficacia del suo modulo, oltre alle grandi perplessità per il suo rapporto non proprio idilliaco con De Rossi, ora il tecnico boemo si sta prendendo ampiamente la sua rivincita. Il tempo degli esperimenti sembra finito, i ruoli dei titolari sono quasi tutti definiti, e soprattutto il gruppo sembra compatto nel seguire il credo calcistico di Zeman, che ha in Totti il suo primo e più accanito sostenitore. Dopo la sconfitta nel derby, i giallorossi hanno inanellato quattro vittorie consecutive, risalendo nelle zone alte della classifica, perfezionando la fase difensiva e soprattutto regalando momenti di ottimo calcio ai propri tifosi. L'ultima vittoria contro la Fiorentina dell'amato ex Montella è stata un vero e proprio inno al calcio, una partita con continui capovolgimenti di fronte, tanti gol ed emozioni. Come nello stile di Zeman, che adesso non ha intenzione di fermarsi. Voto 8.
Stefano Sorrentino: E' da anni ormai un punto di riferimento per la retroguardia del Chievo, che anche grazie alle sue straordinarie parate è riuscito a strappare spesso la salvezza senza grandi patemi. Figlio d'arte, con una buona esperienza nei campionati esteri e una particolare abilità nel parare i calci di rigore (l'anno scorso ne respinse quattro), Stefano ha scelto di restare a Verona nonostante le molte voci di mercato, una scelta di cuore. A inizio stagione non era sembrato perfetto in qualche occasione, ma nelle ultime partite il suo rendimento è tornato a crescere. A Cagliari gran merito della vittoria va alle sue parate: nel momento di massima difficoltà della sua squadra, con un paio di ottimi interventi ha salvato il risultato, permettendo poi ai suoi compagni di segnare e vincere. Con un estremo difensore così in forma, sarà certamente più facile per Corini e i suoi ragazzi compiere l'ennesima impresa e ottenere la salvezza. Voto 7,5.
Gonzalo Bergessio: C'è poco da fare, la sua presenza in campo cambia la fisionomia dell'attacco catanese. Senza di lui, la squadra ha mostrato notevoli difficoltà in fase realizzativa, e i suoi gol erano indispensabili per rialzare la testa dopo le due sconfitte consecutive nel derby contro il Palermo e in casa contro il Milan. Dopo aver già lasciato il segno con una doppietta contro il Cittadella in Coppa Italia, Gonzalo si è ripetuto anche a Siena, segnando i due gol che hanno ribaltato il risultato e regalato i tre punti alla sua squadra. Attaccante molto solido e tecnicamente ben dotato, Bergessio è il centravanti ideale per la formazione catanese, l'uomo giusto per finalizzare il lavoro del centrocampo e degli esterni. Montella, suo allenatore lo scorso anno, lo vorrebbe a Firenze, ma lui per il momento sta bene sotto l'Etna, dove spera di continuare a lasciare il segno a suon di gol. Voto 7,5.
Fredy Guarin: E' arrivato in Italia da quasi un anno, ma la sua prima stagione è stata piuttosto travagliata per un lungo infortunio, che l'ha fatto esordire solo nelle ultime partite. In estate, l'Inter ha creduto in lui e ne ha confermato l'acquisto dal Porto, e adesso Fredy sta facendo vedere che i soldi per lui sono stati spesi più che bene. Centrocampista fisicamente molto dotato, con una grande abilità negli inserimenti e un tiro molto potente, è un'arma tattica preziosa per mister Stramaccioni, sia che parta dalla panchina, sia che venga schierato come titolare. La vittoria contro il Napoli è in gran parte merito suo: splendido l'inserimento su schema da calcio d'angolo con cui ha segnato il vantaggio, ottima la giocata con assist per Milito in occasione del raddoppio. Elemento sempre più importante nel centrocampo dell'Inter, è un giocatore che sta crescendo sempre di più, e che può diventare una colonna di questa squadra, per il presente e per il futuro. Voto 8.
PEGGIORI
Ruben Olivera: In una partita che è stata un vero e proprio spot per il calcio, l'unica nota stonata arriva del centrocampista viola, schierato titolare per sostituire lo sfortunato Pizarro. Occasione sprecata dall'uruguaiano, che non solo gioca una partita sottotono, ma si macchia anche di un bruttissimo gesto: al ventesimo del primo tempo, dopo aver commesso un duro fallo su Pjanic, pesta volontariamente il polpaccio dell'avversario. Il suo comportamento scatena una piccola rissa, ma l'arbitro non si accorge del fattaccio e gli da solo il cartellino giallo, permettendogli di terminare almeno il primo tempo, poi ci pensa Montella a sostituirlo. Oggi presumibilmente arriverà la squalifica del giudice sportivo, che tende a non lasciare impunite simili azioni, così il giocatore avrà modo di riflettere sulla sua pessima condotta. Voto 4.
Jean Francois Gillet: Non è sicuramente il periodo migliore per il portiere belga del Torino, che già nel derby contro la Juventus aveva mostrato qualche incertezza, anche se poi non aveva avuto particolari colpe sul risultato finale. Contro il Milan, invece, parte delle responsabilità della sconfitta ricade soprattutto sulle sue spalle. Non è perfetto sul tiro-cross da cui nasce il gol del vantaggio di Nocerino, fa ancora peggio quando si lascia sfuggire un pallone innocuo e lo regala a El Shaarawy per la rete che chiude definitivamente la gara. Voluto da Ventura che già lo aveva allenato al Bari, fino a questo momento Gillet si era comportato bene, ma nelle ultime giornate è apparso molto insicuro e impreciso, e una squadra che lotta per arrivare alla salvezza ha bisogno di un portiere sempre affidabile. Da ritrovare al più presto. Voto 4,5.
Christian Maggio: Ma che fine ha fatto il calciatore che fino a un anno fa arava la fascia destra, sfornava assist preziosi per i compagni e con i suoi inserimenti metteva in crisi le difese avversarie? L'annata dell'esterno difensivo del Napoli e della Nazionale non sta andando molto bene, Maggio non ha reso come suo solito in questo inizio di stagione, e la sua assenza sulla fascia destra si fa sentire. Contro l'Inter ha responsabilità su entrambi i gol, chiudendo in ritardo su Guarin prima e poi facendosi saltare con facilità da Pereira nell'azione che porta al raddoppio, ma soprattutto si divora letteralmente il gol del pari, appoggiando di fatto la palla ad Handanovic da ottima posizione. L'anno scorso a San Siro aveva mandato in crisi la difesa nerazzurra, stavolta è stato lui ad uscire con le ossa rotte da questa sfida. Voto 4.
Nicola Pozzi: L'attacco della Sampdoria è stato letteralmente martoriato dagli infortuni in questo inizio di campionato, con il solo Icardi che sta sostenendo nelle ultime gare il peso offensivo della squadra. Il suo rientro contro l'Udinese è sembrato un'ottima notizia, ma il giocatore ha dimostrato di essere ancora molto lontano dalla sua forma migliore. In un tempo, non riesce quasi mai a rendersi pericoloso, e soprattutto ha la grave responsabilità di fallire il rigore che avrebbe potuto riaprire la partita. L'anno scorso la sua presenza in squadra era stata fondamentale, con i suoi venti gol complessivi tra campionato e playoff aveva trascinato la Samp all'immediata promozione dopo un solo anno di serie B. La squadra di Ferrara si aspetta molto di più da lui, soprattutto ora che Maxi Lopez ed Eder sono infortunati. Voto 4,5.

lunedì 1 ottobre 2012

PAGELLARIO SERIE A: SESTA GIORNATA

Immagine tratta da notiziefresche.info
Siamo giunti alla sesta puntata di questo nostro pagellario sui migliori e i peggiori di ogni giornata della serie A 2012-13. Vediamo chi abbiamo scelto oggi.
I MIGLIORI
Claudio Marchisio: A Firenze, nel turno infrasettimanale, lui non era in campo, e possiamo dire che questa assenza si è notevolmente sentita. Non va a segno contro la Roma come un anno fa, ma lo meriterebbe vista la sua prestazione tutta corsa, geometria e qualità. Mette sempre in difficoltà i giallorossi con il suo movimento continuo e i suoi passaggi illuminanti per i compagni, solo la traversa nel primo tempo gli nega la gioia del gol. Pirlo e Vidal sono un po' fuori forma? Tranquilli, il Principino è sempre più in grado di caricarsi il centrocampo sulle spalle e fare la differenza. In tanti dicono che assomiglia sempre di più a quel Marco Tardelli campione del Mondo 1982 e leader del centrocampo bianconero per molti anni: il tempo e le partite ci diranno quanto sia azzardato questo paragone. Voto 7,5.
Alberto Gilardino: Si è detto più volte che Bologna è sempre stata un'ottima piazza per i grandi bomber a caccia di riscatto, come hanno dimostrato in passato Roberto Baggio, Giuseppe Signori e Marco Di Vaio. Le ottime prestazioni del Gila sembrano confermare questa teoria: con la doppietta di ieri al Catania arriva a quota 5 reti in campionato, una in meno di quelle segnate in tutto lo scorso anno. Con alle spalle l'ottima regia e la fantasia del capitano Diamanti, il bomber di Biella sembra aver ritrovato la fiducia dei vecchi tempi e vuole lasciarsi alle spalle le ultime brutte stagioni, con pochi alti e troppi bassi. A trent'anni appena compiuti il Gila sa di poter dare ancora molto al calcio italiano, anche in chiave azzurra: il Mondiale brasiliano è ancora lontano, lui ha tutto il tempo per riconquistarsi un posto in Nazionale. Voto 8.
Fabrizio Miccoli: Poche discussioni: questo Palermo senza il suo leader e capitano non è la stessa squadra. Se n'è accorto presto il nuovo allenatore rosanero, Gasperini, che dopo averlo mandato in panchina nelle prime due gare della sua gestione (perse), ieri gli ha ridato la maglia da titolare e le chiavi del gioco. Fabrizio ha risposto presente con una prestazione fantastica, coronata da una tripletta che ha mostrato tutte le sue doti di attaccante. A segno su punizione, con un'ottima azione personale e con un incredibile tiro da 40 metri, decisivo anche nell'azione che ha portato alla rete di Giorgi. Il Chievo ha provato in tutti i modi ad arginarlo, ma alla fine si è dovuto arrendere allo strapotere del bomber salentino, che è arrivato a 11 reti contro i veronesi, record personale. Se il Palermo vuole salvarsi farà bene a non togliere più Miccoli dall'undici titolare, altrimenti saranno dolori. Voto 9.
Antonio Cassano: Quest'oggi la Top Four del nostro pagellario premia solo giocatori italiani. Ultimo a meritare la citazione è il Pibe de Bari, Fantantonio, l'eterno ragazzino che fuori dal campo fa ancora discutere spesso e volentieri, ma sul prato verde è sempre più indiscutibile. Arrivato a trent'anni in quell'Inter che lui dice di tifare fin da bambino, Antonio si è subito imposto per la personalità e la voglia con cui è sceso in campo, e con la crescita della forma fisica sono sempre più in crescita anche le sue prestazioni. Contro la Fiorentina è arrivato il suo quarto gol in campionato, a coronare un inizio di stagione mai così positivo. L'assenza di Sneijder potrebbe rivelarsi paradossalmente un vantaggio per l'Inter: rispetto a lui, il barese si sta dimostrando molto più utile e concreto per la squadra e per il gioco che vuole Stramaccioni. Ora arriva il derby contro quel Milan che ha lasciato in estate tra mille polemiche, e siamo sicuri che Fantantonio vorrà fare una degna partita da ex. Voto 7,5.
I PEGGIORI
Zdenek Zeman: Nel calcio bastano poche partite per diventare, da idolo indiscusso della folla, capro espiatorio per tutti i mali della propria squadra. Tornato a Roma in estate dopo tredici anni con tante speranze, Zeman non è ancora riuscito a trovare il suo gioco e a trasmettere alla squadra quello che è il suo sistema di gioco. Dopo le prestazioni altalenanti e le rimonte subite contro Bologna e Sampdoria è arrivata la fragorosa batosta contro la Juventus, con tre gol subiti in appena venti minuti e una sensazione di completa impotenza. Dopo il miracolo a Pescara dello scorso anno, tanti cominciano a pensare che sia vero quanto si dice su Zeman: da spettacolo, fa crescere tantissimo i giovani, ma quando si tratta di vincere fallisce. Nelle prossime partite dovrà smentire queste critiche, anche perché pare che a Roma qualcuno abbia iniziato a rivalutare il tanto bistrattato Luis Enrique, il che è tutto dire...Voto 4.
Luca Rossettini: Giornata decisamente sfortunata per il ventisettenne difensore cagliaritano, protagonista in negativo nella sconfitta casalinga contro il Pescara. In pochi minuti ne ha combinata una peggio dell'altra: prima si è preso un giallo per un fallo evitabile al limite dell'area, poi sulla punizione successiva ha deviato in rete il pallone in coppia con un compagno, infine dopo un paio di minuti ha falciato Weiss prendendosi la seconda ammonizione e finendo anzitempo sotto la doccia. Davvero una domenica difficile per Rossettini, che ha inevitabilmente condizionato l'andamento della sfida con la sua sciocca espulsione, rendendo difficilissima la rimonta del Cagliari. E' arrivato in Sardegna per sostituire Canini, ceduto al Genoa in estate, ma finora lo sta facendo decisamente rimpiangere. Voto 4,5.
Carlos Matheu: Da un difensore ad un altro, che curiosamente aveva già giocato in serie A un paio di stagioni fa proprio con la maglia del Cagliari, che l'ha lasciato partire senza eccessivi rimpianti. Tornato nella nostra penisola quest'estate per andare a Bergamo e dare una mano alla squadra atalantina nella rincorsa all'ennesima salvezza, l'argentino finora non aveva mai trovato spazio, nonostante i numerosi infortuni che avevano colpito la retroguardia nerazzurra. Ieri ha avuto finalmente l'occasione di giocare dopo l'ennesimo problema fisico che ha messo fuori causa Manfredini, ma il suo ingresso in campo non ha giovato alla squadra, anzi. Con lui in difesa, i bergamaschi hanno preso quattro gol in pochi minuti, e lui con tutta la difesa è andato letteralmente in bambola, concedendo troppo spazio ai granata. Un ritorno in Italia, insomma, da dimenticare al più presto. Voto 4.
Domenico Di Carlo: Parlando di allenatori in difficoltà, si merita una citazione il tecnico del ChievoVerona, alla quarta stagione sulla panchina gialloblu dopo le tre concluse ottimamente con una tranquilla salvezza. Quest'anno però le cose non stanno andando come si sperava a Verona, visto che il Chievo dopo la vittoria all'esordio con il Bologna ha perso cinque partite consecutive, mostrando soprattutto lacune preoccupanti nel gioco e nella tenuta mentale. Molle e poco grintosa, la squadra di Di Carlo ha subito fino a questo momento tredici reti, con le quattro incassate ieri a Palermo, ed è andato a segno soltanto quattro volte: numeri davvero allarmanti per una formazione che è sempre stata solida in difesa e cinica in attacco. La classifica comincia a diventare preoccupante, ma preoccupano soprattutto la mancanza di un gioco e la pochezza offensiva della squadra veronese. Il tecnico dovrà trovare al più presto una soluzione, perché la sua panchina comincia ad essere piuttosto traballante. Voto 4,5.

sabato 2 giugno 2012

GRAZIE DI TUTTO, ZDENEK!

Immagine tratta da sport.sky.it

Quest'oggi, all'Adriatico di Pescara, si chiuderà ufficialmente una grande avventura, breve e anche per questo indimenticabile. Si chiuderà un'annata da sogno per una città che da tanti anni aspettava di respirare nuovamente aria di grande calcio, di serie A. Si chiuderà il fantastico sodalizio tra il Pescara e il suo attuale allenatore, Zdenek Zeman, che dopo 19 anni ha riportato la squadra nel massimo campionato italiano, e l'ha fatto regalando gol e spettacolo agli spettatori abruzzesi.
Il boemo e i suoi ragazzi terribili si presentavano ai nastri di partenza della serie B 2012 come una formazione in grado certamente di divertire e regalare bel calcio, ma nessuno avrebbe mai immaginato che la loro si sarebbe presto trasformata in una cavalcata trionfale verso la promozione. Anche perché l'organico a disposizione di Zeman non sembrava certamente in grado di competere con le altre squadre, più organizzate e dichiaratamente costruite per ottenere la serie A, come Torino, Padova, Sampdoria e Brescia. C'era una base di calciatori rimasti dopo la scorsa stagione (Sansovini, Soddimo, Cascione, Gessa, Zanon, Verratti), a cui sono stati aggiunti giovani interessanti, in prestito da grandi club perché facciano esperienza; come i difensori Brosco e Romagnoli, cresciuti nella Roma e nel Milan, l'ivoriano Kone, centrocampista proveniente dall'Atalanta, e soprattutto gli attaccanti Immobile e Insigne, rispettivamente scuola Juve e Napoli. Oltre a loro, sono arrivati anche alcuni giocatori d'esperienza, come il portiere Anania, prima riserva ma poi titolare inamovibile, e il difensore Bocchetti, centrale solido e affidabile.
Con questa rosa, la stagione del Pescara è iniziata in modo un po' altalenante, con belle vittorie interne alternate a sconfitte in trasferta, anche se presto la squadra ha dato maggiore continuità ai suoi risultati, tanto da chiudere il girone di andata al quarto posto, a soli tre punti dal Torino capolista. A gennaio, il mercato ha portato all'Adriatico due nuovi centrocampisti, il danese Nielsen e l'esterno romano Caprari, che hanno aggiunto quantità e qualità in mezzo al campo, consentendo al tecnico di provare nuove soluzioni. Nel girone di ritorno, molti pensavano che il Pescara sarebbe calato, ma i ragazzi di Zeman hanno chiarito subito che non sarebbe stato così: alla venticinquesima giornata, gli abruzzesi hanno guadagnato addirittura il primo posto in classifica, alternandosi poi con il Torino nelle successive partite. Tra marzo e aprile, è arrivato il periodo più difficile della stagione, con un pareggio e 4 sconfitte consecutive, l'ultima il giorno della tragica scomparsa di Morosini. Sembrava arrivato il calo che tutti aspettavano, invece il Pescara ha saputo trovare nuove energie ed è ripartito alla grande: escludendo il recupero con il Livorno, la squadra ha vinto le ultime 7 partite di campionato, battendo avversarie quotate come Padova (0-6 in trasferta), Torino (2-0 all'Adriatico) e Sampdoria (1-3 a Genova, nella partita che ha sancito la promozione) e riconquistando il primo, meritatissimo posto in classifica, e con esso la serie A. 
I numeri finali parlano chiaro: 26 vittorie, appena 5 pareggi e ben 90 gol fatti, con i soli Immobile (capocannoniere), Insigne e Sansovini che hanno segnato più di tutte le altre squadre di B. La difesa, storico tallone d'Achille delle squadre di Zeman, ha subito molto, ma nelle ultime e decisive partite il passivo si è ridotto a soli 3 gol, e anche questo ha contribuito molto alla promozione e al successo finale. Oggi, come detto, il ciclo del boemo giunge purtroppo alla sua conclusione: benché molti sperassero nella sua permanenza anche in A, l'allenatore ha deciso di tornare ad un suo vecchio amore, la Roma. Un duro colpo per i tifosi abruzzesi, che però non smetteranno mai di ringraziarlo e di ricordare con gioia questa magnifica stagione, in cui il Pescara ha mostrato bel calcio in tutti gli stadi d'Italia e ha dimostrato a tutti che non sempre c'è bisogno di spese folli e campioni importanti per diventare grandi ed entrare nella leggenda.

giovedì 10 maggio 2012

Morosini, perchè si muore in campo?


Immagine tratta da: Sport.sky.it
Sono passati ormai parecchi giorni dalla tragica scomparsa di Morosini e il mondo del calcio, nonostante il tremendo choc subìto, è riuscito ad andare avanti, facendo così la cosa più giusta per rispettare e onorare un uomo che amava la vita e un calciatore che amava il suo lavoro. Tuttavia, è anche giusto mantenere vivo il ricordo e continuare a chiedersi come possano accadere simili disgrazie. Anche se quelle immagini strazianti- spesso mostrate con troppa disinvoltura- sono ancora impresse nei nostri occhi e nelle nostre menti, vogliamo cercare di farlo in maniera lucida e razionale, senza il comprensibile coinvolgimento emotivo, trasformatosi in alcuni casi in un sentimentalismo piuttosto nauseante, che ha caratterizzato le cronache e i commenti a caldo.
Andando ad esaminare l’elenco dei calciatori colti da malore in campo, risulta inevitabile porsi alcune domande:
  • ·         1969. Dopo Cagliari – Roma, l’attaccante giallorosso Giuliano Taccola muore per problemi cardiaci.
  • ·         1977. Renato Curi muore a Perugia durante una partita contro la Juventus.
  • ·         1987. Nello stesso anno muoiono due calciatori militanti nella serie B di Cipro: Titi Nianse e Christos Timotheou. Anche la serie C2 italiana è colpita da un lutto: muore in campo il calciatore della Pro Patria Andrea Ceccotti.
  • ·         1989. Durante Bologna – Roma Lionello Manfredonia è colto da infarto ma riuscirà a salvarsi.
  • ·         1990. In Brasile muore Joao Pedro, calciatore del Recife.
  • ·         1995. Durante Geel – Boom, in Belgio, muore Calmito Augusto, calciatore brasiliano di 23 anni.
  • ·         2003. Marc-Vivien Foè muore durante l’incontro di Confederations Cup Camaerun – Colombia.
  • ·         2004. L’attaccante ungherese Miklos Feher muore durante Vitoria Guimaraes – Benfica.
  • ·         2007. Muore Antonio Puerta, colto da arresto cardiaco durante Siviglia – Getafe.
  • ·         2012. Fabrice Muamba riesce a sopravvivere a un malore, non è così per il nostro Morosini.

Quello che salta agli occhi leggendo questa triste lista è il gap temporale che intercorre tra i primi tre episodi, mentre a partire dalla fine degli anni ’80 i malori in campo avvengono in maniera relativamente frequente e regolare. Inoltre, si può notare come queste tragedie si verifichino più nel calcio di livello alto o altissimo rispetto a quello semi-professionistico o dilettantistico. Due elementi piuttosto sorprendenti se si da per scontato il fatto che con gli anni l’attenzione e la scrupolosità con cui si segue la salute dei calciatori, divenuti sempre più patrimonio anche economico di un club, sono costantemente cresciute, soprattutto a certi livelli. Riuscire a fornire una spiegazione definitiva a questi eventi luttuosi nel calcio appare davvero impossibile; sicuramente in alcuni casi basterebbe parlare di fatalità, e quindi della condizione umana oltre il calciatore, per averne una. Altre volte sarà successo a causa di qualche difetto o malformazione impossibili da individuare, ma queste ipotesi non sono abbastanza forti da giustificare tutte queste tragedie, soprattutto se più frequenti in un’epoca e in categorie in cui certi aspetti sono particolarmente curati.
Allora non rimane che interrogarsi. Le parole di Zeman pronunciate pochi giorni dopo la scomparsa di Morosini non sembrano casuali: “Girano nuovi integratori … il calcio non è uscito dalle farmacie”. E ancora: “Il doping da quando è nato è sempre stato davanti all’antidoping, che fatica a contenerlo perché escono nuovi prodotti che sanno nascondersi bene”. Si può certamente non condividere gli epocali attacchi di Zeman a calciatori come Del Piero che negli anni hanno dimostrato di non avere bisogno di muscoli per fare la differenza, ma l’abuso di farmaci e l’utilizzo di sostanze borderline nel calcio rappresenta un problema serio e concreto.
Le denunce dell’ex calciatore venuto recentemente a mancare, Carlo Petrini, e i numerosi casi di Sla tra i calciatori degli anni ’80 fanno risalire l’utilizzo di sostanze dopanti già agli albori del calcio moderno. E così, viene naturale chiedersi se l’utilizzo di integratori, medicinali e altre strane sostanze usate per sostenere i ritmi di un calcio divenuto sempre più fisico, veloce, intenso non abbia potuto contribuire a causare, oltre ai numerosi casi di Sla (o malattia dei calciatori), anche malori in campo. O forse è semplicemente l’eccessivo sforzo fisico e mentale della tensione, della pressione psicologica, delle tante partite e dei duri allenamenti a rendere per qualcuno il calcio moderno insostenibile e mortale.
Non possiamo affermare con certezza se una delle nostre ipotesi, o l’unione delle due, possano realmente spiegare questi tragici avvenimenti ma sicuramente tenere vivo il ricordo di Morosini può aiutare a continuare la ricerca di una motivazione di fondo, oltre la mera fatalità.  

sabato 31 marzo 2012

LA SCOMPARSA DI MANCHIGUITA

La sua morte ieri è stata un vero fulmine a ciel sereno: Francesco Mancini, storico ex-portiere del Foggia di Zeman e del Bari, soprannominato Manchiguita per la somiglianza giovanile con il portiere colombiano René Higuita, e attualmente allenatore dei portieri nel Pescara del boemo, è venuto a mancare all'improvviso, stroncato da un infarto a 43 anni.
Da giocatore, Mancini ha disputato oltre 200 partite in serie A con le maglie di Foggia, Lazio, Bari e Napoli, contro di lui Del Piero ha esordito nella massima serie e Totti ha realizzato il primo gol della carriera. E' stato uno dei giocatori storici della prima Zemanlandia, quel Foggia dei miracoli capace di incantare tutti con il suo gioco spregiudicato e sempre offensivo, una squadra capace di ottenere grandi vittorie contro Juventus e Napoli o di perdere 8-2 tra le mura amiche contro il Milan di Sacchi. Dopo aver lasciato il segno in altre squadre importanti come Bari e Napoli, Mancini è andato a giocare nelle categorie minori e, arrivato a 40 anni, ha deciso di appendere i guantoni al chiodo, senza uscire tuttavia dal mondo del calcio, e senza allontanarsi dal suo mentore Zeman; nel ruolo di allenatore dei portieri, ha seguito il boemo prima a Foggia, nel suo ritorno alla squadra con cui aveva fatto miracoli, e in seguito al Pescara, con cui ugualmente sta disputando una stagione strepitosa, giocando il miglior calcio della serie B e non solo. Ieri, la tragica notizia, che ha gettato tutti nello sconforto e ha stretto la squadra in una profonda commozione, con tanto di richiesta (respinta) alla FIGC di non disputare il match contro il Bari.
La morte di Mancini arriva in un periodo non particolarmente felice per lo sport: neanche una settimana prima, è venuto a mancare il pallavolista Vigor Bovolenta, colpito da un malore durante una partita nelle serie minori, mentre due settimane fa il calciatore Fabrice Muamba è stato salvato per miracolo dopo che era crollato a terra nell'incontro Tottenham-Bolton di FA Cup. Volgendo lo sguardo al passato, non si possono dimenticare i decessi di Marc-Vivien Foé, Miklos Feher, Antonio Puerta e Daniel Jarque, tutti stroncati da problemi cardiaci e malori improvvisi mentre erano nel pieno della forma e della giovinezza.
Questo impone secondo me una riflessione: com'è possibile che, nonostante i controlli approfonditi cui vengono sottoposti periodicamente questi atleti, si stiano verificando ancora tanti casi di malori improvvisi e, nella maggior parte dei casi, letali? Si tratta davvero di problemi rari e praticamente impossibili da diagnosticare, oppure c'è qualcos'altro dietro? Mancini aveva lasciato lo sport professionistico, è vero, ma solo quattro anni fa, e a 43 era comunque giovane e si era sottoposto a visite mediche per molte stagioni, per cui la sua morte sembra ugualmente strana. Chiariamo, non è intenzione di nessuno lanciare accuse e sospetti gratuiti, abbiamo massima fiducia nelle istituzioni sportive e nelle perizie di medici specializzati in queste malattie. Il nostro scopo è solo ricordare i tanti decessi misteriosi che continuano a verificarsi nello sport, nonostante la medicina e gli studi relativi siano in continuo aggiornamento, e che finiscono puntualmente nel dimenticatoio pochi giorni dopo. Tifosi e famiglie chiedono risposte, e soprattutto sperano che queste morti dolorose e imprevedibili possano arrestarsi e sparire dalla storia dello sport il prima possibile.