giovedì 10 maggio 2012

Morosini, perchè si muore in campo?


Immagine tratta da: Sport.sky.it
Sono passati ormai parecchi giorni dalla tragica scomparsa di Morosini e il mondo del calcio, nonostante il tremendo choc subìto, è riuscito ad andare avanti, facendo così la cosa più giusta per rispettare e onorare un uomo che amava la vita e un calciatore che amava il suo lavoro. Tuttavia, è anche giusto mantenere vivo il ricordo e continuare a chiedersi come possano accadere simili disgrazie. Anche se quelle immagini strazianti- spesso mostrate con troppa disinvoltura- sono ancora impresse nei nostri occhi e nelle nostre menti, vogliamo cercare di farlo in maniera lucida e razionale, senza il comprensibile coinvolgimento emotivo, trasformatosi in alcuni casi in un sentimentalismo piuttosto nauseante, che ha caratterizzato le cronache e i commenti a caldo.
Andando ad esaminare l’elenco dei calciatori colti da malore in campo, risulta inevitabile porsi alcune domande:
  • ·         1969. Dopo Cagliari – Roma, l’attaccante giallorosso Giuliano Taccola muore per problemi cardiaci.
  • ·         1977. Renato Curi muore a Perugia durante una partita contro la Juventus.
  • ·         1987. Nello stesso anno muoiono due calciatori militanti nella serie B di Cipro: Titi Nianse e Christos Timotheou. Anche la serie C2 italiana è colpita da un lutto: muore in campo il calciatore della Pro Patria Andrea Ceccotti.
  • ·         1989. Durante Bologna – Roma Lionello Manfredonia è colto da infarto ma riuscirà a salvarsi.
  • ·         1990. In Brasile muore Joao Pedro, calciatore del Recife.
  • ·         1995. Durante Geel – Boom, in Belgio, muore Calmito Augusto, calciatore brasiliano di 23 anni.
  • ·         2003. Marc-Vivien Foè muore durante l’incontro di Confederations Cup Camaerun – Colombia.
  • ·         2004. L’attaccante ungherese Miklos Feher muore durante Vitoria Guimaraes – Benfica.
  • ·         2007. Muore Antonio Puerta, colto da arresto cardiaco durante Siviglia – Getafe.
  • ·         2012. Fabrice Muamba riesce a sopravvivere a un malore, non è così per il nostro Morosini.

Quello che salta agli occhi leggendo questa triste lista è il gap temporale che intercorre tra i primi tre episodi, mentre a partire dalla fine degli anni ’80 i malori in campo avvengono in maniera relativamente frequente e regolare. Inoltre, si può notare come queste tragedie si verifichino più nel calcio di livello alto o altissimo rispetto a quello semi-professionistico o dilettantistico. Due elementi piuttosto sorprendenti se si da per scontato il fatto che con gli anni l’attenzione e la scrupolosità con cui si segue la salute dei calciatori, divenuti sempre più patrimonio anche economico di un club, sono costantemente cresciute, soprattutto a certi livelli. Riuscire a fornire una spiegazione definitiva a questi eventi luttuosi nel calcio appare davvero impossibile; sicuramente in alcuni casi basterebbe parlare di fatalità, e quindi della condizione umana oltre il calciatore, per averne una. Altre volte sarà successo a causa di qualche difetto o malformazione impossibili da individuare, ma queste ipotesi non sono abbastanza forti da giustificare tutte queste tragedie, soprattutto se più frequenti in un’epoca e in categorie in cui certi aspetti sono particolarmente curati.
Allora non rimane che interrogarsi. Le parole di Zeman pronunciate pochi giorni dopo la scomparsa di Morosini non sembrano casuali: “Girano nuovi integratori … il calcio non è uscito dalle farmacie”. E ancora: “Il doping da quando è nato è sempre stato davanti all’antidoping, che fatica a contenerlo perché escono nuovi prodotti che sanno nascondersi bene”. Si può certamente non condividere gli epocali attacchi di Zeman a calciatori come Del Piero che negli anni hanno dimostrato di non avere bisogno di muscoli per fare la differenza, ma l’abuso di farmaci e l’utilizzo di sostanze borderline nel calcio rappresenta un problema serio e concreto.
Le denunce dell’ex calciatore venuto recentemente a mancare, Carlo Petrini, e i numerosi casi di Sla tra i calciatori degli anni ’80 fanno risalire l’utilizzo di sostanze dopanti già agli albori del calcio moderno. E così, viene naturale chiedersi se l’utilizzo di integratori, medicinali e altre strane sostanze usate per sostenere i ritmi di un calcio divenuto sempre più fisico, veloce, intenso non abbia potuto contribuire a causare, oltre ai numerosi casi di Sla (o malattia dei calciatori), anche malori in campo. O forse è semplicemente l’eccessivo sforzo fisico e mentale della tensione, della pressione psicologica, delle tante partite e dei duri allenamenti a rendere per qualcuno il calcio moderno insostenibile e mortale.
Non possiamo affermare con certezza se una delle nostre ipotesi, o l’unione delle due, possano realmente spiegare questi tragici avvenimenti ma sicuramente tenere vivo il ricordo di Morosini può aiutare a continuare la ricerca di una motivazione di fondo, oltre la mera fatalità.  

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