martedì 8 maggio 2012

LA STELLA DELLA DISCORDIA

Immagine tratta da Unionesarda.it

Terza stella oppure no? Trentesimo o ventottesimo scudetto? A sentire la dirigenza e molti giocatori della Juventus, quello conquistato domenica sul campo è il titolo numero 30, quello che da diritto a fregiarsi della terza stella. Secondo quanto sostengono la Lega Calcio e gli almanacchi del post-calciopoli, questo sarebbe invece il successo numero 28, dopo quello non assegnato nel 2005 e quello assegnato d'ufficio all'Inter nel 2006. A chi dare ragione e a chi torto? Una domanda spinosa, che inevitabilmente finisce per suscitare grandi polemiche tra juventini e non, e alla fine la risposta scontenterà di sicuro qualcuno. Io, da tifoso bianconero e appassionato di calcio, mi permetto di esprimere un personale giudizio su questa vicenda.
Ho vissuto con grande passione e trasporto le ultime 15 stagioni della Juventus, dapprima esaltato da quella che per molti era la squadra più forte in Italia, poi affranto per la durissima vicenda di Calciopoli, con conseguente retrocessione e discesa nel limbo della serie B e di tanti campionati difficili, lontano dalle vittorie di un tempo. Ricorderò sempre con piacere quella squadra, allenata da Capello e piena di straordinari campioni, che sul campo è riuscita a portare a casa due difficili scudetti, battendo la concorrenza agguerrita delle milanesi, e costituiva il perno della Nazionale Campione del Mondo nel 2006. Chi ha ancora nel cuore quel gruppo straordinario sostiene da sempre che i titoli erano meritati perché vinti sul campo, non grazie a Moggi e alla sua "cupola", e vede tuttora Calciopoli come una specie di complotto per limitare la forza della Juve e permettere all'Inter di vincere con facilità, senza incontrare avversari di alto livello. Ad avvalorare questa tesi, secondo loro, le ultime notizie giudiziarie, secondo le quali praticamente tutte le società di serie A erano coinvolte nel giro di accordi e favori creato da Moggi, e quindi o tutti erano colpevoli, o tutti erano innocenti.
Ma è davvero così? Dire che tutti erano coinvolti equivale a dire che il reato non è esistito? Cercare di far cadere la colpa anche sul resto delle squadre vuol dire dimostrare di essere innocenti? No, nella maniera più assoluta. Se un errore è stato fatto, è giusto che la Juve abbia pagato per questo, sia scesa di categoria e abbia dovuto rifondare tutto, dalla società alla squadra, per cercare di pulire il fango con cui aveva macchiato la sua gloriosa divisa e meritarsi un pieno ritorno nell'Olimpo dei campioni. Non importa se questo ha permesso ad altre squadre di conquistare più o meno facilmente scudetti e titoli, non importa se per alcune stagioni i tifosi bianconeri hanno dovuto soffrire vedendo la squadra ferma a metà classifica, non importa se dal Bernabeu di Madrid si è andati a giocare al Matusa di Frosinone o al Picco di La Spezia. La Juventus è e rimarrà sempre la Juventus, la squadra che ha vinto più titoli in Italia, una realtà storica del calcio europeo e mondiale, e tutti noi abbiamo sempre saputo che prima o poi il momento della gloria sarebbe ritornato, senza l'aiuto di nessuno, in primis di Moggi e compagnia. Con la vittoria di questo scudetto, la Juve chiude il ciclo terribile degli ultimi 6 anni e ricomincia a guardare al futuro, Campione d'Italia ancora una volta, e deve approfittare di questo successo per chiudere definitivamente con il passato, dimenticare una volta per tutte quel 2006 che tanto rancore ha lasciato nei cuori dei tifosi.
In fondo, a che serve adesso continuare ad attaccarsi a questi scudetti legittimi o no, al numero esatto dei titoli e ai ricorsi con la giustizia? La Juventus, quella gloriosa di Boniperti e Agnelli, di Trapattoni e Platini, ha sempre dato lezioni di stile. Perché non farlo anche questa volta? Basta con questa querelle continua sugli scudetti, basta punzecchiature con l'Inter e con Moratti, basta con le proteste e gli avvocati. La Juventus a 30 scudetti ci arriverà lo stesso, perché nel suo spirito c'è e ci sarà sempre la voglia di vincere e di primeggiare su tutti, lealmente, senza bisogno di favori arbitrali o accordi fuori dal campo, perché come l'Avvocato ha sempre sostenuto per lei "vincere non è importante: è l'unica cosa che conta!". Godiamoci questa squadra ritrovata e questo splendido successo, puntiamo al bis in Coppa Italia e dimentichiamoci di quello che è accaduto in passato. Il presente è radioso, e il futuro è ancora tutto da scrivere, e di certo tra i colori protagonisti ci saranno sempre il bianco e il nero...

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