sabato 31 marzo 2012

LA SCOMPARSA DI MANCHIGUITA

La sua morte ieri è stata un vero fulmine a ciel sereno: Francesco Mancini, storico ex-portiere del Foggia di Zeman e del Bari, soprannominato Manchiguita per la somiglianza giovanile con il portiere colombiano René Higuita, e attualmente allenatore dei portieri nel Pescara del boemo, è venuto a mancare all'improvviso, stroncato da un infarto a 43 anni.
Da giocatore, Mancini ha disputato oltre 200 partite in serie A con le maglie di Foggia, Lazio, Bari e Napoli, contro di lui Del Piero ha esordito nella massima serie e Totti ha realizzato il primo gol della carriera. E' stato uno dei giocatori storici della prima Zemanlandia, quel Foggia dei miracoli capace di incantare tutti con il suo gioco spregiudicato e sempre offensivo, una squadra capace di ottenere grandi vittorie contro Juventus e Napoli o di perdere 8-2 tra le mura amiche contro il Milan di Sacchi. Dopo aver lasciato il segno in altre squadre importanti come Bari e Napoli, Mancini è andato a giocare nelle categorie minori e, arrivato a 40 anni, ha deciso di appendere i guantoni al chiodo, senza uscire tuttavia dal mondo del calcio, e senza allontanarsi dal suo mentore Zeman; nel ruolo di allenatore dei portieri, ha seguito il boemo prima a Foggia, nel suo ritorno alla squadra con cui aveva fatto miracoli, e in seguito al Pescara, con cui ugualmente sta disputando una stagione strepitosa, giocando il miglior calcio della serie B e non solo. Ieri, la tragica notizia, che ha gettato tutti nello sconforto e ha stretto la squadra in una profonda commozione, con tanto di richiesta (respinta) alla FIGC di non disputare il match contro il Bari.
La morte di Mancini arriva in un periodo non particolarmente felice per lo sport: neanche una settimana prima, è venuto a mancare il pallavolista Vigor Bovolenta, colpito da un malore durante una partita nelle serie minori, mentre due settimane fa il calciatore Fabrice Muamba è stato salvato per miracolo dopo che era crollato a terra nell'incontro Tottenham-Bolton di FA Cup. Volgendo lo sguardo al passato, non si possono dimenticare i decessi di Marc-Vivien Foé, Miklos Feher, Antonio Puerta e Daniel Jarque, tutti stroncati da problemi cardiaci e malori improvvisi mentre erano nel pieno della forma e della giovinezza.
Questo impone secondo me una riflessione: com'è possibile che, nonostante i controlli approfonditi cui vengono sottoposti periodicamente questi atleti, si stiano verificando ancora tanti casi di malori improvvisi e, nella maggior parte dei casi, letali? Si tratta davvero di problemi rari e praticamente impossibili da diagnosticare, oppure c'è qualcos'altro dietro? Mancini aveva lasciato lo sport professionistico, è vero, ma solo quattro anni fa, e a 43 era comunque giovane e si era sottoposto a visite mediche per molte stagioni, per cui la sua morte sembra ugualmente strana. Chiariamo, non è intenzione di nessuno lanciare accuse e sospetti gratuiti, abbiamo massima fiducia nelle istituzioni sportive e nelle perizie di medici specializzati in queste malattie. Il nostro scopo è solo ricordare i tanti decessi misteriosi che continuano a verificarsi nello sport, nonostante la medicina e gli studi relativi siano in continuo aggiornamento, e che finiscono puntualmente nel dimenticatoio pochi giorni dopo. Tifosi e famiglie chiedono risposte, e soprattutto sperano che queste morti dolorose e imprevedibili possano arrestarsi e sparire dalla storia dello sport il prima possibile.

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