Visualizzazione post con etichetta nuoto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta nuoto. Mostra tutti i post

sabato 11 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 14

Immagine tratta da spettacoli.blogosfere.it
E' cominciato il conto alla rovescia per la conclusione di questa bellissima edizione dei Giochi Olimpici di Londra 2012. Vediamo chi sono stati oggi gli atleti o le squadre che si sono messi il luce nel bene e nel male.
I MIGLIORI
Oussama Mellouli (nuoto): Era già entrato nella storia del suo Paese, la Tunisia, e del nuoto mondiale quando, quattro anni fa, si era preso la medaglia d'oro nei 1500 metri stile libero, primo africano a riuscirci in un'Olimpiade. A Londra aveva già portato a casa una medaglia nella stessa distanza, stavolta di bronzo, ma non era soddisfatto e cercava un'occasione per lasciare nuovamente il segno. L'ha avuta questa mattina, quando ha deciso di cimentarsi nella 10 chilometri di fondo e ha subito fatto vedere che non era lì solo per partecipare: in testa con i migliori nei primi giri, al momento decisivo ha piazzato l'allungo giusto, lasciando tutti sul posto e andandosi a prendere l'oro e la storia. Dopo la macchia della squalifica per doping prima di Pechino, il tunisino è diventato il primo atleta a vincere una medaglia sia in una gara di corsia che in un'altra di nuoto all'aperto in un torneo olimpico, e ovviamente è anche il primo a riuscirci nella stessa edizione dei Giochi. Chapeau per lui.
Clemente Russo (pugilato): Prima dell'inizio di queste Olimpiadi era stato chiaro: alla sua terza partecipazione ai Giochi, dopo aver fatto solo presenza ad Atene e aver preso l'argento a Pechino, il suo obiettivo era l'oro. Dopo un inizio meno facile del previsto, con un match sofferto e vinto in extremis contro il cubato Laruet, oggi Clemente ha affrontato in semifinale dei pesi massimi un avversario più temibile, l'azero Mammadov. Ha sofferto la potenza del suo avversario nei primi due round della sfida, è andato sotto nel punteggio 9 a 6, ma nell'ultima ripresa ha tirato fuori tutta la sua classe, sfruttando la stanchezza del rivale e vincendo il match con pieno merito. Una grande prova di coraggio e di grinta per Tatanka, che adesso aspetta con ansia la finale di domani sera contro l'ucraino Usyk per togliersi la soddisfazione che gli manca, e vince la tanto agognata medaglia d'oro olimpica.
Il Settebello (pallanuoto): Dopo la grande vittoria contro l'Ungheria avevamo già esaltato questa squadra, capace di tornare tra le prime quattro al Mondo in un'Olimpiade dopo 16 anni. Oggi la esaltiamo ancora una volta, perché in una semifinale durissima contro la temibile Serbia ha dato un'altra fantastica prova di forza, imponendosi con autorità per 9-7 e guadagnandosi la finale olimpica, vent'anni dopo l'ultima volta. Una prestazione meravigliosa per il portierone e capitano Tempesti, per Felugo e gli altri azzurri, che hanno scavato il solco nel primo e terzo periodo, gestendo il tentativo di ritorno serbo nel finale e bissando la vittoria della finale mondiale dello scorso anno contro gli stessi avversari. Ora di fronte a loro per la medaglia d'oro ci sarà la Croazia di Ratko Rudic, proprio colui che condusse il Settebello all'oro olimpico di Barcellona 1992: di fronte a lui, il giovane allievo Sandro Campagna ha una gran voglia di dimostrare che ha imparato come si fa a vincere.
Mauro Sarmiento (taekwondo): Visto l'argento conquistato a Pechino quattro anni fa, qualcuno potrebbe pensare che il bronzo di questa sera rappresenti una delusione. Non è mai così quando si tratta di una medaglia olimpica, perché rappresenta comunque un grandissimo premio al lavoro e alla dedizione di quattro anni durissimi. Oggi Mauro è stato un po' sfortunato nella semifinale, quando è stato colpito in maniera decisiva dallo spagnolo Garcia Hemme, rinunciando di fatto alla corsa per l'oro. Non ha perso la sua concentrazione, nella sfida per il bronzo contro l'afghano Bahawi si è imposto nell'ultima ripresa, battendo con un punteggio di 4-0 l'avversario e prendendosi la medaglia, che ha dedicato alla compagna Veronica Calabrese, anche lei campionessa del taekwondo, e alla loro figlia Sofia che nascerà a breve. Un'immagine bellissima, che incorona una famiglia di atleti e l'ennesima prestazione da medaglia dei nostri atleti in questa Olimpiade.
I PEGGIORI
La vela azzurra (vela): Dopo quattro edizioni consecutive dei Giochi Olimpici in cui avevamo portato a casa almeno una medaglia in questa specialità, stavolta ci dobbiamo accontentare di un pugno di mosche. Detto che il movimento azzurro della vela è in evidente calo in questi ultimi anni, ci aspettavamo sinceramente qualcosa di meglio dagli equipaggi azzurri. Salviamo la Sensini, che a 42 anni era alla sua sesta edizione delle Olimpiadi e merita lo stesso rispetto della Idem per la longevità sportiva e le quattro medaglie già conquistate. Non possiamo dire altrettanto degli altri italiani in gara, che hanno pagato alcune regate non disputate al meglio e il vento estremamente debole e instabile delle acque inglesi, che ha reso difficile la competizione per tutti. Oggi le ultime speranze erano nelle coppie Zandonà-Zucchetti tra gli uomini e Conti-Micol tra le donne, tutti per la categoria 470: nella medal race, entrambi gli equipaggi azzurri non hanno sovvertito i pronostici, accontentandosi di un quarto e quinto posto nella classifica finale. Occorre fare qualcosa al più presto per ridare vita al nostro movimento sportivo.
Valerio Cleri (nuoto): Dopo la splendida impresa della Grimaldi di ieri mattina, tutti speravano nel nuotatore azzurro per ottenere uno storico bis e portare a casa la prima medaglia olimpica nel fondo maschile. Le premesse sembravano esserci, visto che Valerio a Pechino si era fermato al quarto posto, a un passo dalla medaglia, il che legittimava alcune speranze di medaglia nonostante la sua vera specialità siano i 25 chilometri. Oggi purtroppo l'azzurro ha mostrato fin dall'inizio di non essere in una condizione brillantissima, ha sofferto il ritmo alto imposto soprattutto dai tedeschi in testa e lentamente è scivolato nella parte bassa del gruppo, concludendo la sua gara con un anonimo diciassettesimo posto. Una prestazione non all'altezza dei suoi risultati recenti, che ha lasciato Valerio estremamente deluso e critico verso chi ha scelto un lago per le gare, perché secondo lui in questo modo si perde un po' il senso del vero nuoto di fondo. Pazienza, avrà altre occasioni per fare meglio.
Andrej Kirilenko (pallacanestro): Da anni è il simbolo della pallacanestro russa in tutto il Mondo, ed è universalmente riconosciuto come uno dei più forti tra i cestisti europei. Alla sua terza Olimpiade, dopo due tornei poco brillanti nel 2000 e nel 2008, era giunto qui a Londra con i suoi compagni per dimostrare a tutti che la squadra sta tornando ai grandi livelli della vecchia U.R.S.S., quando era in grado di competere con gli americani per i titoli olimpici e mondiali. Nella semifinale di oggi, contro i campionissimi spagnoli che già avevano battuto in girone, i russi sono partiti bene nella prima metà di gara, poi però hanno perso ritmo e precisione in attacco, subendo il sorpasso degli iberici e finendo per arrendersi. Chi è mancato è stato proprio Kirilenko, autore di una prova a dir poco impalpabile, conclusa con un deludente 2/12 al tiro dal campo e 5/10 ai liberi, con errori pesanti nel momento decisivo della gara. Dopo la finale di Eurolega persa in maniera incredibile con il suo CSKA, un'altra amara delusione per il centro russo.
L'italvolley (pallavolo): Dopo l'esaltazione per i nostri atleti dopo la grande vittoria nei quarti contro gli Stati Uniti, sembra quasi ingiusto mettere gli azzurri tra i peggiori di questa giornata, soprattutto perché di fronte c'erano i fenomeni del Brasile, che si sono dimostrati di un livello semplicemente inarrivabile per chiunque o quasi. Non vogliamo colpevolizzare i ragazzi di Berruto per errori tecnici o tattici, i verdeoro hanno mostrato un'abilità incredibile nel difendere e rigiocare più palloni possibili, hanno un muro devastante e degli attaccanti micidiali, per cui fare meglio era davvero difficile. Ci hanno un po' deluso l'atteggiamento non troppo convinto degli azzurri in alcuni momenti della gara, soprattutto durante il secondo set, perso con un imbarazzante 25-12 e nonostante i tentativi dell'allenatore di risvegliare i suoi. Mancavano gli occhi della tigre, mancavano la fiducia nei propri mezzi e la tenacia di chi non vuol regalare nulla: senza queste doti, si rischia di partire sempre battuti. Ora c'è la finale per il bronzo con la Bulgaria, per riscattarsi e portare a casa un'altra medaglia importante, anche se non sarà d'oro come a un certo punto avevamo sperato.

venerdì 10 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 13

Immagine tratta da mkv25.net
Siamo arrivati al tredicesimo appuntamento con la nostra rubrica che vuole premiare i migliori e i peggiori in ogni giornata di questi appassionanti Giochi Olimpici di Londra 2012. Vediamo a chi spettano le nostre citazioni oggi.
I MIGLIORI
Josefa Idem (canoa): Suo marito, Guglielmo Guerrini, ha presentato la finale di stamattina con le parole giuste: "E' come assistere all'ultima direzione d'orchestra del maestro Von Karajan." E' stata un'esecuzione fantastica, degna di una fuoriclasse assoluta, di quelle che nascono una volta ogni cinquant'anni, se non di più: a quasi quarantotto anni Josefa è partita piano e ha sparato tutto quello che aveva nella fase finale, mancando di soli 30 centesimi la medaglia, la sesta della sua meravigliosa carriera. Ma per noi lei ha già vinto, l'abbiamo detto e lo ripetiamo anche oggi: avere voglia dopo tanti successi e dopo una carriera così lunga di mettersi ancora in gioco, di competere in maniera più che onorevole contro ragazze che potrebbero essere sue figlie, sono già di per sé un successo strepitoso. La medaglia sarebbe stato un di più, a cui in fin dei conti si può anche fare a meno dopo quello che ha già dimostrato. Una grande chiusura per una carriera esemplare, per certi versi irripetibile, e per un'atleta e una donna davvero straordinaria.
Martina Grimaldi (nuoto): Dopo tante delusioni più o meno annunciate, accompagnate da un lunghissimo e fastidioso strascico di polemiche, finalmente il nuoto azzurro è riuscito a togliersi una soddisfazione: il terzo posto della nuotatrice bolognese nella 10 chilometri di fondo rappresenta infatti la prima medaglia in queste olimpiadi, e rompe un digiuno che stava diventando preoccupante. Le speranze di un risultato importante c'erano, perché Martina si è presentata a Londra con una serie di risultati importanti negli ultimi anni, come l'oro mondiale del 2010, quello europeo dell'anno seguente e l'argento ai Campionati del Mondo del 2011. E' rimasta tra le prime del gruppo fin dalle prime bracciate, ha controllato la situazione e tenuto il ritmo di tutte le avversarie, cedendo solo un po' nel finale alla grande volata per l'oro e prendendosi un bronzo più che meritato. La sua medaglia, oltre ad essere la prima del nuoto azzurro in queste Olimpiadi, è anche la prima per un atleta italiano nel fondo, un motivo in più per essere soddisfatti di Martina.
Fabrizio Donato (atletica): Dopo la triste squalifica per doping di Schwazer, e con l'assenza per infortunio della Di Martino, le massime speranze dell'atletica italiana per portare a casa una medaglia erano tutte sulle spalle del triplista azzurro. Del resto, le prestazioni in questa stagione erano state molto positive: dopo una lunga serie di piazzamenti, con tante buone gare nei tornei indoor ma alcune difficoltà nell'outdoor, agli Europei era arrivata un'importantissima medaglia d'oro, che lo poneva tra i favoriti per le Olimpiadi. Le buone sensazioni sono state confermate oggi, con una serie di salti molto buoni che gli hanno permesso di entrare senza problemi tra i primi otto al Mondo, e poi di prendersi una prestigiosa medaglia di bronzo. A trentasei anni, per Fabrizio questo è il giusto coronamento di una carriera importante, che gli vede detenere anche il record italiano nel salto triplo. Ed è positiva anche la presenza di Daniele Greco al quarto posto nella stessa gara: potrebbe rappresentare una sorta di passaggio di corsie, con il giovane pronto a prendere il testimone del compagno più esperto? Speriamo proprio di sì.
Usain Bolt (atletica): C'è chi entra nella storia dello sport in silenzio, quasi in punta di piedi; lui ci è entrato a modo suo, vale a dire a tutta velocità e con la sua solita aria da guascone. Tutti i dubbi sulla sua preparazione, sulle sue reali motivazioni, sulla crescita dei suoi avversari sono stati spazzati via in meno di 30 secondi, per la precisione 9.63 nei 100 metri e 19.32 nei 200. Bolt è il signore assoluto della velocità, adesso non ci sono più dubbi, e con questo successo diventa il primo atleta a realizzare la doppietta 100-200 metri in due Olimpiadi consecutive, arrivando così al quinto oro olimpico della sua fantastica carriera. Oggi ha dato un'altra dimostrazione di forza, partendo a mille e tenendo a bada la tentata rimonta del suo amico e connazionale Blake, con gli ultimi venti metri fatti quasi al rallentatore, come a dire che poteva fare ancora di più. Se Carl Lewis era il figlio del vento, Usain potrebbe essere il vento in persona, vista la velocità che riesce a raggiungere. Impressionante, non ci sono altre parole per definirlo.
I PEGGIORI
La Francia femminile (calcio): Arrivare al quarto posto in un'Olimpiade costituisce comunque un grande risultato, soprattutto in uno sport che non ha mai vantato una grande tradizione come il calcio femminile, ma ben difficilmente le francesi andranno a dormire soddisfatte questa notte. Negli ultimi anni la Nazionale transalpina aveva mostrato notevoli progressi, ottenendo prima un quarto posto agli Europei del 2009 e poi un ottimo quarto posto ai Mondiali del 2011, che le era valso la partecipazioni a queste Olimpiadi. Vittoriose a sorpresa contro le quotate svedesi nei quarti, sconfitte in semifinale dalle giapponesi campionesse del Mondo, le francesi si sono giocate il bronzo contro le canadesi, e non hanno demeritato, giocando una bella partita ma mancando di precisione e freddezza sotto porta. E nel calcio, si sa, chi sbaglia paga: a 30 secondi dalla fine della partita, la rete della Matheson ha condannato la Francia alla sconfitta e alla medaglia di legno. Una vera beffa per le transalpine, che avranno sempre il rimpianto per le tante occasioni sbagliate e per aver fatto giocare la loro miglior giocatrice, Camille Abily, solo nel secondo tempo.
Hu Yadan (tuffi): Chi ha assistito oggi ai suoi primi due tuffi avrà certamente dubitato che questa ragazza fosse davvero cinese. Due esecuzioni completamente sbagliate, una più brutta dell'altra, pesantemente penalizzate dai giudici e che le valevano un incredibile ultimo posto nella finale dalla piattaforma 10 metri. Povera Hu, che a soli sedici anni si trova già a gareggiare contro le migliori atlete del Mondo e deve tenere alta la bandiera di una Nazione a cui manca davvero poco per fare en-plain nelle otto specialità olimpiche dei tuffi. Dopo aver ottenuto un argento nei Mondiali di Shangai dello scorso anno, la giovanissima cinese aveva già dimostrato di non essere molto tranquilla nei turni precedenti, chiusi al sesto e nono posto, e oggi in finale non è riuscita a vincere la tensione. Dopo gli errori si è ripresa, e con tre tuffi ottimi è risalita fino al nono posto finale, ma è rimasta comunque l'unica cinese a non aver vinto una medaglia in queste Olimpiadi. Vista l'età, avrà sicuramente modo di rifarsi in futuro
Noemi Batki (tuffi): Per alcuni minuti ci ha fatto sperare, perché in una gara piena di errori e di imperfezioni la tuffatrice ungherese di nascita ma ormai italiana a tutti gli effetti è stata una delle più precise e regolari. Partita senza grandi speranze e ambizioni per arrivare a una medaglia, Noemi ha iniziato la finale 10 metri dalla piattaforma con un primo e un terzo tuffo davvero ottimi, mentre nel secondo, che è sempre stato problematico per lei, ha contenuto i danni con una buona esecuzione. Era terza, con le avversarie che continuavano a sbagliare e la medaglia che sembrava incredibilmente vicina. Poi, il sogno è svanito, complici un quarto tuffo non eseguito come sa, che le è costato almeno 12 punti in meno del previsto, e un quinto ben eseguito ma con un coefficiente troppo basso per farla restare davanti alle rivali, così si è accontentata dell'ottavo posto finale. Questa era per lei probabilmente la gara della vita, visto come si stavano mettendo le cose, purtroppo nel momento decisivo sono riemersi un po' i limiti di questa ragazza, che osando qualcosa di più avrebbe ottenuto sicuramente maggiori soddisfazioni nella sua carriera.
Christophe Lemaitre (atletica): Aveva rinunciato ai 100 metri, in cui avrebbe avuto poche possibilità di successo, per puntare tutto sui 200 e sperare di compiere la grande impresa: vincere una medaglia olimpica e battere il record europeo sulla distanza, ovvero il mitico 19.72 del nostro Pietro Mennea. Le potenzialità ce le aveva tutte, il giovane sprinter francese, visto che è stato il primo atleta bianco a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri e appena un anno fa, nei Mondiali di Daegu, aveva centrato la medaglia di bronzo nei 200 metri con un ottimo 19.80. Purtroppo però, dopo essersi qualificato per la finale olimpica con un buon tempo, Lemaitre non è riuscito a migliorarsi questa sera, chiudendo la sua gara sopra i 20 secondi e con un deludente sesto posto, ben lontano da quel podio che sognava di conquistare. Resiste dunque il tempo del mitico Mennea, che per molti anni è stato record del Mondo e che finora è stato battuto solo da atleti neri. Ma il francese è giovane, e ha tutte le potenzialità per raggiungere il suo obiettivo e togliersi ancora molte soddisfazioni nella velocità.

domenica 5 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 8

Immagine tratta da pocket-lint.com
Siamo arrivati all'ottava giornata di questi bellissimi Giochi Olimpici di Londra 2012. Vediamo chi sono stati  migliori e i peggiori di oggi.
I MIGLIORI
Jessica Rossi (tiro a volo): Un cognome che in Italia è assolutamente comune per una ragazza che di normale non ha niente. Vent'anni appena, ma una freddezza da assoluta veterana e la sicurezza di chi conosce i propri mezzi e le proprie possibilità. Una gara a dir poco perfetta nel trap per Jessica, che straccia un record dopo l'altro, chiude con 99 piattelli rotti su 100 e si prende un oro strameritato. Una predestinata del tiro, visto che fin da quando aveva diciassette anni ha incominciato a vincere e a far vedere a tutti le sue qualità: prima campionessa italiana, poi europea e mondiale, una vera e propria scalata al successo. Questo oro olimpico è la definitiva consacrazione, la dimostrazione del suo talento cristallino, e la dedica ai terremotati dell'Emilia dimostra che questa ragazza, nonostante la fama improvvisa, ha ancora i piedi ben saldi per terra.
Serena Williams (tennis): L'avevamo detto: in bocca al lupo a chi se la troverà di fronte, perché ne avrà veramente bisogno. Non c'è stato niente da fare, lo stato di grazia dell'americana è davvero incredibile: finale dominata contro la Sharapova, l'unica che sembrava in grado di poterla impensierire, un 6-0 6-1 che non ammette repliche. In totale, sono 17 i game persi in tutto il torneo dalla Williams, che è tornata ai livelli di qualche anno fa, quando insieme alla sorella Venus monopolizzava le finali degli Slam di tennis, trasformandole in sfide tutte in famiglia. Con l'oro conquistato oggi, Serena centra l'ultimo successo che le mancava ed entra ufficialmente nella leggenda del tennis mondiale, visto che l'unica tennista in grado di realizzare un simile en-plain di successi è stata Steffi Graf negli anni Ottanta. Una vera leggenda, complimenti davvero.
Oscar Pistorius (atletica): Si può entrare nella storia in mille modi, talvolta bisogna vincere titoli e gare e fare record su record, in altri casi invece basta solo partecipare. Questa mattina, a Pistorius è bastato essere al via delle batterie dei 400 metri per scrivere un nuovo, importante capitolo di sport. Privo di entrambe le gambe, che gli sono state amputate dal ginocchio in giù a nemmeno un anno per una malformazione, il sudafricano ha iniziato da tempo una lunga battaglia contro la IAAF per partecipare alle gare insieme ai normodotati. A Pechino 2008 non ci arrivò per non aver ottenuto i tempi minimi di qualificazione, stavolta invece il suo sogno è diventato realtà. Alla sua prima gara ha ottenuto un brillante secondo posto, che gli vale l'accesso in semifinale, ma soprattutto ha ricevuto l'ovazione e i complimenti di tutto lo stadio, per il coraggio e la tenacia dimostrata nell'inseguire il suo sogno. Comunque vada a finire, lui la sua Olimpiade l'ha già vinta.
Gregorio Paltrinieri (nuoto): Citazione di merito per questo ragazzo che a breve compirà 18 anni. Esploso nei recenti Europei di nuoto in Ungheria, dove ha conquistato l'argento negli 800 stile e l'oro nei 1500 stile, aveva ottenuto il pass olimpico, e già per questo aveva fatto molto. Poi, quanto tutti i suoi colleghi in vasca hanno inesorabilmente fallito, tutte le speranze azzurre di ottenere una medaglia ed evitare un clamoroso "zero" sono rimaste sulle sue giovani spalle. Ha concluso la finale dei 1500 metri al quinto posto, un po' condizionato da un problema alla spalla accusato in mattinata, ma non ha cercato alibi, si è preso le sue responsabilità e ha dato appuntamenti a tutti alle prossime occasioni, perché il futuro dovrà appartenere a lui e alla sua generazione. In una spedizione condizionata da polemiche, tante chiacchiere e pochissimi risultati, il suo sorriso e la sua voglia di divertirsi e competere nonostante tutto sono forse la fotografia più bella.
I PEGGIORI
Pau Gasol (basket): E' da anni il simbolo della Spagna vincente, uno dei cestisti europei più forti di tutti i tempi, due volte campione NBA con i Los Angeles Lakers e d'Europa con i suoi compagni iberici, e ha vinto anche i Mondiali del 2006 e un argento olimpico nel 2008. Su di lui sono riposte molte delle speranze di una squadra che, per il potenziale atletico a disposizione, sembra l'unica in grado di competere con Team USA per la medaglia d'oro. Purtroppo oggi il centro spagnolo si è reso protagonista in negativo nella sconfitta della sua Spagna contro la Russia: nell'ultimo minuto di gioco, con il punteggio in parità, prima ha lasciato solo Mozgov che è andato a schiacciare, poi ha mancato uno dei due liberi che probabilmente avrebbero mandato la gara al supplementare. Niente è perduto ovviamente, siamo solo al girone, ma così gli spagnoli rischiano seriamente di dover affrontare gli USA già nelle semifinali, compromettendo le speranze di ottenere l'oro. Pau e compagni sono chiamati ad una pronta reazione e a non commettere più errori, se vogliono tenere vivi i loro sogni di vittoria.
La squadra femminile (scherma): Nello sport che ci sta riservando le maggiori soddisfazioni, vale a dire la scherma, oggi è arrivata la prima vera delusione: le ragazze della spada, che già non avevano brillato molto nel singolare, sono state eliminate subito nella prova a squadra, abbandonando i sogni di ottenere una medaglia. Contro gli Stati Uniti, non proprio le avversarie più dure da affrontare, le nostre hanno iniziato abbastanza bene, poi hanno preso un parziale importante nella seconda parte dell'incontro, che non sono più riuscite a recuperare. Negativa soprattutto la prova di Nadia Del Carretto e Rossella Fiamingo, dominate dalle rispettive avversarie, con la sola Mara Navarria a cercare di tenere in piedi la sfida. Giornata conclusa con un deludente settimo posto, e con la sensazione che bisognerà lavorare parecchio per creare una squadra vincente e affiatata.
Francesca Dallapé (tuffi): Dopo la delusione per la medaglia persa di un soffio nei 3 metri sincro, la tuffatrice azzurra sperava di rifarsi nella gara individuale, anche se era la prima volta che vi prendeva parte in un'Olimpiade. Le eliminatorie sono state superate con discreta tranquillità, ma purtroppo nelle semifinali Francesca non è riuscita a migliorare le sue prestazioni, e ha concluso la gara con un amaro quindicesimo posto che le è valso l'eliminazione. Un vero peccato per lei, condizionata da un paio di tuffi non perfetti, soprattutto il secondo e il quarto, che le hanno impedito di ottenere i punti che sperava e l'hanno costretta a gareggiare sempre al limite per sperare di ottenere il dodicesimo posto, che invece non è arrivato. Mentre la sua compagna e amica Tania Cagnotto si presenterà in finale con il secondo posto parziale, a lei rimarrà solo l'opportunità di assistere e tifare dalle tribune, con la consapevolezza di aver perso definitivamente le speranze di una medaglia olimpica.
La squadra maschile (pallavolo): Non ci si lasci ingannare dal risultato finale e dalla grande rimonta italiana: andare sotto di due set contro l'Australia è una notizia tutt'altro che positiva per la formazione azzurra, perché la formazione avversaria era una delle più deboli del girone, e perdere punti contro squadre di basso livello non aiuta ad avere fiducia in vista delle partite a eliminazione diretta. I ragazzi di Berruto sono sembrati deconcentrati, troppo molli a inizio gara, poco incisivi in ricezione e imprecisi in attacco, mentre gli australiani si caricavano a ogni punto e strappavano i primi set con grinta e determinazione. Con le spalle al muro, gli italiani hanno iniziato finalmente a giocare e hanno ribaltato il risultato, vincendo un tie-break sofferto e tirando un gran sospiro di sollievo. La qualificazione al turno successivo non è in discussione, ma serve qualcosa di meglio per sperare di arrivare in zona medaglie, e i nostri avversari negli scontri a eliminazione diretta di sicuro non ci faranno regali.

venerdì 3 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 7

Immagine tratta da citelighter.com
Come di consueto, vediamo chi sono stati i migliori e i peggiori in questa settima giornata di gare nei Giochi Olimpici di Londra 2012.
I MIGLIORI
Yuri Floriani (atletica): Nella giornata che ha visto l'inizio delle gare di atletica e prestazioni in chiaroscuro dei nostri azzurri, merita una citazione la storia di questo atleta trentino, specializzato nei 3000 siepi. Quasi 31 anni, Yuri è alla sua prima Olimpiade nonostante l'età non più giovanissima, ma oggi ha corso con la voglia e la determinazione di un ragazzino, conquistando il pass per la finale di domenica con buona facilità e sfoderando un grande sorriso a fine gara. E' la gioia di chi sa di avere un'occasione unica nella vita, perché in passato per varie vicissitudini, tra cui il trasferimento a Palermo per stare vicino alla sua donna e mettere su famiglia, sacrificando varie occasioni per mettersi in luce nel suo sport. A Londra c'è arrivato, si è presentato ai nastri di partenza con lo spirito di un ventenne, e almeno per oggi è riuscito a fare egregiamente la sua parte con una prestazione più che buona. Domenica tiferemo per lui, per vedere come finirà la sua splendida storia.
Juan Martin Del Potro (tennis): Per una volta, la copertina non la merita il vincitore Roger Federer, bensì il "vinto" Del Potro, se così si può definire un atleta in grado di tenere testa per oltre quattro ore a uno dei più grandi tennisti di sempre, per di più sulla sua superficie preferita, l'erba di Wimbledon. Dopo la vittoria agli U.S. Open nel 2009, proprio contro Federer, l'argentino si era un po' perso per colpa di alcuni guai fisici, che gli avevano impedito di ripetersi ai suoi massimi livelli. Oggi è sembrato quello di tre anni fa, un lottatore incrollabile in grado di tirare fuori giocate e colpi fantastici, in grado di tenere testa validamente al numero 1 del Mondo e di metterlo in seria difficoltà. Alla fine la classe superiore di Re Roger ha fatto la differenza, ma Del Potro è uscito dal campo tra gli applausi, dopo aver disputato insieme all'avversario quello che è già stato definito "il match dell'anno". Vedremo se nella finale per il bronzo e nel finale di stagione riuscirà a confermare il suo splendido tennis.
Aldo Montano (scherma): Se la sciabola maschile è arrivata al bronzo al termine di questa giornata, lo deve soprattutto alla fantastica prova dello schermidore livornese nei Quarti contro la Bielorussia. Nettamente sotto all'inizio dell'attacco, con l'avversario a una stoccata dalla vittoria, Aldo ha dimenticato gli acciacchi fisici ed è tornato quello di Atene 2004, infilando una serie incredibile di stoccate e ottenendo il pass per le semifinali. In difficoltà contro i veloci coreani, provato per la forma fisica non eccelsa dopo il recente infortunio, Montano è tornato a fare la sua parte insieme ai compagni Luigi Tarantino, Diego Occhiuzzi e Luigi Samele (in pedana al posto di Tarantino nella finalina), conquistando l'oro come quattro anni fa a Pechino. Oggi come allora, nel momento di massima difficoltà il livornese ha tirato fuori tutta la sua grinta ed è tornato il campione che tutti conosciamo.
La squadra americana (nuoto): In una sola serata, vecchie e giovani stelle del nuoto americano hanno fatto vedere tutta la forza del movimento a stelle e strisce. Prima è scesa in vasca Melissa Franklin, diciassettenne da Pasadena, che ha dominato i 200 metri dorso stracciando il record del Mondo, il tutto dopo aver già vinto l'oro nei 100 dorso e nella staffetta 4x200 stile e il bronzo nella 4x100 stile. Poi è toccato a sua maestà Michael Phelps, che si è preso il suo ventunesimo oro nei 100 farfalla, tenendo dietro giovani rivali come il sudafricano Le Clos e entrando ancora di più nella leggenda del nuoto. Infine, la quindicenne Katie Ledecky ha stupito tutti, dominando dall'inizio alla fine gli 800 stile e sfiorando a lungo il record del Mondo. Insomma, un perfetto mix di campioni esperti ma ancora affamati di vittorie e di giovani promesse pronte a imporsi nel panorama mondiale. Qualcuno in Italia prenda esempio...
I PEGGIORI
Simona La Mantia (atletica): Tra le ombre della giornata azzurra c'è sicuramente l'eliminazione dell'atleta palermitana, che nelle qualificazioni del salto triplo fallisce nettamente la misura d'accesso alla finale e viene eliminata con la diciassettesima misura complessiva. Simona soffriva un po' per un piccolo infortunio all'anca patito di recente, e il vento ha sicuramente influito sulla sua prestazione, ma da lei, argento europeo due anni fa a Madrid e a suo dire in grado di competere con le migliori del Mondo nella specialità ci aspettavamo qualcosa di meglio. Un vero peccato per lei, la sua Olimpiade è già arrivata alla conclusione, e a ventinove anni è difficile pensare che per lei possa ripresentarsi una seconda occasione a Rio De Janeiro, anche se nello sport non bisogna mai dire mai.
Il Brasile femminile (calcio): Quando pensi al calcio, il primo Paese che ti viene subito in mente è il Brasile, sia in campo maschile che in campo femminile. Le verdeoro si presentavano a queste Olimpiade dopo due amari secondi posti ad Atene e a Pechino, e speravano di compiere definitivamente il salto di qualità e ottenere il primo oro olimpico per il loro Paese in questa disciplina che dovrebbe essere il loro terreno di caccia. Invece è arrivata un'incredibile sconfitta nei Quarti di Finale, un secco 0-2 contro le giapponesi, che pur essendo campionesse del Mondo in carica non sembravano un avversario insuperabile per le carioca. Per la capitana Marta, Pallone d'Oro femminile nel 2010, e per le sue compagne, il cammino verso la gloria si è interrotto nel più brutto dei modi, e per l'ennesima volta il Brasile deve rimandare l'appuntamento con l'oro nel calcio femminile.
Rebecca Adlington (nuoto): Alla vigilia di questi Giochi era unanimemente considerata la speranza britannica nel nuoto. Oro olimpico nei 400 e negli 800 stile a Pechino 2008, quando si era dimostrata una delle rivali più ostiche per la nostra Pellegrini, era considerata la favorita su queste distanze, e il pubblico di casa si aspettava di vederla cantare l'inno sul gradino più alto del podio. Nei 400 le cose non sono andate benissimo, con un bronzo strappato con qualche difficoltà alla fine di una gara difficile e molto tirata, ma gli 800 sembravano decisamente la sua gara. Invece, l'inglese si è trovata davanti l'incredibile quindicenne Ledecky, che con il suo ritmo forsennato ha dominato la gara, e ha pagato gli sforzi per starle dietro cedendo il secondo posto alla spagnola Belmonte. Altro bronzo per lei quindi, inglesi ammutoliti in piscina per qualche minuto, e sogni di gloria rimandati alla prossima Olimpiadi, avversarie permettendo ovviamente...
Novak Djokovic (tennis): Il 2011 era stato il suo anno d'oro, con una serie impressionante di successi e le vittorie all'Australian Open, a Wimbledon e agli U.S. Open. Il serbo era diventato il numero 1 del Mondo, sembrava in dominio assoluto contro il suo rivale Nadal, come confermava la vittoria nella finale-maratona degli Australian Open 2012. Da allora, però, qualcosa si è inceppato nella testa di Nole, che ha perso la brillantezza dei mesi precedenti e con essa la sua sicurezza. Tre sconfitte consecutive in finale contro Nadal tra Montecarlo, Roma e il Roland Garros, poi l'eliminazione in semifinale a Wimbledon contro Federer, che ha significato l'addio al numero 1 dell'ATP. Oggi è arrivata un'altra sconfitta, in semifinale alle Olimpiadi contro l'idolo di casa Murray, che significa addio sogni di medaglia d'oro, perché anche nel doppio il tennista serbo è stato eliminato. E' un grande tennista, ma deve trovare la forza per confermarsi a questi livelli e dimostrare che l'anno scorso non ha vinto per caso.

PUNTO OLIMPICO N.6

Immagine tratta da csmonitor.com
Siamo arrivati al sesto appuntamento con la rubrica che designa i migliori e i peggiori in ciascuna giornata di queste Olimpiadi del 2012. Vediamo chi sono i personaggi che abbiamo scelto oggi.
I MIGLIORI
Romano Battisti-Alessio Sartori (canottaggio): Dopo alcune difficoltà e qualche polemica di troppo (da parte del veterano Galtarossa, ne parleremo dopo), finalmente arriva una soddisfazione dal canottaggio italiano. I ragazzi del due di coppia hanno disputato una finale intelligentissima, perfetta a livello tattico: una prima metà di gara di attesa, controllando tutti gli avversari più pericolosi e lasciando sfogare gli sloveni, una seconda a tutta e con un finale in assoluto controllo della situazione. Solo la coppia neozelandese, esperta e davvero imbattibile, è riuscita a mettere la sua prua davanti a quella dei due italiani, che hanno festeggiato questo argento come e più di un oro. E dire che hanno iniziato a remare insieme da nemmeno un anno, e che fino ad aprile non erano nemmeno nel gruppo dei convocati...un ripensamento più che provvidenziale, non c'è dubbio!
Chris Hoy (ciclismo): Il ciclismo è diventato una vera fonte di medaglie per i britannici, che dopo la vittoria di ieri di Wiggins nella cronometro (settima medaglia olimpica per lui, record nazionale) si è aggiudicata un altro oro, stavolta nell'inseguimento a squadre. Tra i protagonisti, spicca il nome di Sir Chris Hoy, trentaseienne corridore di Edimburgo, che è stato decisivo nel piazzare lo sprint che ha permesso agli atleti di casa di avere la meglio sull'agguerritissima Francia e di realizzare il nuovo record del Mondo. Per lui, portabandiera scelto da tutti i componenti della spedizione britannica in queste Olimpiadi, si tratta del quinto oro olimpico e della sesta medaglia in totale, il che lo rende uno degli atleti più titolati di sempre in patria. Visto che mancano ancora alcune gare, chissà che non decida di aumentare ancora il suo bottino.
Serena Williams (tennis): C'è poco da fare, sull'erba di Wimbledon l'americana si sente davvero a suo agio, come se ormai il campo londinese fosse di sua proprietà. In un paio d'ore gioca dapprima il singolare, distruggendo senza troppi patemi la danese Wozniacki, ex numero 1 del Mondo, poi il doppio con la sorella maggiore Venus, contro le nostre Vinci e Errani, e anche il questo caso il match è senza storia. A quasi 31 anni, e dopo aver già portato a casa due medaglie d'oro olimpiche in coppia con la sorella, Serena vuole conquistare l'ultimo trofeo, quello che manca in una bacheca a dir poco fantastica: l'oro nel singolare femminile. Domani ci sarà la bielorussa Azarenka a cercare di bloccarle la strada, e poi ci proveranno le russe Petrova e Kirilenko a tentare di fermarla nel doppio. In bocca al lupo alle sue avversarie, ne hanno davvero bisogno!
Il fioretto femminile (scherma): Se Dumas fosse ancora in vita, bisognerebbe fargli riscrivere uno dei suoi romanzi più celebri: i quattro moschettieri sono donne in realtà, e purtroppo per i francesi vengono dall'Italia. Valentina Vezzali è Athos, per la saggezza e l'esperienza con cui gestisce ogni gara. Arianna Errigo è Porthos, perché ad ogni assalto traspaiono la vitalità e l'irruenza di chi vuole godersi la vita. Elisa Di Francisca è Aramis, perché tira con una classe e una signorilità incredibile. Ilaria Salvatori è D'Artagnan, perché si unisce al trio di campionesse e fa la sua parte. Tre incontri senza storia, avversarie infilzate in maniera inesorabile, come se si trattasse di un allenamento. C'è gloria per tutte e quattro le nostre fantastiche atlete, che ribadiscono ancora una volta chi sono le padrone del fioretto femminile. Semplicemente perfette.
I PEGGIORI
La squadra azzurra (nuoto): Che qualcosa non andasse si sapeva: gli sguardi erano tesi, le accuse lanciate e poi in parte ritirate da Magnini avevano smosso un po' le acque, i risultati mancati avevano esasperato la situazione. Oggi le dichiarazioni di Orsi hanno fatto definitivamente esplodere la bomba e hanno mostrato a tutti quanto sia spaccato e rovente lo spogliatoio italiano del nuoto. Forse qualcuno dei nostri si è dimenticato che essere un campione vuol dire gettarsi in acqua e lavorare duro, non aprire bocca e rilasciare dichiarazioni al vetriolo sui giornali. Marin aveva già accusato Magnini, appena un anno fa, di non essere un capitano all'altezza, ma sembravano parole dovute al rancore per la loro vita sentimentale. Col senno di poi, moltissime cose dovevano essere gestite in modo diverso, perché così abbiamo dato davvero una pessima immagine di noi e del nostro movimento sportivo.
Giuseppe De Capua (canottaggio): Da una polemica all'altra, in puro stile italiano. Subito prima della finale del due di coppia, che ha visto poi gli azzurri Battisti e Sartori vincere l'argento, l'esperto Galtarossa lancia accuse pesanti sul c.t. del canottaggio De Capua, a suo dire inadeguato a gestire il gruppo italiano. A suo dire, contro l'allenatore sarebbe stata presentata, addirittura un anno fa, una lettera di sfiducia firmata da 15 atleti, che la Federazione non prese in considerazione. Se Galtarossa ha il dente avvelenato perché non è mai sceso in acqua (è stato scelto come riserva), non si può dire lo stesso del duo Battisti-Sartori, che dopo il podio rincarano la dose lamentandosi di essere stati lasciati da soli e di essersi dovuti preparare praticamente da soli. Inoltre, le due barche su cui più puntava la Federazione, quattro di coppia e quattro senza, hanno fallito la finale. Se tre indizi fanno una prova, il povero Di Capua farà bene a cercarsi un bravo avvocato...
Francesco D'Aniello (tiro a volo): Quando ti presenti ad un'Olimpiade dopo aver vinto una medaglia nell'edizione precedente, tutti si aspettano grandi cose da te, anche se sono passati quattro anni e tante cose sono cambiate. Oggi l'Italia riponeva molte speranza di medaglia nel quarantatreenne laziale, già argento a Pechino nel double trap, oltre che nel suo compagno Di Spigno. Purtroppo, ancora una volta in questi Giochi, i nostri atleti hanno tradito le attese fallendo entrambi la finale, ma quella che fa più male è senza dubbio l'eliminazione di D'Aniello, fuori per un piattello sbagliato di troppo dopo un inizio promettente. Dall'atleta azzurro, due volte campione del Mondo a livello individuale e una volta di squadra, ci si aspettava decisamente una prova diversa. Peccato.
La Nazionale Spagnola (basket): L'incredibile ha rischiato di verificarsi intorno alle 23 italiane: la nazionale di pallacanestro britannica, una vera e propria Cenerentola in questo sport, ha perso di un solo punto contro il titolato team spagnolo, vicecampione olimpico e bicampione d'Europa in carica. Gli iberici non hanno giocato benissimo, ma trascinati dal loro totem Pau Gasol e da un gruppo decisamente superiore erano arrivati a +6 a quaranta secondi dalla fine della gara. Poi, un blackout totale in difesa, le triple dei padroni di casa a riaprire la gara, e solo i liberi di Calderon e un fallo non speso dai britannici chiudono la sfida. Si sente l'assenza dell'infortunato Navarro in regia, e se un calo di tensione in girone si può accettare, nelle sfide a eliminazione diretta si pretende qualcosa di diverso, anche perché Team USA non sembra disposto a fare regali a nessuno.

giovedì 2 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 5

Immagine tratta da tafter.it
Eccoci arrivati al quinto appuntamento con la nostra rubrica sui migliori e i peggiori di questa giornata delle Olimpiadi di Londra 2012. Vediamo chi sono i promossi e i bocciati di oggi.
I MIGLIORI
Greg Searle (canottaggio): Più delle sue connazionali Glover e Stanning, che hanno rotto la maledizione dell'oro vincendo la gara del due senza, merita la copertina questo "ragazzino" britannico, che a 40 anni si è tolto la soddisfazione di vincere il bronzo nell'otto. Autentico veterano del canottaggio, Searle ha alle spalle una carriera lunghissima, in cui ha partecipato già a tre Olimpiadi oltre a questa; ha vinto un oro a Barcellona 1992 nell'ultima edizione del due con in coppia con il fratello, battendo i nostri Abbagnale, e un bronzo nel quattro senza ad Atlanta 1996, mentre a Sidney 2000 è arrivato quarto nel due senza. Si era ritirato, subito dopo questa delusione, aggregandosi all'equipaggio britannico dell'America's Cup, salvo fare marcia indietro e tornare alle gare nel 2010, e conquistare questa nuova, incredibile medaglia olimpica, vogando con ragazzi che potrebbero essere tranquillamente suoi figli.
Kristin Armstrong (ciclismo): Parlando di veterani, merita una citazione questa ciclista statunitense, che a quasi trentanove anni ha ottenuto un incredibile bis nella cronometro olimpica, confermando l'oro conquistato  a Pechino. Autentica specialista della disciplina, in cui ha vinto due ori, un argento e un bronzo nei Mondiali, l'americana ha disputato un'altra gara fantastica contro il tempo, mettendosi dietro rivali agguerrite come la Arndt, la Zabelinskaya, la Villumsen e la Vos. Una grande conferma per lei, che vale ancora di più se si considera che la Armstrong, dal 2009 al 2011, aveva lasciato temporaneamente il ciclismo per dare alla luce il suo primo figlio. Spesso confusa con la ex-moglie del grande campione americano Lance Armstrong (anche lei si chiama Kristin), da oggi siamo sicuri che nessuno commetterà più errori del genere.
Daniele Molmenti (canoa): Nel buio di questi ultimi giorni di gare, finalmente per la spedizione azzurra è arrivato un lampo d'oro. A regalarci la nona medaglia di questi giochi è stato questo ragazzone di Pordenone, dal fisico imponente e dal grande sorriso. Specialista nel K1 slalom, Molmenti è arrivato a queste Olimpiadi come uno dei grandi favoriti per la vittoria, avendo già ottenuto un oro mondiale e tre europei, ma si sa che la pressione può giocare brutti scherzi. Lui è rimasto freddo, ha ottenuto la finale con un buon terzo tempo, e poi nel momento decisivo ha tirato fuori una prestazione strepitosa, che gli è valsa una vittoria meritatissima e indiscutibile. Ottenuta tra l'altro nel giorno del suo ventottesimo compleanno, e 20 anni dopo il successo del suo allenatore Pierpaolo Ferrazzi, oro a Barcellona 1992 nella stessa disciplina. Verrebbe quasi da dire, insomma, che quest'oro era già scritto nel destino...
Ruben Limardo (scherma): La scherma continua a regalarci, giorno dopo giorno, storie incredibili da raccontare. Dopo l'argento dell'egiziano Abdouelkassem nel fioretto, ecco a sorpresa l'oro di questo ragazzo venezuelano nella spada maschile. Alla sua seconda Olimpiadi, dopo aver preso parte a quelle di Pechino nel 2008, e senza piazzamenti di rilievo al di fuori dei giochi Panamericani, Ruben ha sorpreso il mondo intero con una serie di prestazioni e di vittorie sempre più convincenti, arrivando fino al gradino più alto del podio con pieno merito. Il suo successo è a dir poco storico: è la prima medaglia del Venezuela nella scherma, la seconda d'oro dopo quella conquistata nel 1968 da Rodriguez nella boxe, e la seconda in assoluto per un sudamericano dopo la vittoria del cubano Fonst nel 1904. Insomma, questa vittoria è già entrata nella storia.
I PEGGIORI
Paolo Pizzo (scherma): Quando ti presenti ad un'Olimpiade da campione del Mondo in carica, anche se senti un po' di emozione perché è il tuo debutto in questa competizione, ci si aspetta sempre tanto da te. Oggi invece il nostro spadista catanese ha deluso notevolmente le aspettative, rischiando l'eliminazione fin dal primo turno contro un atleta di Hong Kong e arrendendosi ai quarti al venezuelano Limardo, poi oro olimpico. Tradito dalla tensione e forse anche dalla pressione per le vittorie recenti, Paolo non ha espresso il meglio della sua scherma, e nello scontro decisivo si è praticamente bloccato, subendo sette stoccate consecutive che lo hanno escluso dalla corsa per le medaglie. Un vero peccato per lui, anche perché nella spada non c'è la prova a squadre, e a ventinove anni è difficile pensare di rivederlo in pedana a Rio de Janeiro nel 2016, anche se nello sport non bisogna mai dire mai.
Le partite truccate (badminton): In un periodo in cui lo sport italiano fa i conti con il caso-scommesse nel calcio, sentir parlare di gare truccate o quanto meno falsate anche nei Giochi Olimpici mette davvero una grande tristezza. Stavolta i protagonisti di questa brutta storia non vengono dal nostro Paese, bensì dall'estremo oriente: otto atlete, due cinesi, quattro sudcoreane e due indonesiane, sono state squalificate per aver cercato di perdere di proposito i loro incontri, tirando il volano fuori o contro la rete. Il perché è presto spiegato: con gli incontri divisi in gironi, una sconfitta avrebbe aiutato le coppie ad evitare avversarie difficili nel turno successivo, per esempio avrebbe permesso alle cinesi di non incontrare le loro fortissime connazionali. Fischiate dal pubblico, richiamate invano dall'arbitro, alla fine le quattro coppie hanno ricevuto la meritata squalifica, con tanto di reprimenda da parte del Comitato Olimpico per la scarsa sportività. Davvero una pessima pagina di sport.
Cesar Cielo Filho (nuoto): Giornata amara per il campione del nuoto brasiliano, arrivato a Londra per tenere alta la bandiera del suo Paese ma uscito dalla gara dei 100 metri stile con un pugno di mosche in mano. Sappiamo che la sua vera specialità sono i 50 metri stile, in cui detiene la medaglia d'oro di Pechino 2008 e che ha vinto due volte nei Mondiali di nuoto, a Roma nel 2009 e a Shangai nel 2011. Bisogna anche dire, però, che Cielo nei 100 stile aveva vinto il bronzo quattro anni fa a Pechino, e a Roma 2009 aveva ottenuto vittoria e record del Mondo sulla stessa distanza, per cui anche in questa gara aveva sempre detto la sua. Questa sera, invece, si è arreso abbastanza presto allo strapotere dell'americano Adrian e dell'australiano Magnussen, subendo l'inesorabile rimonta dei suoi avversari e finendo addirittura al sesto posto, ben lontano dal podio. Da un campione del suo livello ci si aspetta ben altro, adesso lo attendiamo sui 50 stile libero per vedere la sua risposta.
Uruguay giovanile (calcio): Dopo la Spagna, il torneo olimpico di calcio fa un'altra vittima illustre. La squadra sudamericana si era presentata ai Giochi con un organico di tutto rispetto, impreziosito dai giovani talenti Coates, Ramirez e Lodeiro, dai fuoriquota di lusso Cavani, Suarez e Arevalo, e dalla guida tecnica del "maestro" Oscar Tabarez. Dopo una soffertissima vittoria contro gli Emirati Arabi, però, l'Uruguay ha subito una pesante sconfitta contro il sorprendente Senegal, e nella sfida decisiva contro i padroni di casa della Gran Bretagna è stato nuovamente battuto, di misura, senza riuscire a concretizzare mai le numerose occasioni da rete. Con questa sconfitta è arrivata così l'eliminazione per i sudamericani, che erano arrivati qui con ben altre speranze, ovvero contendere una medaglia olimpica e sperare addirittura nell'oro. D'altronde, le Olimpiadi hanno spesso insegnato che non basta avere grandi campioni in squadra per vincere, soprattutto quando ti trovi davanti avversari con maggiori motivazioni.

martedì 31 luglio 2012

PUNTO OLIMPICO N. 4

Immagine tratta da fullwist.net
Eccoci al nostro ormai consueto appuntamento con i Giochi Olimpici di Londra 2012. Vediamo chi sono stati i migliori e i peggiori di questa quarta, amara giornata di gare.
I MIGLIORI
Nasser Al-Attiyah (tiro a volo): Merita una citazione questo atleta polivalente che viene dal lontano Qatar. Giunto alla sua quinta Olimpiade, e dopo aver avuto anche l'onore di essere portabandiera a Pechino 2008, si toglie la soddisfazione di vincere finalmente una medaglia con il bronzo nello Skeet. Non sembra un cecchino se si giudica il modo in cui trema la sua carabina durante ogni tiro, ma le apparenze possono ingannare, e infatti il qatariota si dimostra freddo a sufficienza nello spareggio contro il russo Shomin, centrando tutti i piattelli e ottenendo il gradino più basso del podio. La sua carriera però non si ferma al tiro a volo: l'altra sua grande passione sono i rally, e anche lì i risultati importanti non sono mancati, visto il successo al Rally Dakar appena un anno fa. Quello che si dice essere polivalenti...
Alaaeldin Abdouelkassem (scherma): Alzi la mano chi, all'inizio degli incontri di oggi, avrebbe puntato un centesimo su questo giovanissimo fiorettista egiziano come protagonista del torneo. Una scalata a dir poco improbabile, una serie di vittorie del tutto non pronosticate e non pronosticabili, compresa quella sul nostro Andrea Cassarà ai quarti, fino a sfiorare il sogno nella finale, persa con onore contro il cinese Lei. Forse è un po' grezzo come stile, e non ha proprio il fisico del grande schermidore, ma alla fine il risultato è quello che conta e per questo ragazzo oggi ci sono solo applausi. Primo africano a disputare una finale olimpica nella scherma, in Egitto probabilmente è già diventato un eroe nazionale dopo questo argento. Insomma, una di quelle storie incredibili, belle, quasi impossibili, che solo un grande evento come le Olimpiadi possono regalare.
Ye Shiwen (nuoto): Parlando di giovani promesse e baby sorprese del nuoto, non si può non citare questa ragazzina cinese, che ad appena sedici anni ha stupito il Mondo. Pochi giorni fa, ha lasciato tutti a bocca aperta imponendosi nei 400 metri misti con un tempo stratosferico, che ha cancellato il precedente record del Mondo in quella distanza. Oggi si è confermata, vincendo l'oro nei 200 misti con un'altra grande prestazione e diventando di fatto uno dei personaggi di questa Olimpiade. Su di lei si sono sprecati fiumi e fiumi d'inchiostro, soprattutto dopo che gli americani hanno sollevato alcuni dubbi sui suoi tempi a dir poco esagerati e hanno ipotizzato il ricorso addirittura al doping genetico. La Ye non si è lasciata distrarre da tutte queste voci, ha mantenuto la lucidità necessaria e in vasca ha zittito tutti i critici, dimostrando che il carattere non le manca di certo.
Michael Phelps (nuoto): Vista l'età media dei suoi rivali più agguerriti in vasca, con i suoi 27 anni bisognerebbe quasi considerarlo un veterano del nuoto. Autentico cannibale e uomo-copertina quattro anni fa a Pechino con le sue 8 medaglie d'oro, in queste Olimpiadi non stava facendo grandi cose: sconfitto da Lochte e fuori dal podio nei 200 stile, secondo nella staffetta 4x100 stile dietro la Francia, oggi battuto in volata dal sudafricano Le Clos nei 200 farfalla. Poi, nell'ultima gara di giornata, è arrivato il guizzo del campione, che gli è valso l'oro nella staffetta 4x200 stile e un posto d'onore nella storia. Con questa vittoria diventa l'atleta con il maggior numero di medaglie olimpiche nella storia: 19, di cui ben 15 d'oro. Un record straordinario, che cancella in parte le delusioni degli ultimi tempi e lo consacra come uno dei più grandi nuotatori di sempre. Ed è anche un messaggio per i suoi giovani rivali: il re non vuole abdicare, almeno non così facilmente.
I PEGGIORI
Filippo Magnini (nuoto): Due giorni fa la sfuriata contro i compagni di squadra dopo la qualificazione alla finale di staffetta conquistata all'ultimo respiro, oggi le critiche e le polemiche per una prestazione che non fa felice nessuno, lui in primis. Re Magno non è più lui, dopo la vittoria agli Europei che aveva illuso tutti è arrivato un desolante diciannovesimo posto nelle batterie dei 100 stile, in quella che è sempre stata la sua gara. I 30 anni compiuti possono incidere di certo nelle prestazioni del pesarese, che si confronta con avversari sempre più giovani e affamati di successi, ma dal capitano della squadra di nuoto azzurro ci si aspetta sempre di più. Soprattutto, non sono piaciute le accuse contro tutto e tutti per la preparazione atletica, che forse è stata sbagliata. I panni sporchi bisognerebbe sempre lavarli in famiglia, e un atleta così esperto dovrebbe saperlo bene.
Squadra russa (ginnastica artistica): Sia chiaro, vincere la medaglia d'oro contro la temibile e fortissima formazione statunitense era un'impresa più che difficile per chiunque, e in queste condizioni si può parlare a ragione di un argento vinto. Bisogna anche dire, però, che le giovani atlete russe sono state in gara per tutta la competizione, rispondendo colpo su colpo alle prestazioni delle americane e dando anche l'impressione di poter fare il miracolo. Tutto vanificato nell'ultimo esercizio, il corpo libero, quando prima la Grishina e poi la Afanaseva hanno commesso degli errori che, seppur poco penalizzati dalla giuria, hanno cancellato i sogni d'oro delle russe. Il loro pianto, al momento del verdetto finale, la dice lunga su quanto la vittoria fosse, come mai prima d'ora, alla loro portata.
Fioretto maschile (scherma): Per un po' abbiamo sperato che i nostri portacolori potessero eguagliare la tripletta delle loro colleghe. Sogno svanito troppo presto, che anzi si è tramutato in un incubo con il passare delle ore. Prima l'eliminazione di Valerio Aspromonte e di Andrea Cassarà, rispettivamente numeri 2 e 1 al Mondo nella specialità, nei quarti, poi la doppia sconfitta di Andrea Baldini, che ha perso sia la semifinale sia la finale per il bronzo. Una grande delusione per la scherma azzurra, che sperava di rimpinguare il suo medagliere e invece si ritrova con un pugno di mosche in mano. La stanchezza per i match ravvicinati ha inciso di certo, ma non si può imputare a questo la sconfitta dei nostri contro avversari che apparivano decisamente alla portata. Speriamo che la prova a squadre rimetta a posto le cose.
Federica Pellegrini (nuoto): Spiace inserire per la seconda volta quella che è la nostra indiscussa regina del nuoto tra i peggiori di giornata. Ci aspettavamo una reazione d'orgoglio e di grinta dopo i 400 stile conclusi al quinto posto, sognavamo una vittoria in quella che è da sempre la sua gara, i 200 stile. Forse ci siamo illusi, abbiamo dimenticato che nello sport niente si ottiene per caso, che il talento non basta quando la forma fisica e la testa non girano a dovere. Per Federica è arrivato un altro amarissimo quinto posto, e questo fa male davvero, perché ci toglie una grossa speranza di vittoria e ridimensiona un po' le nostre pretese di essere una grande potenza del nuoto. La scarsa forma mostrata da quasi tutti gli atleti in vasca può essere un alibi, ma certo non ci si può attaccare solo a questo, e anche gli attacchi alla vita privata della Pellegrini e del suo fidanzato Magnini sono solo chiacchiere inutili. Ora forse si prenderà un anno di pausa, speriamo che serva per farla tornare la campionessa che conosciamo.

lunedì 30 luglio 2012

PUNTO OLIMPICO N. 3

Immagine tratta da ecodellosport.it
Eccoci ai nostri giudizi sui migliore e i peggiori di questa terza, emozionante giornata di gare ai giochi olimpici di Londra 2012.
I MIGLIORI
Niccolò Campriani (tiro a segno): In una giornata che ha regalato più amarezze che soddisfazioni alla spedizione azzurra, è lui che fa sorridere per l'ottava volta i nostri colori. Nella carabina 10 metri partiva con i favori del pronostico in virtù del titolo Europeo conquistato nel 2009 e di quello Mondiale conquistato nel 2010, ma confermarsi in un'Olimpiade a neanche 25 anni non era facile. Ha disputato una finale solida, ha gestito i momenti di difficoltà che gli hanno impedito di ottenere l'oro, e si è preso un meritatissimo argento che lo ripaga di tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in questi anni. Ora sogna un'impresa forse più difficile: trovare lavoro in Italia. Gli facciamo il nostro in bocca al lupo.
Yannick Agnel (nuoto): Nella gara regina di oggi per il nuoto maschile, i 200 stile libero, il francese ha mostrato una superiorità davvero indiscutibile, conquistando vittoria e oro. Ieri aveva già compiuto una grande impresa, nella staffetta 4x100 stile, con una rimonta incredibile nell'ultima frazione che era valsa l'oro a lui e ai suoi compagni. Oggi si è confermato come uno dei campioni presenti e futuri del nuoto mondiale,  cancellando di fatto avversari agguerriti come Park, Lochte, Biedermann e Sun, tutti più esperti e più titolati di lui; il tutto ad appena 20 anni, e alla prima partecipazione in un torneo a cinque cerchi. E' sicuramente uno dei prospetti più interessanti di quella nidiata di giovani nuotatori che sta impressionando gli esperti in queste Olimpiadi.
Ruta Meilutyte (nuoto): Se cercavate la favola di questi Giochi Olimpici, eccovi accontentati. In soli due giorni, la ragazzina che sembrava essere arrivata a Londra più come turista che come atleta si aggiudica la medaglia d'oro nei 100 farfalla, battendo rivali quotate come la Soni e la Efimova e lasciando tutto il Mondo a bocca aperta. A soli quindici anni questa ragazza lituana entra di diritto nella storia, regalando al suo Paese la prima medaglia olimpica nel nuoto dall'indipendenza ottenuta nel 1990, ma entra soprattutto nei cuori degli appassionati, che si sono metaforicamente stretti a lei al termine di questa splendida impresa. Le sue lacrime di gioia sul podio rimarranno una delle fotografie più belle di queste Olimpiadi 2012.
Shin A-Lam (scherma): Per una volta, tra le nostre citazioni non c'è un'atleta che si è aggiudicata una medaglia, anche se francamente l'avrebbe meritato davvero. Quello che è accaduto alla spadista coreana ha dell'incredibile: battuta a un secondo dalla fine da una stoccata arrivata con il cronometro fermo, dopo che l'assalto era stato ripetuto già due volte per problemi tecnici. Una beffa atroce per la Shin, che senza questo colpo contestatissimo avrebbe combattuto per la medaglia d'oro e invece si è dovuta accontentare della sfida per il bronzo, poi persa. Il ricorso dei coreani è già pronto, e la protesta della giovane atleta, che è rimasta a piangere in pedana per molti minuti dopo la fine dell'incontro, non verrà dimenticata facilmente. A livello morale, lei è una delle nostre vincitrici di oggi.
I PEGGIORI
Giulia Quintavalle (judo): Una delle nostre speranze di medaglia, già campionessa a Pechino 2008, conclude in modo amaro il suo torneo senza mai piazzare un acuto. Vero che la condizione fisica era un po' precaria per via di un recente infortunio al ginocchio, e che nei quarti si è trovata ad affrontare un'avversaria durissima come la giapponese Matsumoto, già campionessa mondiale nel 2010 e oro alla fine quest'oggi. Ma almeno il bronzo era abbondantemente a portata di mano della livornese, che invece si è arresa con eccessiva facilità all'americana Malloy, un'avversaria dura ma assolutamente battibile per l'azzurra. E' mancata sicuramente la cattiveria dei bei tempi per la Quintavalle, che non è sembrata agile e determinata come quattro anni fa, quando conquistò a sorpresa il gradino più alto del podio olimpico. Speriamo che in futuro abbia un'occasione per riprovarci.
Thomas Daley-Peter Waterfield (tuffi): Il baby fenomeno che gioca in casa e che aveva promesso a tutti i suoi compatrioti una vittoria ha tradito le aspettative. E' vero che ha solo 18 anni e solo un anno fa ha perso il padre, ma Daley è uno dei prospetti più interessanti tra i tuffatori di tutto il Mondo, e da lui ci si aspetta sempre il massimo. Invece, lui e il suo compagno di squadra Waterfield si sono fatti prendere dall'emozione, dopo un inizio di gara degno dei rivali cinesi, americani e messicani: prima Peter ha sbagliato nel quarto tuffo, poi Tom non è stato perfetto nel quinto, e così il sogno di una medaglia è svanito. Una piccola delusione per il pubblico britannico, che ancora sta cercando il suo personaggio per questi giochi casalinghi, ma il ragazzino ha ancora le carte in regola per diventare l'eroe che tutti aspettano.
Setterosa (pallanuoto): La squadra vincente di 8 anni fa non c'è più, lo sappiamo, il ricambio generazionale è in corso e le speranze di un successo finale non sono più quelle del passato. Tutto giusto, ma la squadra che è scesa in vasca oggi per l'esordio in queste Olimpiadi ha deluso soprattutto per l'atteggiamento mostrato, per la scarsa capacità di lottare e di competere contro le agguerrite ed esperte australiane, che hanno di fatto controllato la partita dall'inizio alla fine. L'Italia ha fatto in sostanza il gioco delle sue avversarie, affidandosi troppo alle conclusioni dalla lunga distanza e non riuscendo mai a mettere la testa avanti durante la partita. Una brutta prestazione, c'è poco da dire, e adesso per il Setterosa è d'obbligo una reazione, perché se la qualificazione ai Quarti non sembra in bilico, il miglior piazzamento in classifica potrebbe essere decisivo per il prosieguo della competizione.
Il cronometro (scherma): Sarebbe ingiusto prenderselo con la Heidemann per quanto accaduto durante le semifinali del torneo di spada femminile, anche se il modo di combattere dei tedeschi ha fatto storcere il naso a molti e in finale parte del pubblico tifava contro di lei. Sembra invece doveroso contestare l'uso di un cronometro che prevede solo il conteggio dei secondi, senza utilizzare i decimi, che in una situazione come quella che si è verificata oggi sarebbero stati preziosissimi. Costringere due atlete a ripetere per tre volte l'assalto decisivo perché non si riesce a capire se il tempo è finito o no, nel 2012, fa sorridere tristemente. In un secondo queste ragazze si giocavano il lavoro di 4 anni e un'occasione che si presenta pochissime volte nella vita, decidere la loro sorte in questo modo è a dir poco crudele e ingiusto. Occorrono provvedimenti, per evitare che uno "spettacolo" del genere possa ripetersi ancora.

PUNTO OLIMPICO N. 2

Immagine tratta da news.sportduepuntozero.it
Ecco i nostri giudizi sui migliori e i peggiori della seconda giornata di gare a Londra 2012.
I MIGLIORI
Kimberly Rhode (tiro a volo): La precisione di un cecchino, unita alla freddezza di un robot. La statunitense ha disputato una gara semplicemente perfetta, diventando presto irraggiungibile per tutte le sue rivale. Centrando ben 99 piattelli su 100, la Rhode ha eguagliato il primato del Mondo e stabilito il nuovo record olimpico nella disciplina, conquistando la quinta medaglia in altrettante partecipazioni alla manifestazione a cinque cerchi. Al successo di oggi vanno aggiunti l'argento di quattro anni fa a Pechino, quando fu battuta dalla nostra Chiara Cainero, e i due ori e il bronzo conquistati dal 1996 al 2004 nel Double Trap. Che dire, una vera campionessa.
Marianne Vos (ciclismo): E' considerata da molti come la migliore a livello femminile da tanti anni, eppure all'olandese era sempre mancato qualcosa per confermare la sua forza. Dopo un oro ai Mondiali di ciclismo del 2006, infatti, aveva ottenuto ben 5 secondi posti consecutivi, a dimostrazione che le mancava sempre qualcosa nel momento decisivo. A Pechino, quattro anni fa, era arrivata un'altra delusione cocente, quando si era lasciata anticipare da un gruppo di avversarie in fuga, arrivando solo sesta. Oggi non ha sbagliato, nel diluvio ha scelto il momento giusto per piazzare l'attacco vincente, e in volata non ha dato scampo alle rivali. Un successo meritato per un'atleta che può fare ancora tanto per questo sport.
Rosalba Forciniti (judo): Da autentica carneade alla gloria di una medaglia olimpica. La giovane calabrese è la prima azzurra a conquistare il podio oggi, ottenendo uno storico bronzo nella categoria 52 Kg del Judo e diventando la prima donna di questa regione a vincere una medaglia olimpica. Un successo molto sofferto, ottenuto al termine di un incontro estenuante ed estremamente equilibrato contro la lussemburghese Muller, finito in parità e deciso dal parere dei giudici. Al loro verdetto è seguita l'esplosione di gioia di Rosalba, della famiglia e di tutta la Calabria, che ora aspetta la sua eroina per tributarle i giusti onori.
Diego Occhiuzzi (scherma): Nella sua carriera di schermidore, l'atleta napoletano aveva già vinto una medaglia alle Olimpiadi (bronzo a Pechino 2008) e in altre competizioni importanti, ma sempre nella gara a squadre, mai nel singolo. Oggi invece l'azzurro ha tirato fuori tutta la sua classe e la sua grinta, ha prevalso nel derby con l'amico Montano ed è arrivato a sfiorare il cielo con un dito, conquistandosi con pieno merito la finale della sciabola. Contro l'ungherese Szilagyi, purtroppo, c'è stato poco da fare, ma il suo argento vale di per sé come una vittoria per la tenacia e il coraggio con cui è stato ottenuto. E' il giusto riconoscimento per un atleta forse poco appariscente, ma sempre efficace.
I PEGGIORI
Giorgia Bronzini (ciclismo): Se ieri nella gara maschile le speranze di medaglia erano poche, oggi ci si aspettava molto di più dalle ragazze, e soprattutto dalla Bronzini, bicampionessa mondiale in carica. L'azzurra ha perso il treno giusto, non ha seguito la Vos e le sue compagne di fuga quando doveva, e così ha perso l'occasione per vincere, o quanto meno per salire sul podio. Prestazione negativa dunque per lei e per le sue compagne, Noemi Cantele, Tatiana Guderzo e Monia Baccaille, che non sono state attente a marcare la campionessa olandese, che tutti indicavano come l'avversaria più pericolosa per la medaglia d'oro. Dopo il bronzo di quattro anni fa con la Guderzo, insomma, una brutta bocciatura per il ciclismo femminile.
Tania Cagnotto (tuffi): Un'inezia, una piccolezza, due miseri punti hanno privato lei e la Dellapé di una meritatissima medaglia, d'argento o di bronzo. Si può recriminare per alcune decisioni della giuria, che forse ha aiutato la coppia canadese (alla fine terza) e penalizzato con durezza eccessiva le italiane, ma purtroppo l'errore della Cagnotto nel quarto tuffo è stato evidente e ha condizionato la gara. Era reduce da un piccolo infortunio, lo sappiamo, ma più che punirla per quanto fatto in gara la mettiamo tra i cattivi per le frasi dette subito dopo la gara. Poteva prendersi le sue responsabilità, visto che l'errore appare soprattutto suo, invece ha diviso le colpe al 50% con la Dellapé. Solo che lei avrà un'altra chance per conquistare una medaglia in queste Olimpiadi, la sua compagna probabilmente no...
Spagna Olimpica (calcio): Dopo il titolo di categoria conquistato solo un anno fa, e con la nidiata di giovani campioni che aveva a disposizione, la squadra iberica sembrava destinata a fare una gran figura in questo torneo olimpico. Invece, dopo le prime due partite del girone, è arrivata una clamorosa eliminazione, per mano tra l'altro del Giappone e dell'Honduras, non proprio dei mostri in questa disciplina. Due sconfitte per 1-0 contro asiatici e centroamericani, ma soprattutto poco gioco e nemmeno un gol realizzato, nonostante la rosa fosse di tutto rispetto. Dopo il trionfo negli Europei e nei Mondiali, l'oro sarebbe stato il coronamento di un vero e proprio dominio per il calcio spagnolo, che invece torna a casa in anticipo. Alla faccia di chi diceva che i loro giovani erano molto più forti dei nostri...
Federica Pellegrini (nuoto): Chiariamolo subito, i 400 stile libero non sono mai stati la sua gara, anche se negli ultimi anni aveva vinto due volte l'oro ai Mondiali, facendo segnare anche il record del Mondo. Oggi Federica ha dimostrato per l'ennesima volta di non amare questa distanza, confermando in sostanza il quinto posto di Pechino e lasciando tanti appassionati azzurri con l'amaro in bocca per quella che sembrava una medaglia quasi scontata. Peccato davvero, ma del resto le sue prestazioni quest'anno non erano le stesse degli anni passati, e le avversarie oggi sono state semplicemente più forti di lei. Adesso ci sono i 200 stile, la sua distanza, in cui a Pechino conquistò l'oro subito dopo la delusione dei 400; speriamo che la storia possa ripetersi...

sabato 28 luglio 2012

PUNTO OLIMPICO N.1

Immagine tratta da daily.wired.it
Inauguriamo oggi una nuova rubrica, in cui cercheremo di soffermarci su ogni singola giornata di questi appassionanti Giochi Olimpici. In ogni episodio, designeremo i migliori e i peggiori tra gli atleti che sono scesi in campo durante la giornata di gare, con una particolare attenzione ovviamente per i nostri portacolori azzurri.
I MIGLIORI
Aleksandr Vinokourov (ciclismo): Nella cultura contadina è risaputo che il vino migliora sempre con il passare degli anni. Questo pomeriggio, "Vino" (così è il soprannome del ciclista kazako) ha stupito il Mondo, piazzando il colpo vincente e prendendosi un oro che sa di impresa. Atleta di quasi 39 anni, con alle spalle una squalifica per doping e un 2011 di inattività per un serio infortunio, ormai prossimo alla pensione si è preso la soddisfazione forse più grande della carriera, regalando ad un'intera nazione una vittoria inattesa, e per questo ancora più bella. Il giusto premio per la sua carriera.
Mauro Nespoli (tiro con l'arco): A Pechino, all'ultima freccia della finale di tiro con l'arco, l'atleta azzurro steccò il colpo e, con un 7/10, costrinse la spedizione italiana ad accontentarsi dell'argento. Oggi, quattro anni dopo, il nostro arciere si è preso una bella rivincita, dimostrando un gran sangue freddo nonostante la giovane età, con un percorso regolare e dei centri fondamentali nei momenti decisivi del match. L'oro è meritatamente suo, oltre che dei compagni di avventura Marco Galiazzo, già oro individuale ad Atene 2004, e Michele Frangilli, autore del centro che ha deciso la sfida. Le frecce tricolore ora hanno un volto.
Ryan Lochte (nuoto): Dopo tanti anni da seconda punta nella formazione di nuoto statunitense, con la pesante ombra del campionissimo Phelps ad oscurarlo, oggi Ryan si è preso finalmente la sua rivincita. Una prestazione fantastica nei 400 misti, in una finale mai in discussione e vinta con un tempo fantastico, inarrivabile per chiunque, persino per il grande rivale Phelps. Il giusto premio per una supremazia che dura da quasi due anni, e per un ragazzo sempre molto solare e spontaneo, lontano dallo stereotipo del campione schivo e lontano dalla gente comune. Il primo round olimpico è suo, attendiamo le prossime sfide.
Elisa Di Francisca (scherma): Per la quarta olimpiade consecutiva, la medaglia d'oro del fioretto femminile rimane a Jesi, ma stavolta dal collo della Vezzali passa a quello della Di Francisca. Una vittoria meritata per la schermitrice azzurra, più volte a rischio eliminazione durante tutta la giornata, ma brava a recuperare agli ottavi contro la tedesca Golubytskyi, in semifinale contro la coreana Nam e in finale contro la connazionale e compagna di squadra Errigo. Bravissime con lei anche la Errigo e la Vezzali, seconda e terza sul podio tutto azzurro: hanno dimostrato per l'ennesima volta chi sono le uniche, vere specialiste del fioretto a livello mondiale.
I PEGGIORI
Mark Cavendish (ciclismo): Era il favorito numero 1 della corsa, giocava in casa e disponeva della squadra più forte in assoluto. Per di più, l'andamento della gara sembrava perfetto per la sua affermazione, con un gruppo che sembrava rassegnato alla volata e i vari Wiggins, Froome, Millar e Stannard sempre lì a scontarlo, come in una parata. L'eccessiva sicurezza però gli è stata fatale, si è rilassato troppo insieme ai suoi compagni, permettendo agli avversari di prendere il largo e cercando una rimonta ormai impossibile. Una delusione incredibile per Cannonball, ma è ancora molto giovane, e una seconda occasione non mancherà in futuro.
Fabian Cancellara (ciclismo): Se alle sue doti atletiche, a dir poco mostruose, unisse una maggiore lucidità nel gestire le fasi decisive di una corsa, lo svizzero sarebbe un ciclista pressoché perfetto. Lui e i suoi compagni avevano costruito un'ottima strategia, inserendosi nella fuga giusta e prendendo un margine importante sugli altri pretendenti al successo. Tutto era pronto per un attacco della Locomotiva Umana, invece lui ha commesso un errore a dir poco banale, scivolando da principiante in una curva mentre si trovava, senza un valido motivo, in testa al gruppo. Occasione sprecata, l'ennesima, con il rischio di saltare anche la cronometro per i postumi della caduta; davvero una beffa di proporzioni olimpiche...
Michael Phelps (nuoto): A Pechino si era conquistato, meritatamente, le copertine di tutti i quotidiani del Mondo per lo strepitoso record di 8 medaglie d'oro vinte, un primato strepitoso che lo ha consegnato alla leggenda. Da allora non è più stato lo stesso, si sapeva, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovarlo addirittura fuori dal podio dei 400 misti. Una qualificazione strappata davvero di un soffio, una finale anonima conclusa al quarto posto, e soprattutto una manifesta inferiorità nel confronto con Lochte, che ultimamente gliele sta suonando di santa ragione. Dopo l'Olimpiade ha annunciato che si ritirerà, la speranza è che lo faccia con qualche altra medaglia prestigiosa al collo.
Nam Hyun-Hee (scherma): Essere a pochissimi secondi dalla finale olimpica prima, e dalla medaglia di bronzo poi, e perdere entrambe. La povera schermitrice sudcoreana sognerà a lungo questa giornata, e non sarà certo un ricordo piacevole per lei, perché è passata in un attimo dal trionfo al nulla. In vantaggio sia contro la Di Francisca che contro la Vezzali, ha subito la furiosa rimonta delle due iesine, facendosi raggiungere all'ultimo secondo in entrambe le sfide e cedendo poi nel tempo supplementare. Dopo l'argento di Pechino 2008, quando fu sconfitta in finale ancora dalla Vezzali, probabilmente la Nam si augurerà di non rivedere mai più un'italiana contro di lei in pedana.