sabato 28 luglio 2012

PUNTO OLIMPICO N.1

Immagine tratta da daily.wired.it
Inauguriamo oggi una nuova rubrica, in cui cercheremo di soffermarci su ogni singola giornata di questi appassionanti Giochi Olimpici. In ogni episodio, designeremo i migliori e i peggiori tra gli atleti che sono scesi in campo durante la giornata di gare, con una particolare attenzione ovviamente per i nostri portacolori azzurri.
I MIGLIORI
Aleksandr Vinokourov (ciclismo): Nella cultura contadina è risaputo che il vino migliora sempre con il passare degli anni. Questo pomeriggio, "Vino" (così è il soprannome del ciclista kazako) ha stupito il Mondo, piazzando il colpo vincente e prendendosi un oro che sa di impresa. Atleta di quasi 39 anni, con alle spalle una squalifica per doping e un 2011 di inattività per un serio infortunio, ormai prossimo alla pensione si è preso la soddisfazione forse più grande della carriera, regalando ad un'intera nazione una vittoria inattesa, e per questo ancora più bella. Il giusto premio per la sua carriera.
Mauro Nespoli (tiro con l'arco): A Pechino, all'ultima freccia della finale di tiro con l'arco, l'atleta azzurro steccò il colpo e, con un 7/10, costrinse la spedizione italiana ad accontentarsi dell'argento. Oggi, quattro anni dopo, il nostro arciere si è preso una bella rivincita, dimostrando un gran sangue freddo nonostante la giovane età, con un percorso regolare e dei centri fondamentali nei momenti decisivi del match. L'oro è meritatamente suo, oltre che dei compagni di avventura Marco Galiazzo, già oro individuale ad Atene 2004, e Michele Frangilli, autore del centro che ha deciso la sfida. Le frecce tricolore ora hanno un volto.
Ryan Lochte (nuoto): Dopo tanti anni da seconda punta nella formazione di nuoto statunitense, con la pesante ombra del campionissimo Phelps ad oscurarlo, oggi Ryan si è preso finalmente la sua rivincita. Una prestazione fantastica nei 400 misti, in una finale mai in discussione e vinta con un tempo fantastico, inarrivabile per chiunque, persino per il grande rivale Phelps. Il giusto premio per una supremazia che dura da quasi due anni, e per un ragazzo sempre molto solare e spontaneo, lontano dallo stereotipo del campione schivo e lontano dalla gente comune. Il primo round olimpico è suo, attendiamo le prossime sfide.
Elisa Di Francisca (scherma): Per la quarta olimpiade consecutiva, la medaglia d'oro del fioretto femminile rimane a Jesi, ma stavolta dal collo della Vezzali passa a quello della Di Francisca. Una vittoria meritata per la schermitrice azzurra, più volte a rischio eliminazione durante tutta la giornata, ma brava a recuperare agli ottavi contro la tedesca Golubytskyi, in semifinale contro la coreana Nam e in finale contro la connazionale e compagna di squadra Errigo. Bravissime con lei anche la Errigo e la Vezzali, seconda e terza sul podio tutto azzurro: hanno dimostrato per l'ennesima volta chi sono le uniche, vere specialiste del fioretto a livello mondiale.
I PEGGIORI
Mark Cavendish (ciclismo): Era il favorito numero 1 della corsa, giocava in casa e disponeva della squadra più forte in assoluto. Per di più, l'andamento della gara sembrava perfetto per la sua affermazione, con un gruppo che sembrava rassegnato alla volata e i vari Wiggins, Froome, Millar e Stannard sempre lì a scontarlo, come in una parata. L'eccessiva sicurezza però gli è stata fatale, si è rilassato troppo insieme ai suoi compagni, permettendo agli avversari di prendere il largo e cercando una rimonta ormai impossibile. Una delusione incredibile per Cannonball, ma è ancora molto giovane, e una seconda occasione non mancherà in futuro.
Fabian Cancellara (ciclismo): Se alle sue doti atletiche, a dir poco mostruose, unisse una maggiore lucidità nel gestire le fasi decisive di una corsa, lo svizzero sarebbe un ciclista pressoché perfetto. Lui e i suoi compagni avevano costruito un'ottima strategia, inserendosi nella fuga giusta e prendendo un margine importante sugli altri pretendenti al successo. Tutto era pronto per un attacco della Locomotiva Umana, invece lui ha commesso un errore a dir poco banale, scivolando da principiante in una curva mentre si trovava, senza un valido motivo, in testa al gruppo. Occasione sprecata, l'ennesima, con il rischio di saltare anche la cronometro per i postumi della caduta; davvero una beffa di proporzioni olimpiche...
Michael Phelps (nuoto): A Pechino si era conquistato, meritatamente, le copertine di tutti i quotidiani del Mondo per lo strepitoso record di 8 medaglie d'oro vinte, un primato strepitoso che lo ha consegnato alla leggenda. Da allora non è più stato lo stesso, si sapeva, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovarlo addirittura fuori dal podio dei 400 misti. Una qualificazione strappata davvero di un soffio, una finale anonima conclusa al quarto posto, e soprattutto una manifesta inferiorità nel confronto con Lochte, che ultimamente gliele sta suonando di santa ragione. Dopo l'Olimpiade ha annunciato che si ritirerà, la speranza è che lo faccia con qualche altra medaglia prestigiosa al collo.
Nam Hyun-Hee (scherma): Essere a pochissimi secondi dalla finale olimpica prima, e dalla medaglia di bronzo poi, e perdere entrambe. La povera schermitrice sudcoreana sognerà a lungo questa giornata, e non sarà certo un ricordo piacevole per lei, perché è passata in un attimo dal trionfo al nulla. In vantaggio sia contro la Di Francisca che contro la Vezzali, ha subito la furiosa rimonta delle due iesine, facendosi raggiungere all'ultimo secondo in entrambe le sfide e cedendo poi nel tempo supplementare. Dopo l'argento di Pechino 2008, quando fu sconfitta in finale ancora dalla Vezzali, probabilmente la Nam si augurerà di non rivedere mai più un'italiana contro di lei in pedana.

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