lunedì 30 luglio 2012

PUNTO OLIMPICO N. 3

Immagine tratta da ecodellosport.it
Eccoci ai nostri giudizi sui migliore e i peggiori di questa terza, emozionante giornata di gare ai giochi olimpici di Londra 2012.
I MIGLIORI
Niccolò Campriani (tiro a segno): In una giornata che ha regalato più amarezze che soddisfazioni alla spedizione azzurra, è lui che fa sorridere per l'ottava volta i nostri colori. Nella carabina 10 metri partiva con i favori del pronostico in virtù del titolo Europeo conquistato nel 2009 e di quello Mondiale conquistato nel 2010, ma confermarsi in un'Olimpiade a neanche 25 anni non era facile. Ha disputato una finale solida, ha gestito i momenti di difficoltà che gli hanno impedito di ottenere l'oro, e si è preso un meritatissimo argento che lo ripaga di tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in questi anni. Ora sogna un'impresa forse più difficile: trovare lavoro in Italia. Gli facciamo il nostro in bocca al lupo.
Yannick Agnel (nuoto): Nella gara regina di oggi per il nuoto maschile, i 200 stile libero, il francese ha mostrato una superiorità davvero indiscutibile, conquistando vittoria e oro. Ieri aveva già compiuto una grande impresa, nella staffetta 4x100 stile, con una rimonta incredibile nell'ultima frazione che era valsa l'oro a lui e ai suoi compagni. Oggi si è confermato come uno dei campioni presenti e futuri del nuoto mondiale,  cancellando di fatto avversari agguerriti come Park, Lochte, Biedermann e Sun, tutti più esperti e più titolati di lui; il tutto ad appena 20 anni, e alla prima partecipazione in un torneo a cinque cerchi. E' sicuramente uno dei prospetti più interessanti di quella nidiata di giovani nuotatori che sta impressionando gli esperti in queste Olimpiadi.
Ruta Meilutyte (nuoto): Se cercavate la favola di questi Giochi Olimpici, eccovi accontentati. In soli due giorni, la ragazzina che sembrava essere arrivata a Londra più come turista che come atleta si aggiudica la medaglia d'oro nei 100 farfalla, battendo rivali quotate come la Soni e la Efimova e lasciando tutto il Mondo a bocca aperta. A soli quindici anni questa ragazza lituana entra di diritto nella storia, regalando al suo Paese la prima medaglia olimpica nel nuoto dall'indipendenza ottenuta nel 1990, ma entra soprattutto nei cuori degli appassionati, che si sono metaforicamente stretti a lei al termine di questa splendida impresa. Le sue lacrime di gioia sul podio rimarranno una delle fotografie più belle di queste Olimpiadi 2012.
Shin A-Lam (scherma): Per una volta, tra le nostre citazioni non c'è un'atleta che si è aggiudicata una medaglia, anche se francamente l'avrebbe meritato davvero. Quello che è accaduto alla spadista coreana ha dell'incredibile: battuta a un secondo dalla fine da una stoccata arrivata con il cronometro fermo, dopo che l'assalto era stato ripetuto già due volte per problemi tecnici. Una beffa atroce per la Shin, che senza questo colpo contestatissimo avrebbe combattuto per la medaglia d'oro e invece si è dovuta accontentare della sfida per il bronzo, poi persa. Il ricorso dei coreani è già pronto, e la protesta della giovane atleta, che è rimasta a piangere in pedana per molti minuti dopo la fine dell'incontro, non verrà dimenticata facilmente. A livello morale, lei è una delle nostre vincitrici di oggi.
I PEGGIORI
Giulia Quintavalle (judo): Una delle nostre speranze di medaglia, già campionessa a Pechino 2008, conclude in modo amaro il suo torneo senza mai piazzare un acuto. Vero che la condizione fisica era un po' precaria per via di un recente infortunio al ginocchio, e che nei quarti si è trovata ad affrontare un'avversaria durissima come la giapponese Matsumoto, già campionessa mondiale nel 2010 e oro alla fine quest'oggi. Ma almeno il bronzo era abbondantemente a portata di mano della livornese, che invece si è arresa con eccessiva facilità all'americana Malloy, un'avversaria dura ma assolutamente battibile per l'azzurra. E' mancata sicuramente la cattiveria dei bei tempi per la Quintavalle, che non è sembrata agile e determinata come quattro anni fa, quando conquistò a sorpresa il gradino più alto del podio olimpico. Speriamo che in futuro abbia un'occasione per riprovarci.
Thomas Daley-Peter Waterfield (tuffi): Il baby fenomeno che gioca in casa e che aveva promesso a tutti i suoi compatrioti una vittoria ha tradito le aspettative. E' vero che ha solo 18 anni e solo un anno fa ha perso il padre, ma Daley è uno dei prospetti più interessanti tra i tuffatori di tutto il Mondo, e da lui ci si aspetta sempre il massimo. Invece, lui e il suo compagno di squadra Waterfield si sono fatti prendere dall'emozione, dopo un inizio di gara degno dei rivali cinesi, americani e messicani: prima Peter ha sbagliato nel quarto tuffo, poi Tom non è stato perfetto nel quinto, e così il sogno di una medaglia è svanito. Una piccola delusione per il pubblico britannico, che ancora sta cercando il suo personaggio per questi giochi casalinghi, ma il ragazzino ha ancora le carte in regola per diventare l'eroe che tutti aspettano.
Setterosa (pallanuoto): La squadra vincente di 8 anni fa non c'è più, lo sappiamo, il ricambio generazionale è in corso e le speranze di un successo finale non sono più quelle del passato. Tutto giusto, ma la squadra che è scesa in vasca oggi per l'esordio in queste Olimpiadi ha deluso soprattutto per l'atteggiamento mostrato, per la scarsa capacità di lottare e di competere contro le agguerrite ed esperte australiane, che hanno di fatto controllato la partita dall'inizio alla fine. L'Italia ha fatto in sostanza il gioco delle sue avversarie, affidandosi troppo alle conclusioni dalla lunga distanza e non riuscendo mai a mettere la testa avanti durante la partita. Una brutta prestazione, c'è poco da dire, e adesso per il Setterosa è d'obbligo una reazione, perché se la qualificazione ai Quarti non sembra in bilico, il miglior piazzamento in classifica potrebbe essere decisivo per il prosieguo della competizione.
Il cronometro (scherma): Sarebbe ingiusto prenderselo con la Heidemann per quanto accaduto durante le semifinali del torneo di spada femminile, anche se il modo di combattere dei tedeschi ha fatto storcere il naso a molti e in finale parte del pubblico tifava contro di lei. Sembra invece doveroso contestare l'uso di un cronometro che prevede solo il conteggio dei secondi, senza utilizzare i decimi, che in una situazione come quella che si è verificata oggi sarebbero stati preziosissimi. Costringere due atlete a ripetere per tre volte l'assalto decisivo perché non si riesce a capire se il tempo è finito o no, nel 2012, fa sorridere tristemente. In un secondo queste ragazze si giocavano il lavoro di 4 anni e un'occasione che si presenta pochissime volte nella vita, decidere la loro sorte in questo modo è a dir poco crudele e ingiusto. Occorrono provvedimenti, per evitare che uno "spettacolo" del genere possa ripetersi ancora.

Nessun commento:

Posta un commento

Che ne pensi?