venerdì 7 novembre 2014

I SETTANT'ANNI DI ROMBO DI TUONO

Immagine tratta da lettera43.it
Settanta. Un numero che, per Gigi Riva, ha sempre avuto un significato speciale. E' stato, infatti, l'anno magico del bomber azzurro, culminato con la conquista di uno storico Scudetto nel sorprendente Cagliari di Scopigno e con il secondo posto ai Mondiali messicani, dietro al fenomenale Brasile. E' oggi il numero degli anni compiuti da "Rombo di Tuono", uno dei soprannomi più appropriati coniati dal leggendario Gianni Brera.
Un soprannome che, tuttavia, se era perfetto per il calciatore, si discostava nella maniera più assoluto da ciò che era Riva fuori dal campo. Da sempre allergico al fragore e alle curiosità della vita mondana, estremamente schivo e introverso di carattere, segnato profondamente da un'infanzia dura e dolorosa, Gigi era un solitario che amava la tranquillità e la riservatezza. Se è vero che per molti calciatori l'ambiente intorno è stato fondamentale per farli diventare quello che sono stati, mai come nel caso di Riva il suo incontro con Cagliari e la Sardegna è stato decisivo per la sua esplosione professionale e la sua crescita umana. All'inizio, appena aveva saputo che presto avrebbe dovuto lasciare la natia provincia di Legnano per trasferirsi sull'isola, non l'aveva presa affatto bene; nemmeno ventenne, orfano di entrambi i genitori fin dall'infanzia, cresciuto in collegio, sembrava restio ad abbandonare la sua terra per recarsi in quel posto così diverso, così lontano. Eppure, la diffidenza è stata presto sostituita dall'affetto, e poi dall'amore per la Sardegna, all'epoca terra lontana dalle luci dei riflettori, subito ospitale e familiare per chi, come il giovane Riva, cercava di coltivare in pace e serenità la propria passione: giocare a calcio.
E' da queste basi che nasce un legame inscindibile, un sentimento così forte che niente e nessuno riuscirà a scalfirlo, nemmeno i moltissimi soldi offerti dalle grandi del Nord, in primis la Juventus di Boniperti, o la prospettiva di disputare le prestigiose coppe europee. Con il suo "gran rifiuto", Riva diventa a breve il paladino delle piccole squadre, l'eroe che si permette di rifiutare la corte delle big per restare nel suo Cagliari, per farlo arrivare in cima all'Olimpo. E' lui il faro intorno al quale nasce una squadra da favola, che si costruisce pezzo per pezzo, pedina dopo pedina, fino ad arrivare a quello storico Scudetto nel 1970. E' lui il capocannoniere, l'uomo che finalizza con il suo potentissimo sinistro e la sua forza straripante gli sforzi e le prodezze di campioni come Albertosi, Cera, Domenghini, Gori e Nené. E' anche, e soprattutto, il braccio della grande mente che siede in panchina, di Manlio Scopigno, che più che un allenatore è stato un amico e quasi un padre per Riva, la persona con cui si è aperta e ha raggiunto la maturità calcistica e umana. Rimarrà fedele alla parola data, non lasciando mai la Sardegna, seguendo il Cagliari fin nell'abisso della retrocessione in B, quando il grande ciclo è concluso e gli infortuni lo costringono a smettere di giocare ad appena 31 anni.
E' solo un'altra la maglia che Rombo di Tuono indossa con orgoglio: quella della Nazionale. Membro di quella generazione di campioni che riporta i colori azzurri nell'elite del calcio mondiale dopo trent'anni, Riva è protagonista della grande epoca di Ferruccio Valcareggi. Segna nella ripetizione della finale del Campionato Europeo 1968, che vede l'Italia battere la Jugoslavia 2 a 0 e conquistare il primo trofeo dell'epoca post fascismo. E' grande protagonista ai Mondiali del 1970 in Messico, mettendo la sua firma nel leggendario 4-3 contro la Germania Ovest e contendendo con orgoglio il titolo al blasonato Brasile di Pelè e dei cinque numeri 10. Alla Nazionale ha dato tutto, anche le sue due gambe, visto che è con la maglia azzurra che si frattura entrambi i peroni, il sinistro nel '67 e il destro tre anni dopo. La sua media realizzativa parla da sola: 35 centri in 42 presenze, recordman italiano davanti ai grandi Peppino Meazza e Silvio Piola, un primato che resiste da oltre quarant'anni.
Una volta lasciato il campo, poi, Gigi ha partecipato ad altri sei Mondiali come team manager azzurro, a dimostrazione della passione che lo ha sempre legato ai colori nazionali.
Oggi, per il suo settantesimo compleanno, tutta la Sardegna è vestita a festa per lui, il suo numero 11, l'idolo indimenticato e indimenticabile che ha portato una piccola squadra nella storia. Lui, schivo come sempre, è rimasto ancora una volta in disparte, preferendo la serenità della famiglia al clamore e alle grandi celebrazioni. Noi ci uniamo con ammirazione al coro di auguri per questo grandissimo personaggio, uno degli ultimi eroi del calcio di provincia.
Buon compleanno, Rombo di Tuono!

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