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sabato 14 giugno 2014

PAGELLE MONDIALI - SECONDA PUNTATA

Immagine tratta da telegraph.co.uk
Seconda giornata di questi Mondiali 2014 in Brasile, subito un match "di cartello" tra Spagna e Olanda, remake della finale 2010, e altre due sfide comunque interessanti, Messico-Camerun e Cile-Australia. Questo è il nostro commento alle partite disputate.
MESSICO - CAMERUN 1-0
Qui Messico: Nonostante il diluvio e due reti annullate erroneamente per fuorigioco, gli uomini di Herrera la spuntano alla fine, mostrando una ritrovata convinzione e buone individualità. Il palleggio veloce dei messicani stordisce il Camerun, il portiere avversario e gli errori del guardalinee tengono il punteggio in parità fino a metà ripresa, poi arriva la rete che decide la sfida. Merito di Peralta, scelta azzeccatissima del tecnico, preferito al più blasonato Hernandez ma in grado di fare la differenza con la sua rete. Proprio il Chicharito è forse l'unico a deludere in parte, quando si mangia un 2-0 facile facile a porta vuota.
Qui Camerun: I "leoni indomabili" che negli anni 90 sembravano poter stupire il mondo sono un ricordo. Gli africani del tedesco Finke sono molto confusionari, timorosi e imprecisi in difesa, e la sconfitta poteva essere decisamente peggiore vista la differenza di valori in campo. Si salva il terzino Assou-Ekotto, che spinge con continuità e regala ad Eto'o uno dei pochi palloni buoni del match, non sfruttato dal bomber camerunense. Male a centrocampo Alex Song, che dovrebbe essere uno dei migliori e invece non lascia mai il segno, se non in negativo, sul match.
Curiosità: Due giocatori, uno per squadra, hanno festeggiato con questa presenza la partecipazione al quarto Mondiale della carriera. Da una parte Rafa Marquez, che esordì già da capitano nel 2002 in Giappone, dall'altra Samuel Eto'o, in campo diciassettenne (in teoria...) a Francia '98 contro l'Italia.
SPAGNA - OLANDA 1-5
Qui Spagna: Sono davvero questi i campioni del Mondo uscenti, i candidati ad uno storico bis? Un primo tempo discreto, con il vantaggio meritato e un paio di buone chance per raddoppiare sprecate, poi il crollo inesorabile, con una difesa inguardabile e un centrocampo soffocato, non in grado di giocare come sa. Difficile salvare qualcuno dei ragazzi di Del Bosque, forse solo Xabi Alonso può meritarsi una citazione per il gol realizzato, mentre abbondano i bocciati, su tutti i centrali Pique e Ramos, inguardabili nell'applicare il fuorigioco, e il portiere Casillas, che dimostra di aver sofferto tremendamente l'anno da riserva.
Qui Olanda: Una rivincita così non l'avrebbero immaginata neanche nei sogni migliori, gli orange. La tattica di Van Gaal sembrava un incredibile azzardo, si è rivelata tremendamente azzeccata. Difesa alta a soffocare i creatori di gioco spagnoli, terzini altissimi a spingere e lanciare per scavalcare la mediana, ottimi inserimenti davanti a eludere il fuorigioco. I migliori ovviamente Robben e Van Persie, simboli di questa squadra assetata di vendetta, che hanno scherzato la difesa iberica, da rivedere forse De Guzman, non al meglio fisicamente e sempre in difficoltà finché è rimasto in campo.
Curiosità: Questa è stata la quarta volta che le due finaliste di un mondiale si sono ritrovate contro anche nel successivo. I precedenti nel 1970 (Germania Ovest-Inghilterra), 1978 (Germania Ovest-Olanda) e 1990 (Germania-Argentina). Curiosamente, in ben tre occasioni compresa quella di oggi la squadra sconfitta in finale si è poi presa la rivincita...
CILE - AUSTRALIA 3-1
Qui Cile: Missione compiuta e tre punti in cassaforte, ma qualche patema di troppo per gli uomini di Sampaoli. Squadra che non convince in difesa e soffre più del dovuto con i modesti australiani, che restano in partita fino all'ultimo nonostante l'uno-due che avrebbe dovuto mandarli al tappeto. Il meglio i sudamericani lo danno davanti, con Valdivia e soprattutto Sanchez che si trovano alla grande e fanno impazzire i difensori avversari. Nel reparto arretrato, si distingue in negativo Medel, sovrastato da Cahill sull'1-2 e mai sicuro quando capita un pallone dalle sue parti.

Qui Australia: La qualificazione in un girone come questo sembrava già un miracolo, il campo ha confermato che i "socceroos" rischiano severe lezioni di calcio in questo Mondiale. Difesa imbarazzante, centrocampo lento e legnoso, si salvano solo la buona volontà e l'impegno costante degli uomini di Postecoglou. Palma di migliore indiscutibilmente a Tim Cahill, autore del gol e di una prova più che positiva nonostante l'età non più giovanissima, male invece il capitano Jedinak, falloso e in costante difficoltà contro i fantasiosi cileni.
Curiosità: Terzo Mondiale consecutivo per Cahill, trasformato in attaccante dopo una carriera da centrocampista. In tutte e tre le occasioni, l'ex giocatore dell'Everton ha segnato almeno una rete: 2 nel 2006 contro il Giappone, 1 nel 2010 contro la Serbia, e appunto 1 stanotte contro il Cile.

domenica 20 maggio 2012

COMMENTO...FINALE!

Immagine tratta da corrieredellosport.it

Se qualcuno, il giorno dopo Napoli-Chelsea, avesse scommesso un euro sui londinesi campioni d'Europa, probabilmente l'avrebbero preso per pazzo. Eppure, il bello del calcio è questo: può succedere di tutto, anche che una squadra allo sbando come il Chelsea riesca a ritrovarsi, grazie ad un nuovo allenatore, e a vincere la competizione più importante, sempre da sfavorito, battendo prima i campioni in carica del Barcellona, e poi i padroni di casa del Bayern Monaco nella finale.
Una storia davvero incredibile, quella del club inglese, che riesce a riscattare l'incredibile sconfitta nella finale di Mosca di 4 anni fa, quando il capitano Terry scivolò sull'ultimo rigore e di fatto consegnò la coppa al Manchester di Ferguson. Stavolta, la lotteria dei tiri dal dischetto ha sancito la vittoria dei Blues, e la rete decisiva l'ha segnata Drogba, vero uomo simbolo di questa rinascita. In panchina nella gestione cervellotica di Villas-Boas, insieme a tanti altri senatori della squadra come Lampard e Cole, con l'arrivo di Di Matteo ha ritrovato il posto da titolare, ripagando la fiducia del tecnico con gol pesanti e spesso decisivi; ha aperto la rimonta contro il Napoli, ha deciso l'andata contro il Barça, e ieri ha pareggiato a una manciata di minuti dalla fine, oltre a segnare l'ultimo rigore, quello decisivo. A Mosca fu espulso durante i supplementari, quattro anni dopo ha rischiato di ripetersi provocando un rigore, ma alla fine si è tolto quella macchia dalla coscienza, consacrandosi come uno dei più grandi attaccanti d'Europa; visto che il suo contratto non è stato ancora rinnovato, chissà se qualche club italiano ci farà un pensierino per il prossimo anno...
Amara, amarissima la sconfitta per il Bayern Monaco, che dopo aver eliminato il Real di Mourinho partiva con tutti i favori, per di più giocando in casa. I tedeschi hanno sognato per 6 minuti, quando il gol di Muller sembrava aver deciso la gara, hanno sperato quando Robben dal dischetto ha avuto la chance di riportarli in vantaggio nei supplementari, e alla fine hanno pianto amaramente sul palo di Schweinsteiger, che li ha condannati alla terza sconfitta in quattro confronti con le inglesi. Dopo il successo nel primo incontro, contro il Leeds nel 1975, solo beffe: nel 1982, contro il non irresistibile Aston Villa, la squadra di Rummenigge e Breitner si trovò di fronte il giovane portiere Spink, subentrato al titolare dopo 10', che parò tutto il possibile, e alla fine fu sconfitto dal gol di Withe; nel 1999, i tedeschi di Matthaus furono campioni dal 6' al 91' contro lo United di Ferguson, poi nel recupero Sheringham e Solsjaer realizzarono l'incredibile uno-due che portò la coppa in Inghilterra. Questa è la terza batosta per i bavaresi, forse la più amara di tutte, perché subita in casa e al termine di una stagione che, nonostante le premesse, non ha portato nemmeno un titolo nella bacheca del Bayern, battuto dal Dortmund sia in campionato che in coppa.
In conclusione, merita certamente un elogio il tecnico vincente, Roberto Di Matteo, ora più che mai un simbolo della storia del Chelsea, sia da giocatore che da allenatore. Da calciatore, aveva lasciato il segno in molte occasioni a Londra, segnando nelle finali di FA Cup del 1997 e del 2000 e in quella di Coppa di Lega nel 1998. Dopo aver allenato Dons e West Bromwich, aveva accettato il ruolo di vice di Villas-Boas al Chelsea, per poi subentrare come "traghettatore" al momento dell'esonero del portoghese; doveva essere un ripiego, si è trasformato nell'uomo giusto, ha ridato fiducia a un gruppo esperto ma poco organizzato, ha vinto la finale di FA Cup contro il Liverpool, e adesso si è consacrato nella finale di Champions, entrando di diritto nella storia del calcio. Il suo gioco non è mai stato spumeggiante, anzi in tanti hanno criticato il suo stile difensivista e rinunciatario contro il Barcellona in semifinale, ma il campo gli ha dato ragione, e in fondo chi vince ha sempre ragione. Una piccola soddisfazione per l'Italia calcistica, visto che il tecnico è nato in Svizzera ma da genitori abruzzesi, di Paglieta, e si è sempre sentito un italiano a tutti gli effetti. La sua conferma era tutt'altro che certa, ma forse Roman Abramovich adesso ci ripenserà, e darà un premio a chi per primo, dopo anni di spese e delusioni, gli ha permesso di arrivare nell'Olimpo dei campioni d'Europa...

ALLEZ LES BLEUS


"E' una cosa schifosa la fortuna. La sua falsa rassomiglianza col merito inganna gli uomini".  Victor Hugo, Les Miserables, 1862.


Immagine tratta da sportsillustrated.cnn.com e modificata su cartoonize.net
Dopo la squadra più bella, che mostrava uno dei giochi migliori della storia, arriva la squadra più brutta, tignosa, catenacciara degli ultimi tempi.
Vincono i blues del Chelsea, finalmente. Giusto premio per una generazione di calciatori, che da anni sfiorava il trofeo: Cech(30), Bosingwa(29), Terry(31), Cole(31), Lampard(33), Mikel(25), Essien(29), Malouda(31), Kalou(26), Drogba(34), tutti già presenti sin dai tempi di Mourinho.
Il Chelsea ha cavalcato la fortuna, e dopo la rete del pareggio dell' immenso Didier Drogba all 88°, sembrava invincibile, ogni attacco subito non riusciva ad andare a segno, rigore compreso.
Con il Barcellona 4 legni e un rigore sbagliato, e così con il Bayern, che ha dominato il gioco sin dal primo minuto, che giocava in casa, con una marea di tiri in porta ad uno, una valanga di calci d' angolo ad uno, e Robben che si fa ipnotizzare dagli 11 metri da Petr Cech.
La questione è annosa,la fortuna aiuta gli audaci? 
Ma il Chelsea è stato tutto meno che audace, anzi, audace nel mostrare un gioco così difensivo e conscio oltremodo dei propri limiti. Le sue stelle tutte over 30, non avevano la forza fisica per essere propositive costantemente durante i match ed allora giù di catenaccio stile italico firmato dal futuro silurato Roberto Di Matteo.
Un anno la Champions ci propone la squadra più bella di sempre che vince sempre e l' anno dopo la squadra più brutta ma tremendamente efficace che si arrangia come può. Ricordava la Grecia degli Europei 2004.
Ma con un immenso calciatore davanti, Didier Drogba, il prototipo del centravanti, presente, passato e futuro. Giù il cappello per lui. 
Ed è senza contratto da luglio,e probabilmente andrà a svernare in Cina. Peccato.