sabato 31 agosto 2013

MILAN REVOLUTION

Immagine tratta da corrieredellasera.it
Solo tre giorni fa tutta San Siro esultava per i suoi due gol che hanno dato un enorme contributo alla conquista dei gironi di Champions League 2013-14 per il Milan. Ieri invece lo abbiamo ritrovato a Gelsenkirchen, intento a presentarsi ai suoi nuovi tifosi con la maglia dello Schalke 04, che lo ha appena prelevato dall'Italia per 10 milioni di euro. Kevin-Prince Boateng saluta, un po' a sorpresa, la serie A per approdare nella Bundesliga tedesca, e vivacizza così il mercato del Milan, che fino ad ora non aveva brillato sul fronte degli acquisti, ma non aveva neanche ripetuto le cessioni eclatanti della scorsa estate. Una mossa, come detto, che spiazza tutti i tifosi rossoneri e tanti appassionati di calcio, perché apre nuovi scenari per questi ultimissimi giorni di trattative, ma soprattutto perché a salutare la compagnia è proprio uno dei simboli del Milan che Allegri aveva ricostruito solo tre anni fa.
Se oggi Boateng è diventato un giocatore tanto richiesto e appetibile a livello mondiale, il merito va sicuramente al tecnico toscano, che è riuscito a trasformarlo in poco tempo in un'arma tattica fondamentale, e ad esaltare tutte le sue doti. Arrivato quasi per caso a Milano, grazie alla collaborazione con il Genoa di Preziosi, Prince in poco tempo è diventato una pedina sempre più importante nello scacchiere rossonero, con Allegri bravissimo a valorizzarlo nel ruolo di trequartista dietro le due punte. La sua esplosione ha consentito al Milan di rinunciare a un giocatore ritenuto fino ad allora incedibile come Ronaldinho, ed è stata la base per la vittoria del Campionato 2011 e per i nuovi sogni di gloria europea della compagine italiana. E' vero che negli ultimi tempi l'apporto di Boateng alla causa rossonera era un po' diminuito, anche a causa dei molti infortuni e del cambio di modulo che lo ha costretto di volta in volta ad arretrare fra i tre di centrocampo o ad allargarsi come esterno d'attacco. L'inizio di questa stagione però era stato più che promettente, con i due gol nella sfida decisiva al PSV che sono valsi la Champions (e relativo introito economico) al Milan, e soprattutto nel suo nuovo ruolo di esterno sembrava molto ben integrato con Balotelli ed El Shaarawy, quindi nulla faceva pensare ad una sua partenza. Soprattutto, non convince il modo in cui la dirigenza rossonera si sta muovendo sul mercato per rimpiazzare il prima possibile il vuoto lasciato dal ghanese di origine tedesca.
La prima mossa è stata l'acquisto di Alessandro Matri, un vecchio pallino del mister Allegri, ma il suo arrivo ha lasciato piuttosto perplessi, perché ricopre un ruolo completamente diverso da quello di Boateng. E' una prima punta di peso, e nel suo ruolo si troverà davanti la concorrenza spietata di Balotelli e Pazzini, che nella scorsa stagione hanno fatto più che bene quando chiamati in causa. Avere tre attaccanti fisici e da area di rigore in una squadra che si è abituata a giocare con un solo vero centravanti sembra poco logico, a meno che non si intenda cambiare nuovamente modulo e tornare al vecchio 4-3-1-2, marchio di fabbrica del tecnico toscano. In quel caso, però, anche adattando Balotelli a fare la seconda punta, la scelta ricadrebbe su uno tra El Shaarawy, Pazzini, Matri, Robinho e Niang. Sei giocatori diversi, anche per ricoprire tre ruoli in attacco, più che un vantaggio sembrano uno spreco. Poco convincente è anche la seconda mossa di Galliani, che sembra stia forzando la mano per arrivare subito al giapponese Honda, desiderio di questo mercato del Milan, ma contemporaneamente si è mosso con decisione per un clamoroso ritorno, quello di Kakà. Si è parlato di una soluzione temporanea: visto che il CSKA, squadra in cui gioca Honda, non vuole liberarlo prima di gennaio, il brasiliano sarebbe una sorta di rimpiazzo per questa prima parte di stagione, per poi lasciare nuovamente Milano, destinazione Stati Uniti, a inizio anno nuovo. Anche in questo caso, i dubbi sono prima di tutto di natura tattica, perché il livello tecnico di Kakà, o almeno del Kakà ammirato per molti anni a San Siro, è fuori discussione. Bisogna sempre ricordare, però, che il brasiliano viene da quattro anni complicati a Madrid, con gli infortuni a frenarlo all'inizio, e l'ostilità di Mourinho a relegarlo spesso in panchina in seguito. Ha 31 anni, cinque in più di Boateng, e soprattutto è meno duttile come ruoli, adattandosi a fatica a fare l'esterno d'attacco. Un suo arrivo lo costringerebbe a giocare in una posizione non sua, oppure obbligherebbe Allegri a cambiare nuovamente modulo, con tutte le difficoltà già citate prima. C'è anche il precedente poco fortunato del cavallo di ritorno Shevchenko, riapparso a Milano nel 2008-09 come l'ombra del campione ammirato in precedenza. Le premesse insomma non sono delle migliori. Anche Honda lascia molti dubbi, visto che il campionato russo è sicuramente inferiore come livello alla nostra Serie A, nonostante i milioni investiti di recente dai magnati sovietici. Inoltre, se il giapponese parteciperà alla fase a gironi di Champions con il CSKA diventerà inutilizzabile a torneo in corso in caso di passaggio al Milan, e questo toglierebbe un giocatore per le sfide decisive da febbraio in poi.
I dubbi sono tanti, e a meno che non ci sia dietro qualche piano segreto del mago del mercato Galliani si fa fatica davvero a star dietro ai ragionamenti del Milan. Verrebbe quasi da pensare che, anche alla luce dello sfogo di Allegri subito dopo il preliminare, qualcosa possa essersi incrinato tra il tecnico toscano e la dirigenza, e che le due parti non remino nella stessa direzione. Boateng, come detto, era uno dei punti di forza del primo Milan allegriano, una delle sue scommesse più azzeccate e vincenti. Cedere lui significa mandare via uno dei fedelissimi del mister, e smontare in maniera praticamente definitiva la squadra che solo due anni fa vinceva il suo diciottesimo titolo. Dei titolari di quel gruppo sono rimasti il portiere Abbiati, il difensore Abate, che a gennaio sembrava destinato a trasferirsi in Russia, e Robinho, anche lui in partenza da oltre un anno e sempre trattenuto, oltre alle riserve Bonera, Antonini, Amelia ed Emanuelson. L'ossatura portante di quella squadra, tra cessioni per questioni di budget e addii a tanti alfieri di lungo corso, anche il modulo è stato cambiato per fronteggiare le necessità tecniche della nuova rosa messa in mano ad Allegri. Il Milan appare in continua evoluzione, e nonostante tutti gli sforzi è molto lontano dalla squadra forte e temibile ammirata appena due anni fa. Difesa e centrocampo sembrano decisamente più deboli, la coppia Zapata-Mexes alterna buone prestazioni a momenti di preoccupante blackout, in mezzo il solo Poli non basta a rinforzare una mediana con tanti giocatori di corsa e poca qualità. Forse è lì squadra che bisognerebbe provvedere sul mercato, anziché pensare al reparto avanzato. Attacco a parte, si ha ancora la sensazione di una squadra incompleta, in cerca di una identità precisa e soggetta a nuove possibili variazioni a stagione in corso. Il primo obiettivo, la qualificazione al girone di Champions, è stato raggiunto, ma in compenso il campionato è partito con il piede sbagliato, e vista la concorrenza ripetere la miracolosa rimonta con terzo posto finale dello scorso anno sarà sempre più difficile senza rinforzi adeguati. A meno che non si decida, come l'anno scorso, di affidarsi temporaneamente all'abilità tattica e alle scelte vincenti di Allegri, almeno fino a gennaio, quando San Adriano (Galliani) potrebbe riuscire a strappare qualche altro giocatore di livello con prezzi più consoni alle casse del Milan attuale.
Per il momento, l'unica cosa certa è che non si potrà più assistere al moonwalk della festa scudetto 2011, al gran gol contro il Barcellona e alla tripletta di Lecce della stagione successiva, alle capriole e all'esultanza rabbiosa che aveva reso Boateng un idolo di San Siro. Allegri e il Milan perdono un altro simbolo e un giocatore dalle indubbie qualità, vedremo se anche questo sacrificio sarà compensato a dovere, dal mercato o dalla tattica.

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