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lunedì 8 luglio 2013

WIMBLEDON 2013: LA FINE DI UNA MALEDIZIONE

Immagine tratta da dailymail.co.uk
Chissà cosa avrà pensato ieri pomeriggio da lassù Fred Perry, quando finalmente ha capito che dopo 77 anni non sarà più il britannico più nominato dai suoi conterranei durante la prima settimana di luglio. Dal suo successo contro il tedesco Von Cramm, nell'ormai lontano 1936, nessun suddito di Sua Maestà era più riuscito a imporsi sull'erba di Wimbledon. Ci avevano provato in molti, ma nessuno si era neanche avvicinato al successo, mentre giocatori di tutto il Mondo arrivavano al successo e ricevevano i meritati applausi del popolo di casa. Per i britannici l'attesa è stata lunga e snervante, per oltre 70 anni nessuno di loro è mai andato oltre le semifinali del torneo, e il centrale di Wimbledon a tratti sembrava davvero stregato.
Almeno fino a ieri pomeriggio, quando Andy Murray ha finalmente spezzato la maledizione. Il tennista, scozzese di nascita (e ogni volta che perdeva) ma britannico di formazione, si è imposto con merito in tre set contro il numero 1 del mondo Novak Djokovic, concludendo un torneo che lo ha visto grande protagonista e lo porta finalmente tra i grandi di questo sport. Da tempo accusato di non saper reggere la pressione dei momenti importanti, Murray ha invece mostrato una clamorosa solidità mentale, riuscendo spesso ad uscire da situazioni difficili con freddezza e senza mai perdere il controllo del match. Emblematico il game decisivo della finale, con lo scozzese avanti 40-0 con tre match point, rimontato e quattro volte sul punto di subire il break da Djokovic, ma sempre in grado di non disunirsi e alla fine vittorioso. E' stata anche la grande rivincita di Andy, che solo un anno fa era stato dolorosamente sconfitto in finale a Wimbledon da Federer, ma paradossalmente è stato proprio quello il momento della svolta. Il britannico ha reagito subito dopo, prendendosi l'oro olimpico, sempre sull'erba inglese e proprio contro Federer, poi ha ottenuto il primo successo negli Slam vincendo gli U.S. Open contro Djokovic. Da lì il suo pensiero è andato solo e soprattutto a Wimbledon, saltando il Roland Garros per infortunio ha potuto concentrare allenamento e forze sul torneo di casa, e così si è realizzata la sua impresa. Merito anche del suo allenatore, l'ex campione ceco Ivan Lendl, che pure ha vissuto Wimbledon come un'autentica maledizione, visto che è l'unico torneo dello Slam che non ha mai vinto, perdendo due volte in finale. In qualche modo, Murray ha vinto il titolo anche per lui, come ha dichiarato lui stesso con le lacrime agli occhi a fine match, rendendo merito al suo maestro.
Anche in campo femminile si è assistito alla trasformazione di un brutto anatroccolo in un bel cigno, anche se in questo caso il risultato è stato molto meno atteso. A spuntarla è stata Marion Bartoli, francese di quasi ventinove anni, che si è aggiudicata lo Slam senza perdere nemmeno un set e superando in finale la tedesca Lisicki, rivelatasi troppo acerba ed emotiva per questo grande appuntamento. Quella della transalpina è la vittoria della più classica delle antidive: non appariscente né bella come la Sharapova, sovrappeso anche per scelta del padre-allenatore (diceva che era meglio per lei così non sarebbe stata distratta dai ragazzi...), quasi sgraziata e macchinosa con il suo servizio elaborato e la sua presa bimane sulla racchetta. Eppure la Bartoli, già finalista perdente nel 2007 contro Venus Williams, ha preparato alla perfezione l'appuntamento e si è presa la vittoria finale con merito, mostrandosi sempre solida nelle risposte e nel suo gioco. Anche dietro questo successo c'è la mano di una campionessa, ovvero Amelie Mauresmo, vincitrice in Inghilterra nel 2006 e consulente della connazionale dopo il Roland Garros per permetterle di fare quel salto di qualità che è finalmente arrivato. Curiosamente, la Bartoli ha vinto senza mai affrontare una top ten né un'atleta a lei superiore nel ranking. 
Questa è stata un'altra curiosità di questa edizione di Wimbledon: l'ecatombe delle teste di serie, in campo maschile e soprattutto femminile. Tra gli uomini, due campioni come Federer e Nadal sono stati eliminati già nella prima settimana, rispettivamente al secondo e al primo turno, dall'ucraino Stakhovsky e dal belga Darcis, non proprio due fenomeni della racchetta. Ancora più incredibile quello che è successo tra le donne, con la caduta in serie di Sharapova, Azarenka (entrambe al secondo turno) e soprattutto Serena Williams, numero 1 femminile e vincitrice quest'anno a Parigi ma sconfitta al quarto turno dalla Lisicki. Male purtroppo anche la nostra Sara Errani, che è stata eliminata già al primo turno, ma in generale la spedizione azzurra può dirsi soddisfatta. Per la prima volta nella storia, quattro italiani (Seppi tra gli uomini, Pennetta, Knapp e Vinci tra le donne) hanno raggiunto il quarto turno di Wimbledon, anche se poi hanno perso tutti senza ottenere neppure un set. Il doppio non ha portato grandi risultati, con il duo Errani-Vinci che si è confermato allergico all'erba, uscendo sconfitto già al terzo turno. La più grande soddisfazione per l'Italia però è arrivata dal torneo juniores, dove il diciassettenne Gianluigi Quinzi ha vinto il titolo, confermandosi uno dei migliori prospetti a livello giovanile. Prima di lui, solo Diego Nargiso nel 1987 aveva ottenuto un simile riconoscimento, anche se poi la sua carriera non aveva rispettato le attese. Ci auguriamo che per il giovane Quinzi le cose vadano meglio, e che dopo tanti anni di attesa torni finalmente a brillare una stella azzurra nel tennis maschile. Del resto, come i britannici hanno insegnato, l'attesa può essere lunga e difficile, ma quando poi la vittoria arriva, il suo sapore è ancora più dolce.

lunedì 28 gennaio 2013

TENNIS: CONFERME E NOVITA' DALL'AUSTRALIA

Immagine tratta da reportweb.it
Il 2013 del grande tennis comincia come sempre dall'Australia, e regala agli appassionati di tutto il mondo molte certezze e qualche interessante novità per questa stagione. La sicurezza più grande di tutte nel panorama maschile di questo momento viene dalla Serbia, e si chiama Novak Djokovic. Il numero 1 del Mondo si conferma tale sul cemento australiano, tornando al successo in un torneo dello Slam dopo un anno esatto e cominciando al meglio l'anno dopo le delusioni della scorsa stagione (sconfitto in finale al Roland Garros da Nadal e agli U.S. Open da Murray, fuori in semifinale a Wimbledon e medaglia di legno alle Olimpiadi). Per il serbo l'Australian Open è un torneo fortunato, visto che per lui è la sua quarta vittoria qui, terza consecutiva, e la sesta in assoluto nei tornei del Grande Slam. Il suo successo è stato autoritario, netto, a conclusione di una competizione che l'ha visto davvero in difficoltà solo nel quarto turno, quando ha piegato la resistenza di Wawrinka solo al quinto set, poi ha sempre dominato ogni incontri, su tutti la semifinale con Ferrer, a cui ha lasciato solo cinque games in totale. In finale, Nole si è trovato ad affrontare colui che è il suo rivale principale, in questo momento e forse anche in futuro visti gli infortuni di Nadal e il calo di Federer: Andy Murray. Lo scozzese dimostra di essere molto cresciuto nella scorsa stagione, beneficiando dei successi alle Olimpiadi e allo U.S. Open (proprio contro Djokovic) e della guida di Ivan Lendl, ma ha ancora qualcosa da migliorare, soprattutto a livello caratteriale. Dopo aver superato Federer in una durissima semifinale, Murray aveva dato l'impressione di poter vincere anche contro il serbo, mettendolo in difficoltà soprattutto nei primi due set, che si sono divisi al tie-break. Poi però, il calo fisico del britannico e la maggiore solidità mentale di Nole, che riesce a non perdere la concentrazione neanche quando un match sembra ormai andato, hanno deciso la sfida e consegnato a Djokovic il successo finale.
Se in campo maschile sembra chiaro quali saranno i protagonisti degli Slam del futuro, tra le donne regna una sempre maggiore incertezza, e anche il livello tecnico sembra risentire della mancanza di una vera dominatrice. Il torneo se l'è aggiudicato colei che è formalmente al vertice della classifica WTA, ovvero la bielorussa Viktoria Azarenka, al secondo successo in un torneo dello Slam (l'altro proprio in Australia la scorsa stagione), che così consolida il suo ruolo di numero 1 al Mondo, anche se sembra ancora lontana dal diventare una vera campionessa. In finale, ha sudato sette camicie per piegare la coriacea cinese Li Na, alla seconda sconfitta in finale in Australia ma capace di disputare un grandissimo torneo, con un paio di infortuni durante la finale che forse hanno condizionato l'esito della sfida. Deludono due grandi favorite della vigilia, l'americana Serena Williams, piegata nei quarti dalla giovane connazionale Sloane Stephens, e la russa Maria Sharapova, che sembrava in grado di dominare il torneo ma in semifinale ha ceduto di schianto proprio contro la Li. La sensazione, già nell'aria prima di questa finale e ancora più evidente ora, è che nel mondo femminile manchi un'atleta in grado di fare la differenza su qualunque tipo di superficie o senza la giusta forma fisica. Serena Williams sembra l'unica eccezione, visto che l'americana quando sta bene è praticamente imbattibile per tutte le avversarie, ma anche per lei come per Federer l'età comincia a chiedere il suo pegno. A parte lei, solo la Sharapova sembra spiccare un po' sulle altre in quanto a classe, ma paga una discontinuità piuttosto evidente, visto che ha trionfato in quattro Slam in 10 anni, e non ne ha mai vinti due nella stessa stagione.
Detto dei principali protagonisti del torneo, non possiamo dimenticare di soffermarci sui nostri rappresentanti italiani, che oltre alle solite ombre hanno fatto vedere qualcosa di molto interessante. Il titolo principale è ovviamente per la fantastica coppia Sara Errani - Roberta Vinci, che conferma quanto di buono aveva fatto vedere l'anno scorso vincendo il torneo femminile di doppio, il terzo per loro in uno Slam dopo Roland Garros e U.S. Open della scorsa stagione. Per le due azzurre è una grandissima soddisfazione, ottenuta dopo aver eliminato avversarie durissime come le sorelle Williams nei quarti di finale, e sconfiggendo poi le padrone di casa Bardy-Dallacqua nell'atto conclusivo. Le ragazze vivono il momento migliore della loro carriera, sono ormai al numero 1 del mondo nelle classifiche di doppio, e adesso puntano gli occhi verso Wimbledon, il torneo più prestigioso, l'unico che ormai manca nella loro bacheca. Sempre nel doppio, ottima prova anche da parte degli azzurri Simone Bolelli e Fabio Fognini, che si sono arresi solo in semifinale ai temibili gemelli americani Bryan, concludendo alla grande un torneo al di sopra di ogni più rosea aspettativa, visto che non erano nemmeno teste di serie. Nei singolari, le cose sono andate meno bene, visto che quasi tutti gli atleti italiani si sono fermati già al primo turno, sia in campo maschile che femminile. Il migliore è stato Andreas Seppi, in grado di arrivare fino al quarto turno prima di cedere contro il francese Chardy, che con questo risultato è entrato per la prima volta nei top 20 del circuito maschile. Tra le donne, Roberta Vinci è stata l'unica a fare un po' di strada, prima di cedere al terzo turno contro la russa Vesnina e di concentrarsi vittoriosamente sul doppio.
Ora il circuito mondiale di tennis si prepara a cambiare superfici, con l'arrivo della primavera il cemento lascerà spazio alla terra rossa, e gli appuntamenti più importanti saranno Roma e, soprattutto, il Roland Garros di Parigi. L'attesa maggiore però è rivolta al ritorno in campo di Rafa Nadal, assente ormai da Wimbledon dello scorso anno, e in forse per il prosieguo della carriera dopo i continui problemi alle ginocchia. Se ha davvero recuperato al 100%, lo spagnolo rimane il numero 1 sulla terra e in Francia, dove ha trionfato sette volte negli ultimi otto anni, ma in caso contrario la lotta al titolo sarà apertissima. Prepariamoci dunque ad una grande stagione di tennis, perché quello che è accaduto in Australia è stato solo un assaggio.

domenica 8 luglio 2012

IL RE E LA REGINA DI WIMBLEDON

Immagine tratta da bleacherreport.com

Dalla sua prima edizione nel lontano 1877, il torneo di tennis di Wimbledon è sempre stato considerato il più prestigioso evento nella storia di questo nobile sport. Sull'erba londinese, generazioni di campioni e di giovani promesse si sono affrontate per decenni, scrivendo pagine memorabili e regalando momenti indimenticabili alle migliaia di appassionati che, sul campo centrale o davanti alla televisione, seguono con attenzione questo prestigioso torneo. Vincere a Wimbledon vuol dire entrare direttamente nella leggenda del tennis, far parte di un club di élite a cui solo i migliori hanno accesso, e ottenere più successi negli anni quantifica la grandezza e la bravura dell'atleta che vi riesce. Nelle ultime stagioni, sia in campo maschile che femminile, molti si sono succeduti nell'albo dei vincitori, ma pochissimi sono davvero entrati a far parte della storia del torneo: di certo ce l'hanno fatta Roger Federer e Serena Williams, che quest'anno hanno aggiunto un altro trionfo alla loro carriera leggendaria.
Con il successo di oggi, lo svizzero Federer ha raggiunto un mito come Pete Sampras a quota 7 vittorie nel torneo, un vero record da quando esiste l'era Open. Dopo la prima affermazione nel 2003, Roger aveva inanellato una serie di 7 finali consecutive, con ben 6 vittorie; solo Rafa Nadal, il suo rivale più agguerrito, era riuscito a batterlo nel 2008, al termine di un match durissimo e molto equilibrato. Poi, nelle ultime stagioni, il calo atletico dello svizzero e la crescita dei suoi avversari l'aveva tenuto lontano dal successo, e molti pensavano che la sua carriera fosse ormai avviata lungo il viale del tramonto. In questa stagione, invece, Federer ha fatto vedere a tutti che la sua classe e il suo talento sono intatti, insieme alla sua fame di vittorie, e con una forma fisica ritrovata è tornato pienamente competitivo. A Wimbledon ha sconfitto Novak Djokovic in semifinale e Andy Murray in finale, spezzando il sogno dei britannici che speravano di riveder trionfare un loro atleta dopo 76 anni. Ha vinto con pieno merito, regalando agli spettatori momenti di tennis davvero spettacolare, crescendo sempre di più nel corso dei match, e dimostrando che il centrale di Wimbledon è sempre casa sua, nonostante i 30 anni abbondanti. Con questa vittoria, e grazie all'eliminazione precoce di Nadal, Roger tornerà ad essere nuovamente il numero 1 del Mondo, riprendendosi lo scettro di Re che per oltre due anni aveva lasciato ad altri. I suoi numeri sono impressionanti, ma lo è ancora di più il modo in cui continua ad esaltare le folle e a vincere trofei, nonostante l'avvento di avversari sempre più giovani e agguerriti; la classe però non muore mai, e Re Roger oggi lo ha dimostrato a tutti.
In campo femminile, cambia spesso il nome della tennista vincitrice, ma il cognome rimane molte volte lo stesso: Williams. Con la vittoria di ieri, Serena ha raggiunto la sorella Venus a quota 5 successi, a 10 anni dalla sua prima affermazione londinese, e le due si sono anche tolte la soddisfazione di vincere la finale del doppio femminile, arrivando anche in questo caso al quinto trionfo. Tra le tenniste in attività, le statunitensi sono le uniche ad aver trionfato per più di una volta a Wimbledon, e dal 2000 ad oggi una di loro ha preso parte alla finale in ben 11 occasioni su 13, compresi tre scontri tutti in famiglia. Anche per Serena, come per Roger, gli anni passano ma la classe rimane intatta, e con essa il suo strapotere fisico, a cui si aggiunge una sempre maggiore abilità nella tattica di gioco. In successione, la Williams ha eliminato alcune delle migliori tenniste del momento, come la ceca Kvitova campionessa uscente, la bielorussa Azarenka in semifinale e la polacca Radwanska in finale. Per l'americana non ci sarà il ritorno al vertice della classifica femminile (dovrà accontentarsi della quarta posizione), ma è sicuramente un successo che conferma la grandezza e la classe di Serena, e che la porta al terzo posto nei successi a Wimbledon nell'era Open, dietro solo a due leggende come Martina Navratilova e Steffi Graf, che hanno vinto 9 e 7 volte. 
Per due fenomeni come Serena Williams e Roger Federer, insomma, c'è già un posto d'onore tra i più grandi di sempre nella storia di questo torneo e di questo sport, ancora di più dopo la grande impresa sull’erba londinese, in quello che è ormai diventato il loro regno. 

martedì 12 giugno 2012

La tripla della domenica sportiva spagnola


La domenica sportiva spagnola inizia alle ore 15.
Sul campo centrale del Philippe Chatrier di Parigi va in onda la finale del Roland Garros tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. I due tennisti, al momento, più forti del mondo.
Lo spagnolo in una forma strabiliante arriva all’appuntamento finale senza aver perso nemmeno un set e aver regalato agli avversari nelle due settimane solo briciole ( 24 game).
Parte a mille, subito 3 a 0. Subisce il ritorno del serbo ma poi chiude il primo set 6-4. Soffre un po’ di più nel secondo set ma alla fine lo chiude a suo favore 6-3. Terzo set con protagonista la pioggia, insistente ma non copiosa per i giudici da far sospendere il match. Nadal non è dello stesso pensiero, è nervoso e cede 2-6 a Djokovic, perdendo il primo set dell’intero torneo.
Quarto set, decisivo, combattuto. Ancora la pioggia, costringe gli organizzatori a rinviare tutto al lunedì.
Djokovic vuole scappare ma lo spagnolo recupera. Il serbo commette un doppio errore alla battuta sul match point e regala il settimo sigillo in terra francese a Nadal che entra definitivamente nella storia del tennis mondiale. Segno 1

L’empate di giornata arriva poco prima di cena.
In Polonia inizia l’Europeo degli azzurri. Prima partita contro i temutissimi spagnoli Campioni del Mondo e d’Europa in carica. I più forti.
immagine tratta da todobierzo.com
I diavoli spagnoli sono nettamente i favoriti ma i primi 45 minuti regalano un' inattesa nazionale, che si butta su ogni pallone, prova e ci riesce spesso a non far giocare  Xavi e compagnia. Intensità incredibile, sprazzi di gioco e qualche azione per segnare. Ripresa sulla falsariga del primo tempo, fino a quando Balotelli non sbaglia quello che non si può sbagliare. Entra Di Natale, passano pochi minuti ed un’invenzione di Pirlo lo porta davanti a Casillas e lo batte. 1 a 0 per noi.
Le Furie Rosse si svegliano. Tessono azioni su azioni e sembrano più freschi di noi, entrano in aria come lama calda nel burro. 1 a 1. Nemmeno l’immenso De Rossi può far qualcosa.
Gli ultimi venti minuti sono vissuti quasi in apnea, noi in debito d’ossigeno, loro pimpanti, con un Torres, in stile Balotelli e allora un punticino ciascuno e va bene così! Bella Italia. Segno X 


La sconfitta della giornata sportiva spagnola arriva quando si sta già digerendo la cena.
A Montreal si corre il Gran Premio del Canada, settima prova del Mondiale di Formula Uno. Lo spagnolo Alonso, con la sua Ferrari parte dalla terza posizione, miglior qualifica dell’anno, considerando anche Massa sesto. Non ha una macchina per vincere e allora gli uomini di Maranello la buttano sulla strategia ai box. La prima sosta gli regala il sorpasso su Vettel. Alonso è secondo.
Le gomme si usurano più del previsto e quindi sembrano scontate le due soste. Il capofila Hamilton è il primo a fermarsi. Vettel e Alonso non lo seguono. Rischiano la sosta unica.
La Red Bull si rende conto, però, che è impossibile arrivare al traguardo con quelle gomme e optano per la sosta che difatti toglie il tedesco dalla possibilità di vincere la gara.
La Ferrari pensa il contrario. Ormai la strada è quella, non si può tornare indietro. Alonso è primo, mancano 15 giri ed ha 12 secondi di vantaggio su Hamilton.
Negli ultimi giri la Ferrari di Alonso gira 4,5 secondi più lenta di tutti.
Arrivano, nell’ordine, Hamilton, Grosjean, Perez e Vettel
Alonso, chiude quinto, per un soffio su Rosberg,  Webber e Raikkonen. Segno 2

lunedì 11 giugno 2012

Le 'siete' meraviglie di Re Rafael


foto tratta da adnkronos.com

5 Giugno 2005
Il giovane Nadal partecipa per la prima volta al Roland Garros. Inizia il suo momento magico sulla terra rossa. In semifinale, batte Roger Federer nel giorno del suo compleanno. E due giorni dopo batte in finale Mariano Puerta con il punteggio di 6-7, 6-3, 6-1, 7-5, diventando il secondo tennista a vincere uno Slam alla prima partecipazione.

11 Giugno 2006
Lo spagnolo si ripete l’anno dopo battendo in finale il suo rivale numero 1, Federer.
Nadal diventa il primo giocatore a sconfiggere il campione svizzero in una finale del grande slam. È l’anno di un altro record, quello delle vittorie consecutive, 54, sulla terra rossa, battuto al primo turno del torneo.

10 Giugno 2007
Terzo anno al Roland Garros, altra finale, altro confronto con lo svizzero Roger Federer.  Altra vittoria, unico tennista a riuscirci nell’era Open dopo Borg. Punteggio finale 6-3, 4-6, 6-3, 6-4. Unico set perso del torneo proprio in finale.

8 Giugno 2008
Quarta vittoria consecutiva, la prima senza perdere un set. Batte in finale il solito Federer in un match praticamente a senso unico. 6-1, 6-3, 6-0. Era dal 1999 che lo svizzero non perdeva un set 6-0.
Con questa vittoria Nadal diventa il quarto giocatore a vincere uno Slam per quattro volte consecutivamente.

6 Giugno 2010
Dopo la cocente sconfitta del 2009, si vendica dello svedese Soderling, unico ad averlo battuto sulla terra parigina, con un netto 6-4, 6-2, 6-4. Quinto titolo conquistato e per la seconda volta senza perdere neppure un set. Ritorna numero uno della classifica mondiale e diventa il primo giocatore della storia a realizzare lo “Slam Rosso”, avendo vinto nello stesso anno tutti i maggiori tornei sulla terra battuta ( Montecarlo, Roma, Madrid,Roland Garros)

5 Giugno 2011
Altra edizione alla quale partecipa ed altra finale. Avversario ancora lo svizzero Federer, lo batte in quattro set 7-5, 7-6, 5-7, 6-1. Edizione nella quale arriva per la prima volta al quinto set in un incontro, il primo contro l’americano Isner. Le vittorie a Parigi sono 6. Eguagliato il record di Bjorn Borg.

11 Giugno 2012
Finale al lunedì, causa maltempo. Cambia il finalista. Il suo nuovo rivale è Djokovic. Si affrontano per la quarta volta consecutiva in una finale del Grande Slam. Per ora 3 a 0 per il serbo. Nadal arriva ai quarti di finale perdendo solo 19 game. In semifinale ne regala solo altri 5 allo spagnolo Ferrer.
In finale vince 6-4, 6-3, 2-6, 7-5, perdendo l’unico set del torneo, supera il record di Borg e anche già suo di 6 vittore e pareggia Chris Evert, con 7 centri nella capitale francese.

Ps: ha solo 26 anni.

domenica 22 aprile 2012

Il Re del Principato


L’ottava meraviglia. Rafael Nadal entra definitivamente nella storia del Tennis mondiale vincendo per l’ottavo anno consecutivo il torneo sulla terra rossa del Principato di Montecarlo. Mai nessuno è riuscito in un’impresa simile. Fino a poche ore fa condivideva con Richard Sears, padrone degli Us Open tra il 1881 e il 1887, il primato di sette edizioni dello stesso torneo vinte consecutivamente. Dopo il Roland Garros del 2011 torna a vincere un torneo e lo fa sulla superficie preferita, la sua terra rossa. Per lui anche il titolo numero 20 in un Master  in soli 8 anni di carriera da professionista, superando il record di Federer fermo a 19.
Un torneo, quello di Montecarlo, vinto senza perdere nemmeno un set  e arrivando solo una volta al tie break, nell’incontro dei quarti contro lo svizzero Wawrinka
Batte in poco più di un’ora di gioco Djokovic e con lui anche la sindrome nei confronti serbo, che lo aveva sconfitto nelle ultime sette finali. Partita senza storia che prende la direzione di casa Nadal fin dalle prime battute. L’85% di punti con la prima di servizio, il 60% di punti fatti in risposta e la trasformazione di 5 delle 8 palle break avute durante la gara testimoniano l’eccelsa forma psico-fisica con la quale lo spagnolo si è presentato all’appuntamento. Troppa la voglia di rivincita sul serbo, troppa la voglia di tornare a vincere, troppa la voglia di battere un altro record, l’ennesimo per il 25enne di Manacor.
Dall’altra parte un Djokovic un po’ sottotono, spento più del solito, causa probabilmente anche fattori extra sportivi (perdita del nonno pochi giorni fa). Il serbo però,  è sembrato meno lucido già nelle prime sfide del torneo e la terra rossa di Montecarlo, molto più lenta rispetto alle altre, non gli hanno lasciato scampo.
Paradossalmente, da domani, in classifica Djokovic allungherà sullo spagnolo in virtù della sua non partecipazione in terra monegasca lo scorso anno. Il computer ha il suo sistema, si può criticare ma è da rispettare. Il dualismo tra i due che caratterizzerà il 2012 della racchetta è solo all’inizio, Federer permettendo.  Per ora 1 a 1. Avanti con il prossimo torneo e la prossima finale.

domenica 15 aprile 2012

Rosso di terRa, trofeo si speRa


È partita oggi l’edizione numero 106 del torneo Monte Carlo Masters, il primo Master 1000 dell’anno sulla terra battuta. Favorito indiscusso è sempre lui, Rafael Nadal, vincitore delle ultime sette edizioni. È dal 2005 che Montecarlo è la sua casa. Qui il mancino spagnolo non ha rivali, ha un record di 39 vittorie e di una sola sconfitta (terzo turno del 2003). Mai come quest’anno però, può essere considerato già un crocevia per la stagione di Nadal. È dal Roland Garros dello scorso anno che non vince un torneo. 45 settimane.  Vero è che non è il periodo d’astinenza più lungo dal vincere un torneo, infatti tra il 2009 e il 2010, il digiuno dall’alzare un trofeo, fu addirittura di 50 settimane, quasi un anno, causa soprattutto la tendinite alle ginocchia.  Seppur ancora giovane ma con un’integrità fisica tutta da verificare, Nadal potrebbe passare anche il 2012 nell’anonimato del tennis mondiale. In tutti gli sport e anche nel Tennis, ci si ricorda solo di chi vince e non di chi arriva secondo. Lo scorso anno, solo 3 vittorie e solo sulla terra battuta. Quello che preoccupa maggiormente non sono le 8 finali del 2011 perse ma che di queste, 7 sono arrivate contro Djokovic e su tutte le superfici. Che gli sia venuta la sindrome che lui stesso in questi anni aveva trasmesso a Federer? Lo svizzero incrociava Rafa e sistematicamente le prendeva. Lui è guarito, ora le loro sfide sono stellari e come nell’ultima ne esce anche vincitore.
Nadal, nelle ultime uscite contro il serbo non è riuscito a vincere mai e non è solo la bravura di Djokovic, né tantomeno la tenuta atletica dello spagnolo. Sembra che la forza psico-fisica che lo ha fatto diventare uno dei tennisti più forti della storia e forse il più forte sulla terra battuta, lo abbia abbandonato all’improvviso. Le finali, perse in rimonta contro Djokovic e anche quella contro Murray (unica non contro il serbo nel 2011) confermano questa ipotesi. Se lo spagnolo perde l’autostima, a nulla serviranno il suo diritto ed i suoi topspin. La giusta aggressività che mette in campo viene soprattutto dalla concentrazione che riesce ad avere durante i match. Ecco perché Montecarlo è il torneo più importante dell’anno. Rafa Nadal deve dimostrare innanzitutto di essersi ripreso del tutto dai guai fisici. La superficie è la preferita, la sua terra amata che gli ha regalato 32 delle 46 vittorie in carriera. Una vittoria nel “suo” Principato, può togliere più di qualche dubbio, far acquisire nuovamente fiducia in se stesso, soprattutto se dovesse arrivare contro il suo nuovo rivale, il numero 1 del Ranking Novak Djokovic.