giovedì 4 ottobre 2012

UN UOMO CHE HA IMPARATO A PERDERE

Immagine tratta da bbc.co.uk e modificata su cartoonize.net
Michael Schumacher ha annunciato a Suzuka il ritiro definitivo dalla F1.
La notizia era nell' aria da qualche tempo, ma il pilota tedesco ne ha dato conferma solo oggi.
Sebbene, dichiara, sia ancora in grado di competere con i migliori piloti, era arrivato il punto di salutare tutti, per un fatto di motivazioni ed energie che non erano più al 100%.
L' obiettivo triennale di portare la Mercedes a vincere il titolo mondiale è stato fallito, la vettura non è mai stata realmente competitiva, e nonostante altre ipotesi concrete di continuare l' attività, la decisione del sette volte Campione del Mondo è stata quella del ritiro dalle corse.
"I have decided to retire at the end of the year", quante volte questa frase è stata pronunciata nel mondo delle corse, viene in mente Lauda, o Scheckter o Hakkinen, ma i due ritiri di Schumacher hanno un sapore diverso.
Quello del 2006 ha il sapore di un uomo stanco di tutta la pressione addosso per essere il più forte. Un uomo che voleva staccare la spina, ma che non aveva imboccato ancora la parabola discendente. Quello del 2012 no.
Ecco, la grandezza di Schumacher in questi tre anni è stata imparare a perdere.
Era un pezzo di carriera che mancava, ma necessario. 
Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su cartoonize.net
Come ha dichiarato oggi, il tedesco ha imparato molto da questi sei anni su sè stesso, come il fatto di aprirsi agli altri senza perdere di vista i propri obiettivi, e che perdere può essere molto più difficile ed istruttivo che vincere.
Schumacher 1991-2006 non sapeva il vero significato della sconfitta, quando non ha vinto si è macchiato dell' incidente su VIlleneuve nel '97, ha corso con rosse meno performanti delle McLaren di Hakkinen, nel 2005 ha avuto un mezzo non all' altezza e nel 2006 ha perso contro Alonso, ma nell' immaginario resta il motore arrosto a Suzuka. Nel mezzo vittorie, tante, 91. Da esordiente, da primo Campione su una marca di abbigliamento, da colui che ha riportato l' iride a Maranello dopo 21 anni, e che dopo il 2000 ha vinto, stravinto e annoiato.
Ma nessuno ha messo mai in dubbio che lui fosse il pilota più forte in pista. E se anche quando non vinci, sei unanimemente riconosciuto come il pilota più forte, vinci comunque.
Schumacher 2009-2012 è completamente diverso dal 7 volte Campione, è un uomo molto maturo, che vuole sfidare ragazzi anche di 20 anni più piccoli di lui, solo per il gusto della sfida.
Dimostrare di essere ancora il Kaiser, che il tempo per lui non passa. E accetta la sfida Mercedes.
Ma subito ha capito che non sarebbe stato così. Rosberg è stato il primo compagno di box che è riuscito a metterlo sotto, a far più punti di lui, ad avere le auto migliori e lasciare a lui quelle che si rompono ogni due per tre. Da subito, dall' Australia 2009.
E Schumacher ha riscoperto il gusto di essere semplicemente un pilota, uno come gli altri, uno che ha mostrato sprazzi di classe cristallina, e che periodicamente piazza le sue belle cavolate.
Imparare a perdere, a sorridere di fronte al mondo con la serenità di sapere di non dover dimostrare nulla, e che si guida per il piacere di farlo, per l' adrenalina della competizione.
E' stata questa la sfida più dura. 
Capire che si può perdere, e uscire di scena perchè non si è più stati vincenti.

PS. E il tiro al piattello contro il Campione, prettamente italiano e tedesco, è imbarazzante e da avvoltoi, non ha rispetto. Come Pino Allievi oggi (qui l' intervista audio Allievi su ritiro Schumacher), che invece di rendere merito alla passione, al coraggio e alla storia di un uomo, sottolinea il fatto di dover smettere immediatamente, senza aspettare le ultime 6 gare, perchè senza motivazioni si diventa solo un pericolo per sè stessi e gli altri.
Come se il sig. Allievi, specializzato nella derisione dello Schumacher post Ferrari, non sapesse che le motivazioni per il tedesco in queste ultime sei gare saranno le più alte di sempre da quando è rientrato. 
E reputare un pericolo un' esperienza di 301 Gp, 91 vittorie, 69 pole, 77 giri veloci, 155 podi, è un dato che si commenta da solo. Anche la pole a Montecarlo a 43 anni doveva essere pericolosa, probabilmente.
E quel dito rosso alzato dopo aver fatto segnare la pole, dimostra la grandezza e la difficoltà della sfida al tempo che passa.E solo per questo merita rispetto. Più delle 91 vittorie. 91.
 

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