venerdì 1 agosto 2014

LAVIAMOCI LE MANI PER IL CANDIDATO PERFETTO

Immagine tratta da anconasport.it e modificata su befunky.com
Se "baciamo le mani" resta un modo di dire molto diffuso nel sud Italia, con significato di riverenza e rispetto verso un "potente", per quanto riguarda la grottesca situazione in cui versa la Figc, possiamo coniare il "laviamo le mani".
Renzi se ne lava le mani e si rimette a Malagò, presidente del Coni, per non far interferire politica e sport.
Malagò parla con Tavecchio e se ne lava le mani, ribadendo come quest'ultimo debba solamente "rispondere alla sua coscienza".
E Tavecchio stesso si lava la coscienza e si rimette ai suoi "sostenitori". "Finchè continueranno a darmi il consenso io vado avanti" dice il 71enne candidato, in riferimento al suo corpo elettivo.
E' un domino inquietante, che scende sino alla base del calcio in un rimbalzo di responsabilità infinito. Tavecchio non pensa minimamente a mollare. Forte del 34% dei voti che spettano alla Lega Dilettanti, la sua lega, e del 17% proveniente dalla Lega Pro. Bastano solo queste due componenti per raggiungere il 51% del consenso e vincere la corsa alla poltronissima del calcio italiano.
Un sistema elettorale delirante, se per una clamorosa illuminazione sulla via di Damasco, tutte le società di Serie A e B ritirassero il proprio appoggio a Tavecchio (cosa francamente improbabile, comunque), gli basterebbe la sola Lega Pro per governare lo stesso.
Siamo nella melma politica più totale. Si è imparato bene dalle teste governanti della politica italiana. Capi attaccati alla poltrona, sostenitori che mettono vecchi mestieranti sulle poltrone, con la sola garanzia di mantenere lo status quo. Il tutto condito, tanto per gradire, da un sistema elettorale francamente cervellotico, così suddiviso: 34% dei voti alla Lega D, 20% agli atleti, 17% alla Lega Pro, 12% alla Serie A, 10% agli allenatori, 5% alla Serie B, 2% agli arbitri.
Nessuno si prende la briga di imporre a Tav il passo indietro, data l'inadeguatezza del personaggio. Bastava ascoltare il discorso incriminato di Opti Pobà. Nella sua occasione della vita, quella in cui Tavecchio doveva spazzare ogni dubbio ed essere ineccepibile, si è fatto un autogol clamoroso. Enorme, fragoroso. 
Ma è ancora là, mani e terga in avvicinamento alla poltrona, con lo spettacolo pietoso dei Presidenti di Serie A che giustificano le frasi fuori luogo del loro candidato perfetto. A loro il vecchio Tav va bene, a prescindere. Ci si tappa le orecchie e si chiudono gli occhi facendo spallucce come se nulla fosse, e si va avanti.
E' il candidato perfetto. Perchè per un Paese come il nostro, una politica come la nostra, un calcio come il nostro, e dei presidenti come i nostri, Tavecchio è proprio il candidato perfetto. La logica conseguenza.

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