domenica 1 giugno 2014

#CRITICHEAZZURRE

Immagine tratta da vivoazzurro.it e modificata su befunky.com

Sono sei le partite della Nazionale senza una vittoria della squadra azzurra: pareggi con Danimarca, Armenia, Germania, Nigeria e Irlanda e sconfitta contro la Spagna. Che qualcosa non giri per il verso giusto è evidente. E l'alibi dello shock per l'infortunio di Montolivo (a dirla tutta un giocatore ancora non inquadrato in un ruolo preciso, nè carne nè pesce, da anni) non regge. Si è cambiato uomini, schemi, coppie di difesa, d'attacco, ma la squadra non va.
I commentatori si consolano ridacchiando sulla rosa dell'Inghilterra e su mister Hodgson, pregustando già la qualificazione nel gruppo che comprende Uruguay e Costa Rica. Siamo sicuri di esser tanto meglio?
Come abbiamo visto nelle competizioni europee, le strade da seguire nel modo di giocare sono due: il possesso palla (il tiki-taka) o il buon vecchio catenaccio.
Chi ha buoni palleggiatori privilegia la prima opzione, chi ha a disposizione calciatori aggressivi, che pressano e di buona attitudine difensiva, opta per il modo di giocare "all'italiana". 
La tragedia è che l'Italia attuale non ha nè i calciatori per attuare il paziente possesso palla e nè quelli per una difesa granitica stile Nesta-Cannavaro-Gattuso dei tempi andati.
I piedi buoni a centrocampo ci sono, ma per la maggioranza giocano tutti nello stesso ruolo, quello di regista davanti alla difesa. Pirlo, Verratti, De Rossi, ma anche Thiago Motta. La palla infatti stagna malinconicamente sulla trequarti, senza lo spunto di un'accelerazione decisiva, di una velocizzazione dell'azione. E così il buon vecchio catenaccio è inattuabile: ieri Paletta e Bonucci hanno disputato una pessima partita. Si gioca a quattro dietro, ma tre convocati sicuri nei 23 (Barzagli, Chiellini e lo stesso Bonucci) giocano da oramai tre stagioni in una difesa a tre. Non si ha la solidità difensiva dei tempi andati. 
E il tourbillon di schemi degli ultimi tempi, non aiuta. Prima era un 4-4-2 a rombo, poi un 4-3-3, ancora un 4-5-1, ieri una sorta di 4-1-3-2. Uno dei migliori calciatori espressi nell'ultimo biennio dal calcio italiano, Alessio Cerci, sacrificato in ruoli non suoi. Anche nel Torino, dove nominalmente fa coppia d'attacco con Immobile in un attacco a due, sta largo sulla destra. Ieri da Prandelli è stato mandato allo sbaraglio a fare la punta pura. Sbagliato.
E così il ballottaggio Balotelli-Immobile ha un senso? Si deve guardare quello che si fa in campo, non le (presunte) potenzialità. Immobile merita la maglia da titolare.
In Italia poi, sino a ieri si discuteva sull'opportunità di inserire Verratti nei 23. Ma scherziamo? Ha una visione di gioco e una facilità di passaggio troppo superiore alla media per essere in dubbio. La storiella della mancanza di esperienza non regge, è un perno del Paris SG. Come si può metterlo in ballottaggio con un Aquilani (eterna promessa che non sboccia stile Montolivo) o addirittura un Romulo? 
Non possiamo far possesso, non possiamo difenderci, che almeno Prandelli si metta a tavolino e decida di schierare i giocatori più in forma e talentuosi: Cassano Immobile e Cerci assieme, Pirlo e Verratti assieme, De Rossi a fare da diga e difensore aggiunto, terzini che sappiano difendere più che attaccare e i difensori centrali più affidabili e in forma possibile.
Sennò, ad aspettare che Balotelli esploda o che Rossi torni in forma, si rischia un'altra brutta figura stile Sudafrica 2010.

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