mercoledì 25 giugno 2014

MONDIARIO DIA 14 / BUONANOTTE ALL'ITALIA

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Diario Mondiale. Giorno 14.
E' il punto di vista a fare la differenza. Non ha senso fare processi, bastano i numeri. I numeri raramente mentono. Gli azzurri nel 2006 hanno vinto il Mondiale, ma da quel trionfo a oggi tra Europei e Mondiali (con Donadoni, Lippi, Prandelli, segno che il problema non è l'allenatore) hanno collezionato 4 vittorie, 7 pareggi e 5 sconfitte. Quattro vittorie su sedici gare (0,25), e in Brasile così è stato, si è vinta una partita su 3 e si è andati a casa. Negli ultimi due Mondiali abbiamo incontrato Paraguay, Nuova Zelanda, Slovacchia, Inghilterra, Costa Rica e Uruguay e non si è passato il girone eliminatorio in entrambe le occasioni, con una sola vittoria all'attivo in due Campionati del Mondo. Quella con l'Inghilterra sembrava la regola, e invece era l'eccezione. E gli inglesi, da Italia '90 hanno raggiunto due volte i quarti di finale come miglior risultato, andava tarato anche questo parametro.
Nelle ultime 10 partite della gestione Prandelli, tra qualificazioni, amichevoli e partite dei Mondiali ne abbiamo vinta una. Una. E gli avversari sono stati Danimarca, Armenia, Germania, Nigeria, Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Inghilterra, Costa Rica, Uruguay. Più della metà teoricamente abbordabili. Ma l'errore è stato aspettarsi qualcosa che non siamo. Semplicemente non siamo forti, non abbiamo un calcio forte, non abbiamo un calcio che ci distingue dagli altri. Ci sopravvalutiamo. Questa è la situazione attuale. Cruda, ma reale. La colpa principale di Prandelli è aver fatto solo una rete su azione in tre partite. Contro Costa Rica e Uruguay non si è mai tirato in porta, punto esclamativo su schemi inesistenti. 
Capitolo Balotelli, non ha deluso. Balotelli è semplicemente questo: un giocatore che su tre partite te ne fa una bene e due male, o una benino, una maluccio e una pessima. I numeri parlano anche per lui, 88 reti in 222 gare totali con le squadre di club, ovvero una media di uno ogni tre partite (0,39), e così ha fatto ai Mondiali. Poco più alta la media in Nazionale, 13 reti su 32 apparizioni (0,4), 1.2 ogni tre partite. Ma siamo là. E' nella sua media, lui è questo. Non quello che viene costruito su di lui. 
Allarghiamo la lente d'ingrandimento. Ultima vittoria Champions italiana nel 2010 (con l'Inter piena di stranieri), 4 anni fa. Quattro stagioni in cui Inter, Milan e Juve non sono andate più in là dei quarti. La Coppa Uefa/Europa League non si vince dal 1999, arrivando al massimo in semifinale. Sono 15 anni. Hanno un senso anche questi numeri. 
Qualcuno obietterà sul secondo posto agli Europei 2010, ma analizzando bene quella competizione, vedremo come gli azzurri di Prandelli abbiano raggiunto la medaglia d'argento vincendo solo una partita "di livello", contro la Germania. L'altra vittoria è stata ottenuta infatti contro l'Irlanda, si è pareggiato con Croazia, Spagna (girone), Inghilterra (nei quarti), e si è perso rovinosamente per 0-4 la finale. Anche lì 2 vittorie su 6 gare. Media di una ogni tre. Tutto torna.
Il calcio italiano è questo, da una vittoria su tre partite. Il cartellino rosso a Marchisio, era a tutto il movimento calcistico del nostro paese. 
E non abbiamo un gioco all'"italiana". C'è il tiki-taka, il tiki-taken, il calcio fisico, il contropiede. Noi nelle squadre di club e in nazionale non abbiamo un gioco distintivo. Non facciamo nulla di tutto questo, facciamo un minestrone confuso. E questo è preoccupante. E non saranno due dimissioni a farci ricominciare umilmente dalle basi, con umiltà, e sottolineiamo umiltà, da giocatori da formare, da schemi e tutto questo. Già oggi in Lega Calcio ci sarà battaglia per accaparrarsi due lire in più nei diritti tv, e buonanotte all'Italia. 

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