Visualizzazione post con etichetta diario mondiale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta diario mondiale. Mostra tutti i post

lunedì 14 luglio 2014

MONDIARIO DIA 33

Immagine tratta da vanityfair.it e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 33.
Il giovane Mario. Con un gol al 113', stop e tocco al volo e palla che si insacca alle spalle dell'indeciso e immobile Romero. In una giocata esplode tutto il suo talento. Campioni del Mondo.
Quanti in Italia avrebbero messo la firma sotto questa frase prima del Mondiale brasiliano, convinti che quel Mario potesse essere proprio Balotelli, che andava a decidere la finale con un colpo di classe.
E invece no, il Mario è Mario Götze, 22 anni da un mese, da Memmingen. Germania. E' il cannoniere della finale della Coppa del Mondo, un po' come il nostro Mario insomma, diventato in questi giorni cannoniere (ma nel sinonimo di artigliere) grazie al fucile puntato nella foto su Instagram. Dettagli, sottigliezze.
La Germania è stata un'armata. 15 vittorie e 2 pareggi nella strada tra qualificazioni e fase finale di questo Mondiale. La Coppa alzata come unico finale possibile.
Ha vinto la squadra più forte, più bella, più talentuosa e più offensiva del torneo. Grandi meriti al Ciccio Löw, che ha unito concetti del guardioleggiante tiki-taka sfinente del Bayern, al calcio verticale del Borussia Dortmund, tra le squadre più belle prodotte dal movimento europeo nell'ultimo biennio. Questo tiki-taken più panzer ha unito il gran possesso palla e la difesa alta alla verticalizzazione dell'azione, con giocate smarcanti, una volta arrivati sulla trequarti avversaria. Dimostrandosi sempre pericolosa e sempre comandante del gioco, contro chiunque. L'Argentina ha fatto la migliore partita del suo Mondiale, dimostrandosi degna della finale. Ma non è bastato.
Imm. tratta da Berlin Morgenpost del 13/07/2014.
E le scelte dalla panchina hanno fatto la differenza. Schürrle e Götze hanno deciso il match, mentre la scelta al 45' di togliere Lavezzi, che con la sua velocità aveva creato più di un grattacapo a Höwedes, per inserire Aguero totalmente fuori forma, è stata un harakiri bell'è buono.
3 gli ingredienti di questa vittoria: in questo ordine, il talento, la personalità, il gioco.
Il talento nei piedi dei tedeschi era innegabile, sapevano tutti dare del tu al pallone, partendo dall'enorme Neuer (fantastico portiere). La personalità. Perchè è tutta gente che sa come vincere, che sa gestire la pressione di fasi finali di competizioni. Ozil, Müller, Schweinsteiger, Kroos, Lahm, Götze, Neuer, Hummels è gente abituata ad arrivare in fondo e prendersi le coppe. Da quando hanno 20 anni giocano titolari nei loro club e in Nazionale. E il gioco, perchè bisogna trovare un modo di incastonare i talenti e le personalità nel giusto sistema di gioco che valorizzi tutti senza sacrificarli. E difatti con Lahm, nella sua posizione originaria di terzino la Germania, è sbocciata dopo le prima partite. 
Come ha fatto notare Mario Sconcerti da Sky, sarà un caso che la Germania non ha mai importato i super campioni dall'estero (si pensi a Cruijff, Maradona, Baggio, Ronaldo, Messi, Cristiano Ronaldo) e nelle occasioni che contano è sempre stata presente? Ha valorizzato il prodotto locale, e ora ha una fioritura di talenti magnifica, focalizzata sul calcio e non persa tra social network, pettinature e tatuaggi, che sa cosa fare nei momenti decisivi.
Ha deciso un ragazzo del '92. Sfogliate un almanacco dell'ultima Serie A, cercate i '92 italiani. Troverete El Shaarawy, De Sciglio, Baselli, Biraghi, Perin, Bardi, Ceccherini, Longo, Antei. Stop. Solo il primo, per mezza stagione, ha mostrato un barlume di talento, dato per disperso da un anno e mezzo tra infortuni e l'ingombrante presenza tattica di Balotelli. Non ne abbiamo uno pronto. Abbiamo talento? Poco, a 22 anni è ancora acerbo. Abbiamo personalità? Zero, anzi mille se la personalità è quella sui social. E il gioco? Ieri la Germania ha giocato con il possesso, l'Argentina con il contropiede. E l'Italia? Che gioco abbiamo? Un misto indeciso, non abbiamo attualmente un modello italiano. 
Sul talento, sulla personalità e sul gioco è necessario costruire. Sennò saremo invitati per anni come Rizzoli, a partecipare come arbitri alle finali degli altri.

domenica 13 luglio 2014

MONDIARIO DIA 32

Immagine tratta da gqitalia.com e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 32.
E venne il giorno della finale. Quella vera. Germania-Argentina. C'è una favorita, grande come una casa. Favorita dal modo di giocare, favorita dalla forma dei suoi uomini, favorita dal mitico 1-7 inflitto al Brasile. La Germania a ben vedere, ha tutto da perdere. L'Argentina, al contrario, non gioca bene, ha i suoi uomini migliori in fase offensiva (Messi, Aguero, DiMaria) a corto di fiato e ha vinto ogni partita con il minimo scarto. Ma è in finale.
Sabella contro il tiki-taken più panzer. Notte prima della finale, stanza al buio, sguardo al soffitto. Si chiede: "Come li batto i tedeschi?". La risposta è semplice. Catenaccio + contropiede. Senza gabbie, voli pindarici o particolari architetture tattiche rispetto al solito.
Basta guardare il Bayern di Guardiola, o il Barcellona, e ragionare su che fine abbiano fatto quest'anno in Champions League. Rimbalzati da un solido catenaccio e trafitti da veloci contropiedi. E sono proprio le ripartenze a mettere in difficoltà i tedeschi, che giocano con i centrali di difesa altissimi e Neuer a fare da libero e spazzino al limite dell'area.
E' l' unico modo. Senza sperare che Messi faccia il salvatore della patria. Perchè l' One Man Show, l'uomo che vince da solo la finale del Mondiale, non s'è visto manco con Maradona (a secco nelle finali del 1986 e 1990).
Pelè segnò in due finali Mondiali, 1958 e 1970, ma aveva accanto fior di campioni come Djalma Santos, Vavà, Didì, Garrincha, Jairzinho, Rivelino. 
Solo due volte, a memoria, un uomo da solo ha risolto la finale.
Uno è abbastanza recente, 1998, Francia. Zinedine Zidane, che con una doppietta ha autografato la vittoria dei padroni di casa. Scolpendo in modo indelebile il suo nome nella Storia del calcio. L'altro è Edgardo Enrique Codesal Mendez, classe 1951, da Montevideo. Che lega il suo nome a Italia '90. Giacchetta nera di quel Germania-Argentina decisa a favore dei tedeschi al minuto 84 da un rigore inesistente poi trasformato da Brehme. Anche lui decise una finale di un Mondiale da solo. Nel modo peggiore. 
L'arbitro Codesal Mendez venne poi radiato alla fine delle Notti Magiche italiane accusato dalla federazione messicana di corruzione. Tanto per spazzare via i sospetti.
Ieri poi il Brasile ha completato il suo Mondiale da ricordare, prendendone 3 anche dall'Olanda. Totale 10 gol presi tra semifinale e finalina. Roba che anche Prandelli uscito nel girone ci fa una figura da signore in confronto. C'è rammarico per l'Olanda, che in contropiede contro la Germania avrebbe dato vita a una bellissima gara, e che arriva 3a senza mai aver perso. Pronostico di stasera? Eh, 2-0 per la Germania. Klose e Muller. 

sabato 12 luglio 2014

MONDIARIO DIA 31

Immagine tratta da it.eurosport.yahoo e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 31.
Il talento mancante. Le generazioni perdute. Viaggio nella crisi calcistica brasiliana.
Manca talento, manca fantasia, mancano bomber. Perchè il Brasile visto ai Mondiali di casa manca di numeri 9 e numeri 10? 
Quali le ragioni di questo flop del celebre "fùtbol bailado"?
Sono mancate due generazioni, quella dei campioncini inesplosi e quella dei campioni bolliti precocemente. I nomi e i piedi buoni c'erano, ci sono. Ma si son persi o si sono spenti troppo presto. Analizziamo i campioncini inesplosi: innanzitutto Pato. 24 anni, già una lunga carriera alle spalle. Esplode molto presto nel Milan, appena maggiorenne. Poi infortuni muscolari, a catena, diventa di cristallo, poi gira Corinthians e San Paolo segnando con il contagocce. Da almeno tre anni è sparito dai radar. Il posto di Fred poteva essere suo. O anche di Adriano, quell'Adriano Leite Ribeiro età 32, ma almeno 8 persi a recuperare se stesso. Carattere fragile, ha spesso ceduto ai vizi della tavola e al divertimento sfrenato. Bruciandosi il futuro calcistico: dopo i primi buoni anni all'Inter, il totale declino: San Paolo, Inter, Flamengo, Roma, Corinthians, Flamengo, Atl. Paranaense, collezionando licenziamenti e rescissioni a ripetizione. Anche lui sarebbe stato sicuramente un migliore centravanti di quelli visti nel Mondiale del Mineirazo. E Ganso? Ricordate quel numero 10 del Santos molto tecnico, arrivato a esser valutato sui 20-25 milioni qualche estate fa? Sparito, tra Santos e San Paolo, solo 8 presenze in Nazionale maggiore. A 24 anni è già una grande speranza inesplosa. Ma anche Leandro Damiao, a lungo trattato per cifre simili dal Napoli nello scorso mercato estivo: coetaneo di Ganso, ha pagato il fallimentare trasferimento al Santos. 18 presenze e 1 rete nell'anno del Mondiale. Escluso e disperso. E ancora, Sandro, 25 anni, da 4 anni al Tottenham senza mai esser titolare. Centrocampista centrale, pilastro delle Under 20 e delle Olimpiadi. Chi l'ha visto? Quest'altro invece non è molto conosciuto: Henrique, 23 anni, punta. Capocannoniere e Pallone d'Oro del Mondiale Under 20 del 2011. Da quella magica estate ha girovagato tra San Paolo, Granada, Recife e Botafogo con la miseria di 8 gol negli ultimi 3 anni. Kaputt. A proposito di Under 20. Rafael Sobis, attaccante di 29 anni che furoreggiava nelle Under verdeoro. Bruciato dal trasferimento al Betis prima e al Al Jazira (a soli 23 anni) dopo. E così Douglas Costa 23enne trequartista mancino, promettente, ma messo sinora ai margini dal trasferimento in Ucraina allo Shakthar a vent'anni. Vagner Love ne ha 30 di anni, ma da 7 non gioca più in Nazionale e tra Cska Mosca e Flamengo si è dedicato più all'arte amatoria che a quella calcistica. Elano (33) con l'approdo in Europa tra Shakhtar, City e Galatasaray si è ridimensionato. Felipe Melo ha solo 31 anni, ma non è mai esploso e infatti gioca in Turchia da un triennio. Daniel Carvalho invece era un punto di riferimento con i piedi educatissimi nelle giovanili della Seleçao, ma gli infortuni e il trasferimento in Russia gli hanno troncato la carriera. A 31 anni tira avanti nel Criciuma.
E la generazione dei campioni precocemente in pensione. Kakà: l'apice con il Pallone d'Oro 2007, il declino con il trasferimento al Real. Ora ha 32 anni, ma da almeno 5 è tornato "normale". E Ronaldinho? Ora 34enne, anche lui dal 2007 ha smesso di giocare ai suoi livelli. Dal Barcellona è passato al Milan, intemperanze varie lo han riportato in Brasile tra Flamengo e Atl.Mineiro. Fosse restato ad alti livelli e si fosse allenato sempre, in questo Brasile la 10 era alla sua portata. Robinho ha appena 30 anni, Real e Manchester City nei suoi trascorsi. Nel Milan è improvvisamente scomparso dopo la prima buona stagione, 11 gol in 3 anni e addio sogni di gloria. Luis Fabiano (33) ha chiuso con la Nazionale nel 2010, nonostante stia ancora segnando al San Paolo. 
Insomma, i talenti c'erano. Sono rimasti inesplosi, o sono sfiammati precocemente. E' mancato il mix tra questi giovani e quella generazione dei grandi vecchi. Nessuno di questi era convocabile, tutti quelli elencati vivacchiano a fine carriera vivendo della fama passata. 
Però gente come Miranda (dif., 29, Atl.Madrid), Felipe Luis (dif., 28, Atl.Madrid), Marquinhos (dif., 20, Psg) e soprattutto Coutinho (centr./att., 22, Liverpool), di sicuro non avrebbe sfigurato nel confronto con quelli che si giocheranno oggi la finalina per il terzo posto contro l'Olanda.
Pronostico: Brasile-Olanda 2-1 (Hernanes, Oscar, Robben). Immeritato.

venerdì 11 luglio 2014

MONDIARIO DIA 30

Immagine tratta da sportcafè24.com e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 30.
Le chiavi tattiche.
In attesa della finale in programma domenica al Maracanà tra Germania e Argentina, uno sguardo alle tattiche delle due squadre, evidenziandone i pro e i contro.
GERMANIA
Punti forti: il 4-3-3 di Joachim Low ha dimostrato di essere un sistema di gioco molto offensivo, basato su passaggi tendenzialmente corti, ritmo lento di gioco con paziente possesso palla. Questa strategia tattica consente alla Germania di controllare la partita, facendo girare la sfera e aspettando l'"uscita" dei difensori avversari alla ricerca della stessa, e accelerando una volta individuata la zona di campo sguarnita in cui un compagno di squadra può inserirsi.
Questa modalità di gioco si basa su un pressing piuttosto alto. Una mossa che spesso ha funzionato è stata l'utilizzo delle punte (Muller, Klose o Gotze, Ozil o Schurrle) per movimenti ad allargare o a tagliare che portassero via un difensore e consentissero l'inserimento da dietro dei compagni d'attacco o di centrocampo.
Punti deboli: la difesa in fase di possesso gioca alta, con Neuer a fare il libero, e può venir presa alle spalle da contropiedi veloci. In partite in cui l'avversario ha rinunciato ad imporre il proprio gioco, la Germania ha paradossalmente rischiato di più, proprio per la difesa alta. I terzini spingono poco, accompagnano poco l'azione offensiva, e a volte questa scelta corre il rischio di imbottigliare per corridoi centrali le giocate.
ARGENTINA
Punti forti: quello di Sabella è un 4-4-1-1, e considerando da dov'è partito, ossia un 3-5-2 molto difensivo, è un grosso passo avanti. Ma è comunque un modulo che pensa prima a difendere che a offendere. Le due linee di difesa e centrocampo sono molto compatte, e le due punte, solitamente Messi e Higuain, sono pronte a scattare in contropiede.
La squadra non ha subito reti tra ottavi, quarti e semifinali. Importante il lavoro di copertura di Biglia o Gago e Mascherano in caso di inserimenti dalle retrovie. Continui sono i raddoppi in marcatura. I terzini Zabaleta e Rojo spesso stringono ad aiutare i centrali difensivi. Con DiMaria (o Perez) e Lavezzi larghi sulla linea di centrocampo, si cercano le ripartenze veloci e la capacità di saltare l'uomo.
Difesa compatta vicina all'area di rigore e contropiedi, affidandosi all'esterno che crea superiorità numerica con il dribbling o alle invenzioni di Leo Messi.
Punti deboli: spesso questo appiattirsi verso il proprio portiere rende l'Argentina in balia degli avversari per buoni tratti della gara. Così è successo con il Belgio e anche con l'Olanda nella ripresa. Questo potrebbe significare con una squadra molto tecnica che fa girare la palla, non uscire dalla propria metà campo. E spesso ha difficoltà a innescare i giocatori offensivi della squadra, risultando troppo Messi-dipendente. E nonostante i pochi gol subiti, Romero e Demichelis non danno garanzie assolute e sono reduci da annate disastrose con le proprie squadre di club.

giovedì 10 luglio 2014

MONDIARIO DIA 29

Immagine tratta da rsi.ch e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 29.
Il bell'addormentato e la bella incompiuta. Leo Messi e l'Olanda. E' passata l'Argentina, domenica al Maracanà se la vedrà contro la corazzata tedesca, che al contrario della celebre Potemkin di fantozziana memoria (evocata spesso ieri per la "bellezza" della partita), è una squadra pazzesca.
Si diceva, il bell'addormentato Leo Messi. Niente, nada. Ieri ha dormito 120 minuti. Una punizione che di punitivo aveva nulla e un dribbling in tutta la semifinale. Poi non un sussulto, non una magia, niente. Una lunga attesa disattesa.
Dopo il poker di reti nel girone è sparito. Ha messo il cartello "loading" ("caricamento in corso") e si è assentato. C'è e fa paura, perchè è Messi. Ma non fa il Messi. Tra Svizzera, Belgio e Olanda il nulla. E fortunatamente la sua squadra è passata. Sta perdendo un'occasione enorme, forse l'occasione della carriera. Ha 27 anni, è reduce da stagioni incredibili con la casacca del Barcellona, sta giocando un Mondiale in Brasile ed è arrivato a giocarsi la finale al Maracanà contro i rivali storici della Germania. 
Quella Germania che fu la principale rivale di quell'ombra che si sta dimostrando inarrivabile per lui, quella di Diego. Perchè Diego di quell'Argentina che si giocò le finali 1986 e 1990 contro i tedeschi era il faro, il simbolo, il cuore, la grinta. Era Maradona contro la Germania. E Leo Messi forse ha più colpi di Diego, ma ha una mancanza di personalità lampante, non si carica la squadra sulle spalle nelle difficoltà. Maradona riusciva a far sentire importanti anche i giocatori meno dotati. Un Campione non si vede solo nella tecnica. Messi è un Capitano che non fa il Capitano. E non fa quello che le sue possibilità calcistiche potrebbero consentirgli. Gli manca il carattere. 
Ha fatto il leone con Bosnia, Iran e Nigeria, ma nel momento che conta, dagli ottavi in poi, non c'è stato. Mai. E l'Argentina ha fatto 2 gol in 3 partite, una miseria. 
Ma il calcio è strano. E gli presenterà forse l'ultima occasione per far ricordare il Mondiale 2014 come "Il Mondiale di Messi". La finale con la Germania, con i suoi corsi e ricorsi storici. Una finale che è già a senso unico, date le balbettanti esibizioni argentine che non meritavano proprio l'approdo alla gara decisiva.
L'Argentina è sfavorita. E Leo Messi è a un bivio. Scrollarsi di dosso l'ombra di Diego o restarne succube. Si sveglierà come d'incanto?
E poi c'è la bella incompiuta. L'Olanda. Mai vinto un Mondiale. Tre secondi posti (1974, 1978, 2010) e due semifinali perse (1998, 2014). Stavolta esce pure da imbattuta dopo 4 vittorie e 2 pareggi. Ieri è stata stanca, specie nel secondo tempo, quando doveva sferrare il colpo decisivo a un'Argentina rintanata in difesa a subire il possesso palla. Ma è innegabilmente una scuola di calcio, i Cruijff, i Neeskens, i Rep, gli Jongbloed (il primo portiere a giocarla di piede), i Van Basten, i Gullit, i Seedorf, gli Stam, i Robben, solo per citare i più noti prodotti della terra dei tulipani. E scuola di allenatori, su tutti Rinus Michels, ma anche Van Gaal e Hiddink, tutti maestri di tattica. Eh si, la bella incompiuta un Mondiale l'avrebbe meritato. Lo meriterebbe.

mercoledì 9 luglio 2014

MONDIARIO DIA 28

Immagine tratta da ansa.it e modificata su befunky.com

Diario Mondiale. Giorno 28.
Io lo ricordo bene quel Mondiale. Era il 2014. Il Brasile ospitava il suo secondo Mondiale della storia dopo il 1950. Con lo scopo di dimenticare il celebre "Maracanazo", la sconfitta patita in casa dai rivali storici dell'Uruguay per 2-1 nella partita decisiva (non una finale, perchè era un girone). Quel Campionato del Mondo passò alla storia come la più grande delusione della storia calcistica carioca, perchè il Brasile era unanimemente favorito e considerato molto più forte dell'Uruguay. Ma perse, e fu proclamato lutto nazionale. Sul serio. E i vari Ademir, Zizinho e Jair passarono alla storia come quelli del Maracanazo.
Ebbene, nel 2014 il Brasile, in casa, voleva vincere e cancellare quell'onta subita. E tutta la Nazione ci credeva. Alla guida della Seleçao c'era Felipao Scolari, che un Mondiale l'aveva già vinto nel 2002 con la nazionale carioca. In campo Thiago Silva, David Luiz, Neymar.
Ma fecero il passo più lungo della gamba.
Molto più lungo, e la caduta fu rovinosa. 
Era il Brasile più debole della storia. Per davvero. Non un briciolo di fantasia, la generazione di piedi buoni brasiliani di colpo esaurita. A centrocampo avevano dei medianacci per giunta scarsini, come Paulinho, Fernandinho e Luiz Gustavo. In attacco, poi, una pena mai vista: Fred, Jo e Hulk. In tre fecero 1 gol in tutto il Mondiale.
Il Brasile passò il girone con qualche Aiutinho arbitrale, e con avversari sgonfi: due vittorie con Croazia e Camerun e pareggio con il Messico. Negli ottavi battè ai rigori il Cile, che prese una traversa al 120', e nei quarti superò la Colombia, che pagò l'inesperienza di trovarsi a una fase così avanzata della competizione, associata al giocare contro i padroni di casa.
Dunque la Seleçao arrivò in semifinale, perdendo anche i pezzi. Due tra i giocatori più forti, Thiago Silva e Neymar erano indisponibili, uno per squalifica e l'altro per infortunio.
Ma fecero l'errore di considerarsi più forti di quello che realmente erano. L'essere arrivati in semifinale era un miracolo. Si capì subito. Di fronte avevano una Germania solida, tecnica e offensiva.
Che Scolari pensò di sfidare con una sorta di sciagurato 4-2-4. E partendo a mille, all'arrembaggio. E dopo lo 0-1, ancor più arrembaggio, tutti avanti per riequilibrare la partita, come se non ci fosse un domani. Lancio lungo, triangolazioni e gol. Dei tedeschi. Per 5 volte in 25 minuti. Spettacolo surreale. Pianti sugli spalti. Giocatori che vagavano per il campo senza capire nulla. E la Germania ne ha approfittato. Sette volte. 1-7. 
Il Mineirazo. Umiliati. La più grande sconfitta della storia brasiliana. Non hanno avuto l'umiltà di riconoscere di essere più deboli, e difendersi in maniera organizzata. Sono andati tutti avanti, con veemenza. E si sono messi il cappio al collo. 
Fu il Mondiale dove l'Italia perse con il Costa Rica. 
Dove l'Olanda per vincere una partita ai rigori sostituì un portiere all'ultimo minuto dei supplementari.
Klose diventò con 16 gol il giocatore a segnare più gol nella fase finale di un Mondiale.
Fu il Mondiale in cui la Germania arrivò in finale da super favorita e... 
-vinse, dopo 24 anni. Prima europea a vincere un Mondiale nel continente americano.
-clamorosamente perse contro l'Olanda, che vinse così il suo primo Mondiale dopo 3 finali perse e a Robben venne dato il Pallone d'Oro.
-incontrò sulla propria strada Leo Messi, che si issò l'Argentina sulle spalle e vinse da solo la partita, dimostrando al Mondo di essere degno del paragone con Maradona.
Fu un Mondiale che passò alla storia. 
#Seleciao #Mineirazo #PesimoHorizonte

PS. Polpopol. Olanda-Argentina. Allora andiamo sulla strada della logica. L'Argentina ha incontrato solo squadre di basso livello. Non ha un gioco. Solo solisti. Una difesa inguardabile. Subirà Robben e i suoi contropiedi. Senza saper reagire. 3-0. Robben, Robben, Robben. E finale Germania-Olanda. Come nel '74.

martedì 8 luglio 2014

MONDIARIO DIA 27

Immagine tratta da sportskeeda.com e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 27.
Se ne sentono tante, è "il Mondiale dei numeri 10", "il Mondiale dei portieri", "il Mondiale dei momenti", "il Mondiale degli allenatori". 
Su una cosa si concorda: questo non è il Mondiale degli attaccanti.
Proprio no. Attaccanti in senso stretto, i finalizzatori, i bomber: i Klose, i Ronaldo, i Suker, gli Schillaci, i Paolo Rossi e i Gerd Muller. 
La dimostrazione lampante viene scorrendo la classifica marcatori, a 6 troviamo James Rodriguez, il 10 della Colombia, che ha giocato dietro le punte o largo a sinistra sulla trequarti, a 4 Neymar il 10 del Brasile, fantasista/seconda punta, e con lui Leo Messi, il 10 dell'Argentina, che gioca dove gli pare e Thomas Muller, che fa il "falso 9" della Germania o gioca nel terzetto dietro Klose, non un ruolo da punta pura.
I primi attaccanti vecchio stampo sono a quota 3, Van Persie dell'Olanda e Benzema della Francia.
No, non è proprio un Mondiale da centravanti.
Le 4 semifinaliste nel ruolo del "bomber" presentano Fred, Klose, Van Persie e Higuain. Sommando le loro realizzazioni arriviamo a 5, una miseria. Dopo la fase a gironi, di questi quattro ha segnato solamente Higuain contro il Belgio e stop.
E' un calcio che sta perdendo il valore della punta pura, è un periodo che sta privilegiando i giocatori duttili che possono ricoprire più ruoli sulla trequarti offensiva. E la colpa non è dei centravanti in sè, ma di un modo di interpretare l'azione d'attacco che li coinvolge poco, che li tiene ai margini. Prendiamo i quattro nominati sopra, durante ottavi e semifinali hanno avuto pochissime occasioni di tirare in porta.
Il centravanti ora è il ruolo di chi "porta fuori un difensore" e permette l'inserimento dei compagni da dietro, quello che apre gli spazi e fa il lavoro sporco e concede la gloria e i gol agli altri.
E' un calcio da numeri 10 atletici, da falsi 9. 
E' un calcio che sarebbe stato perfetto per Alfredo Di Stefano, uno che ha coperto tutti i ruoli, che viene ricordato come il primo "falso 9" della storia. Uno che viene raccontato da chi l'ha visto giocare come tra i 3 più grandi di sempre.
Uno che un Mondiale non l'ha mai giocato, e che ha scelto il Mondiale in cui sarebbe stato perfetto per andarsene. 

P.S. Polpopol Brasile-Germania. Il polpo ci dice che gli puzza la designazione di Rodriguez Moreno (quello di Italia-Uruguay, l'espulsione di Marchisio e il morso di Suarez). La Germania è più bella, più forte e più offensiva. La logica dice che dovrebbe vincere. Ma il Brasile cambia modulo, senza Thiago Silva e Neymar userà un 4-3-3 compattissimo con 3 medianacci. Il polpo dice che vincerà clamorosamente il Brasile. 2-1 ai supplementari: Muller e Hulk nei 90' e ancora Hulk nell'extra time. Alè.

lunedì 7 luglio 2014

MONDIARIO DIA 26

Immagine tratta da sportincondotta.it e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 26.
Focus sull'Argentina. Ora tutti sul carro dei ragazzi di Sabella, è diventata la favorita per la maggioranza dei commentatori di questo Mondiale.
Bisogna andare piano, mettere bene a fuoco di cosa stiamo parlando.
L'Albiceleste è ovviamente forte, ha Messi, ha Mascherano, ha Higuain, aveva Di Maria e Aguero. Ma c'è un ma, grande come una casa, scandito con una sequenza.
Bosnia, Iran, Nigeria, Svizzera e Belgio. Queste sono state le cinque squadre affrontate e battute per arrivare tra le prime quattro del mondo.
Cinque tra le squadre meno preparate, sia a livello tattico che a livello di esperienza, presenti a questo Mondiale. 
La Bosnia è stata una massa di solisti mandati a campo in un'anarchia assoluta, che dopo 3 minuti si è fatta autogol da sola.
L'Iran ha proposto la tattica "catenaccio-a-tutto-spiano" che ha resistito 91 minuti, sino alla magia di Messi.
La Nigeria se l'è giocata a viso aperto, mostrando tutti i limiti di indisciplina tattica del calcio africano, perdendo 3-2. 
La Svizzera, che ne aveva presi 5 dalla Francia, ha impattato 0-0 fino al minuto 118 e alla rete di Di Maria. Sfiorando più volte il colpaccio in contropiede.
Il Belgio, beh, Wilmots non è un genio. E i Diavoli Rossi sono mancati nell'approccio alla partita, nonostante i talentini, e non hanno fatto nulla più per demeriti propri, che per meriti argentini.
Tutto questo per dire che l'Argentina ha avuto avversari semplici, a differenza di tutte le altre rivali. L'Olanda ha incontrato Spagna e Cile nel girone e Messico negli ottavi, la Germania si è scontrata con la Francia nei quarti e Portogallo nel girone, il Brasile ha avuto Colombia nei quarti e Cile negli ottavi. Tutte squadre più forti di quelle incontrate dai Messi Boys.
Per questo l'Argentina deve ancora dimostrare tutto: la capacità di vincere contro avversari di livello, uno straccio di gioco senza affidarsi alle estemporanee invenzioni di Messi, di Di Maria, di Higuain, la capacità di difendere contro punte di grandezza mondiale, la sapienza tattica e di gestore di Sabella.
Senza Di Maria e Aguero, senza avere incontrato ancora Nazionali realmente forti e preparate, l'Argentina è tra le quattro, la squadra meno pronta che arriva alle semifinali.
Però ha Messi. Il giocatore più determinante visto in Brasile sinora, assieme a James Rodriguez e Robben. E come diciamo da inizio Mondiale, potrebbe bastare.

domenica 6 luglio 2014

MONDIARIO DIA 25

Immagine tratta da telegraaf.nl e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 25.
Ci sono momenti in cui le storie incontrano La Storia. Quella maiuscola, quella che rimarrà negli almanacchi, nei racconti.
Parliamo della Storia del calcio, della Storia dei Mondiali.
E delle storie, quella del portiere del Costa Rica, Keylor Navas, quella del suo allenatore, Jorge Luis Pinto, quella di Tim Krul, il salvatore della patria.
E di chi, con una mossa, ha cambiato il destino di tutte queste storie e della Storia. E' chiamato lo "Zar di Alkmaar" e il "Tulipano di ferro", ha una faccia un po' così: è Aloysius Paulus Maria Van Gaal da Amsterdam, noto come Louis. Ha visto tutto prima.
Perchè Van Gaal al 120° minuto di Olanda-Costa Rica si ripercorre mentalmente tutte queste storie, e pensa alla Storia. Riflette sulla favola del Costa Rica, che nel girone ha eliminato l'Italia e l'Inghilterra, che negli ottavi è arrivata ai rigori dopo 60 minuti in dieci e ha battuto la Grecia. E che ora è di nuovo a un passo dai rigori, dopo uno strenuo catenaccio d'altri tempi, a un passo dal sogno della semifinale. Ripensa a quel formidabile portiere avversario, Keylor Navas, o meglio Keylor Antonio Navas Gamboa, da Pérez Zeledòn, soprannominato "El Halcòn", il falco, che in questo Mondiale brasiliano ha subito solo 2 reti, una su rigore da Cavani, e una su una mischia causata da una punizione a metà campo, realizzata dal greco Papastathopoulos. Mai un gol su azione, e contro l'Olanda è stato assoluto protagonista, con almeno 3 parate da fuoriclasse, e quando non c'è arrivato lui c'è arrivato il palo (una volta) e la traversa (due volte).
Ripensa al suo avversario sulla panchina del Costa Rica, il colombiano Jorge Luis Pinto Afanador soprannominato "Explosivo", che ha diretto l'undici del centro America magistralmente. Ha presentato una squadra quadrata, tatticamente perfetta nel suo 5-4-1, con tanto cuore e spirito di sacrificio. E ha diretto la partita nella direzione che voleva. Ai rigori.
E pensa che tutto stia dicendo Costa Rica, che i segnali sono chiari e che la Storia stia girando in loro favore. Ed è qui che il grande condottiero deve trovare una mossa, una mossa che infonda fiducia, che sia totalmente senza senso. Che possa sparigliare le carte. Che si sommi a tutte queste storie e vada a conquistare La Storia. Si rilegge le statistiche del pur bravo Cillessen, il suo portiere, il portiere dell'Ajax. Il referto parla chiaro: in carriera non ha mai parato un rigore. Mai.
Imm:zimbio.com. Mod:befunky.com
E allora manca un cambio. E allora in panchina ha Tim Krul, anzi Timothy Michael Krul, che non è un fulmine di guerra, difatti è riserva. 26 anni, carriera dignitosa, trofei vinti in carriera zero. Ma due rigori in carriera li ha parati, su 20 certo, ma comunque li ha parati. Non è una cosa programmata, Cillessen non sa nulla, e quando viene richiamato in panchina, difatti, resta allibito. Krul invece l'ha saputo poco prima, è carico come una molla. E' in uno stato di esaltazione assoluta. Si è riscaldato 10 minuti a bordo campo.
Minuto 120: ultima azione. Fortunatamente la palla esce dal rettangolo di gioco. Van Gaal, tra lo stupore generale, effettua il cambio. Il resto diventa Storia. E' la prima volta che accade ai Mondiali. Krul è in stato di grazia, provoca gli avversari passeggiando nell'area piccola quando poggiano il pallone sul dischetto, alcuni li provoca toccandogli il petto o indicandosi gli occhi. E ne para due. L'Olanda passa. Van Gaal ha colpito. Ha cambiato l'inerzia della partita, che era assolutamente a favore dei costaricensi.
E' nelle semifinali, incontrerà l'Argentina (che ha facilmente domato il Belgio 1-0), remake della finale del 1978. E potrebbe incontrare anche la Germania, dovesse arrivare in finale, come accadde nel 1974. E tutto questo dopo aver battuto la Spagna nel girone eliminatorio, sua rivale nel 2010 sempre in finale. Tante storie intrecciate in questo Mondiale. 
E Van Gaal se la ride, perchè al minuto 88 degli ottavi perdeva contro il Messico, e perchè una volta ai rigori contro il Costa Rica, tutto era dalla parte degli avversari. E per due volte ha ripreso la Storia per i capelli, e l'ha portata dalla sua parte. Vedendo tutto prima.
Louis Van Gaal, professione: visionario del calcio. 

sabato 5 luglio 2014

MONDIARIO DIA 24

Immagini tratte da twicsy.com e calciomercato.com e unite su Paint.
Diario Mondiale. Giorno 24.
E Brasile-Germania fu. La semifinale più logica e scontata. Hanno entrambe meritato. 
Strane partite quelle disputate ieri, entrambe risolte su calcio piazzato. Francia-Germania (0-1) decisa dal colpo di testa del difensore Hummels sugli sviluppi di una punizione di Kroos. Brasile-Colombia (2-1) ha avuto come marcatori Thiago Silva su azione di calcio d'angolo, David Luiz direttamente da punizione e James Rodriguez su calcio di rigore.
Le due semifinaliste vanno avanti con i difensori, chiaro segnale della compattezza e della determinazione di queste formazioni.
La Germania: ha vinto con un buonissimo impatto iniziale sulla gara. Ha infatti segnato nel primo quarto d'ora e messo in mostra un bel calcio per tutto il primo tempo. Nella ripresa ha contenuto le iniziative della Francia, ripartendo in contropiede e sprecando qualche buona occasione. Sono emersi Neuer e Hummels, rispettivamente portiere e centrale di difesa, che hanno eretto un muro insuperabile per i francesi. Neuer specialmente, compie parate con una facilità disarmante, sembra gigantesco tra i pali e un regista difensivo aggiunto quando si alza al limite dell'area per iniziare il gioco teutonico. Nota anche per il Ciccio Low: finalmente i giocatori nei loro ruoli, Lahm terzino, Klose punta, Muller, Kroos e Ozil nel terzetto dietro l'attaccante, e il gioco tedesco ne ha giovato, specialmente nel primo tempo.
Il Brasile: la vittoria è stata frutto del fattore casalingo. E parimenti, la sconfitta colombiana è stata figlia della paura iniziale, di un approccio sbagliato al match. Giocare in trasferta ha pesato tantissimo per l'inesperienza dei Cafeteros, che hanno completamente regalato il primo tempo agli avversari. Pekerman ci ha messo del suo, cannando la formazione iniziale con Guarin e Ibarbo (invisibili) schierati titolari a sorpresa. Il Brasile ha mostrato segnali di risveglio rispetto alle sbiadite apparizioni precedenti, con qualche trama tambureggiante spinta dal pubblico. Ma le punte non tirano in porta. Fred è un caso da "Chi l'ha visto?", Hulk è assolutamente un giocatore con poco senso, Oscar più che trequartista tecnico è un faticatore largo della trequarti, e Neymar si è acceso a sprazzi. E comunque vanno avanti.
La squalifica per Thiago Silva e l'infortunio grave di Neymar (vertebra lombare rotta e 1/2 mesi di stop) castreranno oltremodo le speranze di vittoria verdeoro. Sono 4 i giocatori "da Brasile" che stanno trascinando la Seleçao (una delle peggiori di sempre, a memoria): Thiago Silva, Neymar, David Luiz e Julio Cesar. E i primi due mancheranno in semifinale. Sarà un Brasile di lotta. Perchè il talento mancherà ancora di più. E allora, sarà il momento di usare l'ultima arma: il Culão di Hulk, notevolissimo. Verde davanti e Culão dietro, unica arma per arrivare in finale. Si vedrà.
Angolo Polpopol: oggi l'altra semifinale, che sarà Argentina-Olanda. E avremo grandi semifinali mondiali. Olanda-Costa Rica 2-0 (Robben, Kuyt) e Argentina-Belgio 3-2 (Higuain, Origi, Mertens, Messi, Messi).

venerdì 4 luglio 2014

MONDIARIO DIA 23

Immagine tratta dalla Gazzetta del 4/7/2014
Diario Mondiale. Giorno 23.
Il 24 Giugno si è giocata Italia-Uruguay, e Prandelli parlava di sentimenti patriottici e quant'altro. Tutto condito dalla famosa moralità e dal codice etico tanto sbandierato in questi anni da commissario tecnico della Nazionale.
Dimissioni in diretta tv: “Mi assumo tutte le responsabilità del progetto tecnico: ho già parlato con i responsabili della Figc e ho rassegnato le mie dimissioni. Ci hanno fatto sentire come ladri. Non ho mai rubato i soldi ai contribuenti, ho sempre pagato le tasse, possono andare a testa alta”.
E tutti a lodare il coraggio di dimettersi, di prendersi la colpa del fallimento e di farsi da parte in un Paese in cui tutti sono incollati alle poltrone. Bene. 
Ma nessuno a storcere il naso sulla storia del "farci sentire ladri", del "rubare i soldi ai contribuenti" e del "pagare le tasse". Frasi assolutamente sconnesse, o quantomeno inadatte a far da corredo a lodevoli dimissioni, specie nell'immediato dopo gara.
E siamo qui, 13 giorni dopo. A leggere di un Prandelli già lunedì in Turchia ad allenare il Galatasaray, di cifre astronomiche di ingaggio (4 milioni e mezzo più bonus per 3 anni) con tasse pagate dal suo nuovo club.
Ora, qualcosa continua a stridere.
Ma come? La storia del patriottismo, dell'essere attaccati alla maglia, e in due settimane sei già in Turchia ad allenare? E di certo non per un progetto tecnico affascinante e balle varie, ma piuttosto per un ingaggio notevole a fronte di un fallimento mondiale fresco, freschissimo.
E in più ti fai pagare le tasse, le famose tasse evocate nella conferenza stampa di dimissioni, dal tuo club? 
E' come se tutto il discorso attaccamento alla maglia-moralità-codice etico fosse andato a farsi benedire in meno di due settimane. 
Non ti porre come paladino della correttezza e dei valori, se 13 giorni dopo sei ad allenare il Galatasaray come il rappresentante numero uno dei mercenari della panchina.
In questa spedizione mondiale tutto strideva. E forse i valori tanto sbandierati erano solo un fatto di opportunità, di facciata. Di predicare bene e razzolare male, malissimo. Basta leggere come se la spassavano gli azzurri nel resort di Mangaratiba. E' tutto da accartocciare e buttare in un cestino. 
Come fossimo stati protagonisti di una grossa presa in giro.
Vabbè. Mondiali, quelli reali. Oggi i quarti. Francia-Germania: il 90% dei pronostici pende sui francesi. Io vedo Germania. Per me faranno una gran partita. Nei novanta regolamentari. 0-2 con Klose e Schweinsteiger. Faranno toreare i francesi, mostrando più carattere e un bel gioco offensivo. 
Brasile-Colombia. Passa il Brasile, anche se la Colombia è più forte. Del come non ho idea, ma penso tipo 1-1 (Martinez, Hulk) e nuova vittoria verdeoro ai rigori.
Il Polpopol parlò. E aspetta Brasile-Germania in semifinale.

giovedì 3 luglio 2014

MONDIARIO DIA 22

Immagine tratta da media.mobileblog.it
Diario Mondiale. Giorno 22.
Riposo. E allora facciamo l'analisi di ognuna delle 8 finaliste di questo Mondiale brasiliano. Sono tutte imbattute. Per ciascuna squadra il SI e il NO alla domanda "Vincerà il Mondiale?". A voi, in ordine rigorosamente alfabetico:
ARGENTINA
SI: Ha Messi. Ha Di Maria e Mascherano. Messi le ha decise da solo sinora, e l'Albiceleste le ha vinte tutte. Sabella ha saputo cambiare schema e correggere gli errori. E la motivazione di vincere un Mondiale a casa dei rivali storici brasiliani è impagabile.
NO: Non ha un gioco. Dipende troppo da Messi. Le punte non segnano. Ha una difesa traballante. Romero non è un fulmine di guerra.
BELGIO
SI: Il talento, la fortuna. Ha sempre vinto, 4 su 4. Chi entra dalla panchina è decisivo. E' giovane e non ha niente da perdere. Ha forza fisica, ha un undici forte in tutti i reparti.
NO: E' una rosa inesperta a livello di competizioni da Nazionale. L'allenatore sbaglia spesso l'undici iniziale (vedi Mertens, Fellaini e Lukaku esclusi). In qualche partita ha avuto un approccio "impaurito".
BRASILE
SI: Gioca in casa, gioca in casa, gioca in casa. Ha Neymar. Sta avendo fortuna. E...gioca in casa. Gli altri big prima o poi si sveglieranno, forse (Dani Alves, Marcelo, Oscar, Hulk, Fred).
NO: Poco talento, povertà di schemi. Non si sfruttano gli esterni. Non ha una punta. Scolari sinora non cambia modulo e calciatori. Poca fantasia nelle giocate (escluso Neymar).
COLOMBIA
SI: E' la migliore per quello mostrato in campo. 4 vittorie su 4 gare nei 90' (l'unica) e senza mai soffrire. Ha James Rodriguez e Cuadrado in stato di grazia assoluta. Si divertono, hanno forza e velocità impressionante. Anche Armero e Zuniga sembrano fenomeni.
NO: Non ha esperienza ai Mondiali, potrebbe andare k.o. alla prima difficoltà. Yepes e Zapata sinora impeccabili, potrebbero mostrare i limiti che ben conosciamo in Italia. 
COSTA RICA
SI: E' l'assoluta sorpresa del torneo. Buone individualità: Keylor Navas, Ruiz e Campbell. Ottima attenzione tattica: Pinto sta sorprendendo. Sa soffrire e colpire in contropiede. Ha già battuto con spensieratezza Uruguay e Italia.
NO: Ha limiti tecnici. Pagherà l'inesperienza di fronte a squadre molto più forti. Quando la Grecia ha attaccato in massa, è andata nel panico e ha subito un gol nel recupero. 
FRANCIA
SI: Forse come gioco di squadra e spirito di gruppo è la più compatta di tutte. Benzema e Pogba in ottima forma, poca voglia di protagonismo e molto sacrificio. Ottimi schemi offensivi.
NO: Subisce oltremodo i contropiedi rapidi. Con la Nigeria è stata graziata spesso da errori grossolani degli avversari. Ha pareggiato con l'Ecuador e faticato con la Nigeria: squadre non fenomenali. 
GERMANIA
SI: Tiki taken + panzer. La giocano sempre a terra, ritmo lento e accelerazioni improvvise. Muller non sta tradendo le attese. E' la squadre più offensiva di tutte.
NO: Giocatori fuori ruolo, tanti. Terzini che non spingono perchè non sono terzini. E quando attacca, se perde palla sono cavoli amari. Difende con Mertesacker e Hummels (o Boateng) e basta. Con un contropiede fatto bene, vanno dritti a casa. Si vede a occhio nudo.
OLANDA
SI: Van Gaal: sta azzeccando tutto. Robben è di un altro pianeta: prende e va a vincere le partite da solo. Sneijder e Van Persie stanno disputando un buon Mondiale. Fa contropiedi micidiali. Spirito di sacrificio: Kuyt ha fatto tre ruoli nell'ultima partita.
NO: Stava per uscire con il Messico. La difesa è tutt'altro che rocciosa. Potrebbe incartarsi nel far arrivare la palla ai tre fenomeni offensivi. Manca un vero regista. Si è rotto il cagnaccio De Jong e i sostituti non sono all'altezza.

mercoledì 2 luglio 2014

MONDIARIO DIA 21

Immagine tratta da tuttocalcioestero.it e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 21. 
Che poi, alla fine, era tutto scontato. Con la qualificazione di Argentina e Belgio ai quarti di finale, sono state le otto squadre prime nei gironi a passare il turno
Quindi le otto squadre migliori nella fase a gironi si sono dimostrate le otto più forti negli ottavi di finale. Hanno tutte sofferto, Colombia esclusa, ma si sono qualificate.
L'Argentina ha aspettato per 118 minuti che Messi trovasse la giocata, una volta trovata ha servito un assist magnifico a Di Maria, che ha insaccato la rete della salvezza giusto a un soffio dai rigori. L'Argentina ha usato il 4-3-3, ha manovrato meglio, ha messo sotto la Svizzera (come era prevedibile), che ha risposto in contropiede. Gli elvetici hanno avuto le loro occasioni, ma spesso si sono incartati in giochini tecnici fini a se stessi, senza cattiveria nell'andare in rete. L'Albiceleste invece ha un fenomeno (Leo Messi), un giocatore forte (Di Maria), un lottatore (Mascherano) e una manica di giocatori medi e anonimi. E questo sta pagando, dato che sta andando avanti. E' Messi dipendente, e non è detto che questo possa essere un handicap.
Se la vedrà (da favorita) con il Belgio, che ha eliminato gli Stati Uniti.
Più che una partita è stato un attacco a Fort Alamo, con Howard che per 90' ha parato tutto. Purtroppo per lui la gara è durata 120'. Il Belgio è finalmente sbocciato, buone trame, ottimi talenti: Hazard, De Bruyne, Origi hanno dimostrato di essere dei bei giocatori. Ma non si segnava. 
Fino a che Wilmots ha inserito Lukaku, che ha aperto il match. Il suo peso nell'attacco dei Diavoli Rossi si è fatto sentire. L'uno-due mortifero firmato De Bruyne e Lukaku ha steso gli americani, che a 5' dalla fine hanno accorciato le distanze e dando il via a un finale di gara tanto esaltante quanto infruttuoso, 2-1 e Usa a casa. 
Non è la prima volta che Wilmots azzecca un cambio, è già avvenuto nei gironi. Ma piuttosto uno che indovina i cambi, pare uno che sbaglia la formazione iniziale. E' proprio lui il limite del Belgio, tra le squadre più talentuose del lotto. Per ora gli è andata bene, sempre bene, le ha vinte tutte, dunque forse non serve neppure avere un genio in panca, basta un po' di talento...e un po' di Culão. E' nei quarti e ha ragione lui. 
Ma sarà sufficiente contro Leo Messi and friends?

martedì 1 luglio 2014

MONDIARIO DIA 20

Immagine tratta da dailymail.co.uk e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 20.
La Germania va ai quarti. Scontato. Meno scontata la partita. Ancor meno scontata la tattica usata per arrivarci: la confusione. 
Il portiere Neuer schierato come Becken-Neuer, a fare il libero, a spazzare al limite dell'area, come solo il mitico Franco Mancini nel Foggia di Zeman.
I difensori centrali Howedes e Mustafi messi a fare i terzini di spinta che non sapevano spingere. Con il risultato di imbottigliare il gioco senza sbocchi.
Il capitano Lahm che è un terzino destro, piazzato a fare il mediano davanti alla difesa.
Ozil, Gotze e Muller a fare le punte, poi anche Schurrle, anche se attaccanti puri non sono.
Per tacere dell'epic fail della punizione di Muller (foto in alto) che cade goffamente (apposta?) nel batterla, che lascia inorriditi spettatori, avversari e forse pure compagni di squadra.
E in questa confusione l'Algeria ci è andata a nozze, mostrando la fame di cui parlavamo ieri (anche forse per la storia del Ramadan). La sensazione era che con un contropiede ben fatto i tedeschi oggi sarebbero tornati a casa, e pure con merito.
Probabilmente sono la squadra più forte, se schierati nel giusto modo, senza incaponirsi con il tiki-taken e mettendo ogni panzer nel suo ruolo naturale. Così scoprono il fianco al contropiede. Alla grandissima proprio. Essere arrivati ai supplementari con gli algerini dev'essere un campanellone d'allarme in questo senso.
Incontreranno la Francia, che ha eliminato la Nigeria. La Nigeria ha corso, è stata volenterosa, ma quando era il momento di concludere, niente, non era cosa loro. E il fallaccio killer di Matuidi che ha rotto tibia e perone a Onazi (foto in basso, solo giallo per lui!) ha cambiato la partita. Il mediano laziale era fondamentale nel reggere gli attacchi dei blu transalpini. Che difatti hanno sfondato, con Pogba e un autogol. 2-0. E' il Mondiale delle squadre che escono agli ottavi a testa alta.
Oggi è la giornata di Messi. Per me ne mette tre, tanto per far capire chi è il più forte. Argentina-Svizzera 4-2 (Messi, Messi, Drmic, Messi, Higuain, Drmic). In serata si preannunciano altri supplementari, tra Belgio e Stati Uniti. Il Belgio è forte, ma non convince nel gioco. Gli Usa sono organizzati e attenderanno difendendosi in ventitrè. 1-1 (Mertens, Jones) e ai rigori la spunteranno gli americani. Ecco il risultato a sorpresa degli ottavi.
Immagine tratta dal profilo Twitter di Sky.

lunedì 30 giugno 2014

MONDIARIO DIA 19

Immagine tratta da worldsoccertalk.com e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 19.
E' la fame. La fame che fa la differenza. Lo spettacolo offerto da Colombia e Cile sabato, da Olanda e Messico, Costa Rica e Grecia domenica ci spiega che è la voglia di vincere questo Mondiale, di prenderlo come un'occasione unica nella vita, ciò che sta mettendo le ali a queste Nazionali. E non è un caso che nessuna di queste si sia mai issata sul tetto del mondo. Come non è un caso che le due peggiori squadre delle 8 viste sinora negli ottavi di finale siano state le uniche che un Mondiale lo hanno già vinto, il Brasile e l'Uruguay.
Poi c'è anche il fenomeno. Il fenomeno, quel giocatore che in partite di lotta ti piazza il colpo di classe e si vince da solo la partita. Sta succedendo in tantissime partite. Ieri l'Olanda ne ha avuti due. Sneijder che ha fatto una pessima partita e a due minuti dalla fine coglie il pareggio orange, e Robben, che al minuto 92 parte da centrocampo e se la va a vincere da solo. Imprendibile. E si procura (foto) il rigore della vittoria poi insaccato da Huntelaar.
Chi ha la fame e i fenomeni vincerà. E i fenomeni sono 3: Messi, Robben e James Rodriguez. Per continuità e capacità di essere decisivi. In ogni partita. 
In Costa Rica-Grecia c'era solo fame. E sonno. Il fenomeno lo faceva Christodoulopoulos del Bologna (il che è esemplificativo) e dall'altra parte Keylor Navas, portiere del Levante. Partita modesta modestissima sul piano tecnico, accesa su quello del pathos, belli i supplementari. E' passata la Costa Rica ai rigori, ma non avrà scampo contro l'Olanda. 
A chi si chiede come facesse la Costa Rica a essere arrivata là e l'Italia no, basta notare come gli azzurri non abbiano avuto nè fame e nè fenomeni. Ed è bastata la fame della Costa Rica per passare il turno, il remare nella stessa direzione, sentire che il Mondiale è l'occasione di una vita. Non un'altra partita per presunti campioni che non vedono l'ora di andare in vacanza.
Stasera le europee torneranno sugli scudi: le due squadre più squadre di tutti forse, Francia e Germania incontreranno rispettivamente Nigeria e Algeria. Non ci saranno sorprese, Francia-Nigeria 2-0 (Benzema, Giroud) e Germania-Algeria 3-0 (Muller, Muller, Kroos).

domenica 29 giugno 2014

MONDIARIO DIA 18

Immagine tratta dalla diretta di raisport.rai.it e modificata nei colori su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 18.
E dopo Aiutinho arrivò Culão. Filippone Scolari liquida la pratica Cile inserendo un nuovo talento del calcio brasiliano: tale Culão. E non potrebbe essere altrimenti, se trascini l'ottavo di finale giocato in casa contro il Cile ai supplementari, e il tuo avversario colpisce una traversa al 120' e sull'ultimissimo rigore della lotteria, il tiro di Jara si infrange sul palo.
Brasile ai quarti, tutti che piangono, da Scolari a Neymar a Julio Cesar, non per l'emozione, ma per la pena del gioco verdeoro proposto in questo Mondiale. 
La grande Seleçao ridotta a una squadra di lotta e di corsa, senza fantasia se non in Neymar. Niente tecnica sopraffina, niente giocate sorprendenti. Questo Brasile è scontato e fisico. Come centravanti ci sono baffino Fred e Jo, roba che cominci a chiederti se Paulinho del Livorno e Eder della Samp non sarebbero stati meglio. La fortuna ha assistito la squadra padrona di casa, il Cile ha tenuto botta dando battaglia sia sul piano fisico che tecnico (e non poteva essere altrimenti quando il tuo portiere si chiama Bravo e il difensore Mena). Esce dal torneo dopo aver battuto la Spagna e l'Australia, impattato con il Brasile, e perso con l'Olanda, insomma, a testa altissima. 
Il Brasile è schierato senza schemi, in modo illogico. Serve un 4-3-3 e l'inserimento di Hernanes a centrocampo è fondamentale per dare geometrie a un reparto terribilmente carente, sorretto da Luiz Gustavo, Paulinho e Fernandiho. Ma Filippone Scolari non lo vede. E probabilmente andrà avanti con i suoi mediocri 11 fino ad affondare, senza mai cambiare.
L'unica tattica convincente vista sinora è stato l'amuleto/rosario/portafortuna maneggiato durante la roulette dei rigori (foto).
La vera squadra brasiliana è la Colombia. Un grandissimo spettacolo per almeno un'ora, sino a quando, sul 2-0 il "Professor" Pekerman ha deciso di togliere tutte le fonti di gioco offensive della squadra per chiudersi in un catenaccio clamoroso per portare a casa il risultato.
James Rodriguez sugli scudi, ha proseguito nella sua sequenza di prestazioni straordinarie, due gol anche ieri sera, di cui uno pazzesco che lo issano, assieme a Robben, Messi e Neymar a stella assoluta di questi Mondiali. E la Colombia ha anche un gioco di squadra, come dimostra il secondo gol, e una facilità di corsa travolgente.
Sulle fasce è per distacco la migliore vista sinora: Zuniga e Armero corrono come mai gli abbiamo visto fare in Italia negli ultimi anni, e Cuadrado è un fenomeno totale tutto finte e accelerazioni. L'Uruguay era poca roba, grinta, falli e zero altro. Cavani sacrificato a fare il difensore aggiunto è il simbolo di una squadra mediocre. Con cui l'Italia ha perso.
Brasile-Colombia sarà un quarto di finale magnifico. Ma occhio, perchè il fùtbol bailado è quello colombiano.
Oggi altri due ottavi. L'Olanda faticherà ad avere la meglio sul Messico, e potrebbe svolgersi una partita sulla falsariga di Olanda-Cile, ossia con i messicani a fare gioco e gli olandesi micidiali in contropiede. Pronosticão: 1-0 con rete di Robben.
L'altro ottavo è Costa Rica-Grecia. A sorpresa potrebbe spuntarla la squadra ellenica, ma sarà una partita tecnicamente avara: due squadre femmine, probabilmente la spunterà chi tiene meglio fisicamente delle due. 0-0 e vittoria greca ai rigori.
Così parlo il Polpopolão.

sabato 28 giugno 2014

MONDIARIO DIA 17

Immagine tratta da Repubblica del 28/6/2014
Diario Mondiale. Giorno 17.
Riposo mondiale, e oggi si riparte con gli ottavi nella parte di tabellone dedicata alla Coppa America. Apriranno le danze, al solito, i padroni di casa del Brasile. Contro le furie rosse del Cile, Filippone Scolari farà sedere in panchina accanto a lui il sopravvalutato Paulinho e manderà in campo Fernandinho, mediano del Manchester City. Per il resto stessa formazione: sono 4 gare che l'allenatore brasiliano non cambia l'undici in campo, alla faccia di turnover o confusione. Scolari ha scelto i suoi 11 e con quelli o va avanti o affonda. Quantomeno, progetto tecnico-tattico ben chiaro. Cosa che suona assolutamente strana alle nostre latitudini italiane.
Schema il solito 4-2-3-1+1, ossia Aiutinho, che ricordiamo, ha assistito il Brasile in 2 apparizioni su 3. Il buon Cile è vittima sacrificale designata, che però venderà cara la pelle. 
Pronostichinho? Brasile-Cile 2-1 ai supplementari. Odore di rigorino o espulsioncina: in gol Sanchez, Fred, Willian.
Immagine tratta da corriere.it
Dall'altra parte la Colombia ci asfalterà l'Uruguay. Lo prenderà a morsi. Cuadrado lo farà ballare e il meraviglioso James Rodriguez lo azzannerà senza pietà. Non ci sono chances. Se Cuadrado dovesse avere una giornata-no (pressochè impossibile), ci penserà James Rodriguez oppure la freccia (sinora in ombra) Ibarbo. O si alzerà dalla panca Quintero. Nessuna possibilità per il brutto, bruttissimo Uruguay. Una squadra che non è arrivata a sommare dieci tiri in porta in tre partite. E che proviene (lo ammettiamo?) dal più brutto girone eliminatorio. O quantomeno, quello che ha prodotto il calcio peggiore. La Colombia mostrerà di avere più mordente e li spedirà a raggiungere il cannibale Suarez dopo pochi giorni. E pace.
4-0 netto. Cuadrado, Rodriguez, Ibarbo, Cuadrado e ciao Uruguay. Presenza degli uruguagi negli ottavi? Un mordi e fuggi. Alè.
Mentre in Italia abbiamo la conferma che, pur passando il girone, non si sarebbe andati da nessuna parte. Ancora Buffon parla al Corriere lanciandosi in un: "Largo ai vecchi", mentre Cassano risponde su Repubblica con un "Abbiamo vinto anche senza Buffon, volevano decidere tutto loro". Insomma, classico giochino italico del passarsi il cerino della colpa.
E la caccia a Balotelli è assurda. Se avessimo avuto 10 fenomeni, a fronte di un Balotelli, si sarebbero vinte 3 gare su 3 data la modestia degli avversari, e questo è palese.
Intanto sono tutti a casa, vecchi, giovani e Balotelli. Da due Mondiali consecutivi. Cercare la colpa del singolo è come quando il saggio indica la Luna e lo stolto guarda il dito. 

venerdì 27 giugno 2014

MONDIARIO DIA 16

Immagine tratta da veooz.com e modificata nei colori su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 16.
Ci saluta la fase a gironi, 48 partite, la maggior parte divertenti, 136 reti, media di 2.8 a partita. Ieri hanno chiuso i gironi G e H, qualificando (secondo le previsioni) Germania e Usa da una parte e Belgio e Algeria dall'altra. I tedeschi vincono 1-0 con gli americani con la rete di Muller, la quarta, sempre più fenomeno da Mondiale. Il tiki-taken continua a funzionare bene, stavolta riesce a piegare la difesa ad oltranza a stelle e strisce su azione da calcio d'angolo, segno che il tiki-taken + panzer è un'ottima formula. Ora per i tedeschi ci sarà lo scoglio Algeria negli ottavi. I nordafricani riescono a impattare con la Russia di Capello e passano come secondi: hanno una buona tecnica e discrete folate offensive, ma contro la corazzata teutonica hanno pochissime chances. 
La rete del pareggio algerino di Slimani sugli sviluppi di un angolo è però viziata da un'uscita completamente sballata di Akinfeev, condizionata probabilmente dai laser (foto) provenienti dagli spalti che l'hanno disturbato durante la battuta del calcio piazzato. Ma gli arbitri, al solito, non si accorgono di nulla.
Da notare come i tecnici italiani Prandelli, Zaccheroni e Capello siano stati eliminati tutti al primo turno, con una sola vittoria all'attivo su 9 gare. Sommando anche le reti siamo a 6 totali (2 Italia, 2 Giappone, 2 Russia), segno che in un Mondiale dove trionfa chi segna, i mister di casa nostra non sono proprio all'avanguardia sugli schemi offensivi.
L'altro ottavo sarà Belgio-Usa. Il Belgio chiude con 3 vittorie su 3, ma vanno calibrate al netto di un girone tutt'altro che ostico (Algeria, Russia, Corea del Sud). Molti talenti, poco gioco. Anche gli Usa potranno metterli in difficoltà con il loro catenaccione pesante.
16 qualificate, metà sono del continente americano (Brasile, Cile, Colombia, Uruguay, Messico, Costa Rica, Argentina, Usa), sei le rappresentanti europee (Francia, Germania, Olanda, Grecia, Svizzera, Belgio), e due le africane (Algeria e Nigeria). 
Nomi pesanti europei hanno già lasciato il Brasile: Croazia, Spagna, Italia, Inghilterra, Portogallo. Segno che non è un Mondiale per europei, ma il vecchio continente grazie a incroci di tabellone potrà comunque portare due rappresentanti in semifinale, da una parte le favorite sono Germania e Francia e dall'altra l'Olanda.
Immagine tratta da gazzetta.it