lunedì 14 luglio 2014

MONDIARIO DIA 33

Immagine tratta da vanityfair.it e modificata su befunky.com
Diario Mondiale. Giorno 33.
Il giovane Mario. Con un gol al 113', stop e tocco al volo e palla che si insacca alle spalle dell'indeciso e immobile Romero. In una giocata esplode tutto il suo talento. Campioni del Mondo.
Quanti in Italia avrebbero messo la firma sotto questa frase prima del Mondiale brasiliano, convinti che quel Mario potesse essere proprio Balotelli, che andava a decidere la finale con un colpo di classe.
E invece no, il Mario è Mario Götze, 22 anni da un mese, da Memmingen. Germania. E' il cannoniere della finale della Coppa del Mondo, un po' come il nostro Mario insomma, diventato in questi giorni cannoniere (ma nel sinonimo di artigliere) grazie al fucile puntato nella foto su Instagram. Dettagli, sottigliezze.
La Germania è stata un'armata. 15 vittorie e 2 pareggi nella strada tra qualificazioni e fase finale di questo Mondiale. La Coppa alzata come unico finale possibile.
Ha vinto la squadra più forte, più bella, più talentuosa e più offensiva del torneo. Grandi meriti al Ciccio Löw, che ha unito concetti del guardioleggiante tiki-taka sfinente del Bayern, al calcio verticale del Borussia Dortmund, tra le squadre più belle prodotte dal movimento europeo nell'ultimo biennio. Questo tiki-taken più panzer ha unito il gran possesso palla e la difesa alta alla verticalizzazione dell'azione, con giocate smarcanti, una volta arrivati sulla trequarti avversaria. Dimostrandosi sempre pericolosa e sempre comandante del gioco, contro chiunque. L'Argentina ha fatto la migliore partita del suo Mondiale, dimostrandosi degna della finale. Ma non è bastato.
Imm. tratta da Berlin Morgenpost del 13/07/2014.
E le scelte dalla panchina hanno fatto la differenza. Schürrle e Götze hanno deciso il match, mentre la scelta al 45' di togliere Lavezzi, che con la sua velocità aveva creato più di un grattacapo a Höwedes, per inserire Aguero totalmente fuori forma, è stata un harakiri bell'è buono.
3 gli ingredienti di questa vittoria: in questo ordine, il talento, la personalità, il gioco.
Il talento nei piedi dei tedeschi era innegabile, sapevano tutti dare del tu al pallone, partendo dall'enorme Neuer (fantastico portiere). La personalità. Perchè è tutta gente che sa come vincere, che sa gestire la pressione di fasi finali di competizioni. Ozil, Müller, Schweinsteiger, Kroos, Lahm, Götze, Neuer, Hummels è gente abituata ad arrivare in fondo e prendersi le coppe. Da quando hanno 20 anni giocano titolari nei loro club e in Nazionale. E il gioco, perchè bisogna trovare un modo di incastonare i talenti e le personalità nel giusto sistema di gioco che valorizzi tutti senza sacrificarli. E difatti con Lahm, nella sua posizione originaria di terzino la Germania, è sbocciata dopo le prima partite. 
Come ha fatto notare Mario Sconcerti da Sky, sarà un caso che la Germania non ha mai importato i super campioni dall'estero (si pensi a Cruijff, Maradona, Baggio, Ronaldo, Messi, Cristiano Ronaldo) e nelle occasioni che contano è sempre stata presente? Ha valorizzato il prodotto locale, e ora ha una fioritura di talenti magnifica, focalizzata sul calcio e non persa tra social network, pettinature e tatuaggi, che sa cosa fare nei momenti decisivi.
Ha deciso un ragazzo del '92. Sfogliate un almanacco dell'ultima Serie A, cercate i '92 italiani. Troverete El Shaarawy, De Sciglio, Baselli, Biraghi, Perin, Bardi, Ceccherini, Longo, Antei. Stop. Solo il primo, per mezza stagione, ha mostrato un barlume di talento, dato per disperso da un anno e mezzo tra infortuni e l'ingombrante presenza tattica di Balotelli. Non ne abbiamo uno pronto. Abbiamo talento? Poco, a 22 anni è ancora acerbo. Abbiamo personalità? Zero, anzi mille se la personalità è quella sui social. E il gioco? Ieri la Germania ha giocato con il possesso, l'Argentina con il contropiede. E l'Italia? Che gioco abbiamo? Un misto indeciso, non abbiamo attualmente un modello italiano. 
Sul talento, sulla personalità e sul gioco è necessario costruire. Sennò saremo invitati per anni come Rizzoli, a partecipare come arbitri alle finali degli altri.

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