martedì 29 luglio 2014

PIPPO E IL TOCCO DELL'ALLENATORE

Immagine tratta da gazzetta.it e modificata su befunky.com
Quando i soldi non ci sono. Quando in rosa si hanno una marea di giocatori senza arte nè parte, sospesi nel limbo del "potrebbero essere, ma non sono ancora". Quando Allegri non ha cavato un ragno dal buco nella scorsa stagione. Quando Seedorf fa 35 punti in 19 gare, ma viene allontanato per poco feeling con dirigenza e spogliatoio. Quando si è reduci da un ottavo posto e non si hanno giocatori in rosa da poter cedere e far cassa e rifare tutto. Ecco. Questo è il momento o di farsi benedire definitivamente, o di cercare un nuovo messia della panchina.
Bene. Questo è il momento di Pippo Inzaghi.
Una gatta da pelare epocale per l'idolo di undici felici stagioni passate al Milan.
Deve avere il tocco. Rendere leader qualcuno dei vari Montolivo, Balotelli o El Shaarawy. Far sbocciare definitivamente Poli, Niang, Saponara, Cristante o Mastour. Dare un senso a calciatori come Mexes, Honda, Essien, Constant. 
Tutto un "se" e un "ma". 
La chiave è riuscire a volgere in positivo queste situazioni da "se" e da "ma". Riuscire a trasformare i singoli in squadra, e far crescere gli interpreti a uno a uno.
E in una situazione del genere serve un fuoriclasse della panchina.
Pippo ha un'occasione d'oro professionale enorme. Passare come il Sacchi della situazione o fare la fine dei vari Leonardo, Seedorf o anche Stramaccioni e Ferrara di recenti memorie interiste e juventine.
Disciplina, regole ferree, principi di gioco chiari, squadra titolare definita, uno schema che riesca a valorizzare la maggior parte dei giocatori sia in fase offensiva che in quella difensiva.
Inventarsi qualcosa, o semplificare il più possibile i concetti. Due sono le strade.
Riuscisse a rendere in campo il Milan padrone del gioco, con questa sgangherata rosa, sarebbe già un successone.
In una situazione abbastanza caotica si trovò non più di un anno fa Rudi Garcia alla Roma, con una rosa giallorossa reduce dalle faticose annate targate Luis Enrique e Zeman/Andreazzoli e una contestazione veemente anche agli allenamenti.
Ma riuscì ad avere il tocco. Trasformò i solisti in una grande squadra. Tecnicamente e mentalmente. Ha dato gioco, ha valorizzato tutti, ha fatto sbocciare definitivamente Pjanic e Benatia, ha rivitalizzato De Rossi, De Sanctis e Maicon, ha dato un senso a Castan e Destro. 
Questa è la via che deve seguire Inzaghi.
"E' amatissimo da tutti noi, ha il supporto totale della società, siamo convintissimi", ha sentenziato ieri Galliani. E questo è già un ottimo inizio.
Partire in sordina, a fari spenti, potrebbe essere un vantaggio. Serve lavorare, lavorare, lavorare e non scoraggiarsi alle prime difficoltà. Anche se alla voce acquisti leggi ancora solo Agazzi, Alex e Menez.

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