sabato 19 luglio 2014

BOMBOLETTA TOP PLAYER

Immagine tratta da subitonews.com e modificata su befunky.com
L'abbiamo visto ai Mondiali, è fortissimo sui calci piazzati, in particolare sulle punizioni e ha un ottimo rapporto con gli arbitri.
E uno così non poteva che sbarcare nel campionato italiano al termine della Coppa del Mondo.
Parliamo di Bomboletta, il Top Player che sbarca nella nostra Serie A al termine di una rassegna iridata trionfale.
Perchè altro non ci si può permettere, oltre alla bomboletta per delimitare barriere e spazi di battuta dei calci piazzati.
Pochi soldi, spesso mal spesi, e nessun big nel pieno della carriera che arriva in Italia. Ormai sta diventando un'abitudine. Abitudine che si sta consolidando talmente, che il termine "top player" che furoreggiava sulle prime pagine dei quotidiani e sulla bocca di opinionisti e calciofili comuni, è sparita. Dissolta, come mai esistita. Abbasso i voli pindarici. 
Nessuno più parla di top player per il mercato. 
E d'altronde ci vorrebbe coraggio a parlarne, se si sfogliano le tabelle di calciomercato alla voce acquisti delle big troviamo: parametri zero ultratrentenni, giocatori in divenire, progetti di fuoriclasse e nessun campione globalmente riconosciuto.
Leggiamo di Brillante, Tatarusanu, Octavio, un Vidic che va per i 33, Dodò, M'Vila, Coman, Evra 33enne, Morata, Parolo, Djordjevic, Basta, Menez, Alex che di primavere ne conta 32, Agazzi, Koulibaly, Michu, Ashley Cole che a dicembre ne fa 34, Emanuelson, Ucan, Keita (34), Iturbe. 
22 nomi. Quasi tutti stranieri. 
Più facile trovare Flop Player piuttosto che Top Player. Di sicuro la maggioranza sono Rat-top Player, quando la realtà si scontra con i sogni di mercato. E qualcuno è anche Zop-player, fisicamente non troppo integri, vuoi per infortuni o età e lasciati partire senza troppi rimpianti.
Il calcio italiano ha bisogno di riforme, una su tutte: tutelare i calciatori nazionali dall'ondata di Trop-Player stranieri, mettere un tetto al loro ingresso, o alla loro presenza nell'undici titolare. Dopo due disfatte Mondiali così fragorose, è necessario che ogni riforma, ogni testa pensante (e qua si va con il lanternino a trovarne una che ponga l'interesse Nazionale davanti a quello economico) in Federazione e Lega Calcio, si focalizzi su come preservare il talento italiano. Una sorta di protezionismo nazionale calcistico.
Perchè se l'Argentina e l'Atletico Madrid dimostrano che anche senza 11 Top Player a volte puoi arrivare in finale nelle competizioni che contano, è anche vero che entrambe sono rimaste a mani vuote, a fronte di colpi di classe risolutivi dei campioni tedeschi e del Real Madrid, talmente erano tanti.
I Top Player servono. Non si hanno soldi per acquistarli? Ok. Allora si vada a crearli in casa. Italiani. Questa deve essere la linea guida. 
Con la speranza che i nostri calciatori diventino Top Player anche mentalmente e che, alla vista della bomboletta in campo, non pensino di utilizzarla per darsi una rinfrescata alla cresta ossigenata per un selfie da inviare sui social!

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