mercoledì 8 agosto 2012

PUNTO OLIMPICO N. 11

Immagine tratta da rosmarinonews.it
Giornata poco positiva per i colori azzurri in queste Olimpiadi di Londra 2012, che per una volta non hanno portato a casa altre medaglie. Vediamo chi sono stati i migliori e i peggiori di oggi.
I MIGLIORI
Josefa Idem (canoa): Credo che siano finiti gli aggettivi per descrivere questa fantastica atleta: con le gare disputate oggi, ha ufficialmente preso parte a ben 8 edizioni consecutive dei Giochi Olimpici, le prime due con la Germania Ovest, le altre con i colori azzurri. Nel 1984, a Los Angeles, aveva appena vent'anni, oggi va per i quarantotto, e gareggia contro atlete che potrebbero tranquillamente essere sue figlie. Eppure, nonostante l'avanzare degli anni, nel K1 500 metri continua a spiegare a tante avversarie come si fa a vincere: un'eliminatoria in scioltezza, senza forzare troppo, una semifinale a tutta forza, imponendosi con il suo ritmo e strappando l'ennesima finale olimpica della carriera. Giovedì mattina tornerà nuovamente in acqua, per giocarsi ancora una volta una medaglia e riscrivere la storia, dopo aver già vinto un oro, due argenti e due bronzi olimpici. E anche se non dovesse arrivare un podio, nessuno potrebbe rimproverare niente a questa fantastica atleta, perché arrivare così in alto a quest'età è già una strepitosa vittoria. Semplicemente immensa, infinita Josefa, un vero esempio di voglia e di tenacia.
Vanessa Ferrari (ginnastica): Merita di essere tra le note positive di oggi, come meritava decisamente di ottenere una medaglia e di ricevere un rispetto maggiore per quanto fatto in questi anni. Esplosa alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, in cui era stata la più giovane tra le atlete azzurre, aveva incontrato molte difficoltà in seguito ad un infortunio, non riuscendo in quell'edizione dei Giochi a dare il massimo. Era andata avanti, nonostante alcune difficoltà e altri problemi fisici, era tornata alla forma migliore e si era presentata a Londra con serie ambizioni di medaglia. Dopo un'ottima prova nella competizione a squadre, si era guadagnata la finale con il terzo punteggio complessivo, il che legittimava le sue velleità di podio. Purtroppo, in finale è arrivata la crudele beffa del quarto posto, benché sia giunta a pari punti con la russa Mustafina: in questi casi, infatti, prevale il voto dell'esecuzione, che è stato più alto per la russa. Una vera delusione, che la povera Vanessa non meritava.
Chris Hoy (ciclismo): Dalla disciplina che ha regalato più soddisfazioni ai padroni di casa, il ciclismo su pista, è arrivato un altro oro per la squadra britannica, e questo sa veramente di leggenda; perché con questo successo, oltre ad essere arrivata la settima vittoria inglese in dieci competizioni su pista in queste Olimpiadi, un uomo è entrato definitivamente nella storia dello sport. Con il trionfo di oggi, Sir Chris Hoy è diventato l'atleta inglese con il maggior numero di ori olimpici, ben sei, superando il fenomeno del canottaggio Steve Redgrave, che si fermò a cinque successi, e raggiungendo Bradley Wiggins al primo posto tra i britannici più medagliati di sempre. Oggi, nel keirin, ha compiuto molto probabilmente l'ultima impresa della sua strepitosa carriera: in una gara durissima contro il tedesco Levy, è stato in testa fin dall'inizio, ha subito il sorpasso dell'avversario nell'ultimo giro, ma ha avuto la forza di reagire e riportarsi davanti, tagliando per primo il traguardo. Il modo migliore per concludere la sua esperienza da atleta, ed entrare ancora di più nella leggenda dello sport olimpico e mondiale.
Ilya Zakharov (tuffi): Il sogno della Cina, che sperava di vincere per la prima volta la medaglia d'oro in tutte le gare di tuffi di questa Olimpiade, si è infranto davanti alla classe e alla bravura di questo giovane atleta russo. Classe 1991, Zakharov è un atleta emergente nella disciplina, che si è imposto per la prima volta sulla scena agli Europei del 2010 e ai Mondiali del 2011, conquistando complessivamente quattro medaglie, tutte d'argento, come se gli mancasse ancora qualcosa per arrivare al successo. Quest'anno, il salto di qualità è stato compiuto definitivamente: dopo l'argento nella piattaforma 3 metri sincro, infatti, il russo si è presentato con grande sicurezza alla prova individuale, sfidando lo strapotere del campione cinese He e del suo connazionale Qin fin dalle eliminatorie, concluse al primo posto. Dopo il secondo posto in semifinale, Zakharov si è preso la rivincita nella finale, conclusa con punteggi altissimi, tanti 10 nella parte finale della gara, e un ultimo tuffo praticamente fantastico, da oltre 100 punti. La medaglia d'oro oggi è meritatamente sua, con buona pace dei cinesi.
I PEGGIORI
Liu Xiang (atletica): L'uomo che quattro anni fa aveva fatto piangere quasi un miliardo e mezzo di persone oggi è riuscito nell'impresa di fare altrettanto. A Pechino, tutti attendevano con ansia la prestazione dell'ostacolista padrone di casa, già campione olimpico quattro anni prima e serio candidato per il bis. Invece, un infortunio al tendine d'Achille costrinse Liu a dare forfait davanti al suo pubblico, che si trovò davanti ad un vero e proprio dramma nazionale. Quest'anno era arrivato a Londra per rifarsi da quella cocente delusione, per battere tutti i rivali e dimostrare che il più forte è ancora lui. Invece la maledizione olimpica si è ripetuta: nelle qualificazioni, il cinese ha centrato in pieno il primo ostacolo, crollando a terra e dicendo subito addio ai suoi sogni di rivalsa. Una vera beffa per lui, che nella caduta si è anche infortunato seriamente, ed è stato costretto a finire la gara su una gamba sola, ricevendo poi il sostegno di tutti i suoi avversari e l'applauso dell'intero stadio, che ha capito il suo dramma e l'ha comunque incoraggiato. Il suo bacio all'ultimo ostacolo è sembrato un saluto non solo all'Olimpiade, ma alle gare in genere: vedremo se ci ripenserà.
Adam Krikorian (pallanuoto): Per qualche minuto, l'allenatore americano della squadra femminile di pallanuoto deve essersela vista davvero brutta: per un suo errore, infatti, le sue ragazze hanno rischiato seriamente di veder sfuggire i loro sogni di vittoria. Nella semifinale tra Stati Uniti e Australia, a poco più di un minuto dalla fine di una partita dura e tirata, le americane si sono portate in vantaggio, e hanno cercato di resistere a tutti gli attacchi delle australiane. A un secondo dalla fine, con il pallone uscito dal campo, l'allenatore americano chiede time out, convinto che il possesso sia per la sua squadra. Invece gli arbitri assegnano la palla all'Australia, e per regolamento, siccome non si può chiedere una sospensione se non si è in possesso del pallone, concedono un rigore contro le americane, che riporta il punteggio in parità. Una vera e propria ingenuità da parte di Krikorian, allenatore molto esperto, che per una volta è stato tradito dall'emozione e ha rischiato di compromettere tutto. Per fortuna le sue ragazze si sono imposte dopo i supplementari, scacciando i cattivi pensieri dalla testa del loro allenatore.
I giudici (ginnastica): Diciamola tutta: assistere ogni volta a dispute perché i giudici hanno favorito un atleta a danno di un altro ci ha stufati, è qualcosa che stride terribilmente con lo spirito sportivo dei Giochi Olimpici. Oggi si sono verificati due episodi paradossali, al limite del ridicolo, che gettano nuove ombre sul sistema dei punteggi e dei giudizi nella ginnastica. Prima l'americana Raisman, giunta quarta nella trave, ha ottenuto il terzo posto a danno della rumena Podor dopo un ricorso, perché il suo punteggio di partenza era stato calcolato male. Poi proprio la Podor, sfavorita e forse danneggiata in precedenza, ha ricevuto una valutazione forse eccessiva nel corpo libero a danno della nostra Vanessa Ferrari, penalizzata invece più del giusto e costretta ad un amarissimo quarto posto. Bisogna rivedere qualcosa in questo genere di competizioni, lo dicevamo per i tuffi e lo ripetiamo oggi: il giudizio umano è estremamente soggettivo, per questo bisognerebbe forse fare ricorso alla moviola per chiarirsi di più le idee e rivedere alcune scelte magari affrettate. A ciò si aggiungono le regole da cambiare: possibile che se due atlete giungono a pari punti viene premiato il giudizio sull'esecuzione rispetto al punteggio di partenza? E' normale che chi porta un esercizio più semplice ha più possibilità di fare bene. Un ex-aequo in questi casi non potrebbe essere la scelta migliore?
L'Italvolley (pallavolo): La vera delusione della giornata, stavolta senza giustificazioni di sorta, viene dalle nostre pallavoliste, che per l'ennesima volta interrompono ai quarti di finale il loro cammino nelle Olimpiadi. Dopo la vittoria nella Coppa del Mondo dello scorso anno, la squadra di Barbolini sembrava finalmente pronta a dare la caccia all'unico titolo che le mancava, ovvero l'oro olimpico. Le premesse c'erano tutto, il gruppo era forte e molto esperto, con un buon mix di atlete giovani e promettenti e di veterane probabilmente all'ultima competizione in Nazionale. Invece, dopo aver disputato una fase a gironi più che positiva, con tre vittorie e una sola sconfitta al tie-break contro la temibile Russia, l'Italia si è sciolta contro la Corea del Sud, avversaria dura ma di certo non imbattibile. Come ad Atene 2004 e a Pechino 2008, alle azzurre è mancata la tranquillità, la capacità di gestire il momento importante e il peso di una sfida a eliminazione diretta. Poca incisività in attacco, errori talvolta banali e imprecisione in fase di ricezione, cambi dalla panchina che non hanno cambiato la gara: dopo il primo set vinto, le ragazze si sono man mano spente, consegnando alle coreane il pass per le semifinali. Ancora una volta, per l'ennesima volta, la loro avventura olimpica è finita male e decisamente troppo presto.

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