mercoledì 4 aprile 2012

COM'E' TRI(e)STE CAGLIARI...



E' di queste ultime ore la notizia della guerra mossa dal comune di Cagliari, e in particolare dal suo primo cittadino Massimo Zedda, al presidentissimo del Cagliari Massimo Cellino.
Ricapitoliamo i fatti, per avere una visione più chiara della situazione.
L' impianto Sant' Elia è stato approntato nell' estate del 1970, a seguito dell' unica vittoria dello Scudetto da parte di Gigi Riva e soci, e costò al comune di Cagliari 1,9 miliardi delle vecchie lire, un quarto dei quali coperti dal Credito Sportivo rilasciato dal CONI.
Poteva contenere circa 60 mila posti a sedere e 70 mila contando anche quelli in piedi.
A meno di vent'anni dalla sua costruzione, fu ristrutturato per Italia '90. I lavori durarono 2 anni, costarono molto più del preventivato, circa 24 miliardi di lire, e subì il ridimensionamento della sua capienza iniziale ad un terzo, arrivando a contenere circa 40 mila spettatori.
I problemi gravi iniziano nel 2002, con il Cagliari in Serie B, con il niet della Lega Calcio all' agibilità a causa di crolli possibili nei settori dei distinti e delle curve.
La società, con il consenso del Comune che strinse un patto di 11 anni con Cellino, investì a tempo di record 3 milioni di euro per la costruzione di tribune posticce in tubi Innocenti, che tuttora sono a ridosso delle porte dello stadio, al fine di mettere in sicurezza le curve e avvicinare il pubblico al campo, diminuendo la distanza dovuta al campo d' atletica.
In quel periodo i rossoblù migrarono a Tempio Pausania per alcune partite.
La capienza si ridusse ulteriormente a 23mila posti, e il presidente del Cagliari iniziò a cullare il sogno di costruire uno stadio di proprietà.
E' datato addirittura 2007 il primo progetto dello stadio, 25mila posti a sedere, pannelli solari, spazi esterni per jogging, beach tennis e volley, ristoranti, negozi e museo della squadra.
I lavori dovevano iniziare nel 2009 e terminare nell' agosto 2010, interamente a carico della società. E qui parte il braccio di ferro con il Comune del capoluogo sardo, che non trova un' area da destinare alla nuova casa della squadra.
Dapprima Cellino strizzò l' occhio ad Assemini (dove si allena la squadra), poi Quartu Sant' Elena ed infine Elmas, alla ricerca di terreni edificabili.
Compra ad Elmas nel 2010 i terreni prescelti, ma il progetto approvato dal Comune, è bloccato dall' Enac, la società aeroportuale, poichè troppo vicino al piano espansionistico previsto dello scalo aeroportuale.
E nel 2012, notizia recente, arriva la dichiarazione di inagibilità della Lega Calcio, per colpa della fatiscenza della struttura, e il Cagliari è costretto a giocare in uno scenario surreale, con i settori dei Distinti e della Curva Sud chiusi. La capienza scende a 14mila, sotto il minimo richiesto dalla Lega di 20mila, per cui la società è costretta a chiedere una deroga, e successivamente, a traslocare a Trieste per le ultime gare di questa stagione, per evitare di incorrere in penalizzazioni.
Preso atto del trasloco, il sindaco di Cagliari, Zedda, decide di presentare in Lega la richiesta del pignoramento di 2,5 milioni di euro dai diritti televisivi spettanti al sodalizio rossoblù, come rimborso dei canoni d' affitto in arretrato che Cellino deve al Comune. Ribadendo che il presidente del Cagliari non potrà ricevere gratis l' area del Sant' Elia.
Intanto il Coni boccia lo stadio ad Elmas, indicando nel motivo principe di rifiuto, la non ottimale vista dalla tribuna principale e per le telecamere principali.
Cellino viene iscritto nel registro degli indagati per abuso d' ufficio e tentata estorsione per l' acquisto dei terreni dello stadio.
Insomma, quel che pare chiaro è che ognuno cerchi di tirar l' acqua al suo mulino: il Comune, cercando di impedire l' esodo fuori città della squadra, ma nel contempo ricavando qualcosa dalla cessione dei terreni atti alla costruzione, e il Cagliari, nel cercare testardamente la costruzione di questo nuovo stadio, esasperando al massimo la questione della fatiscenza del Sant' Elia.
Tirando le somme, non è altro che la riproposizione del classico tran-tran italiano in salsa sarda, dove le istituzioni sono indecise e sono nient'altro che colossi burocratici lenti ed ingombranti, e gli imprenditori recitano il ruolo dei classici furbetti che farebbero di tutto pur di andare incontro ai loro interessi e realizzare i loro progetti.

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