domenica 29 aprile 2012

Profondo rosso

Immagine tratta da gpone.com

“La realtà e la fantasia spesso si confondono come un cocktail di cui non riesci a distinguere i sapori!”.
La realtà, dopo solo due prove del motomondiale, è che la Ducati e Valentino Rossi proprio non vanno. La fantasia, è vedere Rossi vincere il mondiale numero dieci della sua carriera. Oggi per il centauro di Tavullia è fantasia anche salire sul podio.
Prima gara in Qatar, qualifiche grigie da dodicesima posizione e gara passiva conclusa al decimo posto.
Seconda gara in Spagna, pista di Jerez de la Frontera. Qui Vale ha vinto 6 volte ma nel motomondiale la storia su un circuito conta poco quando non hai due ruote, un motore e una voglia di lottare che ti spingono.
La realtà è dura. Possono due gare del motomondiale spegnere le speranze iridate della Ducati e di Valentino Rossi? Si. A malincuore.
“Tu credi di dire la verità e invece dici soltanto la tua versione della verità!”
Il pesarese non si è mai lamentato delle moto che ha guidato come in questi due anni con la Ducati. Continui accorgimenti tecnici, battute sottili hanno caratterizzato questa esperienza Rossi-rossa. Tra i due non è sbocciato l’amore sperato e il feeling non è mai stato a livello Rossi-Yamaha, forse l’unico amore del pilota italiano nella sua gloriosa carriera. È impensabile che un nove volte campione del mondo arrivi ultimo tra i quattro piloti ducati, guidando apparentemente la stessa moto. È impensabile prendere due secondi netti di ritardo nelle ultime qualifiche in Qatar dal tuo compagno di squadra Hayden, di certo non un mostro in velocità. È impensabile sudare per tutta la gara per la nona posizione con l’altro compagno di scuderia Barbera, non certo un mostro di esperienza. I dubbi sulla tenuta psico-fisica di Rossi son legittimi.
La Ducati è dura da guidare ma per Rossi sembra duro guidare.
“Tu hai già ucciso e sento che ucciderai ancora!”
Può essere letto così il Melandri pensiero di giornata. Lo sfogo del ravennate viene da lontano. 4 anni fa anche lui non riusciva a guidare la moto di Borgo Panigale. Criticato da tutti, Ducati compresa, è scappato dalla rossa e ora vive un’altra carriera sportiva in Superbike.  La desmosedici italiana, quindi, è abituata a fare vittime illustri. Una moto, un gioiello di elettronica, difficile da guidare per molti, tranne che per Casey Stoner. L’australiano in sella si trasformava in un razzo per tutti, su tutti i circuiti. Scattava ed era utopia raggiungerlo. L’unico sopravvissuto.
L’ultima dichiarazione, nel post gara del Qatar, proietta al 2013. “Ci sarà una rimescolata di piloti” segna già oggi il divorzio Ducati-Rossi, lasciando il posto ad un’altra vittima.

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