giovedì 7 giugno 2012

IN RICORDO DEL MOZART DEI CANESTRI

Immagine tratta da basketcase.blogosfere.it

Oggi, in Croazia, è una giornata di lutto nazionale, perché ricorre un triste anniversario: la morte del Mozart dei Canestri, Drazen Petrovic. Un tragico incidente stradale, il 7 giugno del 1993, se l'è portato via a nemmeno 29 anni di età, gettando nello sconforto e nel dolore migliaia di tifosi di tutto il Mondo, appassionati da quello che il giovane cestista croato riusciva a fare sul parquet.
Nato a Sebenico, città costiera nel sud della Croazia, Drazen sviluppa da subito un amore viscerale per lo sport e per la pallacanestro, ispirato anche dal fratello maggiore Aleksandar (visto anche in Italia da giocatore e allenatore). La sua è una passione a dir poco maniacale: si sveglia tutte le mattine alle sei, va nella palestra del paese, di cui ha le chiavi, e si allena per alcune ore a tirare e dribblare le sedie prima di correre a scuola. A quindici anni entra nella squadra della sua città, e presto conquista un posto da titolare, trascinando la sua formazione a disputare due finali consecutive di Coppa Korac, entrambe perse contro il Limoges. Nel 1984 si trasferisce al Cibona di Zagabria, con cui si impone definitivamente tra le stelle del basket europeo: in 4 stagioni vince un Campionato jugoslavo, tre Coppe di Jugoslavia, due Coppe dei Campioni e una Coppa delle Coppe, e in una singola partita di campionato segna la bellezza di 112 punti. Desideroso di nuove sfide, nel 1988 si trasferisce in Spagna al Real Madrid, dove in un solo anno ottiene Coppa di Spagna e Coppa delle Coppe, dimostrandosi un vero e proprio dominatore, un giocatore di livello superiore rispetto a tutti gli altri in Europa.
La sua voglia di competere è tale che nell'estate del 1989 decide di compiere il grande salto: si dichiara eleggibile per il Draft NBA, e viene scelto dai Portland Trail Blazers, la squadra di Clyde Drexler. La sua è un'esperienza difficile, perché in quel periodi i giocatori europei godono di scarsa considerazione in America, e infatti Drazen è considerato poco più di una riserva; gioca 12 minuti a partita, per lo più nel "garbage time" (ovvero a risultato già acquisito) e nel suo ruolo viene chiuso da almeno altri 4 giocatori. Per questo, neanche il raggiungimento della Finale NBA del 1990 (persa con Detroit) lo soddisfa, e così nel gennaio 1991 viene scambiato con i New Jersey Nets. Qui, Petrovic trova la fiducia dell'ambiente e il minutaggio che cercava, e subito ripaga tutti con prestazioni di altissimo livello. La sua media punti lievita oltre i 20 a partita, il suo ruolo di leader in campo non è più contestato da nessuno, e alla fine della stagione 1993 viene addirittura inserito nel terzo quintetto della NBA, riconoscimento storico per un cestista europeo.
Anche con la Nazionale arrivano importanti soddisfazioni per lui. Nelle prime competizioni che disputa con la maglia della Jugoslavia, conquista un bronzo nelle Olimpiadi del 1984, nei Mondiali del 1986 (in cui è anche eletto MVP) e negli Europei 1987. Poi, con l'arrivo in panchina di Dusan Ivkovic e l'emergere di altri grandi talenti come Paspalj, Kukoc, Radja e Divac, oltre ai giovani Djordjevic, Danilovic e Savic, Petrovic diventa il leader di una squadra fantastica, che mette in mostra un basket fenomenale e si impone come una grande realtà a livello mondiale. Nel 1988 arriva l'argento alle Olimpiadi contro la grande URSS di Sabonis, poi solo vittorie, agli Europei casalinghi del 1989 e ai Mondiali 1990. All'apice del successo, però, sulla squadra si abbatte il dramma della guerra che sta esplodendo in Jugoslavia tra croati e serbi, dilaniando il Paese e i suoi abitanti. Dopo la separazione dalla Serbia, Petrovic diventa il capitano della neonata nazionale croata, che trascina ad uno storico argento contro il Dream Team USA del 1992, e nell'estate successiva guida i suoi nelle qualificazioni agli Europei.
E' proprio in questo contesto che arriva il tragico appuntamento con il destino. Dopo una partita in Polonia, Petrovic e compagni devono recarsi in Germania per il match successivo, ma lui decide di non seguire i compagni in aereo, e di recarsi sul posto in macchina con la fidanzata. La donna però, a causa del maltempo e della scarsa conoscenza delle strade, si spaventa mentre è alla guida, e provoca l'incidente che costa la vita a Drazen. E' il 7 giugno 1993, il giocatore croato muore sul colpo a 28 anni. La notizia fa il giro del Mondo, in Croazia l'intera Nazione è sotto choc per la scomparsa del suo simbolo più grande, in America tutta la NBA lo compiange e i New Jersey Nets ritirano la maglia numero 3 in suo onore. Sulla sua lapide, molti anni dopo, riuscirà a piangere anche Vlade Divac, cestista serbo che per anni aveva condiviso la stanza e una fortissima amicizia con Drazen, prima che la guerra e alcune incomprensioni li dividessero per molti anni, e la morte impedisse ai due la riappacificazione (la NBA ha raccontato la loro storia in uno splendido documentario, Once Brothers).
Oggi ricorre il diciannovesimo anniversario della sua scomparsa. Il basket europeo e mondiale è molto cambiato nel frattempo, la NBA ha definitivamente aperto le porte a giocatori provenienti da altri continenti, alcuni dei quali (Parker, Nowitzki, Gasol) hanno ormai acquisito il ruolo di autentiche superstar, quasi alla pari con gli americani. Ma nessuno ha mai dimenticato il Mozart dei Canestri, il micidiale cecchino che non si tirava mai indietro e affrontava ogni nuova sfida con grinta e decisione, convinto di vincere. Con il suo esempio, è diventato un mito per tutti i cestisti d'Europa, ha aperto le porte dell'America a tanti ragazzi talentuosi, alcuni provenienti da quella che era la sua Jugoslavia. Ancora oggi, tanti anni dopo la sua scomparsa, la Croazia lo piange e ricorda commossa quel suo giovane figlio che, a detta della sua stessa madre, era un angelo nella vita, e un diavolo quando si trovava sul parquet.

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