martedì 29 maggio 2012

PAGELLARIO SUL GIRO D'ITALIA

Immagine tratta da gazzetta.it

Anche se con un piccolo ritardo, causa assenza del sottoscritto dall'Italia, ecco le mie personali pagelle sul Giro d'Italia che si è appena concluso, dividendole tra i "buoni" e i "cattivi", ovvero le sorprese positive e le delusioni della corsa. Iniziamo dai BUONI:
Hesjedal: Alzi la mano chi, tra tutti coloro che hanno visto e commentato il Giro, avrebbe messo il suo nome tra quello dei favoriti prima dell'inizio. Invece, questo canadese di 31 anni ha messo d'accordo tutti man mano che le tappe passavano e lui si dimostrava in grado di tenere i migliori, se non addirittura di affrontarli alla pari. Presa la maglia all'arrivo di Rocca di Cambio, l'ha scambiata due volte con Rodriguez, prima di riprendersela nella crono finale. Non ha vinto tappe (la cronosquadre non fa testo), ma è stato regolarissimo, tenace come solo chi, come lui, è stato per anni nella mountain bike da protagonista. Era un uomo di classifica, un Carneade, uno scalatore con una tappa vinta al Tour (anche lì una cronosquadre) e una alla Vuelta, oggi è il primo canadese di sempre a trionfare al giro. Voto 9.
Rodriguez: L'altro grande protagonista della corsa insieme a Hesjedal, ha sognato e accarezzato il successo per molto tempo, ma si è dovuto arrendere all'avversario nella cronometro di Milano, cedendo il simbolo del primato per soli 16 secondi. Alla fine, si è tolto la maglia rosa ed ha indossato quella rossa a punti. Una beffa per Purito, ma comunque rimangono la grande soddisfazione di aver vinto due tappe e di essere arrivato sul podio di uno dei tre grandi giri. In gran forma, ha animato gli arrivi in salita con i suoi scatti, ma non è riuscito a scrollarsi di dosso Hesjedal, almeno non abbastanza per presentarsi a Milano con un margine di sicurezza. Pazienza, sarà per la prossima stagione. Voto 8,5.
Rabottini: Il miglior giovane e il re degli scalatori del Giro è lui, senza se e senza ma. A nemmeno 25 anni, si dimostra molto maturato e pronto a lasciare il segno in una delle grandi corse a tappa. Resterà negli annali il suo confronto con Rodriguez a Pian dei Resinelli: in fuga per 150 chilometri, rimontato dallo spagnolo che sembrava averne di più, ha trovato la forza per lo sprint vincente, che è valso il primo successo al Giro, meritatissimo. Speriamo di sentir parlare di lui ancora per molti anni. Voto 8.
De Gendt: Era un esordiente assoluto al Giro d'Italia, si è rivelato un ottimo atleta, e ha trovato il modo per lasciare un segno indelebile sulla corsa. Al Passo dello Stelvio, nella penultima tappa, ha fatto un numero davvero incredibile, con i tornanti percorsi a tutta in discesa, e un arrivo in solitaria che gli è valso la risalita fino al quarto posto in classifica, diventato terzo dopo la crono. A 25 anni, si è rivelato un corridore intelligente e con tante qualità, che potrebbe essere protagonista anche nelle corse a tappe dei prossimi anni. Voto 7,5.
Cavendish: La maglia di Campione del Mondo è un bel fardello, il suo peso ideale non è certo indifferente, ma lui non ha battuto ciglio. Nelle volate si è dimostrato di gran lunga il migliore, portando a casa tre tappe, sfiorando altri due successi e mancando di un solo punto la maglia rossa. Ha battagliato con tutto e tutti, anche con le cadute e con il dolore, e si è dimostrato più che pronto per le Olimpiadi, che giocherà tra l'altro in casa. E poi, la sua immagine nelle vittorie, quando si presentava alla premiazione con la figlia appena nata in braccio, è una delle più belle del Giro. Voto 7.
Ecco invece i CATTIVI:
I favoriti italiani: Spiace dirlo, ma in un Giro d'Italia sono mancati soprattutto loro, i grandi scalatori italiani, coloro che sulla carta dovevano contendersi la maglia e il podio e invece sono finiti tutti, inesorabilmente, lontano dalle posizioni importanti. La delusione più grande è sicuramente Ivan Basso (voto 4,5), arrivato con i favori del pronostico e uscito a mani vuote da questa corsa. Ha messo sempre la squadra davanti a tirare, aveva con sé i compagni più forti, ma non ha mai piazzato un singolo acuto, benché tutti lo aspettassero con ansia. Il quinto posto finale non è certo memorabile, ci auguriamo che al Tour farà meglio. Male anche la maglia rosa in carica Scarponi (voto 5), che non ha mai trovato la forma giusta per essere competitivo con i rivali, e alla fine ha subito la beffa di perdere il podio proprio nell'ultima tappa. Delusione anche da Cunego (voto 5,5), che si è messo in evidenza con alcuni attacchi ma complessivamente ha faticato e tanto, e da Ballan (voto 5), atteso almeno per un acuto in una singola tappa e invece assolutamente invisibile, come non dovrebbe mai essere un ex Campione del Mondo come lui.
Frank Schleck: Alcuni pensavano che avrebbe potuto ripetere l'impresa di Contador nel 2008, quando lo spagnolo si presentò al Giro appena tornato dalle vacanze e, con una gestione fantastica della corsa, crebbe poco alla volta fino a vincere la corsa. L'illusione è durata una settimana e poco più, poi si è capito che il maggiore dei fratelli Schleck non era in grado di competere per il successo, e la caduta con successivo annuncio di ritiro ha fatto calare il sipario sulla sua partecipazione. Da chi era arrivato terzo al Tour dello scorso anno ci si aspettava comunque di più. Voto 5.
Kreuziger: L'avevamo annunciato come uno dei favoriti, visto che nel 2011 aveva ottenuto il quinto posto finale e la maglia del miglior giovane. E' rimasto nella pancia del gruppo per buona parte del Giro, nella terza settimana doveva fare la differenza, invece è crollato nella tappa di Cortina, dicendo addio a qualsiasi speranza anche per il podio. Si è parzialmente riscattato due giorni dopo, staccando tutti nell'arrivo più difficile del Giro, quello sull'Alpe di Pampeago, ma la sua prestazione rimane comunque insufficiente. Voto 5,5.
Hushovd: Uno tra i velocisti più importanti alla vigilia, Campione del Mondo nel 2010, con numerosi successi al Tour. Non si è praticamente mai visto, surclassato non solo da Cavendish, ma da tutti gli altri cacciatori di volate. E dire che si era presentato alla partenza annunciando che avrebbe portato a casa almeno una tappa con annessa maglia rosa...Voto 5.
Gli organizzatori: Dispiace dirlo, ma il Giro non è più quello di una volta, come dimostra l'assenza di tanti grandi corridori, che preferiscono aspettare il Tour. Il percorso si è rivelato certamente duro, con molti arrivi in salita, ma la corsa nel complesso non ha avuto grandi punti di svolta, animandosi un pochino solo nella settimana decisiva. Inoltre, la scelta di partire in Danimarca sarà stata anche suggestiva e redditizia a livello economico, ma era davvero necessaria, visto che poi il Sud Italia ha assistito alla corsa solo dalla televisione? La pochezza italiana in questo Giro si è vista anche con i conti finali: un solo giorno in maglia rosa per un italiano (Malori), un vincitore canadese, nessun azzurro sul podio, 6 successi dei corridori di casa contro 14 (15 con la cronosquadre) per gli stranieri. Voto 5.

5 commenti:

  1. L'articolo è interessante ma a mio avviso non aver inserito un giovane come Pozzovivo,arrivato 8° in classifica generale, è una deprecabile svista,essendo anche un vincitore di tappa aspettavo la sua pagellina finale perchè penso se la sia meritata tutta.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Eh lo so, anche Phinney e Uran meritavano spazio e almeno una citazione, e probabilmente anche Ferrari e Guardini, ma temevo di dilungarmi troppo, così ho cercato di stringere un po'...prometto che prima possibile darò spazio a Pozzovivo, che ritengo un ottimo corridore, molto sottovalutato rispetto ad altri dal nome più altisonante ma decisamente meno produttivi in vittorie e spettacolo...

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  4. Bravo è sempre un piacere leggere i tuoi articoli..alla prossima!!

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  5. Grazie per il complimento! A presto!

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